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Autore: ohhellobabe    16/03/2013    1 recensioni
Federico e Chiara. Due ragazzi molto diversi, in tutto. Due storie parallele destinate ad incrociarsi,mischiarsi e, ahimè, innamorarsi.
''Chiara è una brava ragazza. Una di quelle ragazze sia belle che brave. Ma ha un difetto. Ama i cattivi ragazzi.''
''Federico è un cattivo ragazzo. Uno di quelli che di prima mattina invece di entrare in classe, fuma. ''
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CHIARA.

Lei si chiama Chiara.
Chiara ha 14 anni, frequenta il liceo classico e odia le ragazze del pedagogico. A volte Chiara si dimentica anche come si scriva pedagogico. Lo scrive con la c.
In quella scuola ci vanno le ragazze che non sono brave a scuola, e i ragazzi morti di fessa. Per sua sfortuna però, il pedagogico è nel suo stesso istituto.
Le ragazze del pedagogico la squadrano dalla testa ai piedi quando passa.
A volte vorrebbe fermarsi e gridare  ‘Cosa diavolo avete da guardare? Eh?’ ma non lo fa.
Chiara è una brava ragazza. Una di quelle ragazze sia belle che brave. Ma ha un difetto. Ama i cattivi ragazzi.
Oh, quanto la intrigano i cattivi ragazzi. Sono così misteriosi, così segreti. Sono come i preservativi nel cassetto dei genitori.
Te lo nascondono fino a quando non ti viene la febbre e ti vai a rifugiare nel lettone dei genitori, così inizi a curiosare fra le loro cose e li trovi. Anche se all’inizio non capisci poi te ne rendi conto

COME TUTTO EBBE INZIO.

Come tutte le mattine, Chiara arrivò nel porticato del liceo alle 7:45. Lei lo considerava sempre un solo liceo, mai due.
Come tutte le fredde mattine d’inverno poi, Chiara preferiva entrare dentro al portico che rimanere fuori. Era un sabato. E la prima cosa che pensò fu ‘‘domani 18esimo.’’.
Chiara era bella, maledettamente bella. Era stata invitata ad una festa di 18 anni di un ragazzo che nemmeno conosceva. Ma non le importava. Infondo era un 18esimo, non una festa qualsiasi. Ci sarebbero stati tutti i ragazzi fighi del classico. Marco, Nicola, Angelo, Luca, Giovanni, insomma, tutti. Il giorno stesso sarebbe andata a fare shopping con la mamma per comprare un vestito nuovo. Quella volta si era decisa, doveva conoscere  Michele.
Quella mattia era particolarmente freddo, ma a Chiara non dispiaceva, era coperta bene. Quella mattina, forse, era così freddo che la gente faceva apposta a venire più tardi. Forse era destino che le sue amiche arrivassero più tardi a causa della neve, perché un ragazzo bello, dannatamente bello le si avvicinò.
Lei lo guardò e riguardò e lui le chiese “hai da accendere?!”.
Chiara sorrise. Le venne così spontaneo sorridere a quel ragazzo. Lei non fumava, così scosse leggermente la testa.
Il ragazzo le sorrise e se ne andò facendo un cenno di approvazione. Lo guardò ancora. Non lo aveva mai visto. Chi sarà? Si chiese. È così carino. I suoi pensieri comunque furono interrotti dal bacio sulla guancia di Anita. “Amore chi guardi?” le domandò. “no, nessuno”. Rispose sorridendo e ricambiando il bacio. DRIIIIIN. “Cazzo. Oggi non viene nessuno? Che palle, così c’è la possibilità che io venga interrogata a matematica. Uff.” dopo di che, rassegnate entrarono.














FEDERICO

Lui è Federico. Federico ha 18 anni. È un cattivo ragazzo. Uno di quelli che di prima mattina invece di entrare in classe, fuma.
Fuma per dimenticare. Uno di quei ragazzi che non si è mai innamorato e non ha intenzione di farlo.
Guarda le ragazze dall’alto al basso. Federico frequenta il liceo pedagogico, ma prima frequentava il classico.
Amava quella scuola. Amava le persone che c’erano. Ma non era una scuola per lui.
Non era una scuola per Federico. Federico non aveva voglia di studiare.
Così al quinto ginnasio decise di passare al pedagogico. ‘‘così posso permettermi il lusso di studiare poco’’ pensò prima di cambiare.
 

COME TUTTO EBBE INZIO.

Come sempre Federico se ne stava solo. Arrivava presto la mattina. Molto presto.
Nella sua classe erano tutte ragazze, o come piaceva definirle lui, Oche del Campidoglio.
Eh già, il classico gli aveva insegnato qualcosa. Come sfottere le morte di cazzo che c’erano in classe sua, che ci provavano spudoratamente con lui.
Ma a lui non importava, no. Lui non era un morto di figa, che era al pedagogico per le ragazze.
C’erano due motivi per cui lui era lì. Il primo, come ho già detto, si studiava poco, il secondo.. beh, non era portato per le materie scientifiche, e seguire il suo Giuseppe all’industriale sarebbe stata una scelta azzardata.
Giuseppe era il suo amico fidato. L’unico che quando aveva tempo lo andava ad aspettare all’uscita, per riaccompagnarlo a casa, come un fidanzato. Ma non era gay. Nessuno dei due lo era.
Giuseppe era bruttino. Un ragazzo basso, un tipo curioso, ma a Federico piaceva perché lo faceva ridere.
E Federico non ride quasi mai, se non con Giuseppe.
Come dicevo, quella mattina si era dimenticato l’accendino. Maledizione. Come poteva fare senza il suo accendino? Non fumare? No, mai. Non avrebbe potuto resistere.
Così si guardò un po’ intorno. Tutte ragazze. “Che diavolo, le ragazze non fumano.” Pensò. Poi ne vide una. Una bellissima. Non gli importò se avesse o meno l’accendino. Aveva bisogno di sentire la sua voce, vederla da vicino, vedere il suo sorriso. Così, spavaldamente di avvicinò.
La ragazza si accorse subito di lui. e lui si fece avanti. “ hai da accendere?” azzardò.
Ed ecco ciò che lui aspettava. Il sorriso. “È il sorriso più bello che io abbia mai visto.”. La vide scuotere la testa. Era bellissima.
Così ricambiò il sorriso e con un cenno di comprensione, si voltò, soddisfatto di ciò che aveva appena visto.  


//spazio autrice.
beeeh? che ve ne pare? ovviamente sono alle prime armi, accetto le critiche ma siate buone con me :)
spero che vi sia piaciuta e che continuerete a seguirla, è la mia prima storia.
non vi anticipo nulla, quindi dovete leggere :D
ciao, buona serata. :)
  
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