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Autore: vinnie_pooh    03/10/2007    6 recensioni
Breve One-Shot, ovviamente Yuffentine, molto OOC. Yuffie ha deciso di andarsene, ma perchè? - Odio fare i riassunti =_= -
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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“ Me ne vado”

“ Me ne vado”.

Il tuo volto non tradisce nessuna emozione, nessun sentimento. I tuoi occhi sono vacui, vuoti, spenti.

Vorrei chiederti perché, cercare di fermarti...ma in realtà sarebbe inutile. So perfettamente perché te ne vai e so perfettamente che non potrò evitarlo.

“ E gli altri?” provo a domandare, nella speranza di trattenerti ancora un po’.

La tua risposta è lapidaria, non ammette repliche: “ Ho lasciato un biglietto.” Mi porgi una vecchia sacca consunta e con aria di sufficienza sibili “Potete riprendervele!” nel momento stesso in cui il tessuto grezzo sfiora la mia mano.

Nervosamente, con evidente stizza, ti ritrai in fretta affinché io non possa sfiorarti nemmeno per sbaglio, quindi estrai dalla tasca un pacchetto di sigarette e ne sfili lentamente una, fissandola con ribrezzo. La porti alle labbra, con cui la stringi forse un po’ troppo, schiacciando il filtro, e la accendi, reprimendo a fatica una smorfia di disgusto.

Da quando hai iniziato a fumare? Ti ha sempre fatto schifo...o almeno così sembrava, considerate le interminabili risse che hai sempre iniziato con Cid.

Perché sei cambiata così tanto? Quando è successo?

Non ricordo nemmeno più da quanto tempo non sorridi...mi mancano da impazzire i tuoi sorrisi, mi manca la tua voce allegra e mi manca la tua risata cristallina, limpida, solare.

Ti carichi in spalla la tua valigia con un movimento secco, sgraziato, mentre nell’altra mano reggi ancora la sigaretta appena iniziata.

Il portellone della Shera è aperto e per un istante, mentre guardi fuori con aria assorta, avvolta dalla tua nube di fumo, mi sembra di leggere nei tuoi occhi una disperazione senza limiti, un grido d’aiuto represso e soffocato in profondità.

La tua avventura è finita. Ti è imposto di crescere di colpo ed accollarti le responsabilità proprie del tuo ruolo, tornare alla tua terra e smettere di sognare, per sempre.

E’ per questo che sei cambiata. Sei diventata semplicemente ciò che ti è richiesto essere. Un’imperatrice.

Una bambola di porcellana gonfia di trine e pizzi seduta su un trono dorato, che sarà per lei tutta la sua vita.

Come potrei salvarti, stavolta? Tuo padre è morto e la tua gente ha bisogno di te. E’ per questo che mi abbandoni.

E’ per questo che rinunci alla tua vita, ai tuoi desideri, alle tue passioni, ai tuoi proverbiali colpi di testa; è per questo che rinunci a te stessa, seppellendoti sotto una coltre di fumo senza versare una lacrima.

Ti volti verso di me, fissandomi con quegli occhi grigi, fino a poco tempo fa così luminosi ed ardenti di vita. Sul tuo viso compare una lieve increspatura, la tristezza striscia sulle tue labbra, che non riescono a sostenere il sorriso falso che avevi abbozzato.

“ Addio, Vince.” La tua voce non è più ferma, trema insieme a tutto il tuo esile corpo, schiacciato dal peso della tua borsa e della vita che ti attende.

Perdonami, non riesco a lasciarti andare così. Semplicemente, non posso. Se tu te ne andassi, impazzirei, ecco tutto.

Non ti volti mentre percorri la rampa che conduce a terra, ancora sconvolta per il fatto che nemmeno ti ho salutato, restando immobile e passivo come una statua di marmo.

Ma davvero, davvero, io non posso.

Ti strappo la valigia dalle mani, buttandola a terra il più lontano possibile da te e ti afferro con eccessiva forza un braccio, facendoti volgere verso di me.

Devo avere un’espressione indescrivibile, azzarderei tra il disperato e l’adirato, perché mi stai guardando quasi con terrore, come se potessi ferirti più di quanto tu non lo sia già, lasciandoti poi a terra inerme e sanguinante.

“ Non andartene...” sono le uniche parole che riesco ad articolare, ipnotizzato dai tuoi occhi che si stanno bagnando di lacrime, mentre recuperano, per un solo attimo, la loro perduta luce, il loro naturale splendore.

“ I - Io...devo...” no, niente giustificazioni, niente scuse, non mi interessano i tuoi perché.

Mi aggrappo alle tue labbra, trascinandoti nel mio abbraccio, tanto stretto che io stesso fatico a respirare. La morbidezza che scopro mi sconvolge, il tuo sapore mi stordisce completamente...ed il desiderio di te mi sommerge come un’onda, spingendomi ad assaporarti sempre più a fondo, mentre tu perdi la tua fermezza e ti abbandoni a me totalmente, dimenticando la tua maschera per il tempo di un bacio.

Mi basta sfiorarti appena...perchè ho atteso così a lungo? Perché, solo adesso, solo troppo tardi, ho capito che non posso neanche immaginarti lontana da me?

Vorrei imprigionarti nel mio abbraccio per sempre...fermare in eterno il tempo per continuare ad inspirare il profumo dei tuoi capelli;  per sentirti, morbida e  tremante, premuta contro il mio corpo; per prendere dalle tue labbra vermiglie tutto ciò che desidero.

Ma il buio del tuo destino ti rapisce di nuovo, mentre la forza della tua rabbia mi allontana bruscamente da te, con un gesto quasi incontrollato delle tue braccia. Di nuovo il nulla nei tuoi occhi, persino le lacrime sono sparite, come se semplicemente non vi fossero mai state.

Raccogli la borsa senza nemmeno guardarmi, meccanicamente ti accendi un’altra sigaretta e getti il pacchetto a terra, pestandolo sadicamente, come se desiderassi con tutto il cuore vederlo sanguinare e soffrire, schiacciato dal peso del tuo dolore.

Lentamente ti incammini verso la foresta, il tuo passo non tradisce il tormento che ti strazia.

Ti fermi un solo istante, osservando la rigogliosa bellezza della tua terra, la tua prigione. Espiri con estenuante indolenza l’ultima nuvola di fumo, che si mescola stridendo con il delizioso aroma della tua pelle.

“Ho detto addio.”

Le tue gambe ora corrono veloci verso la tua città natale, trascinandoti nell’oscurità fitta del bosco, da cui non riemergerai più. A me non restano altro che la pazzia e la solitudine.

Aziono la chiusura del portellone, che si alza con uno straziante cigolio metallico, sigillandoti per sempre nel liquido limbo della mia memoria.

Perdonami, non ci sono riuscito. Non ho potuto.

Ti ho negato anche l’ultimo addio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ahahahahah!!!

 

Ahem...

Allora, questa è una one-shot che è rimasta a lungo incompiuta nell’hard disk del mio pc e che oggi, dopo averla totalmente dimenticata, ho riesumato e completato.

I personaggi sono evidentemente OOC, ma li volevo esattamente così, perciò posso solo sperare che non vi abbiano infastidito troppo.

Per il resto...ah, una precisazione: quando Yuffie dice “Potete riprendervele!”, accennando alla sacca che porge a Vincent, si riferisce alle Materia in essa contenute. Non sono le Materia che ha rubato, ma quelle che si è guadagnata faticosamente nelle varie battaglie che ha affrontato. L’intento di questo suo gesto, nella mia testa, è quello di troncare definitivamente con quella che è stata la sua vita fino a questo istante, senza possibilità di ritorno. Ma funziona anche come auto-convincimento, direi.

Concludendo, non è che questa fanfiction mi entusiasmi, anzi...in verità non mi piace per nulla, ma è stato un parto naturale e l’apprezzo per questo. Spero possiate apprezzarla anche voi.

Bene, ora devo solo rimboccarmi le maniche e mettermi all’opera con LdR, se no altro che Natale...qui si rischia di fare Pasqua! XD

 

Vi ringrazio in anticipo per qualsiasi commento, come ben sapete ne vado ghiotta!!

 

Un abbraccio!

 

V_pooh

  
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