L’Amore
fraterno e l’Angelo custode
Quella notte
faceva così freddo,fuori la pioggia cadeva battente ed il
vento incessante
ululando tra gli alberi, si infrangeva come il mare in tempesta sugli
scogli,
sulle vecchie finestre scricchiolanti di quel motel tanto economico.
Altri due
giorni e loro padre John sarebbe tornato da loro. Dean era
così stanco
ultimamente, tenere d’occhio Sam a volte era difficile ma
allo stesso tempo era
felice di poter essere lui a prendersi cura del suo fratellino di soli
sei
anni,Sammy era tutto per lui. Avevano da poco finito di cenare, quella
sera
Dean era riuscito a preparare per Sammy le frittelle che tanto il
fratellino
amava,nel suo piccolo in quella terribile vita che era toccata loro,
senza la
mamma e circondati dai mostri dai quali venivano sempre protetti dal
padre,
faceva di tutto per far sorridere almeno Sam, facendo si che ancora per
un po
potesse godersi l’infanzia se così poteva
chiamarsi,Dean alla sua infanzia
aveva rinunciato la notte in cui loro madre,Mary, era stata divorata
dalle
fiamme insieme alla loro casa,vi aveva rinunciato per sostenere il suo
papà che
cercava di essere forte per loro due,ma che la notte tutto da solo ben
spesso
crollava e piangeva avvolto dal dolore. Sotto le coperte Sam teneva
stretta
nella piccola mano quella del fratello maggiore i temporali lo
spaventavano
così tanto,anche Dean un tempo aveva paura dei temporali, ma
la mamma gli
insegnò a non averne paura,ogni volta che un temporale
scoppiava,Dean pensava a
lei,al suo sorriso ed alle sue parole,adesso che la mamma non
c’era più era
compito suo aiutare Sammy a sconfiggere la paura per il terribile
temporale.
Stretti in un caldo abbraccio l’uno all’altro nel
grande letto,Dean
scompigliava con la mano libera e con dolcezza i folti capelli castani
di Sam
sussurrandogli parole di conforto,le stesse parole che Mary diceva a lui con amore. I piccoli
Winchester scivolarono
ben presto in un sonno profondo. Dean d’un tratto si
svegliò sentendo uno strano
rumore,si voltò e sul loro letto un uomo stava seduto
diritto ed immobile
fissandoli,l’uomo dagli occhi azzurri sorrise al maggiore dei
Winchester senza
dire una parola,Dean avrebbe dovuto avere paura,attaccare
quell’estraneo come
suo padre gli aveva insegnato ed invece non si mosse il suo sguardo era
incatenato a quello dell’altro.
“Non
vi farò
nulla Dean tranquillo” esordì l’estraneo
con la lunga giacca.
“Come…come
conosci il mio nome? chi sei?”
“E’
un po
difficile da spiegare sai Dean?” rispose sorridendo ancora.
“Non
sei un
demone…vero?”
“No
hai
ragione non lo sono..io sono un angelo”
“Sei
un
angelo? dici davvero?”
“Si,mi
chiamo Castiel”
“Castiel?
È
un nome strano”
“Strano?”
disse Castiel chinando il capo incuriosito.
“Si,beh
non
ho mai conosciuto nessuno che si chiamasse così”
“Perché
sei
qui?” chiese ancora Dean rizzandosi a sedere.
“Per
proteggervi e assicurarmi che tu e tuo fratello stiate bene,io sono il
tuo
angelo custode Dean”
“Il
mio
angelo custode? Che cosa è un angelo custode
Castiel?”
“Un
angelo
custode è un angelo speciale che viene assegnato ad ogni
uomo e che protegge e
difende da tutto e tutti il suo protetto,un po come tu fai con tuo
fratello
Sam”
Dean
ascoltava come rapito le parole di Castiel,mai avrebbe potuto
immaginare che
esistessero anche gli angeli,lui aveva sempre pensato che il mondo
fosse solo
abitato da mostri pronti a portargli via anche Sam e suo padre, invece
quella
notte aveva capito che il male
è
bilanciato dal bene, che i mostri
sono contrastati dagli angeli e che se esiste un re
dei mostri, Lucifero,allora
esiste un re dei buoni, Dio.
“Io
sono una
specie di angelo custode come te allora Castiel?”
Castiel
sorrise,gli umani erano davvero complessi,Dean gli piaceva proprio
tanto,lo
incuriosiva davvero,era felice di essere l’angelo custode di
quel bambino,di
aver disobbedito ai suoi superiori ed essere sceso tra gli umani prima
del
tempo designato dal destino e dalla scritture per incontrarlo. Dean
Winchester
era una creatura davvero speciale come si di diceva in Paradiso.
“Tu
sei
molto di più di un angelo custode Dean Winchester,sei
speciale ed un giorno lo
capirai”
“Forza
torna
sotto le coperte e distenditi,devi dormire devi prenderti cura di tuo
fratello
no? hai bisogno di riposare” continuò Castiel
alzandosi lentamente. Dean obbedì
continuando a fissarlo.
“Dove
vai?
Non andare via,io credo che tu sia il mio unico amico”
Castiel si
fermò di colpo sorpreso di sentire accostare alla sua
persona la parola amico,mai nessuno
lo aveva definito
così.
“Prometto
che tornerò tranquillo Dean, io sarò sempre con
voi pronto a proteggervi”
L’angelo
con
passo leggero si avvicinò nuovamente al letto poggiando una
mano sulla fronte
di Dean.
“Riposa
adesso,tu ed io..saremo sempre amici presto io tornerò da
te”
Dean
crollò
improvvisamente in un nuovo, dolce e profondo sonno.
Il mattino
dopo il sole era tornato a splendere dopo la notte di tempesta, Dean
aprì gli
occhi disturbato dai raggi di sole che filtravano impertinenti nella
stanza,ad
un tratto sentì qualcosa di caldo adagiato sul suo corpo e
su quello di Sammy
ancora tra le braccia di Morfeo,era la giacca di
Castiel,l’angelo gentile che
aveva visto la notte prima,allora non era stato un sogno era tutto
vero,lo
strinse nella mani e tra le pieghe una piuma bianca e perfetta spiccava
tra il
beige dell’indumento.
Da quella
notte erano trascorsi ben ventidue anni,Dean e Sam erano ormai due
uomini
forti,coraggiosi due cacciatori esperti come il padre. Pioveva come
quella
notte di tanti anni prima,l’albergo era lo stesso. Castiel in
un fruscio
d’ali apparve nella stanza,stavolta
anche Dean stava dormendo profondamente,
non lo avrebbe sentito,l’angelo fissava il suo protetto,il
suo migliore amico e
compagno di eroiche battaglie,si sfilò il trench e glielo
adagiò addosso per
poi sparire senza lasciare traccia di se. La mattina seguente,anche
questa
volta fu Dean a svegliarsi per primo e trovò il trench dell’amico adagiato sul suo corpo ed
una nuova piuma
bianca come quella del primo incontro con Castiel, e che aveva
conservato in
ricordo di quella notte di ventidue anni prima,notte nella quale
conobbe
quell’essere un po strambo divenuto un membro della sua famiglia.