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Autore: behappyandsmile xx    17/03/2013    2 recensioni
"Chiudi gli occhi" mi soffia dolcemente lui sull'orecchio.
Chiudo gli occhi. Li tengo chiusi anche quando lui mi sfila la bendana.
"Ora apri."
Lentamente apro gli occhi. Ci metto un po' a capire dove mi trovo. Sono in un'enorme distesa di fiori. Direi un campo di fiori, di tutti i colori. Cavolo, e' proprio bello. Il campo sembra non avere fine e disteso per terra c'e un enorme lenzuolo bianco.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Per sempre insieme 
 
 
 
Driiiiiiiiiin.
Cazzo. Odio quella sveglia.
Driiiiiiiiiiin.
Continua a squillare.
Driiiiiiiiiiiin.
Presa da un moto di frustrazione prendo la sveglia e la lancio malamante dall'altra parte della stanza cessando subito i rumori. Mi riaccoccolo sotto le coperte calde sperando di poter riprendere sonno, ma ormai mi sono svegliata e so che devo alzarmi.
Contro la mia volonta' mi siedo sul letto cercando di svegliarmi completamente strizzandomi gli occhi. Controllo l'orologio che segna le sette e un quarto. Ho ancora tempo.
Mi infilo le ciabatte e mi dirigo molto lentamente verso il bagno. Mi lavo velocemente i denti e mi infilo sotto la doccia calda. Qello e' l'unico momento tranquillo che avro' per tutta la giornata.
Oggi e' l'ultimo giorno di scuola. 
Per qualsiai adolescente, questo e' il giorno migliore di tutto l'anno scolastico, ma non per me. Non nella mia scuola.
La Sant James Secondary School e' una scuola famosa e conosciuta per il bullismo. Tutte le scuola a Londra hanno una minima percentuale di bullismo, ma nella mia e' proprio esagerata. Non mi stupirei se anche i professori iniziassero a fare i bulli. Ogni giorno li' e come vivere nell'inferno.
Ho cercato in tutti i modi di convincere i miei genitori a cambiarla. Ma cosa vi aspettate che facciano due alcolizzati e dipendenti da droga. E' gia' tanto se si ricordano come mi chiamo.
Se poi aggiungiamo un fratello bullo, che non fa altro che uscire e rientrare dalla galera abbiamo fatto il quadretto completo.
Ho sempre fatto una vita orribile. Non ho mai avuto un attimo tranquillo nella mia vita. Quando vado a scuola non faccio altro che essere assalita dai bulli. Quando torno a casa invece vengo assalita dalle botte dei miei genitori, anche per un niente. E' sempre stato cosi',da quando sono nata. Gli assistenti sociali e la polizia fanno avanti e indietro nel salone di casa mia. Una volta sono quasi finita in affidamento. Non so cosa li abbia trattenuti poi.
"Evelyn, giuro che se non esci da quel cazzo di bagno te ne do cosi' tante che non riuscirai ad alzarti per un mese" 
Le minacce di mio fratello Jason, rimbombano nelle mie orecchie. Non mi fa piu' paura perche' ormai ci sono abituata, ma mi muovo perche' non voglio arrivare a scuola sanguinante, e credetemi, e' gia' capitato. Esco dal bagno in fretta e mi dirigo in camera mia. Mi infilo l'intimo addosso e mi fermo davanti lo specchio. 
L'analisi mattiniera comincia. Fondamentalmente una persona se mi vedesse direbbe che non sono grassa. Sono solo un po' robusta. Ma a me quei rotolini di ciccia proprio non vanno giu'. Inizio dal viso. I miei occhi verde-azzuri racchiudevano tutta la mia tristezza e le labbra lievemente carnose e rosee mi facevano sembrare piccola. Inizio a spazzolarmi i capelli lunghi ricci e biondi. Odio i miei capelli appunto perche' sono ricci e non riesco mai ad acconciarli. Alla fine mi stufo di trovare una piega li lascio cosi'. Abbasso gli occhi verso il mio seno, fin troppo abbondante per una ragazza di quindici. Lo odiavo. Poi arriva la pancia, la parte che odio di piu' me stessa. Vorrei tanto che fosse piatta come quelle modelle sui cataloghi di moda, invece mi ritrovo con un pancia lievemente ammorbidita da dello strato di ciccia. Una qualsiasi persona avrebbe detto che il mio fisico non ha niente di male, ma per me che, che ho passato quattro anni alla Sant James Secondary School quella pancia ha tutto di sbagliato. Abbasso ancora lo sguardo fino ai fianchi, un po' troppo larghi per me. E poi le gambe. Le gambe sono l'unica parte del mio corpo che riesco a tollerare,solo perche' sono lunghe e snelle (snelle per modo di dire). Alla fine mi stanco di autocommiserarmi davanti alla mia figura abbondante nello specchio, e indosso la gonna della divisa nera e la camicia. Mi infilo la giacca, ed esco dalla camera.
Ogni adolescente normale, quando scende in cucina, si aspetterebbe la colazione pronta con la madre amorevole che lola constringe a mettere qualcosa sotto i denti. L'unica cosa che ho io invece, sono il russare pesante dei miei genitori in camera e le poco gentili imprecazioni di mio fratello contro di me.
Quando esco di casa, mi sento gia' un po' meglio. Mi incammino lentamente verso la fermata dell'autobus, visto che e' ancora presto, e aspetto che arrivi l'autobus. Era una fredda mattina a Londra, nonostante fossimo a Luglio, e mi stringo ancora piu' forte la sciarpa contro il collo. Dopo dieci minuti arriva l'autobus. Salgo, mi siedo al mio posto e mi infilo le cuffiette aspettando di arrivare all'inferno.
Sono in quella scuola da quattro anni. Questo e' il mio penultimo anno e mi sento male solo all'idea di doverne passare ancora un'altro in quella scuola. Sono sempre stata una ragazza fragile e timida e per questo sono sempre stata vittima di bullismo. In verita' io non sono grassa. Ma loro continuano a convincermi di cio', e alla fine mi sono convinta anche io. Non fanno altro che chiamarmi "Palla di lardo", "Ippopotamo" o "Mamma Natale", cose cattive che feriscono pero'. Mi hanno picchiata, anche in gruppi di quattro, ed io ero da sola senza potermi difendere. Sono finita anche in ospedale per questo, e ho dovuto fare fisiotrerapia per quattro mesi.  Mi fanno scherzi cattivi, ad esempio un giorno mi hanno rinchiuso dentro lo sgabuzzino sapendo benissimo che soffro di claustrofobia. I professori ovviamente non hanno fatto nulla, hanno lasciato perdere dicendo che sono degli scherzi stupidi che si fa da adolescenti. Certo, scherzi stupidi! Non so cosa abbiano in testa gli adulti in quella scuola, sarebbero tutti da denuncia, ma ovviamente nessuno fa niente.
La brusca frenata dell'autubus mi fa capire che sono arrivata. L'imponente edifico della Sant James Secondary School si inalza davanti a me.
Appena scendo dall'autubus l'aria gelida di Londra mi shiaffeggia.
Ormai non e' piu' cosi' presto, e la scuola si sta popolando. Io mi incammino dritta dentro la scuola, per paura di fare brutti incontri, ma sembra che il destino non voglia proprio stare dalla mia parte questo ultimo giorno di scuola, e la figura imponente di Chris e i suoi amici mi immobilizza.
"Dove vai cosi' di fretta bambolina?" mi chiede lui, con una voce che avrebbe fatto tremare chiunque.
"Che c'e' il gatto ti ha mangiato la lingua?" continua un altro dei suoi scagnozzi.
La paura mi ha immobilizzata. Ma d'altronde cosa mi aspettavo. Oggi e' l'ultimo giorno di scuola,  e mi avrebbero di certo lasciato un bel ricordino per quell'estate.
Succede cosi' ogni anno. Gli ultimi giorni di scuola i bulli se la prendono con quelli piu' "sfigati" tormentandoli all'infinito, e certe volte anche picchiandoli a sangue. E' per questo che odio cosi' tanto l'ultimo giorno di scuola.  Perche' questo giorno non facevano altro che tormentarmi. Non che non lo facessero gia', ma questo giorno e' proprio da suicidio.
"Allora Mamma Natale, non hai proprio intenzione di parlare" mi dice lui strattonandomi con forza per la camicietta. Quel gesto brusco mi fece cadere a terra, sollevando di non poco la mia gonna e mostrando le mie gambe.
Sentii qualcuno fischiare.
"Sara' pure Mamma Natale, ma e' altamente scopabile" qualcuno ridacchia, dando delle pacche sulla schiena a quello che ha parlato.
Chris si abbassa avvicinandosi troppo al mio viso.
"Allora hai intenzione di parlare o no?"
La sua voce mi terrorizzava, lui mi terrorizzava. Alla fine pero' trovo il coraggio di spiaccicare una mezza frase, anche perche' mi stavo rendendo ridicola.
"C-c-cosa volete?" balbetto.
Lui ridacchia per un po'. Poi con una velocita' inaudita mi tira un violento schiaffo. La mia guancia si colora immediatamente di rosso, mentre un dolore fortissimo si faceva largo in me.
Non ride come faceva di solito. Ma i suoi amici si'. Ma appena si accorgono che Chris e' serio smettono subito.
 "Qui le domande le faccio io. E comunque volevamo solo divertirci un po' con la nostra amichetta."
"Cosa ci trovate di tanto divertente nel picchiare una ragazza?" 
Il suo volto si contrae dal sorriso, ad una faccia infuriata.
"Ti ho gia' detto che qui le domande le faccio io" Dice infuriato. Suona la campanella che segna l'inizio delle lezioni
"Questa volta ti sei salvata. Ma non ti preoccupare, la giornata e' ancora lunga" dice sparendo con i suoi amici e ridacchiando.
 Io rimango per terra ancora scombussolata per l'incontro. Mi veniva da piangere, ma non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi stare male. 
Una cosa pero' non quadra. 
Di solito quando se la prende con me, continua fino a che non si sente soddisfatto. Oggi pero' stranamente se ne e' andato appena e' suonata la campanella. Magari ha qualcun'altro da tormentare, concludo.
Dopo un po' mi alzo, anche perche' non volevo fare tardi l'ultimo giorno di scuola e mi avvio verso l'interno della scuola.
Quando entro in classe, la lezione era gia' iniziata, ma il professore ovviamente non dice niente. Non so nemmeno se se ne sia accorto.
Le ore passano veloci, fino l'ora di pranzo. Durante le lezioni, invece di concetrarmi sulle spiegazioni dei professori, cercavo un piano per poter sfuggire a Chris e i suoi amici. Alla fine, l'idea migliore e sensata che mi e' venuta in mente e' quella di chiudermi nel bagno delle ragazze per tutta la durata dell'ora di pranzo. Come se poi a Chris importasse se  fosse o meno il bagno delle ragazze. Ma ci avrei comunque provato.
Appena suona la campanella che segna l'inizio dell'ora di pranzo,  schizzo velocemente dal mio banco, fuori dall'aula e mi dirigo quasi correndo verso il bagno delle ragazze, chiudendomi a chiave in uno dei gabinetti. Qui sono tranquilla, almeno sono da sola, e non c'e nessuno ad insultarmi.
Passano venti minuti senza l'ombra di Chris e sono quasi convinta di avercela fatta quando all'improvviso qualcuno spalanca la porta violentemente.
"Evelyn, ti do' dieci secondi per uscire dal gabinetto,  o altrimenti vengo a prenderti io. Sai che non mi faccio scrupoli a spaccare quella porta."
Oh cazzo. Oh cazzo. Oh cazzo. Ora cosa faccio?
"Dieci"
Chris inizia il suo conto alla rovescia, mentre il mio cuore batte all'impazzata.
"Nove"
Devo inventarmi qualcosa. Ma cosa?
"Otto! Ti conviene uscire perche' mi sto arrabbiando, e tu lo sai come divento quando sono arrabbiato"
Ci mancava solo questa.
"Sette"
"Okay, okay, sto uscendo." Dico aprendo la porta del bagno, e cercando di nascondermi dietro questa.
Chris mi faceva ancora piu' paura. Portava la divisa da basket che lo facevano sembrare ancora piu' alto e muscoloso. Nel viso avevo un ghigno malefico. Pero' era da solo. Evento piu' che raro visto che era sempre circondato dai suoi scagnozzi.
Lui si avvicina, sempre di piu', tanto che devo alzare lo sguardo per vederlo, visto che ad ogni passo che faceva sembrava aggiungere cinque centimetri.
"Perche' eri chiusa in bagno?" mi chiede duro lui a pochi centimetri da me. Io sinceramente non sapevo cosa dirgli, e poi perche' me lo stava chiedendo se sa' gia' la risposta.
"Rispondi."
"Perche' mi stavo nascondendo".  Gli dico con gli occhi puntati per terra.
Lui sorride. Perche' diavolo sta sorridendo?
Lui mi alza la faccia violentemente, prendendomi per il mento, facendomi puntare i miei occhi azzuri verso i suoi di un marrone scuro intenso.
"Perche' ti stavi nascondendo?" Mi dice, non avendo intenzione di spostarsi. Siamo vicini. Troppo vicini. Mi sento in soggezione, subito distolgo lo sguardo tornando a guardare per terra.
"Guardami" ordina di nuovo lui. Non voglio guardarlo. Il suo sguardo ha qualcosa di strano, ma non riesco a capire cosa.
"Ho detto guardami" mi dice piu' violento. Non ho scelta, e ritorno a puntare le mie iridi chiare verso le sue.
"Perche' ti stavi nascondendo?"richiede lui. Cosa diavolo vuole lui da me? Perche' non mi lascia in pace? Perche' non mi picchia e basta? Perche' farmi sentire cosi' in soggezione e perforata dal suo sguardo?
"Perche' ho paura di te" non so con che coraggio sia riuscita a pronunciare quella frase. La cosa piu' strana pero' e' la sua reazione. Ride. Chris stava ridendo. Ma non e' una risata felice. E' una risata triste, amara.
"Sai Evelyn, anche io ho paura di te." Lo guardo sbarrando gli occhi, tra l'incredula e sorpresa.
"P-paura di me?" balbetto ancora incredua.
"Gia'." e rimane in silenzio.
Dopo un po' prosegue. "Ho paura di quello che sto provando in questo momento. Di quello che provo da un po' di tempo ormai. Questa mattina, non ti sei chiesta perche' ho smesso di picchiarti anche se fosse suonata la campanella? Mi sono forse mai fermato anche davanti un professore?"
Io rimango in silenzio. In effetti ha ragione. In passato lui mi picchiava davanti lo sguardo tutti, anche di un professore, non e' mai stata una stupida campanella a fermarlo. Ma oggi si e' fermato. 
"Perche' ti sei fermato allora?"
"Perche' non volevo continuare a picchiarti. Mi dispiace averlo fatto." Se prima ero sorpresa ora sono proprio sconvolta. Cosa stava succedendo in questo mondo?
"In verita' io non ho mai voluto farti del male. Ma ti odiavo per quello che mi stavi facendo"
"Ma io non ti ho fatto nulla" mormoro io a voce bassissima.
"Tu pensi di non avermi fatto nulla. Ma dentro di me, tu mi hai fatto provare un sentimento che non ho mai provato prima."
"Odio?" Azzardo.
"No" rimane in silenzio per circa un minuto "Amore".
Succede una cosa stranissima. Fino a qualche ora fa, Chris mi stava picchiando, ora mi sta baciando. E' un bacio dolce lento, e non immaginavo che Chris avesse qualcosa di dolce in se'. Io non cerco neanche di oppormi e mi lascio trasportare dal bacio. Mi bacia il collo, la guancia e le labbra. E' un bacio fatto con bisogno. Un bacio fatto con amore.
 
 
 



 
***
 
 
 



 
UN MESE  DOPO
 
 
E' una calda mattinata di Agosto. Sono seduta sotto un albero per farmi ombra, sperando in qualche venticello d'aria fresca. Nonostante fossimo a Londra, quel giorno faceva un caldo accecante. Ho indossato solo dei pantaloncini e una cannottiera per il troppo caldo. Stavo ascoltando un po' di musica per fare passare il tempo, strappando i piccoli fiorellini per farne un mazzo. Vicino a me c'era una bellissima margherita, piu' grande delle altre. Mi ha subito colpita. La stacco e la infilo dietro l'orecchio.
Finalmente un po' d'aria fresca mi scompiglia i capelli, facendomi provare un lieve piacere. Prendo un bottiglietta d'acqua fresca dalla mia borsa e ne prendo qualche sorso.
Sono le dieci e avevamo apputamento alle nove tre e quarti.
Aspetto altri dieci minuti, se poi non viene me ne torno a casa, penso gia' infuriata.
Passano cinque minuti. Ancora nessuno. Ne passano altri cinque, ma ancora non arriva. Alla fine mi alzo infuriata con il mio piccolo mazzo di fiori e mi incammino da dove sono arrivata. Sto gia' camminando da un po' che qualcuno mi picchietta sulla spalla.
"Non volevi proprio aspettarmi eh?" mi chiede sorridente.
"Non e' mica colpa mia se non sei mai puntuale."
"Mi dispiace. Trovero' un modo per farmi perdonare" mi posa un dolce bacio sulle labbra che io ricambio subito.
"Perche' eri in ritardo?" gli chiedo poi.
"Aspetta e vedrai." mi dice con un'aria misteriosa. Ci incamminiamo verso non so dove, anzi lui mi stava guidando, visto che non sapevo dove stavamo andando.
Camminiamo in silenzio, senza dirci niente. La curiosita' mi stava uccidendo, ma non gli chiedo niente perhe' so che non mi rispondera'. Stiamo per svoltare l'angolo quando lui mi ferma. 
"Aspetta" tira fuori qualcosa dalla tasca. Una bendana nera e me la lega per coprirmi gli occhi.
"Cavolo, hai fatto proprio qualcosa di grosso se mi stai coprendo gli occhi" gli dico ridendo. Lui non risponde, ma sento distintamente la sua risata.
Svoltiamo l'angolo con lui che mi tiene la mano, visto che non ci vedevo, e ad un certo un punto ci fermiamo. Lui e' dietro di me mi sta abbracciando.
"Chiudi gli occhi" mi soffia dolcemente lui sull'orecchio.
Chiudo gli occhi. Li tengo chiusi anche quando lui mi sfila la bendana.
"Ora apri."
Lentamente apro gli occhi. Ci metto un po' a capire dove mi trovo. Sono in un'enorme distesa di fiori. Direi un campo di fiori, di tutti i colori.  Cavolo, e' proprio bello. Il campo sembra non avere fine e disteso per terra c'e un enorme lenzuolo bianco.
Ma quello che colpice e' la scritta fatta con i fiori. Margherite per precisare, i miei fiori preferiti. Sorrido come una stupida ripensando al giorno in qui gli ho detto che le margherite sono i miei fiori preferiti, e lui se ne e' ricordato per tutto questo tempo.
Sono poche parole, ma con un signicato enorme.
 
 
 
PER SEMPRE INSIEME
 
 
Lo guardo sorridendo, e lui sembra quasi imbarazzato.
"Io...ecco..io..io volevo farti una sorpresa.. non so..spero che ti piace." balbetta imbarazzato.
"Cavolo, e' bellissimo." mormoro ancora ammirando il luogo.
Tutto l'imbarazzo che aveva prima svanisce, trasformandosi in un bellissimo sorriso.
"Saremo per sempre insieme." gli dico baciandolo.
"Lo so, ed ' un promessa. Ti amo Evelyn" mi dice lui abbracciandomi.
"Ti amo anche io Chris"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 









  
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