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Autore: Shodaime    17/03/2013    2 recensioni
Una breve introduzione alla mia storia.
Diciamo che non mi è piaciuto per niente il modo in cui la Amano ha concluso reborn, in modo deludente e frettoloso, così ho deciso di continuare la storia e sistemare TUTTO quello che lei aveva lasciato in sospeso!
Dare una logica a Reborn non è assolutamente possibile, ma io voglio fare dal mio meglio.
Ho iniziato a pubblicare un capitolo ogni mercoledì dal mercoledì successivo alla fine, quindi aspettatevi un aggiornamento ogni mercoledì =)
Spero davvero che apprezzerete la mia storia e che vorrete lasciarmi un parere!
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tsunayoshi Sawada, Un po' tutti, Xanxus
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Target 419: Istinto e Disciplina

 
“Juudaime! Aspettiamo le sue indicazioni!” La voce di Gokudera si fece sentire forte e chiara attraverso il trasmettitore, mentre i quattro guardiani si precipitavano all’esterno del parco.
In quel momento, Tsuna capì che il nervosismo che di solito provava prima di un’interrogazione non era lontanamente paragonabile a quello che si provava a dover dirigere i propri amici in un labirinto illusorio, il tutto mentre era rinchiuso nel seminterrato della scuola, legato mani e piedi, con davanti a sé solo lo schermo trasmettitore e un terrificante ticchettio proveniente da poco distante.
“O…Ok, datemi solo un secondo!” Il ragazzo fece appello a tutta la sua forza di volontà per trovare il percorso praticabile, che si snodava per gran parte della città in un dedalo di vicoli ciechi, false scorciatoie e trabocchetti vari.
Arrivati al primo incrocio, i guardiani furono costretti  a fermarsi, con le orecchie tese a percepire il gracchiare sommesso e continuo dei trasmettitori in attesa degli ordini di Tsuna. Se Yamamoto pareva tranquillo e pronto a scattare in corsa verso la direzione indicata, accanto a lui era in atto una sfida di nervosismo da primato, con Gokudera ormai prossimo a ingoiare la sigaretta che teneva nervosamente stretta tra i denti, ed Hibari che, dopo aver visto alcuni ragazzini della Nami litigare poco oltre una delle barriere, aveva avuto prova della pericolosità di avvicinarsi alle stesse, rimettendoci mezzo tonfa e beccandosi una discreta scarica elettrica che sopportò nel suo solito stolido silenzio, ignorando spudoratamente la mano tesa di Ryohei in suo aiuto.
Finalmente, sebbene con voce incerta e la preoccupazione palpabile, Tsuna cominciò a guidarli svolta dopo svolta attraverso le affollatissime vie centrali di Namimori, sbagliando percorso un paio di volte e impiegando un bel po’ di tempo nel convincere Hibari a non disertare quando il presidente del comitato disciplinare incappava in qualcuna delle tante scene che andavano contro il regolamento scolastico.
Erano passate ormai più di due ore, e all’accampamento Varia nel parco della città stava venendo ormai servito il dessert dopo pranzo, mentre il grosso della famiglia Vongola, insieme ai rappresentanti del CEDEF e della famiglia Cavallone seguivano con apprensione il percorso dei ragazzi.
La preoccupazione palpabile sul viso di Timoteo faceva da contraltare perfetto allo sguardo vuoto ed annoiato del suo figlio adottivo. Il quale, dopo aver annaffiato con abbondante tequila il semifreddo al cioccolato e il suo braccio destro, aveva ormai perso qualsiasi interesse per quello che succedeva per le vie della città, aspettando solo di sentire un bel botto provenire dalla scuola.
Fu poco dopo essere tornati verso il centro, dopo un ampio giro per la periferia, che i quattro guardiani si trovarono immobili, guardandosi perplessi dopo uno dei comandi di Tsuna.
“Ragazzi…. C’è qualche problema? Vi ho detto di andare a destra!” Dall’altra parte del trasmettitore, ormai sudato fino al midollo, Tsuna aveva voglia di tutto meno che di avere a che fare con qualsivoglia imprevisto.
“E’ estremamente impossibile andare da quella parte!” Rispose Ryohei, tra le imprecazioni degli altri.
Davanti a loro, nella direzione indicata come libera e sicura da Tsuna, si stendeva un muro di notevoli dimensioni, dotato per giunta di filo spinato in cima.
Il commissariato della città.
“C’è un muro, Tsuna… Consiglio di cambiare strada…” Fece Yamamoto, ridendo, memore dei suoi trascorsi in certe faccende.
Tsuna ricontrollò il percorso che aveva segnato sul suo monitor. Nessuna traccia di ostacoli. Una goccia di sudore gli scivolò dalla fronte mentre cercava di capire quale potesse essere il  problema, riconsiderando tutte le svolte alternative che, però, conducevano inesorabilmente a una sicura e poco auspicabile scarica elettrica per i suoi guardiani.
“Dovete passare per forza di lì, ragazzi! Non ci sono alternative!” Dichiarò ansioso, notando che il ticchettio che prima accompagnava i suoi pensieri come un semplice sottofondo si stesse facendo sempre più intenso.
Ricevuto il messaggio, i guardiani si ritrovarono a dover decidere il da farsi.
“E’ impossibile.” Dichiarò Yamamoto, per una volta decisamente serio, mentre Ryohei cercava di convincere Gokudera che far esplodere il muro del commissariato a forza di tritolo sarebbe stata una mossa estremamente sbagliata.
All’accampamento, Xanxus si degnò di inarcare un sopracciglio davanti a quella scena. Se quei ragazzini si fossero arresi davanti a un po’ di mattoni, avrebbe cominciato a considerare imbarazzante continuare quella sfida.
Poco più in là, Reborn e gli altri potevano solamente immaginare l’espressione di disappunto di Fabio all’interno della Casa delle Illusioni, da cui aveva smesso di provenire il benché minimo suono. Segno che gli illusionisti stavano lavorando a pieno regime, e che quella sfida non sarebbe potuta durare ancora a lungo.
Così, mentre i Varia al gran completo si prodigavano in risate disarticolate davanti allo schermo dove campeggiava lo sguardo interdetto e preoccupato dei guardiani di Tsuna, i ragazzi in questione sentirono su di sé gli occhi e le aspettative di tutti.
Da buon braccio destro e discepolo fanatico del Decimo, Gokudera non impiegò in realtà molto tempo per decidere di fidarsi del suo boss. Ma mentre cercava un modo per passare dall’altro lato indenni, percepì accanto a sé lo spostamento d’aria di qualcuno in corsa.
Un salto, e Hibari scomparve oltre il muro.
Inutile dire che l’incredulità serpeggiò dilagante tra i presenti e chi seguiva dal monitor, mentre anche gli altri guardiani seguivano Hibari dall’altra parte di quella che si rivelò essere null’altro che una proiezione illusoria, per ritrovarsi finalmente in vista della Nami.
“Si… Si è fidato di Tsuna??” Lal guardò Reborn attonita, mentre Dino dava ordine ai suoi uomini dislocati per la città di rendere quanto possibile il resto del percorso sgombro da intralci.
Reborn scosse la testa, senza poter d’altra parte trattenere un sottile ghigno di soddisfazione. “Probabilmente non ha nemmeno sentito una delle parole di Tsunayoshi. Semplicemente conosce questa città meglio delle sue tasche, e sapeva che in quel preciso punto non doveva esserci niente.” Disse, seguendo con lo sguardo l’avvicinarsi sempre più veloce dei quattro ragazzi all’ingresso principale della Nami.
Tsuna si sentiva decisamente più sollevato. Ora tutto quello che doveva fare era guidare i ragazzi per le ultime vie ed infine tra i corridoi della scuola per arrivare a lui, e il gioco sarebbe finito.
O almeno così sperava.
“Una svolta a sinistra e poi ancora a sinistra!” Comunicò con ritrovato entusiasmo.
I guardiani risposero con uno scatto di corsa, e fu allora che Ryohei cadde a terra, colpito da una scarica elettrica.
 
 
 
   
 
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