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Autore: queenofoto    18/03/2013    6 recensioni
"Vàli Lokison era un bambino di nove anni al di fuori dell’ordinario."
Ma ciò non voleva dire, che non avesse bisogno d'amore.
VàlixLokixSigyn
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Sentirti Vicino.

 


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Vàli Lokison era un bambino di nove anni al di fuori dell’ordinario.
Mentre i suoi coetanei giocavano nei giardini e per le strade, con ai piedi palloni di cuoio e spade di cartone, sotto il cocente sole di mezza estate, lui era nella biblioteca, tra le mura del palazzo di Odino, Válaskjálf, a leggere miti e leggende su come quell’antico palazzo su edificato.
Un giorno, un gruppo di bambini, lo invitarono a giocare con loro tra i boschi per bearsi della brezza che gli alberi della vallata offrivano, per refrigerarsi dal caldo asfissiante della città e Vàli, non con poco sprezzo, rifiutò candidamente dichiarando di dover studiare alcune rune per evocare gli elementi naturali, che è la base delle arti magiche.
Un’altra volta, un gruppo di bambine, gli chiese se volesse insegnare loro alcuni trucchetti per poter costringere a giocare con loro un fanciullo più grande di cui si erano invaghite e Vàli, disprezzando la definizione e l’uso che avevano attribuito ad una così nobile arte, le congedò dichiarando di dover risolvere alcuni esercizi di matematica, commissionatogli da un ragazzo più grande che, in seguito, l’avrebbe pagato più che profumatamente.
Un’altra volta ancora, ma non si comprese se fosse l’ultima, il panettiere del palazzo gli chiese se fosse in grado di duplicare le monete d’oro che, evidentemente, all’uomo non bastavano per vivere eppure, Vàli, rifiutò affermando che la magia non è uno strumento per accontentare meri bisogni materiali.
Dopo i vari rifiuti, i bambini della sua età lo additarono in maniera distorta e un poco timorosa, non riuscendo bene ad inquadrare il comportamento più adeguato da adottare con il principino, così chiuso e solitario; le bambine, le più frivole, trovavano il suo modo di fare piuttosto intrigante e non perdevano occasione di farlo notare agli amici scettici e al diretto interessato che, indifferente, tendeva a rispondere con un lieve cenno del capo corvino, prima di inchiodare nuovamente gli occhi smeraldini tra le pagine ingiallite di qualche vecchio libro. Era un bambino silenzioso ma, se la propria opinione veniva richiesta, sapeva utilizzare bene il proprio lessico.
Come quella volta che un suo coetaneo, gli urlò:
-Diverrai cieco, a forza di leggere quella roba!-
Vàli, quel giorno, interruppe il suo silenzio e rispose col medesimo tono:
-Diverrai stupido e non farai niente nella tua misera esistenza, se continui a guardare me. Qualcuno potrebbe pensare che tu abbia una cotta per me, vogliamo dirlo alla tua stupida ochetta bionda?-
Il bambino tacque e si voltò nella direzione della sua amichetta indirettamente citata da Vàli, i cui capelli color oro splendevano al sole. Dopodiché, il moretto, cadde nuovamente nel suo silenzio, tra le pagine dei suoi libri.
Tutti i bambini, quando si interrogavano sugli atteggiamenti senz’altro poco amichevoli di Vàli, li collegavano al fatto che suo padre fosse niente poco di meno che Loki Laufeyson, il Dio dell’Inganno.
L’unica volta che Vàli, era stato sull’orlo di perdere il controllo, fu proprio quando uno dei bambini che si aggiravano per Válaskjálf, cominciò ad elencare tutte le malefatte di Loki, una per una dimenticandosi, o volutamente tralasciando, anche quando costui rimediò ad esse o commise atti di valore riconosciuti da Odino stesso. Il bambino solitario, posò il libro accanto a sé e si avvicinò al gruppetto, marciando minacciosamente verso chi pronunciò parole poco lusinghiere nei confronti del genitore.
-Ripetile di nuovo davanti a me, se hai coraggio.-
L’espressione calma e le labbra serrate, fecero risaltare i rabbiosi occhi smeraldini che fissavano con astio il malcapitato coetaneo che, dapprima, non sembrò molto spaventato vista anche la mole mingherlina di Vàli.
-Non sono cose che mi invento io, me le racconta mio padre.-
Si limitò a dire, come a volersi discolpare da una colpa che non gli appartenesse.
Vàli, alzò un pugno verso il colletto del bambino e lo attirò a sé con rabbia, la distanza tra i loro volti azzerata di botto, il respiro corto e spaventato dell’altro che si accorse essere stato appena sollevato da terra.
-Dì a quel pezzente di tuo padre di continuare a spalare letame di cavallo e di utilizzare l’acqua di quella latrina che definite casa, per sciacquarsi la bocca prima di proferire qualsiasi illazione su mio padre.-
Dopo quello sfogo così sincero e rabbioso, lo lasciò cadere rovinosamente tra la terra resa umida dalle piogge estive, lasciando che corresse verso il villaggio con la coda tra le gambe.
Da quel giorno, molti capirono che parlare in maniera non lusinghiera di suo padre di fronte a Vàli, significava dover avere a che vedere con la sua ira. Ma nessuno corse il rischio, anche perché non vennero quasi più a cercare Vàli per chiedergli nulla, né per giocare con loro, né per favorire della sua magia.
Il bambino dagli occhi smeraldini, ne fu sinceramente sollevato.
Fu meno sollevato, il giorno in cui fu convocato in camera sua con una certa urgenza, così dal giardino, si diresse fino all’ala opposta e oltrepassò le immense porte in legno intarsiato della sua spartana ma enorme camera da letto. Una volta oltrepassate quelle, Vàli vide sua madre Sigyn, la Dea della Lealtà, guardarlo contrariata e fu lì che temette il peggio poiché sua madre era molto dolce e gentile, ma sapeva essere temibile quando lo desiderava.
-Mi chiedo che gusto tu ci trovi a spaventare a morte i tuoi coetanei, Vàli.-
Il tono che utilizzò fece venire i brividi al bambino, tanto che strinse il libro sul suo petto, incrociando sopra di esso le sue braccine minute, temendo il peggio: una punizione, quella che comprendeva il non toccare un libro fino a nuovo ordine.
-Ho avuto i miei motivi, Madre.- disse pacato Vàli, tenendo lo sguardo sugli occhi azzurro- verdi di sua madre, che sembrarono esaminarlo accuratamente.
-Nessun motivo è lecito, per gettare a terra un ragazzino della tua età e offenderne la famiglia, come ti sentiresti se offendessero la tua?-
-E’ proprio per quello che ho reagito.- si animò Vàli, mentre osservava i boccoli rosso fuoco di sua madre, incorniciarle il bellissimo viso candido.
Sua madre lo guardò inespressiva, prima di chinarsi alla sua altezza, scostando la corta veste viola, scoprendone una coscia magra e tonica.
-Che cosa ti ha detto?-
-Personalmente niente, ho sentito che diceva cose che non mi piacevano.-
-Non vuoi dirmi cosa, Vàli?-
-Parlava male di mio Padre. Raccontava delle sue malefatte, ma distorceva la verità e tralasciava passaggi importanti. Raccontava alcuni episodi in un certo modo apposta per farlo sembrare qualcuno che non è.-
Vàli vide sua madre emettere un piccolo sospiro comprensivo, portando una mano a scostargli una ciocca che aveva sul piccolo visino paffuto e chiaro.
-Tuo padre sa difendersi da solo, Vàli. Non c’era bisogno di reagire in quel modo, non sarà né il primo né l’unico che dirà cose del genere, impara ad ignorarli, credimi, non ne vale la pena. –
-A te non da fastidio, quando senti cose del genere?- le domandò il bambino, come si sentisse l’unico a provare quella sensazione di fastidio.
-Moltissimo.- affermò con voce astiosa Sigyn, serrando le labbra carnose. – Molto volte ho desiderato scaraventarli a terra o prenderli a pungi, credimi. Ti senti meglio in quel momento, poi sei d’un tratto tu il carnefice piuttosto che la vittima.-
Vàli, in quell’istante, volle tornare più piccolo della sua età e quindi si gettò tra le braccia della madre, stringendole le mani sul collo e poggiando il volto sui suoi seni per tranquillizzarsi, come quando da piccolo faceva brutti sogni.
Sigyn, sua madre, gli passò una mano tra i capelli corvini, mentre lo abbracciava sulla schiena dopodiché gli assestò un baciò sulla fronte scoperta.
-La gente è solo invidiosa di tuo padre, Vàli.- gli sussurrò per calmare la sua rabbia e il suo dispiacere. – Invidiosa della sua straordinaria intelligenza e del suo talento nel fare in modo che i suoi inganni non gli si ritorcano contro. Ha fatto tanti errori, è vero, e ne è uscito vincitore come altre volte ne è stato vinto..eppure eccolo lì, ad essere il consigliere più stretto del futuro Re. Le persone non sopportano di vedere gli altri felici, trovano sempre qualcosa di negativo per cui, secondo loro, non se la meritano. –
Le parole della madre, quel giorno, fecero riflettere Vàli sull’importanza di essere superiori agli altri, piuttosto che reagire d’istinto come si è soliti fare.
Vàli sperava sinceramente di poter trovare, un giorno, una donna come sua madre da avere al proprio fianco. Oltre che essere una donna bellissima, dal fisico florido ma magro e tonico, il volto angelico e lo sguardo penetrante, era anche molto intelligente e dolce.
Vi erano state molte volte, in cui il bambino capì che anche suo padre era consapevole della fortuna che possedeva, ad avere Sigyn come moglie.
Come quella volta in cui, quando era più piccolo, suo padre entrò nella sua stanza e, chiamando a sé sua moglie, volle una sua opinione riguardo una missione che avrebbe dovuto svolgere la sera stessa, per ordine di Odino. Non appena la madre gli propose un paio di opzioni che lo soddisfarono, lui le assestò un delicato bacio sulle labbra carnose.
Quella, fu la prima volta che Vàli vide suo padre avere un’affettuosità nei confronti di qualcuno.
Difatti, Loki non era esattamente una persona molto solare e aperta alle amorevolezza e di questo Vàli se ne era accorto praticamente da subito, visto che non rammentava un minimo gesto che non fosse di lecita cortesia nei suoi confronti. Di ciò, da piccolo, ne soffriva parecchio. Era lo studente migliore di qualsiasi precettore, riusciva a compiere imprese aldilà delle sue capacità di bambino, eppure suo padre si limitava sempre e solo a fare un qualche cenno con la testa, come a fargli intendere che lo era stato a sentire, così per cortesia.
Quando Vàli vedeva un bambino giocare o tenersi per mano col padre per le vie di Asgard, pensava continuamente al perché lui e suo padre non lo facessero e arrivò addirittura a pensare che suo padre non lo volesse, che fosse quasi scocciato dalla sua presenza.
Non stava mai insieme a lui, era sempre in giro per i Nove Regni oppure a qualche riunione privata con i nobili di Asgard, suo nonno Odino e suo zio Thor.
Una volta, passando per il corridoio che dava sulla camera da letto dei genitori, Vàli sentì sua madre parlare al marito con voce grave.
-Dovresti passare del tempo con lui, ne ha bisogno.-
Passarono alcuni minuti, prima che il tono pigro e annoiato del padre le rispose.
-Ti preoccupi troppo.-
Quella risposta indifferente, arrivò al petto di Vàli come una pugnalata data con violenza, appositamente per ferire in profondità. Il bambino quella notte, pianse, come in tantissime altre in cui suo padre aveva mancato o nel quale si era mostrato indifferente ai suoi tentati approcci.
Crescendo, Vàli comprese però delle cose importanti.
Tra le quali, che non tutti erano dotati della dolcezza della sua bellissima madre e che, ognuno, intendeva l’amore a modo suo. Suo padre, glie lo dimostrava quando lo spronava ad esercitarsi con la magia o quando pretendeva che i suoi voti fossero perfetti, per farlo essere il migliore e il suo degno successore, così da garantirgli un posto importante quando sarebbe venuto il momento.
Capì anche, che sicuramente suo padre era incapace di dare affetto poiché non ne aveva ricevuto e il suo unico sprono ad emergere agli occhi paterni era proprio eccellere in qualsiasi cosa. Vàli arrivò a intendere, che suo padre non è che non lo amasse, ma semplicemente non sapeva dimostrarlo, anche per via del suo carattere introverso e solitario.
In questo, Vàli riconosceva di essere la copia di suo padre alla sua età e che, in lui, vedeva ciò che sarebbe potuto diventare da adulto.
La cosa al bambino non dispiaceva affatto, suo padre era un uomo bellissimo con i suoi lunghi capelli mossi che gli ricadevano sulle spalle, dell’intenso nero corvino che posava anche sulla testa di Vàli; la sua invidiabile altezza di gran lunga superiore agli Asir, che gli dava un’aria possente e temibile; i suoi profondi e intriganti occhi verdi, che davano sempre la sensazione a suo figlio, di leggere dentro l’anima di chiunque; un sorriso radioso, ma sempre indirizzato con ironia o per sarcasmo, mai per gratuita voglia di apparire tranquillo e sereno.
Lui non lo era praticamente mai, da quel che sapeva Vàli.
Vàli, oltretutto, poteva affermare che avesse un carattere veramente molto lunatico e che provasse un certo perverso piacere a procurare guai e danni a chiunque, offendendosi sinceramente quando questi non venivano riconosciuti come trionfo della sua intelligenza su qualcun altro. Il figlioletto, poté dire con tranquillità di avere un padre parecchio viziato e piuttosto presuntuoso che, raramente, ammetteva i suoi errori e poneva rimedio alle sue malefatte.
L’unica persona che Vàli potesse ricordare con certezza, al quale suo padre avesse promesso di aggiustare i cocci rotti, era proprio Sigyn, sua madre.
Il bambino asserì con se stesso, quando si disse che suo padre era sinceramente e perdutamente innamorato di sua moglie.
Dacché ricordasse Vàli, sua madre era l’unica al quale suo padre concedeva qualche dimostrazione d’affetto che, per lui, dovevano contare tantissimo e, per le quali, dovette sicuramente compiere un enorme sforzo.
Ricordava di quando, qualche anno fa, rimase a dormire nel letto con sua madre, mentre il padre era fuori in missione e di quando la mattina dopo tornò e, credendo il figlio addormentato, baciò romanticamente sua moglie sussurrandole qualcosa come “Mi sei mancata”.
Oppure, quando dovettero partecipare ad un banchetto per il quale sua madre aveva indossato una bellissima veste azzurra, che le fasciava i fianchi e i seni, scoprendole le gambe, valorizzandone il viso con un’acconciatura semplice ma d’effetto, con delle perle bianche tra le ciocche di capelli rossi. Sua madre, quella sera, oscurò qualsiasi altra donna. Notò varie volte suo padre sorridere fieramente nella sua direzione, una mano su una gamba di sua moglie e gli occhi verde – azzurro osservarla con sincera ammirazione, mentre le sussurrava “Splendida creatura..” scandendo il labiale ma a voce bassa, così che quella confessione fosse una cosa solo loro.
Vàli si ritrovò spesso intenerito a pensare a suo padre come un marito attento e premuroso, non riusciva proprio a vedercelo eppure, a sentire sua madre e a vederlo lui di persona, si direbbe che, quando i suoi capricci glie lo permettevano, fosse proprio così.
Da piccolo, un po’ era geloso delle attenzioni che suo padre si sforzava, almeno, di dare a sua madre; con gli anni comprese che il tipo d’amore era così differente, che l’approccio emotivo non sarebbe mai stato lo stesso.
Vàli, capì solamente dopo un po’ di tempo, quanto potesse aver inquadrato bene l’atteggiamento paterno e di quanto lui avesse compreso il valore di suo figlio.
 
Tutto cominciò qualche settimana fa, una notte in cui Vàli accusò dei crampi alla pancia così forti da non riuscire a chiudere occhio e ne capì subito il motivo.
Il bambino rammentò a sé stesso, che quella sera non partecipò alla cena poiché era occupato a tradurre delle rune, che gli permettessero di evocare dei serpenti acquatici, una sciocchezza che vide eseguire ai suoi genitori del tempo prima, con una facilità incredibile. Quando percorse il corridoio del palazzo, giungendo in cucina per poter prendere un tozzo di pane, Vàli aveva avvertito dei suoni strani a cui non diede importanza, scambiandoli per uccelli notturni eppure, gli stessi rumori li avvertì anche quando percorse il medesimo corridoio, per raggiungere la sua camera da letto. Capendo che venivano dalla camera dei genitori, il bambino si avvicinò ad essa notandone le porte socchiuse e una flebile luce uscire dalla stanza e così, curioso, vi si avvicinò attento a non farsi sentire.
Aprì leggermente di più le porte e inchiodò i suoi occhi al centro della stanza, notando un qualcosa di strano.
Dapprima, vide le lenzuola bianche dei suoi genitori muoversi, come se fossero animate da una forza magica incommensurabile poi, vide sua madre emergere fuori dalle lenzuola, i capelli sudati e scompigliati, le mani serrate sulla testata in oro zecchino del letto.
La vide inarcare la schiena all’indietro, il volto completamente imperlato di sudore poggiato su un cuscino, gli occhi chiusi e le labbra semiaperte ad emettere gemiti sconnessi e sempre più alti.
Quando le lenzuola si scostarono completamente, la figura di suo padre emerse tra queste, sudato anche lui e completamente nudo, così come lo era anche sua madre. Il bambino, non capendo cosa stesse succedendo, aprì ancora un po’ le porte e, in quel momento, i due genitori si baciarono come mai li aveva visti fare in pubblico: con passione, le lingue che lottavano come spade sguainate.
Le braccia muscolose di suo padre cinsero la schiena di sua madre, mentre lei avvinghiò con decisione le braccia attorno al suo collo e le gambe al suo bacino, dopodiché avvertì sua madre emettere un nuovo gemito strozzato eppure compiaciuto.
Qualsiasi cosa stessero facendo la madre e il padre, doveva senz’altro piacere ad entrambi, Vàli di questo era contento eppure, continuava a non capirci molto, motivo per il quale aprì ancora di più le porte attento a non farsi scoprire.
Vide suo padre muovere il bacino tra le cosce di sua madre, mentre la sua bocca era scesa fino ai seni, accarezzandole il corpo con decisione; lei affondò le sue unghie sulle sue spalle e gli baciò il collo, ancora in preda agli ansiti.
Notò che anche suo padre ansimava, da quando muoveva il bacino e li vide scambiarsi un altro bacio molto passionale.
Quando Vàli aprì ancora un po’ di più la porta, Loki suo padre, si voltò di scatto prima di distanziarsi dalla moglie, coprendosi il bacino con le lenzuola e guardando il figlio non nascondendo un certo fastidio.
-Loki..ma cosa..?-
Sua madre lo sussurrò in maniera confusa, evidentemente ancora presa dalla situazione, tant’è che guardò il marito perplessa.
In silenzio, lui gli fece cenno di guardare in direzione della porta e, quando lei lo fece, spalancò gli occhi di botto, coprendosi anche lei fino al seno, strozzando le parole in bocca. Le sue gote avevano preso il colore dei suoi capelli.
-T..Tesor..Tesoro, va tutto bene? Stai male?-
-Io ero andato a prendere da mangiare.- fece tranquillamente il bambino mostrando il tozzo di pane. – Ma sto bene, non preoccuparti. Non volevo disturbare, torno a dormire.-
Il motivo della ritirata, fu lo sguardo incessante del padre che parve volerlo incenerire da un momento all’altro. Così il bambino, non capendo esattamente cosa fosse successo, tornò al letto a dormire.
Quando, il giorno dopo, decise di sgattaiolare subito in giardino a leggere uno dei suoi libri piuttosto che unirsi alla colazione con i familiari, fu per il fatto che non volle mettere in imbarazzo sua madre anche se non ne comprendeva ancora il reale motivo.
Quella giornata era molto soleggiata ma non faceva granché caldo, per questo Vàli si era preso il lusso di mettersi sotto i portici e godersi un poco di quel sole di fine agosto mentre leggeva di alchimia e chimica organica. Vi erano davvero un infinità di piante, ad Asgard, un giorno sarebbe senz’altro dovuto andare a cercarne qualcuna.
L’attenzione dai libri, fu distolta solo quando avvertì dei passi avanzare in sua direzione e un ombra coprirlo completamente. Alzando lo sguardo alla sua sinistra, vide suo padre ergersi in tutta la sua altezza, avvolto da un’armatura dorata, nera e dal mantello verde smeraldo, che ne ricordava il colore degli occhi; il suo sguardo era fisso su quello del figlioletto che, non senza nascondere un certo timore, accennò un saluto.
-Buongiorno, Padre.-
-Perché non sei alla colazione?- domandò il padre, incrociando le braccia sotto al petto.
-Non avevo fame.-
-Poi, però, i crampi ti svegliano in nottata e rimedi con dei tozzi di pane, se non erro. –
-Mi duole aver disturbato.-
Le scuse del bambino, erano sincere. Sostenne lo sguardo del padre, che volle abbassarsi all’altezza del figlio, sedendosi accanto a lui e rimirando il paesaggio di fronte a loro con gli imperscrutabili occhi verdi.
Volse il volto spigoloso verso suo figlio e lo guardò qualche istante, come fosse la prima volta che si concedeva di compiacersi per la propria somiglianza.
-Cosa leggi?- domandò poi, indicando con un cenno del capo, il libro che teneva Vàli tra le piccole mani.
-Uhm..- lesse la copertina Vàli. – “Alchimia e Chimica. Come trovare le erbe giuste.” Immagino sia una specie di manuale.-
-Immagini bene.- annuì suo padre. – E’ una guida piuttosto specifica, non è un po’ troppo complicata?-
-No, a dire il vero è meno impegnativa di quanto credessi. Molte di queste erbe già le conosco, le ho studiate almeno un anno fa, col precettore che si occupava di pozioni.-
Lo sguardo di suo padre, si fece intrigato.
-Sai anche riconoscerle?- domandò.
-Sì, la maggior parte. Almeno quelle che ho studiato..- annuì il bambino, piuttosto teso dalle domande del padre che, gli parve, volerlo mettere alla prova.
Loki, suo padre, accennò un sorrisetto sghembo che fece intendere al bambino di averlo piacevolmente stupito, con la sua maturità e il suo talento come alchimista.
Suo padre sospirò, invitandolo a chiudere il libro per un po’. Vàli obbedì immediatamente e così, poggiò un ramoscello di ulivo tra le pagine che stava studiando per non perdere il segno, per poi chiuderlo e poggiarlo alla sua destra, poi tornò a guardare suo padre.
-Immagino che tu non abbia capito tutto il baccano di stanotte.- asserì Loki.
-Ho capito solo di aver interrotto qualcosa e di averti fatto arrabbiare.- abbassò un poco lo sguardo il bambino, sinceramente dispiaciuto.
-Non mi hai fatto arrabbiare, Vàli.- lo smentì suo padre. – Diciamo che ad un uomo, però, non piace essere interrotto in quella situazione.-
-Non posso capirlo, ma ti credo, se me lo dici.-
Il moro più grande, si girò di tre quarti verso il figlioletto, poggiando un braccio su un ginocchio e piantando una mano sul pavimento marmoreo, osservando la figura mingherlina simile a lui alla sua età. Vàli lo osservò curioso, preferendo aspettare fosse lui il primo a parlare.
-Credo tu sia abbastanza sveglio da comprendere ciò che sto per spiegarti.- asserì suo padre. – Perciò ti spiegherò cosa hai visto.-
-Ti ringrazio per la fiducia, Padre.-
Il principe delle malefatte non lo poteva immaginare, ma per Vàli quella dimostrazione di fiducia e il fatto che fosse lì a parlare con lui, seduti vicini davanti ad un giardino, contava tantissimo.
-Io e tua madre siamo sposati, come tu sai.- cominciò con serenità Loki. – E tra noi c’è un sentimento, un legame molto forte. Questo tipo di legame, comprende anche altre cose, tra cui la passione. Probabilmente, non sai di che si tratta, sei troppo piccolo per saperlo.-
-Lo hai dato praticamente per scontato, Padre.- si azzarda a rispondere Vàli.
-Certe cose non si imparano sui libri, Figliolo.- fece suo padre, rispondendo a tono. – Io l’ho imparato conoscendo tua madre, cosa fosse la passione, quella vera. Ciò che mi hai visto fare con tua madre, è una cosa che fa qualsiasi essere vivente con individui dello stesso sesso e non, il punto è che noi esseri umani abbiamo una marcia in più rispetto agli animali.-
-E quale sarebbe?-
-Se tra due persone c’è un forte legame, questo gesto è il più bello del mondo.- rispose Loki mantenendo, però, la sua solita espressione indifferente. – La passione, quella vera, la si ha solo con una persona il cui legame è molto forte. Come tra me e tua madre.-
-Comprendo il discorso da un punto di vista metafisico, Padre. Dopotutto, è così che me lo stai esponendo. Eppure, vorrei capire di più al livello pratico..- fece Vàli, facendo risultare la domanda più umile possibile.
Suo padre lo guardò qualche istante e stavolta, senza un secondo fine, gli sorrise permettendosi anche di poggiargli una mano sulla testolina corvina, accarezzandola. Vàli, dopo aver superato la sorpresa iniziale, sorrise sinceramente contento del gesto.
-Mi sembra giusto.- annuì. – Anche perché, un giorno, dovrai già sapere di cosa si parla. Da un punto di vista anatomico, ciò che hai visto si chiama “rapporto sessuale”.-
-Oh.- si limitò a dire Vàli, sorpreso di non aver mai incontrato un termine del genere nei suoi libri. – E..di cosa si tratta?-
-E’ così che sei nato.- rispose Loki. – Io e tua madre abbiamo avuto questo rapporto sessuale, e così tua madre è rimasta incinta.-
-E’ così che si fanno i figli, quindi?- Vàli era sempre più incuriosito e continuava a domandarsi perché non se lo fosse domandato prima. – E come funziona, Padre?-
-Vuoi che sia più dettagliato?- sorrise sornione suo padre. – Non penso tu sia così maturo. Vuoi davvero che te lo spieghi per bene?-
Vàli annuì, incuriosito e felice che suo padre stesse con lui a spiegargli qualcosa. Non lo faceva mai e si trovò contento nel constatare quanto delicato fosse nell’affrontare temi così intimi.
-Beh, dopotutto un giorno dovrai saperlo fare, perciò..- gonfio il petto suo padre, prima di parlare. – Noi maschi possediamo dei semi che dobbiamo, in qualche modo, piantare in un bel giardino fertile se vogliamo che crescano. Il ventre femminile è quel giardino. Per poter piantare questi semi nel giardino, Vàli, dobbiamo rendere qualche favore alla nostra donna, donandole un po’ di piacere. Se una donna apprezza il piacere che le fai provare, ti fa entrare nel suo giardino, permettendoti di piantare i tuoi semi, così da poterti donare un buon raccolto, quindi un figlio.-
-Ma padre..ti ho chiesto come funziona e tu me lo hai descritto in metafore..- Osservò il bambino, un poco deluso dalla spiegazione aulica del padre.
-Mi hai chiesto di descrivertelo nel dettaglio, Figliolo.- rispose Loki. – Non come avrei dovuto descrivertelo.- 
Vàli tacque, osservando il padre sorridergli di sghembo, come al suo solito. Ne rimase ammaliato, era davvero il Dio di tutti gli Inganni.
-Touchè, Padre.-
-Sei un bambinetto sveglio, ma con me ci vuole pratica.- sorrise ancora suo padre, divertito dalla situazione di complicità che si era venuta a creare. Era davvero piacevole.
-Comunque..seguendo la tua metafora, voi stavate cercando di piantare qualche pianta?- continuò a parlare Vàli, come se fosse terrorizzato che la conversazione potesse interrompersi.
-Già.- annuì il padre. – Volevamo darti un fratello, Vàli.-
A quel pensiero, Vàli si rabbuiò di colpo. Non era affatto entusiasta all’idea di essere sostituito da un moccioso, che sarebbe entrato in concorrenza con lui oltre che per le impossibili attenzioni paterne, anche per quelle della madre.
In più, si ritenne anche offeso di non essere stato neanche minimamente interpellato.
Suo padre, sembrò capire immediatamente che vi fosse qualcosa che non andava.
-Non sembri entusiasta.- lo guardò seriamente.
Vàli fece spallucce.
-Tanto la decisione non spetta a me, no?-
-No, ma non vorremmo certo procurarti dolore, Figliolo.-
-E’ che non mi ci vedo con un fratellino o una sorellina..- sminuì il problema il bambino, guardando suo padre in cerca di comprensione.
Il padre, invece, sembrò comprendere a pieno il problema.
-Dovresti parlarne con lo zio Thor, su questo non posso esserti d’aiuto essendo il più piccolo.- disse pacato. – Penso, però, che potresti trovare nel tuo ipotetico fratellino un valido alleato, per picchiare bambini che parlano delle mie malefatte, non trovi?-
Vàli si bloccò un attimo, mentre guardava suo padre sorridere.
-Te lo ha detto la mamma?-
-Il padre del tuo amico piagnucolone.- fece. – Ma ha cominciato, ovviamente, a dire falsità. Così l’ho costretto a dire il vero. Sono stato io a dirlo a tua madre. –
Per un istante, il bambino pensò che fosse il caso di chiedere scusa eppure, dentro di lui, qualcosa gli diceva di non farlo. Dopotutto, lui aveva reagito ad una provocazione e lo aveva fatto per l’onore di suo padre a cui, nonostante non fosse un genitore affettuoso che dedicava particolari attenzioni, voleva veramente tanto bene.
-Non lo fare più.- sentenziò suo padre. – Gli esseri inferiori non meritano la tua rabbia.-
Vàli annuì, sorridendo appena nel sentire la mano del padre dargli una pacca sulla spalla minuta. Suo padre prese poi il libro di Alchimia di suo figlio, lì vicino, e glie lo porse mentre, con un cenno del capo, lo invitò a seguirlo.
-Vieni a fare colazione, dopo abbiamo da fare.-
Il figlio lo guardò perplesso, mentre si alzava in piedi e seguiva suo padre lungo il corridoio che portava alla sala da pranzo. Loki, suo padre, sorrise alla sua espressione confusa e decise così, di parlare chiaramente.
-Ci facciamo preparare un pranzo veloce e poi andiamo tra le colline al confine, dove ci sono le erbe del tuo libro. Le conosco tutte a memoria, così ti insegno a riconoscerle.-
Un improvviso senso di euforia prese possesso del bambino, tanto da trattenere a stento un sorriso radioso ma preferì tenersi per sé la sua gioia, mascherando quell’emozione secondo l’esempio paterno.
-Certo padre, ti ringrazio che tu voglia concedermi del tempo.-
Suo padre, gli accarezzò la nuca delicatamente, sorridendo sornione.
-Se avessi saputo prima, che eri così attento e simile a me, lo avrei fatto anche prima.- ammise. – Sei esattamente come me alla tua età, sei intelligente. Mi piace sapere che mio figlio non sia uno stupido moccioso qualunque, devo farti i miei complimenti.-
Il bambino fece sempre più fatica a trattenere la felicità, ma si sforzò condividendo la carezza di suo padre, avvicinandosi alla sua gamba e appoggiandoci la testa, mentre lui continuava ad accarezzargli la chioma corvina.
-Ne sono lieto, Padre.-
Vàli, vide suo padre aprire le porte della sala da pranzo e lo invitò ad entrare per primo, così da potersi accomodare e mangiare con calma la sua colazione.
Quello stesso pomeriggio, Vàli capì che suo padre, talvolta, manteneva le promesse e cercare di riconoscere le piante e le erbe non gli sembrò mai così divertente come in quell’occasione, con suo padre affianco che lo supervisionava e gli consigliava. Anche il padre aveva l’aria di divertirsi, poiché era più loquace del solito e faceva domande al figlio per vedere quanto ne sapesse in materia, ma sembrò interessato anche alle sue attività al di fuori dello studio e se ne stupì nel riconoscere i suoi stessi interessi.
Vàli, quel giorno, passò il pomeriggio più bello della sua vita. Fu la prima volta che sentì suo padre, Loki, vicino a sé.
Vàli Lokison, era un bambino di nove anni del tutto particolare, ma felice.
Poiché adesso era pienamente consapevole che, a modo suo, suo padre lo amava.
 
The End.
 
  



Note dell'Autrice:

Salve a tutti!
E' la prima volta che scrivo in questa sezione di EFP e spero di non aver fatto una schifezza..io ce l'ho messa tutta! :D
Prima che commentiate (solo se lo desiderate, mie padrone!) la storia, volevo chiarirvi qualche cosina che, forse, non è chiara.

Conosco abbastanza bene la Mitologia Nordica e mi sarebbe dispiaciuto non fare un bel mix tra quella e il Film di 'Thor', quindi ho messo la descrizione fisica di Loki del film; quella di Vàli della mitologia, ovviamente; quella di Sigyn, invece, è tratta da un quadro che vidi in un museo, in cui era rappresentata proprio con i capelli rossi (lo so, nella mitologia era bionda..è comunque figa, bah.)
I caratteri dei personaggi non presenti nel film, ovvero Vàli e Sigyn, sono stati un po' immaginati dalla sottoscritta e adattati al contesto della storia, per quanto Loki sia un po' OCC, visto che in queste situazioni così intime non l'ho presente davvero..ho dovuto improvvisare!
Spero di esserci riuscita..

Un bacio e GRAZIE DELLA LETTURA!

Au Revoir!

 

QueenOfOto

  
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