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Autore: OLDLADY    18/03/2013    9 recensioni
Può un amore che nasce salvare un mondo che muore? Kurt e Blaine avranno solo pochi giorni per scoprirlo...
***
Il ragazzo trasse un profondo respiro e aprì gli occhi.
C’erano solo due certezze in quel momento: sopra di lui il cielo era limpido e sotto di lui il cemento era freddo.
Ma perché se ne stava sdraiato per terra?
...Alla sua sinistra c’era un edificio a due piani, con tante finestre ed una scala esterna, di fronte una gradinata e tutto intorno dei tavoli su cui qualche studente era seduto, intento a consumare il pranzo.
Ma…perché nessuno si muoveva?
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Addio (seconda parte)



-Corri Blaine- sibilò Kurt, tirandosi dietro il compagno per la manica.
Non avevano fatto in tempo a mettere piede nella dimensione che (si sperava) apparteneva a Trevor che già si erano ficcati nei guai.

Dopo aver saltato nel varco di luce azzurra, dal mondo di Kurt Elfo erano infatti approdati in una cittadina apparentemente animata e frenetica. Le persone camminavano rapide per i fatti loro, tutte prese dai propri pensieri, e le auto sulle strade a quattro corsie scorrevano come i rivoli d'acqua in un fiume.

Kurt e Blaine erano entrati nella prima caffetteria che gli era capitata a tiro per chiedere ai proprietari qualche informazione sul Palazzo Lilium ovvero l'unico riferimento concreto in loro possesso. Era stato Trevor a rivelare a Kurt quel dettaglio l'ultima volta che si erano visti.

I ragazzi non fecero in tempo nemmeno ad aprire bocca per porgere la domanda che alle loro spalle si sentì un grido:
-Guardate! Sono Chris e Darren!
Subito una voce ancor più striduala seguì la prima: -Oh mio Dio, sono proprio loro!

Si trattava di un gruppo di ragazzine in tenuta da giovani esploratrici, una ventina circa di età compresa tra i dodici e i sedici, sedute ad una lunga tavolata. Stavano preparando degli striscioni con sopra scritto: "Unitevi alle Girl-Scout! Perché lo scoutismo non è solo boy!!!!" e "Non serve saper fare la pipì in piedi per cavarsela in un bosco!"

Appena le prime due si alzarono in piedi gridando le loro esternazioni di meraviglia, altre diciotto giovani testoline rapaci si girarono all'unisono nella direzione di Kurt e Blaine, anch'essi intenti a guardarsi attorno curiosi di capire chi fosse a destare tanta euforia. Chi cavolo erano questi fantomatici Chris e Darren?

-Non ci posso credere! Allora il Crisscolfer è vero!
-Lo dicevo io che stavano insieme.
-Quanto sono teneri, mi viene da piangere!
-Chris ti prego! Fammi un autografo sulla fronte con il pennarello indelebile!
-Darren, posso scattarti una foto?

Fu con orrore che i nostri eroi si resero conto di essere proprio loro l'oggetto dell'attenzione strabordante del codazzo di ragazzine in divisa e senza capire come e perché si ritrovarono a fuggire per le strade della città sconosciuta, inseguiti da un drappello di esploratrici schiamazzanti.

-Corri Kurt!- gridava Blaine. -Dobbiamo far perdere le nostre tracce!
-Perdere le tracce? Scherzi vero- rispose Kurt dopo un paio di quelle esortazioni. -Sono girl scout, Blaine! Girl scout! Sicuramente in questo momento ci stanno fiutando.

Alla fine si nascosero dentro l'androne di un palazzo e attesero, accucciati in un cantuccio, che l'orda di ormoni impazziti dileguasse. Quando in strada tutto sembrò tornare alla normalità Blaine si azzardò a chiedere, con un filo di voce: -Pensi che se ne siano andate?

Kurt scosse la testa. -Non lo so. Ma per principio non mi fido di una dodicenne in grado di costruirsi da sola una latrina in mezzo alla foresta usando una limetta per lavorare il legno e un cucchiaio da cucina per scavare la terra.

-Ma che cavolo volevano? Dove siamo finiti stavolta! I nostri alter ego non hanno neanche il nostro stesso nome, cosa mai successa prima...
-Non è mai accaduto prima perché qui non ci sono degli alter ego- rispose Kurt, con gli occhi che gli scintillavano di trionfo. -Ricordi che Trevor ha detto di aver preso ispirazione per la sua storia da un telefilm? Probabilmente siamo stati scambiati per gli attori che ci interpretano!

Blaine strabuzzò gli occhi: -Allora ce l'abbiamo fatta Kurt, è il mondo di Trevor sul serio!
Kurt annuì mordendosi il labbro inferiore. Forse poteva sperare? Forse non tutto era perduto.
-Sì, penso che ci siamo, Blaine. Dobbiamo solo riuscire a trovare il Palazzo Lilium.
-Eccolo- sospirò Blaine indicando un punto lontano fuori dalla vetrata.

Era lontano, in cima ad una collina.
Si trattava di un grattacielo di cristallo molto moderno, tutto vetro e acciaio lucente. In cima brillava una scultura futuristica cromata fatta di lame intersecate la cui forma nell'insieme richiamava proprio quella di un giglio.

-Dici che è quello laggiù?- chiese Kurt con un filo di voce, la speranza che subito si affievoliva. Cazzo quanto era lontano!
A piedi ci avrebbero messo un'eternità per raggiungerlo.
Facendo attenzione che non ci fossero altre giovani esploratrici nei paraggi si accertarono con un passante che quello fosse proprio il Palazzo Lilium e quando l'uomo annuì distrattamente sentirono il cuore affondare sotto i piedi.
-Quanto tempo c'è rimasto?- soffiò Kurt col cuore in gola.
Blaine rispose prontamente: -Pochissimo Kurt, dobbiamo sbrigarci- e senza aggiungere altro lo afferrò per la manica ed attaccarono a correre tutti e due come i disperati che in effetti erano.

Scansarono pedoni, attraversarono col rosso, inciamparono e si rialzarono e ad un certo punto Kurt ebbe anche la sensazione di essere inseguito da un barboncino, ma forse era solo l'adrenalina che gli stava dando delle allucinazioni psicomotorie.

Il palazzo si avvicinava lentamente mentre i loro polmoni urlavano agonizzanti per l'affanno e la fame d'aria ma, con le mani strette convulsamente, continuarono ad ordinare ai loro muscoli di spingere avanti anche quando le caviglie sembrarono polverizzarsi e le orecchie presero a fischiare.

Quando finalmente raggiunsero l'enorme androne lussuoso Kurt non riuscì a mettere a fuoco la porta d'ingresso intarsiata a causa dei milioni di puntini che danzavano la mazurka di fronte alla sua vista. Forse non avevano fatto in tempo e stava già morendo, pensò tristemente ma Blaine gli lasciò la mano e per un fugace attimo sentì la circolazione sanguigna riprendere a scorrere sulle sue dita.
No, non era morto.

Inspirando ed espirando selvaggiamente i due ragazzi tentarono di riprendere il contegno e, anche se i rivoletti di sudore scendevano copiosi sulle loro fronti, e sembravano appena usciti da un bombardamento per quanto erano sfatti e stropicciati, entrarono.

L'atrio era di marmo, con rigogliose piante esotiche che facevano da guida verso il bancone dove un inserviente in elegante giacca e cravatta riceveva i visitatori. Trevor evidentemente se la passava bene.
L'uomo li guardò come se fossero scarafaggi ma, non senza un certo dispiego di professionalità, indossò quasi subito la sua migliore espressione finto-cordiale.
-Prego?- chiese pacatamente.

Kurt cercò di darsi un tono: -Abbiamo un appuntamento con il signor Trevor Gale.
Il portiere li guardò come se si fossero messi a camminare sulle mani, poi riprese subito il suo contegno impassibile e rispose: -Non è possibile signori. Questo è un condominio molto selettivo per i suoi coinquilini e per gli ospiti ammessi. Non mi è stata data nessuna disposizione da parte della famiglia Gale in merito.
-Non dobbiamo vedere la famiglia Gale- rispose Blaine piuttosto agitato- solo Trevor.

Il portiere sorrise meschino: -Il signorino Trevor è troppo giovane per poter introdurre estranei nel Lilium Palace. Io sono tenuto ad attenermi solo alle direttive di suo padre e il signor Gale non mi ha comunicato nulla in merito a visite che suo figlio avrebbe dovuto ricevere oggi.

-Senta, è davvero molto molto importante che noi andiamo di sopra a parlare con Trevor. Vede, siamo sicuri che...- stava dicendo Kurt, ma Blaine lo interruppe e lo tirò di lato.

-Kurt, se tu dici a quest'uomo che Trevor sta per fare qualcosa di estremo, quello o non ti crederà e chiamerà qualcuno per allontanarci, oppure ci lascerà quaggiù e andrà di persona a controllare cosa sta accadendo nell'appartamento dei Gale.
-Va bene allora! Basta che salvi Trevor!
-No Kurt, perché così non potremmo comunque impedirgli di cancellare il file. Si salverebbe Trevor, ma non il nostro mondo.

Il nostro mondo.
Kurt sentì una tenerezza infinita quasi soffocarlo. Blaine pensava al McKinley pietrificato come al nostro mondo.

Blaine guardò l'orologio, nervosamente: -Kurt, abbiamo solo un quarto d'ora, dobbiamo trovare un modo per convincere questo imbecille a lasciarci passare in fretta e senza troppe storie.

Per un breve istante Kurt pensò di prendere l'uomo a pugni, oppure sedarlo con del cloroformio come fanno nei film, oppure tentare un depistaggio con uno di loro due che fingeva di sentirsi male mentre l'altro si intrufolava di nascosto nel corridoio subito dietro la reception.

Ma erano tutti piani improponibili: anche ipotizzando di riuscire a superare il portiere con la forza e con l'inganno loro non avevano la più pallida idea di quale fosse poi la direzione da seguire per raggiungere l'appartamento di Trevor.
E ormai era rimasto solo un quarto d'ora!
Non potevano perdere così vicini alla meta.

Kurt si mise le mani in tasca con un gesto di stizza e aggrottò subito lo sguardo sentendo una superficie liscia tra le dita. Estrasse dal giubbotto l'oggetto che teneva in tasca.

Un oggetto che era finito lì neanche quarantotto ore prima e che lui aveva dimenticato pochi istanti dopo avercelo messo, troppo preso da problemi più impellenti.
Un oggetto che ora, con un po' di fortuna, avrebbe salvato loro la vita: la busta con i duemila dollari che gli aveva regalato Blaine Oscuro.

-Blaine, lo sai qual'è quella cosa che funziona sempre, anche quando la forza e l'astuzia falliscono?- chiese trionfante.
-Cosa?
-La corruzione.

*****



L'ascensore saliva placido verso il dodicesimo piano del Lilium Palace, incurante dell'ansia sui volti e nel petto dei ragazzi.
L'abitazione dei Gale occupava l'intero piano, quindi una volta che le porte scorrevoli si aprirono c'era poco da sbagliarsi: il portone di mogano dall'aria costosa e i pomelli dorati era senza ombra di dubbio quello che portava da Trevor.

-Suoniamo il campanello?- chiese Blaine incerto.
-No- rispose Kurt con sicurezza. - Trevor aveva pianificato l'ora con troppa sicurezza. Sicuramente sapeva di essere solo a casa. Blaine, forza la serratura. Usa il potere della luce azzurra.

Blaine non se lo fece ripetere due volte.
Aveva già fatto qualcosa del genere quando aveva forzato il muro invisibile per uscire dal perimetro del McKinley pietrificato e sapeva come agire.
Posò le mani sulla serratura, chiuse gli occhi e liberò il potere. La porta si spalancò con un botto e Kurt mugugnò qualcosa di sospettosamente simile a "troppa grazia, Sant'Antonio!", ma su questo particolare Blaine non poteva giurarci.

L'appartamento era enorme e silenzioso.
Si titrovarono in un enorme ingresso soggiorno decorato con mobili possenti e scuri come elefanti centenari e sul pavimento c'erano dei tappeti così morbidi da desiderare soltanto di sdraiarsi a terra e schiacciare un pisolino.

Ogni posacenere di cristallo, ogni ninnolo, ogni centrotavola gridava "soldi soldi soldi" e per un breve istante Kurt si chiese come mai della gente tanto ben messa come i Gale mandassero il figlio ad una scuola pubblica e omofoba, ma a pensarci meglio Trevor aveva già risposto implicitamente a questa domanda. Il padre voleva che il ragazzino si fortificasse, che divenisse un duro. Probabilmente il genitore era convinto che la scuola pubblica sarebbe stata un'ottima scuola di vita. Non si rendeva conto che suo figlio ne era uscito spezzato.

-Avanti, cerchiamolo- lo riscosse Blaine e insieme si misero a perlustrare le stanze della casa finché non trovarono la camera di Trevor.

Finalmente pensò Kurt piombando in una stanzetta da adolescente che non aveva nulla dello sfarzo del resto della casa.
C'erano poster di cantanti alle pareti. Una chitarra in un angolo, uno stereo con parecchi cd sparpagliati attorno.
E sul letto, abbandonato come un vecchio peluche, c'era Trevor.
Sul pavimento, accanto le sue scarpe, il barattolo delle pillole rosa vuoto.
Vuoto.

-Oddio Trevor- gridò Kurt precipitandosi sul letto e prendendo il ragazzo tra le braccia.

Respirava ancora ma il suo battito cardiaco era piuttosto disordinato. La sua pelle era pallidissima, quasi come quella di un vampiro ed ogni tanto le sue gambe si contraevano in piccoli spasmi.

-Dobbiamo chiamare il 911, Blaine!- urlò quasi Kurt, ma Blaine non lo ascoltava.

Fissava il monitor del computer sopra alla scrivania che restituiva la home del Bay24, il contenitore di racconti usato da Trevor.
Al centro dello schermo faceva bella mostra di sé una barra che, molto lentamente, si stava illuminando accompagnandosi ad una scritta inesorabile: "Erasing File. Time left: 9.42 sec".
Il conto alla rovescia che stava decretando la loro condanna a morte.

-Blaine! Mi hai sentito?- gridò di nuovo Kurt. -Trova un cellulare e chiama il 911!
-No, prima devo fermare questo- rispose Blaine, premendo febbrilmente sull'opzione "stop erasing".

Ma il Bay24 non si lasciava prendere per il naso così facilmente.
"Insert password" richiese l'ostinato programma, senza interrompere il suo lavoro di distruzione.
-Cazzo!- urlò Blaine per la frustrazione e, preso dal panico, digitò a caso tutto quello che gli passò per la testa.

"Insert password": Blaine Anderson.
"Request denied" rispose il Bay24.

"Insert password": Kurt Hummel.
"Request denied".

"Insert password": Trevor Gale
"Request denied".

"Insert password": Fanfiction di merda
"Request denied".

Kurt intanto stava dando degli schiaffetti decisi ma non troppo violenti al ragazzino afflosciato come un germoglio sfiorito, e intanto gli parlava nell'orecchio:
-Dai Trevor, svegliati piccolo. Apri gli occhi. Fammi vedere quel bellissimo colore che hai, dai ti prego.
E quasi come se una divinità remota avesse avuto pietà di lui, i meravigliosi occhi turchese di Trevor si aprirono e incontrarono i suoi.
Kurt si lasciò sfuggire una specie di singulto strozzato di sorpresa e gioia: -Trevor, ti stai svegliando!

Lo sguardo di Trevor rimase insonnolito per alcuni secondi, ma quando mise a fuoco Kurt i suoi occhi si spalancarono così tanto per la meraviglia che sembrarono quasi schizzargli fuori dalle orbite.
-Non è possibile- esalò. -Tu non esisti!

Kurt sorrise, accarezzandogli la guancia: -Certo che esisto. Te l'avevo detto che sarei arrivato in tempo.
Trevor sembrò non capire subito quella risposta, poi annuì: -Ah, sì. Il sogno. Tu sei il sogno.
Kurt scosse la testa in segno di diniego: -No, ascoltami Trevor. Io sono vero. Adesso dimmi dov'è un cellulare e lasciami chiamare il 911.

L'espressione di Trevor divenne dura e, con le poche forze che gli rimanevano, si tirò su staccandosi da Kurt e si accasciò poco elegantemente contro la testata del letto.
-Tu non chiamerai proprio nessuno- rispose il bambino con durezza. -Non esisti, ma anche se esistessi non lo farai.

-Guarda bene come lo faccio, invece- rispose Kurt tirandosi in piedi con tutte le intenzioni di prendere il cellulare di Trevor. -Sono abbastanza sicuro che il tuo cellulare sia nel cassetto del comodino, dove lo tengono tutti i teenagers americani.

-Lo rifarò- minacciò Trevor ottuso. -Se tu mi fermerai io ci riproverò appena ne avrò l'occasione. La prossima volta aprirò la finestra della stanza dell'ospedale e mi butterò giù. Oppure mi taglierò le vene. Se adesso chiami i soccorsi Kurt, non risolverai un bel nulla.

Intanto Blaine non smetteva di scrivere forsennatamente frasi senza senso nella speranza di fermare il Bay.

-No, no! Trevor, devi interrompere questa pazzia subito. Devi fidarti di me. Ti avevo detto che sarei arrivato e l'ho fatto. Adesso credimi se ti dico che stai facendo un errore madornale. La vita ha ancora in serbo per te milioni di sorprese meravigliose.
-Non le voglio vedere- piagnucolò Trevor, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
Adesso stava sudando copiosamente e, con una mano, teneva Kurt a distanza.- Non mi importa niente. Io non voglio vivere. Sono sbagliato. Sono uno scherzo della natura. Un mostro.

- Tu non hai niente che non va. Sei un ragazzo bellissimo e dolce. Sensibile. Pieno di talento. La canzone che hai scritto era meravigliosa. E poi- continuò Kurt con gli occhi pieni di lacrime - mi hai dato una dimensione in cui vivere, mi hai dato la forza di affrontare tante prove. Se sono riuscito ad affrontare il viaggio per raggiungerti è stato perché tu mi hai creato con una forza che anche tu possiedi. Usala per comporre quel numero. Chiama i soccorsi Trevor, ti imploro.

Trevor piangeva copiosamente, in silenzio. Era scosso, tentennante, ma ancora ostinato.
-N... n... non permetto ad un'allucinazione di darmi degli ordini.
-Non sono un'allucinazione. Io sono vero, e tu sei meraviglioso. Ti prego, vivi- adesso anche Kurt piangeva.

Blaine non smetteva di provare combinazioni di parole, a testa bassa ed espressione concentrata nello sforzo vano di salvarli, ma in quel momento ciò che più faceva disperare Kurt era la consapevolezza dell'atrocità di quello che stava avvenendo di fronte a loro.

Perché solo atroce poteva essere la definizione per un ragazzino di neanche quattordici anni che non desiderava più vivere. Perché si sentiva solo, abbandonato, rifiutatato da tutti. A scuola, a casa. Tutto il mondo che gli gridava in faccia che...
-Io sono un mostro- singhiozzò Trevor con il fantasma della sua voce. Non si capiva più se era un delirio o se stava parlando con lucidità. La febbre gli annebbiava lo sguardo e le mani gli tremavano convulsamente. -Mi piacciono i ragazzi, Kurt. E' contronatura. Io sono un mostro. Contro...natura... non degno di.... vita.

Kurt singhiozzava ora senza ritegno.
Non c'era più speranza, il tempo era quasi finito e quello che più lo faceva star male non era il pensiero di stare per morire. Quello che lo annientava era l'ingiustizia che una creatura bellissima come Trevor pensasse delle cose così orribili di se stesso e lui non avesse nessun potere per fargli cambiare idea. Neanche dopo tutto il viaggio che aveva affrontato con Blaine.

Il viaggio.
Blaine.

Le lacrime all'improvviso si fermarono.

Blaine.

Kurt sollevò lo sguardo verso il suo Blaine, l'amore della sua vita che tra poco sarebbe morto con lui.
"Erasing File. Time left: 2.45 sec"

-Maledizione!- gridò Blaine tirando un pugno contro la scrivania.
Poi si avventò su Trevor, che lo guardava con lo stesso stupore con cui si potrebbe guardare un uomo con la faccia di due colori diversi.
-Ti imploro Trevor- gemette Blaine. -Dimmi la password. Ti prego. Poi parleremo e verremo a capo di tutto. Ti giuro che troveremo la soluzione a qualsiasi problema ma per favore, dimmi la password.

-Tu sei Blaine Anderson- cantilenò Trevor ridacchiando. -Che ci fai qui anche tu?
-Per favore, la password.
-Era davvero allucinogena quella robaccia del Redemption- soffiò Trevor, con un piccolo filo di bava che sfuggiva dal labbro inferiore.
Blaine, disperato, prese a scuoterlo nel tentativo di farlo tornare in se stesso. -No, no, no.

Kurt li guardava senza parole, poi la fiammella della consapevolezza definitiva gli illuminò lo sguardo. Si alzò e strattonò Blaine in piedi, spingendolo verso la parete.
-E' finita, Blaine-.gli disse, prendendogli il volto tra le mani.
Blaine scosse la testa, piangendo. -No- mormorò. -C'eravamo quasi.

Kurt gli sorrise dolcemente, reprimendo un singhiozzo, e lo strinse a sè.
-Ti amo Blaine, e ti amerò per sempre- sussurrò prima di baciarlo.

Blaine si abbandonò al loro ultimo bacio con una disperazione devastante, stringendosi a Kurt come per dissolversi in lui. Kurt rispose al suo abbraccio con altrettanto fervore.
Fu dopo pochi secondi che Blaine si accorse che Kurt stava trafficando con le mani sul muro dietro alle sue spalle.
Si staccò dal bacio ancora sconvolto e riaprendo gli occhi aggrottò la fronte notando che nello sguardo di Kurt non c'era più la devastazione e la tenerezza di pochi attimi prima, ma solo una feroce e fredda determinazione.

-Tu non morirai oggi- disse Kurt prima di arretrare di un passo e spintonarlo con tutte le sue forze contro il muro.
Blaine cadde scioccato all'indietro, aspettandosi di sbattere violentemente contro la parete ma solo quando fu troppo tardi si rese conto con orrore che alle sue spalle non c'era più nessuna parete ma un varco di luce azzurra nel quale precipitò scompostamente.

Senza capire come si ritrovò a precipitare nello Spazio Itradimensionale per un tempo brevissimo e insieme infinito, risucchiato e spinto verso un punto preciso che ovunque fosse, era comunque lontano da Kurt.
-No Kurt! Nooooo- gridò Blaine tendendo la mano verso la direzione da cui era precipitato, ma già non si distingueva più nulla e il mondo di Trevor era scomparso nel nulla.

Blaine franò disastrosamente alla Dalton, e già mentre crollava al suolo si rese conto con orrore che la sala comune dei Warblers dove si era schiantato non era una sala qualunque. C'erano da tutte le parti striscioni e striscioni che inneggiavano la squadra di lacrosse.
Blaine si portò le mani tra i capelli, agghiacciato. Poi tutto divenne nero.

***

Kurt aveva richiuso il varco dimensionale immediatamente, appena Blaine ci era caduto dentro. Quando Kurt Elfo il giorno prima gli aveva regalato la capacità di riaprire un unico passaggio per uno dei mondi che avevano già visitato non aveva capito subito la portata di quel dono.

Ma adesso in cuor suo augurò al suo alias tutto il bene del mondo perché comprendeva che in realtà l'Elfo gli aveva donato la possibilità di mettere in salvo Blaine, la possibilità di scegliere di salvare il suo amore e morire da solo.
Per questo gli sarebbe stato eterno debitore.

La barra del Bay24 aveva quasi terminato il suo percorso.
Prima di morire c'era ancora una cosa da fare, e Kurt adesso, negli ultimi istanti, aveva ben chiaro quale fosse.
Forse era la morte imminente, forse era la gioia di essere riuscito almeno a mettere in salvo Blaine, ma adesso tutto era chiaro e cristallino nella sua testa.

Con passo deciso andò verso Trevor che nel frattempo era sceso dal letto e si era accasciato sul pavimento, con la schiena contro al comodino e lo guardava catatonico.
Kurt gli si inginocchiò di fronte e gli prese il volto tra le mani.

Con estrema lentezza, e senza smettere di fissarlo negli occhi, avvicinò le loro fronti. Adesso sapeva cosa fare. Adesso tutto era chiaro e compiuto.
-Tu non sei un mostro Trevor- disse, facendo toccare le loro fronti. -Ho affrontato un lungo viaggio per trovarti e ho incontrato tante persone nel frattempo. Guarda anche tu- e così dicendo rilasciò attraverso il suo sguardo tutti i ricordi che aveva cancellato durante il suo percorso.

Gli occhi di Trevor si spalancarono mentre assisteva nel giro di pochi secondi alle storie di Kurt e Blaine Newyorkesi, Miliardari, Pasticcere, Avvocato, Cheerleader, Avventore, Spogliarellista, Giocatore di Football, Vigile del Fuoco, Oscuroe centinaia di altri ancora. Tutte le loro vicende si susseguivano velocissime, tutto quello che Kurt aveva preso cancellando le tracce del loro passaggio, le loro speranze, i loro dolori, le loro miserie e le loro magnificenze, ora lo stava restituendo a Trevor che le stava guardando a bocca spalancata, pieno di meraviglia.

-Vedi?- diceva Kurt, mentre sentiva che le forze, lentamente, lo abbandonavano. -Ognuno di loro è come te, prova quello che provi tu. Guarda il loro amore Trevor.

Trevor vide un Blaine che si schierava contro alcuni bulli in difesa di Kurt e un Kurt che salvava un Blaine da un padre prepotente, e poi altri Kurt e Blaine che ballavano insieme ed altri ancora che si davano conforto sotto la pioggia autunnale per qualcosa di triste che gli era accaduto. E mille altre piccole scene di vita familiare, tepore, affetto e comprensione.

-Non c'è niente di mostruoso nell'amore, Trevor.- diceva Kurt, continuando a fissarlo negli occhi, senza smettere di proiettere ogni singola memoria che ancora il suo corpo conteneva.
Baci, carezze, conforto, supporto, riappacificazioni, crescita, sostegno.
Kurt e Blaine che piangevano abbracciati, Kurt e Blaine che facevano l'amore, Kurt che rinunciava a Blaine per salvarlo.

Ora Kurt sentiva di non avere quasi più forze, la vita gli stava scivolando via tra le dita come vapore squamoso, come tanti piccoli petali di ciliegio che si staccavano dalla sua pelle ed evaporavano inconsistenti.****

Ma prima, con tutto quello che restava della sua forza di volontà, Kurt fece un'ultima cosa. Richiamò di fronte agli occhi di Trevor tutti quegli alias, glieli schierò davanti come una truppa di soldati e poi, coppia dopo coppia, i doppioni si dissolsero per mostrare altri volti.

-Guardali - esalò Kurt con quel che rimaneva della sua voce. E Trevor guardò tutti quei personaggi col volto dei due attori che tanto gli piacevano trasformarsi nel volto di uomini e donne, ragazze e ragazzi dall'aspetto comune e dai nomignoli più disparati: iknowainteasy, zavocado, CPCoulter, Laugs, Crisscolferlove, ckofshadows, cacophonylights, yadiva,Chazzam, Roberta, CandyKlaine, Schifottola, Joyfulcarrie, Morena e tanti tanti altri ancora.

-Li vedi ? Sono tutte persone che vivono nel tuo mondo.Quelle persone sono reali, non sono personaggi di una storia, non sono allucinazioni. Sono tutte persone vere... e tutte quante pensano... che tu... sei ... perfetto.

Trevor tirò indietro la testa e i suoi occhi, ora di nuovo vigili, cercarono invano quelli di Kurt che si faceva di istante in istante più inconsistente, mentre le squame evanescenti del suo essere volteggiavano nell'aria disperdendosi come un sogno all'auora.

Kurt sparì in un soffio di brezza, portando con sè la sua ultima frase: -Vivi, Trevor.
Poi nella stanza cadde il silenzio più irreale.

Trevor rimase ansimante, con la schiena premuta contro il comodino, mentre sul monitor del computer lampeggiava la scritta: "File deleted".

Il ragazzo sollevò tremante una mano e sfilò, dal cassetto alle sue spalle, il cellulare.
La vista era annebbiata, la mano inaffidabile. Ma forse, per la prima volta da giorni, riusciva a pensare con lucidità.
-Risponde il 911- disse una voce cordiale.
Trevor pensò a Kurt, poi sussurrò: -Vi prego, aiutatemi.

****

Note di Oldlady:

Ahem...
Ok, lo so che voi adesso volete uccidere anche me tra atroci torture e terribili maledizioni ma, per favore, prima di scatenarmi addosso una macumba, aspettiamo l'epilogo, ok?

Dobbiamo ancora scoprire se i soccorsi arrivano in tempo.
E poi Blaine e Isabelle come si adatteranno a questa fine degli eventi? E poi... beh come ho già detto la parola fine si scrive alla fine dell'epilogo.
Se mi avete dato fiducia fino a qui datemi fiducia ancora per qualche giorno e aspettate giovedì, quando posterò il finale e spunterò la casella "completa" e mi rimetterò al vostro giudizio. E ricordatevi che, come diceva Il Corvo, non può piovere per sempre

**** La scena della morte di Kurt è un mio personale omaggio ad una delle opere che mi hanno ispirato nella costruzione di questa storia, ovvero le Tsubasa Reservoir Chronicles. Ho pianto per giorni quando muore il clone di Sakura.

Un bacio a tutte, a giovedì! Ah, e come sempre, fatemi sapere cosa ne pensate. Questo l'indirizzo facebook:

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