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Autore: Francy_92    18/03/2013    7 recensioni
Il momento in cui Max picchia Andrea mi ha fatto pensare a cosa sarebbe successo se Gaia fosse andata a cercare Andrea, piuttosto che andare via con Max.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
- Questa storia fa parte della serie ''A true love story never ends''
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Buongiorno a tutti :)
Ieri sera stavo leggendo il capitolo 19 di "Let's blame it on September" e mi sono resa conto di voler scrivere questa piccola what-if. Sin dall'inizio ero combattuta se far andare le cose come sono realmente andate o se dare una possibilità a Gaia e Andrea. Beh, stanotte ho cominciato a scrivere qualcosa riguardo questa possibilità e adesso ho completato.
Spero vi piaccia :)
Buona lettura.


*Gaia, Andrea e… l’amore*

 
«Gaia, hai un momento?»
«No, non ce l’ho!» rispondo riconoscendo la voce di Andrea.
«Non si tratta di noi due, se è per questo che mi stai evitando. Voglio parlarti della festa»
«Non ho tempo e basta. Mi aspettano e devo andare» dico fermandomi e guardandolo con la coda dell’occhio.
Lo vedo aggrottare le sopracciglia e riprendere a camminare per raggiungermi.
«Chi ti sta aspettando?» chiede mentre usciamo.
«Non sono affari tuoi» esclamo sovrastando le voci degli altri ragazzi.
«Ehi Gaia! Sono qui» esclama qualcuno afferrandomi per un braccio.
Mi volto; Max è davanti a me, Andrea è nei paraggi e questo non promette nulla di buono.
«Tu…» mormora proprio quest'ultimo.
Cazzo!!
«Ciao Andrea» mormora Max infastidito.
«Esci con lui? È per questo che sei così felice e sorridente?» chiede Andrea con fare molto antipatico.
«Volevi che restasse a casa a piangere per te? A disperarsi perché, da brutto coglione quale sei, hai preferito un’altra a lei?» Max si sta scaldando molto e non voglio che arrivino a picchiarsi qui, adesso… «Non si merita uno come te»
«Non merita nemmeno uno come te» dice Andrea a denti stretti.
«Questo lo vedremo» Max fa lo stesso, avvicinandosi a lui.
Lo sta provocando e tra poco Andrea lo picchierà, ne sono sicura.
«Andiamo per favore» dico prendendo Max per mano.
«Vai davvero con lui?!» chiede Andrea schifato.
«Hai qualche problema in proposito? No, perché ho smesso di preoccuparmi di quello che pensi da tempo. E ora lasciami in pace»
«No! Aspetta. Io…» Andrea mi afferra un braccio per bloccarmi; adesso mi trovo in mezzo ai due.
Non faccio nemmeno in tempo a voltarmi che il pugno di Max si scaglia sullo zigomo di Andrea.
«Lasciala in pace!!» urla abbassandosi al livello di Andrea, sdraiato per terra, mentre tutti gli altri lo stanno soccorrendo.
«Max… no» mormoro preoccupata. Guardo Andrea, ma lui mi sta guardando.
Non posso continuare a guardarlo sdraiato per terra e dolorante. Non posso cedere adesso.
«Vieni, andiamo»
«Max…» mormoro guardandolo dispiaciuta.
«Ok, ho capito»
Mi guardo di nuovo intorno cercando con lo sguardo Andrea e, quando mi volto, Max non c’è più.
Sospiro, mi porto una mano fra i capelli e mi volto per entrare nell’edificio scolastico. Cerco tra la folla, ma di Andrea nemmeno l’ombra. “Pensa Gaia, pensa! Dove potrebbe essere?”  mi chiedo.
Il bagno dei ragazzi!
Con un scatto veloce mi dirigo verso i bagni del pianterreno, ma lì Andrea non c’è. Salgo al piano di sopra, ma il risultato è deludente anche lì.
«Gaia, che ci fai qui?» chiede qualcuno. Mi volto e Giorgio mi guarda confuso.
«Sto cercando Andrea. Sai dirmi dov’è?» chiedo sperando che almeno l’amico sappia qualcosa.
«E’ sul retro della scuola»
«E’… è lì da solo, vero?»
Giorgio annuisce e mi sorride e, dopo averlo ringraziato, mi dirigo verso il retro dell’edificio. I ragazzi a poco a poco stanno uscendo e mi sorprende che Andrea non si sia già catapultato fuori.
lo vedo da lontano. Disteso completamente per terra, incurante della polvere. «Che ci fai qui?» chiedo mantenendo le distanze. La sua testa si alza di scatto e il suo sguardo assume un’espressione fra il confuso e lo stupito «Potrei farti la stessa domanda»  risponde tranquillo ritornando ad assumere la posizione di prima. «Non dovevi andare con Max?»
faccio un lungo sospiro e mi dico che questo è il momento giusto per mettere le cose in chiaro, indipendentemente da come andrà a finire tra me e lui.
Mi avvicino anche io e mi sdraio accanto a lui, cominciando a fissare il cielo «Ti sporcherai» mi dice continuando a guardare in alto.
«Non mi importa» rispondo sperando che adesso sia lui a voltarsi ma, passati cinque minuti buoni, decido di alzarmi e fare lo stesso con lui, anche se il suo peso non mi sta aiutando nell’impresa. «Andrea, possiamo parlare di quello che è successo?» gli chiedo lasciandogli le mani.
Inutile dire che al loro contatto la mia pelle è andata a fuoco e la mia colonna vertebrale è stata percorsa da brividi. «Fai le congratulazioni al tuo fidanzato. È riuscito a stendermi» borbotta infastidito mentre si tocca la mascella.
«Non è il mio fidanzato» preciso sedendomi accanto a lui.
Sento il suo sguardo su di me e, quando abbasso il volto verso di lui e i nostri occhi si incrociano, capisco che questo incontro non finirà per niente bene.
«Perché sei qui?» mi chiede.
Faccio un respiro profondo e decido di buttarmi. È il momento della verità «Perché non mi è piaciuto quello che Max ti ha fatto»
«Gaia, dovresti sapere delle cose…» dice come se non avesse ascoltato quello che gli ho detto.
«No senti… io ho già sentito tanto da te; non voglio sapere altro su quella serata o su quello che hai deciso di fare il giorno dopo»
Lo vedo sospirare e chiudere gli occhi «Accidenti a te! Stai zitta!!» esclama alzandosi.
«Scusami?» chiedo scioccata. Mi alzo anche io pronta per fronteggiarlo, invece, l’unica cosa che lui fa è allontanarsi e dirigersi verso l’altro lato della scuola. «Dove stai andando?» chiedo urlando.
Lui si volta e spalanca le braccia «Ogni volta che io provo a dirti quello che provo per te mi interrompi; è chiaro che non sei così desiderosa di saperlo»
Un momento… cosa?!
«Cosa provi per me, Andrea?» chiedo diventando coraggiosa all’improvviso.
«Credevi davvero che io ti abbia usato durante quelle tre settimane?» dice avvicinandosi. «Io sono innamorato di te dalla prima volta che ti ho vista, Gaia… E scusami se mi sono comportato da idiota… Non avrei dovuto ascoltare i miei amici e so di averti delusa, ma sono qui… Voglio tornare con te, perché ho capito di aver sbagliato e di non poter vivere senza di te. Molte volte ho provato a fermarti per dirti che sono innamorato di te, ma ogni volta tu mi respingevi»
«Io… non…» non so che dire, quindi scuoto la testa e resto immobile, mentre lui si avvicina. Adesso che siamo a pochi centimetri di distanza il mio cuore non riesce a seguire un battito regolare. Deve per forza andare così veloce?
Prendo un profondo respiro e gli chiedo «Lo sei Andrea? Innamorato di me?»
Lui annuisce e si abbassa verso di me «Ti amo, Gaia» sussurra sulle mie labbra guardandomi negli occhi.
Mi impongo di restare lucida e non piangere; ne ho abbastanza delle lacrime.
«Mi ami…» mormoro incredula.
«Si»
«E perché non me lo hai detto prima?»
«Avevo paura di ammetterlo e di dirlo anche, ma così facendo ti ho persa e…» non conclude, ma scuote la testa e appoggia la fronte sulla mia «Non posso pensare di vivere un altro secondo lontano da te. Mi sei mancata da morire, Gaia…»
E a quel punto non riesco più a trattenermi; gli butto le braccia al collo e le mie labbra si scaraventano sulle sue baciandolo con foga. Lui mi prende in braccio e mi fa sedere sul muretto alle nostre spalle. Lo stringo forte tra le mie braccia e le mie gambe lo tengono vicino al mio corpo. «Ti amo anche io» sussurro tra un bacio e l’altro.
Lui mi guarda e mi sorride «E’ bello sentirtelo dire»
Riprendiamo a baciarci ma, proprio in quel momento, comincia a cadere una fitta pioggerellina. «Andiamo» mormora Andrea allontanandosi.
«Entrambi gli edifici saranno chiusi» gli faccio notare. «E noi siamo rimasti qui dentro»
«C’è la mia macchina nel parcheggio della scuola»
Annuisco e lo prendo per mano, seguendolo.
Più corriamo, più la pioggia diventa forte. «Tempismo perfetto, proprio» borbotta Andrea estraendo le chiavi della sua macchina e aprendola.
«Si bagneranno i sedili» gli dico strizzando la mia maglietta.
«Non mi importa. Sali»
Faccio come mi dice e salgo, chiudendo velocemente la portiera.
«Che freddo» mormoro mentre i miei denti non smettono un attimo di battere.
«Vieni qui» dice Andrea tirandomi verso il suo corpo. Mi avvicino a lui, che accende la macchina per azionare il riscaldamento. «Porca miseria» borbotta strofinando le sue mani sulle mie braccia.
«Io un’idea ce l’avrei per riscaldarci meglio» sussurro al suo orecchio.
Lui mi guarda con malizia e io, imbarazzata, colgo l’occasione per baciarlo.
«Vuoi farlo qui?»
«Non è la prima volta mi pare»
«No, infatti» dice facendomi sedere su di lui. Porta indietro il sedile e abbassa lo schienale. «Sopra o sotto?» chiede.
«E’ uguale» mormoro cominciando a baciargli il collo e a sfilargli la maglietta bagnata. La stessa cosa fa lui con me, ma in quel momento sentiamo qualcuno fare rumore. «Aspetta» dico cercando di fermare le labbra fameliche di Andrea.
«Che c’è?»
«C’è qualcuno…» mormoro guardandomi a destra e a sinistra.
«Per forza… sarà il custode»
«Andrea, aspetta. Sta uscendo; possiamo salire nella mia classe»
«Oppure andare a casa mia, visto che sta aprendo i cancelli»
«Ok, vada per casa tua» mormoro abbracciandolo e baciandolo a stampo.
«Finalmente posso tenerti di nuovo fra le mie braccia» sussurra.
Sorrido e gli accarezzo una guancia, ma sussulta quando gli sfioro l’occhio. «Scusa»
«Non preoccuparti. Dai andiamo, altrimenti restiamo di nuovo qui»
Annuisco e ritorno al mio posto, ridandogli la maglietta e indossando la mia.
«Spero non ci sia nessuno stavolta» dico e finalmente Andrea riesce ad uscire dai cancelli.
«Sono tutti fuori città»
«Meglio» mormoro sporgendomi verso di lui e baciandogli la guancia.
«Dimmelo» sussurra guardando un po’ me un po’ la strada.
«Dirti cosa?» chiedo.
«Sai che cosa» risponde lui sorridente.
Sorrido e gli lascio un bacio vicino all’angolo della bocca «Ti amo»
 
«Io direi di entrare dritti nella doccia» dice Andrea battendo i denti.
«Sono d’accordo» mormoro togliendomi la giacca.
«Vieni. Dopo mettiamo i vestiti nell’asciugatrice»
«Avete un’asciugatrice?» chiedo sorpresa.
«Si, mia madre non è il tipo che perde tempo a mettere la biancheria fuori»
«Wow. Posso fare il bucato qui?»
«Se serve per farti stare più spesso al mio fianco, per me va benissimo»
Sorrido ed entro nel bagno annesso alla sua camera. “Per fortuna” penso.
Mi libero dei vestiti ed entro nel box, cominciando a miscelare l’acqua, mentre Andrea accende il riscaldamento della sua stanza. «Non vedo l’ora che la stanza si riscaldi» mormora entrando in bagno e spogliandosi. Quando mi raggiunge dentro la doccia qualcuno è piuttosto contento di vedermi.
«Se non vuoi non fa nulla» dice guardandomi.
«Chi ti ha detto che non voglio?» rispondo attirandolo verso di me.
«Giusto» mormora sorridendo spiaccicandomi al muro.
Facciamo l’amore sulla parete della sua doccia per poi continuare sul suo letto.
«Dovrei chiamare mia madre» mormoro appoggiata al suo petto.
«Avevi il telefono nello zaino? Lo abbiamo dimenticato a scuola»
«No, per fortuna lo tengo sempre nella tasca dei jeans»
«Allora chiamala. Magari è preoccupata per te»
«Non voglio alzarmi»
Lo sento ridere e accarezzarmi la spalla sinistra «Sarò qui dopo quei tre secondi che avrai impiegato a recuperare il telefono»
Stavolta sono io che rido ma, dopo un respiro, mi alzo per recuperare il telefono.
Sento il suo sguardo sul mio corpo nudo e un po’ mi imbarazza, ma non c’è nessuno più contento di me al momento.
Una volta recuperato il cellulare, ritorno da lui.
«Che cosa le dirai?» chiede baciandomi la tempia.
«Che sono con te»
«E le racconterai… tutto?»
«Ovvio che no» rispondo ridendo davanti alla sua espressione spaventata.
«Meglio»
Ridacchio e compongo il numero di mia madre «Tesoro, dove sei?» chiede dopo aver risposto al secondo squillo.
«Sono da Andrea»
«Da Andrea? Ma non dovevi essere fuori città?»
«Si, ehm… cambio di programma» rispondo sorridendo.
«Ok. Beh, cos’è successo?»
«Te ne parlo quando arrivo a casa» dico, ma Andrea comincia a fare “no” con la testa. «Uhm… è un problema se rimango con lui stanotte?»
«Gaia…»
«Mamma, ti prego. Prometto che torno domani mattina prima di andare a scuola»
La sento sospirare e annuire «Il tuo zaino comunque è qui»
«Davvero?»
«Si. Lo ha portato Serena»
«Ah ok. Comunque prometto che domani mattina torno e poi vado a scuola»
«Va bene. Non fare sciocchezze, ok?»
«Certo. Ciao mamma»
«Ciao»
Riaggancio e Andrea mi guarda «Non era proprio entusiasta all’idea, ma l’ho convinta»
«Resti a dormire qui?» chiede sorpreso.
«Si» rispondo sorridendo. «Credo comunque che abbia capito come impiegheremo il nostro tempo»
«Dici?»
«Si, ma non mi importa quello che dirà»
«Perché cosa potrebbe dirti?»
«Beh, è rimasta incinta più o meno alla mia età. Direi che vorrebbe evitare questo per me»
«Vorrei evitarlo anche io, almeno per il momento»
Sorrido e mi stendo di nuovo al suo fianco. «Dici che possiamo stare insieme adesso?»
«Si, cosa ti fa pensare il contrario?»
«Non lo so… magari i tuoi amici»
«Fidati, ho imparato la lezione»
«L’ho imparata anche io»
«Che lezione avresti imparato tu?» chiede guardandomi.
«Tutto questo tempo lontana da te non mi ha fatto di certo bene e devo ammettere che se ti avessi lasciato parlare prima le cose sarebbero state così molto prima»
«L’importante è che ti ho zittita oggi»
«Fallo quando vuoi» dico ridendo.
«Sempre?»
«Non ti allargare» mormoro spalmandomi sul suo corpo.
«Ti zittirò quando sarà necessario»
«Dubito che lo farai soltanto quando sarà necessario, ma ok»
Lo sento ridere contro il mio collo e subito dopo alzare il bacino per farmi capire che sta per iniziare il terzo round.
In fondo, non mi dispiace mica, soprattutto se sto facendo l’amore con la persona che amo e che… mi ama.

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Allora? Che ne dite?
Vi è piaciuto? :)
Vi ricordo che qui potete trovare il link della storia originale "
Let's blame it on September"; mentre questo è il sequel "There'll be a place for us".
Un abbraccio a tutti voi che mi seguite.
Francy

 

 

   
 
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