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Autore: Vahonica    18/03/2013    3 recensioni
I loro occhi s'incontrano, turchese e cioccolato, cacao e cielo. Il risultato è un cozzare confuso di questi due colori, che non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro e che, mescolati assieme, danno un orribile macchia di un terzo colore indefinito, una tonalità di nero poltiglia.
Ma Kaname e Aido si guardano attraverso questo velo di nero poltiglia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanabusa Aido, Kaname Kuran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*NdA* Ehilà(?)
E' la prima ff su VK che scrivo e l'ho fatto perché ho deciso che amo la coppia AidoxKaname e non ci posso fare niente u.u
Secondo me, sono più carini persino di KanamexZero, ma è solo la mia opinione, nulla di importante.
Siate clementi(?) con me e fatemi sapere cosa ne pensate, ché ci tengo parecchio a questa os scritta in meno di un'ora, di getto, dopo aver visto il 4° ep di VK guilty per l'ennesima volta.
Grazie in anticipo, anche solo perché leggerete, e... be', buona lettura ^_^
Very






Due colpi alla porta.
Kaname, comodamente steso sul divano nella sua stanza, non ha alcuna voglia di rispondere. Ma lo fa, perché è più forte di lui. E' cresciuto così, imparando a non venir mai meno ai suoi principi, ad ascoltare gli altri sempre e comunque, anche quando non ne ha voglia, e a non sottrarsi ai suoi impegni - per questo cerca di prenderne il meno possibile.
"Avanti" - la sua voce risuona spenta, rimbalza una volta solo sulle pareti immacolate, macchiandole del suo timbro basso e melodico, e poi cade e soffoca sul soffice tappeto orientale che ricopre il pavimento.
La porta si apre, cigolando appena, un rumore che sembra amplificato nel silenzio spettrale del dormitorio, e ne fa capolino un Aido tutto scompigliato e assonnato. E serio.
Kaname sospira, lascia che il suo sguardo scivoli sulla sua figura sottile, registrando distrattamente i capelli biondi spettinati che catturano il riflesso di un raggio di sole che si è permesso di entrare dalle tende tirate, gli occhi azzurro mare pieni di sonno e domande, le labbra schiuse in un sussurro inudibile. Poi torna a fissare il soffitto come se questo fosse un cielo stellato e lui stesse scrutando le costellazioni in cerca delle grandi risposte ai misteri dell'Universo; come se gl'interessasse.
"Kaname?" - Aido lo chiama, la sua voce è morbida e impastata di sonno e, Kuran non lo direbbe mai ad alta voce, è tenerissimo in quello stato. Per un attimo, vorrebbe stringerlo e guardarlo addormentarsi fra le sue braccia, ma subito riesce a fare in modo che quel pensiero venga eclissato.
Kaname Kuran non coccola proprio nessuno, a parte Yuki. Ed è già tanto se lo fa con lei, senza nemmeno capire perché. In fin dei conti, è solo un'umana. Perché gl'importa così tanto di lei, quando c'è qualcuno come Rima... qualcuno come Aido ad aspettarlo? Qualcuno che non ha paura del loro mondo perché ne fa parte, qualcuno che più o meno riesce a comprenderlo o che almeno ci prova, qualcuno che gli rimarrà affianco nonostante tutto, nonostante gli orrori che fanno da sfondo e da cornice alle loro vite, nonostante gli incubi che Kaname stesso si crea per rimanere ancorato a quella che non può più definirsi vita. Si complica l'esistenza solo per capire e far capire ad altri che lui c'è, che non è diventato un mucchietto di polvere chiuso in quella stanza colma di libri, che vuole tenersi stretto il suo posto sotto i riflettori. Dove va Kaname Kuran tutti devono voltarsi a guardarlo, a mormorare estasiati e un po' intimoriti dalla sua presenza, a salutarlo colmi di rispetto fino alla nausea. Gli piace, ci si è abituato, ormai è l'andamento naturale delle cose e non vuole che questo cambi. E' una delle sue poche certezze.
Aido gli si è avvicinato, piano, quasi di soppiatto, dopo essersi chiuso la porta alle spalle, e ora lo osserva dall'alto, leggermente chino su di lui.
I loro occhi s'incontrano, turchese e cioccolato, cacao e cielo. Il risultato è un cozzare confuso di questi due colori, che non hanno nulla a che fare l'uno con l'altro e che, mescolati assieme, danno un orribile macchia di un terzo colore indefinito, una tonalità di nero poltiglia.
Ma Kaname e Aido si guardano attraverso questo velo di nero poltiglia.
Kaname non ricordava gli occhi di Aido così profondi, tanto da sembrare anche appena più scuri di quel che in realtà sono. Nei suoi pensieri, quei due ritagli di cielo sono sempre stati superficiali e pieni di luce, come l'estate in qualche paese tropicale. Gli hanno sempre dato fastidio perché troppo chiari, eppure non potervi guardare dentro gli mette addosso una certa ansia che non si è mai spiegato e mai - crede - cercherà di spiegarsi. Forse perché quando non guarda Aido negli occhi è un po' come se il Sole venisse coperto dalle nuvole. No. Un momento. Lui è un vampiro, il Sole gli dà fastidio. Allora, non guardare negli occhi Aido è come se la Luna piena, bellissima e argentea, venisse oscurata da un'eclissi improvvisa e non importa quante stelle ci siano in cielo: nessuna brillerà mai tanto quanto la Luna stessa.
Per Aido, invece, gli occhi di Kaname sono sempre gli stessi: scuri, misteriosi, pieni di segreti chiusi a chiave dentro quel cuore che pompa sangue puro. Occhi tranquilli, senza nessuna fretta, a volte persino freddi e sempre spenti, come se dietro non si nascondessero emozioni, pensieri, parole. Una volta sola ha visto quegli occhi animati da una strana luce, una luce che chiedeva amore e calore, che annaspava in cerca di un appiglio per uscire da quel freddo e da quelle tenebre e brillare di vita e gioia prefabbricata. L'ha vista una volta sola, quella luce, prima che tornasse a urlare invano dietro quel muro di cemento armato e rinforzato in piombo, e di sicuro non se la scorderà più, mai più. Vuole rivederla di nuovo, più a lungo, vuole ammirarla, perché l'ha ammaliato fin da subito, l'ha catturato, e ora la rivuole, la vuole per sé.
Kaname si solleva lentamente sui gomiti e i loro visi si fanno più vicini, cosicché ora entrambi i ragazzi-vampiro riescono quasi a leggere tutti i segreti che l'altro nasconde dietro quegli occhi, riescono a contare ogni singola ciglia; quelle bionde e intrecciate, assonnate di Aido, e quelle nere, fitte, lunghe di Kaname, che quando abbassa le palpebre quasi gli sfiorano gli zigomi alti, da nobile quale è.
"Kaname" - è un sussurro, questo, quasi un'illusione attutita fra le labbra, le pareti della gola e i canini aguzzi che proprio non vogliono saperne di prendere una dimensione che per gli umani sarebbe nella norma. E' un sussurro fatto con le palpebre abbassate quasi del tutto sugli occhi cerulei, uno sbuffo di fiato che s'infrange sul viso di Kaname e rotola giù lungo la sua spina dorsale sotto forma di brivido.
"Kaname" - e questa è quasi una richiesta e un invito, forse una preghiera muta che sgomita per uscire e prende a pugni la lingua per costringerla a muoversi, ma che viene bloccata dalle labbra - di Kaname, morbide e dolci, liscie e fredde, una piuma di marmo e una farfalla di vetro.
   
 
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