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Autore: tomtom    18/03/2013    1 recensioni
Calzino è un calzino. È appena tornato dalla Lavatrice, ma... Se finisse per errore nel cesto dei panni sporchi? Come la vivrebbe un calzino pulito? Ecco la storia delle sue peripezie
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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White sock

Dopo molto tempo, finalmente Calzino tornava a casa, a Cassetto, il club degli individui civili, puliti e ordinati più in vista dell'appartamento. Poco prima di fare la sua entrata in società, gli venne affidato un compagno, come da regolamento ; Il compagno, con il quale aveva ben presto scoperto di avere molte cose in comune -a partire dal cotone per arrivare alla trama delle cuciture-, si era rivelato in fretta un amico inseparabile, e insieme, affrontare Cassetto era parso gioco da ragazzi.

Per un paio di giorni ebbero modo di fare la conoscenza di tutta la biancheria migliore della zona, arrivando poi alla conclusione che lui e il suo compagno erano semplicemente la coppia più elegante del circondario.

Una mattina la luce si accese su Cassetto e furono tutti presi dal panico: quel giorno qualcuno sarebbe stato sfrattato, e tutti i membri dell'esclusivo club cominciarono a pregare affinché il suo prossimo fosse stato preso. Nessuno voleva tornare nel ghetto, a Panni Sporchi. La mano del signore (o Fato, come erano soliti chiamarla lí a Cassetto) calò: le odiose dita presero un paio di mutande, un certo Boxer, per cui il nostro eroe non provò alcun rimpianto - non gli era mai piaciuto, comunque. Mentre un sospiro generale iniziava a sollevarsi dai superstiti, qualcosa andò storto: infatti, non appena Boxer cominciò ad alzarsi, Calzino e il suo compagno si sentirono strattonare e tirare verso l'altro. In un istante, i due sventurati si ritrovarono catapultati fuori: dopo una breve caduta libera, toccarono il pavimento e stettero inermi per molto tempo, aspettando il loro destino. La luce da pallida che era, si fece più luminosa e sulla casa scese tutto insieme il silenzio. Per qualche tempo Calzino e compagno credettero di averla sfangata, poi, la fine ebbe inizio: la sentirono arrivare su zampe unghiate e grosse, tra ansimi e rumori gutturali. Il cane del Fato era arrivato. Impossibilitati a muoversi, i due aspettarono la fine, che venne in fretta sotto forma di enormi fauci bavose: una lingua li raccolse e scivolarono nella presa ferrea e disgustosa della mandibola del cane; i denti perforarono le fibre. In un momento indefinito, la bestia feroce cominciò ad agitare il muso, sballottando la coppia sfortunata: tra bava e morsi, i due dovettero sopportare le pene dell'inferno, per ritrovarsi, infine, separati per sempre: dopo l'ennesimo strattone, Calzino si vide strappare il compagno di una vita e rimase solo, mentre l'altro veniva portato via dall'animale che faceva versi eccitati e produceva dalla gola ringhi minacciosi. Il troppo dolore e lo shock improvviso cullarono Calzino in un sonno grigio, che lo avvolse come l'acqua della Lavatrice. Alla luce luminosa, si sostituì una luce aranciata, chiaramente artificiale: lo sventurato si riprese in tempo per sentire i rumori della casa che tornava a vivere, insieme al suo padrone, Fato. Il panico tornò e gelò Calzino in una morsa tremenda, aveva come il sospetto che le sue sfighe non sarebbero finite lì. E infatti non si sbagliava. Per la seconda volta, Fato si accostò a Cassetto: prima di venire preso e svenire nuovamente, Calzino ebbe tempo di perdersi nel panico che l'ombra proiettata dal Fato aveva causato in lui. Tenuto prigioniero dalle terribili dita, fu trasportato in un'altra stanza, che lui riconobbe subito, poiché ricordava ancora troppo bene: era la stanza della malavita, del caos, delle pestilenze. Era la stanza dove si trovava il ghetto. Calzino ritornò in sé proprio nel momento in cui veniva gettato in quell'angolo di inferno. Atterrò in mezzo a nuovi individui terribili e la disperazione lo catturò: ovunque guardasse, scopriva calzini, mutande, maglioni a fissarlo con le loro fibre consunte, i volti sfregiati da macchie sospette e minacciose e incredibili quantità di parassiti liberi di camminare sui loro tessuti. Calzino fu preso dalla nausea e per un attimo pregò il cane di tornare e prenderlo nuovamente tra le sue fauci, ché almeno quello sarebbe stato più fattibile. E invece, il cane non arrivò mai e Calzino dovette passare un'infinità di tempo a proteggere le sue fibre eleganti e impeccabili dalla sozzura di quegli individui; ogni volta che si sfioravano Calzino e qualche abitante di Panni Sporchi, il disgraziato si sentiva violare nell'intimo e con orrore assisteva al contagio di parassiti e la trasmissione di quelle macchie, che, come una tortura, lo sfregiavano per sempre nelle fibre del suo animo.

La prigionia a Panni Sporchi sembrò durare un'eternità e quando l'ultima fase si avvicinò, Calzino la accolse con l'ultimo briciolo di gioia che aveva in corpo. Furono tutti smistati in un batter d'occhio e, altrettanto in fretta, furono gettati in quel calderone vorticoso che era la Lavatrice. Quella che per tutta una vita era sembrata la tortura peggiore, si trasformò per Calzino in una liberazione, il quale cominciò a vedere nell'alternarsi della centrifuga la concessione di un'altra possibilità.

Calzino fu in seguito asciugato, appaiato e relegato nuovamente a Cassetto, e la sua vita continuò tranquilla e dimentica di tutti gli orrori subiti da calzino pulito, finito, per errore, tra la biancheria sporca.

   
 
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