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Autore: Maggie_Ciocca    19/03/2013    1 recensioni
«MAAAAAAGGIE!» la chiamai dalla mia stanza mentre finivo di sistemare i vestiti nuovi nel guardaroba.
La sentii correre dall’altra stanza e imprecare contro la sua borsa, che aveva probabilmente abbandonato in mezzo al corridoio come faceva di solito.
«Si? Cosa succede? Hai trovato Joe Jonas nell’armadio?» chiese saltellando su un piede solo.
«Eh? Maggie, quella che si diverte a fare la caccia al Jonas in mutande non sono io qui» risi «e comunque volevo dirti che... non me lo ricordo quello che volevo dirti... però sono felice di essere qui, di essere quasi stata denunciata dai Jonas Brothers e di essermi rifatta il guardaroba. E tutto questo in due giorni per di più».
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Mi raccomando, fatevi sentire sempre, chiaro?» disse mia madre abbracciandomi. Sbuffai all'udire quelle parole, per l'ennesima volta, e facendole il solletico me la scrollai di dosso.

«Si, mamma. Lo abbiamo capito benissimo, ci faremo sentire.» alzai gli occhi al cielo per poi girarmi verso Elle. Stessa identica scena: madre che ripete le stesse parole, figlia che ripete gli stessi gesti. Poi un eco si diffuse per l'aeroporto dagli altoparlanti, salvandoci finalmente da tutte quelle apprensioni materne e coccole.

«I passeggeri del volo 298978 da Milano per New York City sono pregati di recarsi all'uscita 12 per l'imbarco.» annunciò la voce metallica con nostra grande gioia.

«Fate buon viaggio bambine.» ci abbracciarono i nostri padri, per poi tirare via le madri che non avevano intenzione di mollarci. Strinsi il manico della borsa e mi girai verso la mia migliore amica.

«Pronta Elle?» le sorrisi.

«Pronta Maggie?» mi sorrise di rimando. Annuimmo contemporaneamente per poi dirigerci al gate 12 dove ci saremmo dovute imbarcare per NY, la città dei nostri sogni, da sempre.




«La temperatura esterna è di 16 gradi. Sono le ore 6.25 p.m. e vi diamo il benvenuto a New York.» annunciò il pilota dagli altoparlanti diffusi nell'aereo sollevando un applauso generale. Mi girai a guardare nel sedile affianco al mio per ritrovarmi Elle che dormiva. Risi leggermente e poi la scossi piano nel tentativo di svegliarla.

«Sveglia, siamo a New York, e tu russi!» risi vedendo l'adorabile broncio che mise su ancora con gli occhi chiusi.

«Io non russo!» si stropicciò gli occhi sistemandosi sul sedile e guardando distrattamente dai finestrini, sorrise.

«Si che russi, e.. babe, siamo in America!» mi morsi il labbro per cercare di contenere la mia euforia e non urlare provocando chissà quale spavento sull'aereo.

«Ce l'abbiamo fatta!» sorrise lei sganciandosi la cintura. «Su forza, usciamo di qui!» si alzò e io la imitai per poi recuperare le nostre borse dal vano dei bagagli a mano.

«Ahi!» sbottai quando una piccola valigia mi sbatté sulla spalla sinistra.

«Dai, non lamentarti sempre!» mi riprese Elle alla mia destra prendendomi la mano. «Su andiamo, veloce!» mi tirò facendosi spazio nello strettissimo corridoio dell'aereo per poi raggiungere l'uscita sul tunnel che portava al JFK international airport di NY. La seguì sbuffando e corremmo dentro l'aeroporto, cercando dove recuperare i nostri bagagli per le due settimane successive.

«Oh, sono lì guarda!» indicai un rullo non molto lontano da noi raggiungendolo in fretta. «Quella è la mia, ma la tua non la vedo!» le dissi indicando la valigia rosa che stava per arrivare davanti a me, e infatti la presi dandole un piccolo colpetto per togliere la sporcizia.

«Dimmi che non l'hanno persa.. dimmi che non l'hanno persa.. ti prego, dimmi che non l'hanno persa..» si ripeteva da sola per convincersi, tenendo gli occhi saldamente chiusi.

«L'hanno persa!» risi notando il rullo vuoto e nessun altro bagaglio in arrivo. «Dai, guarda il lato positivo, sei New York, e adesso niente e nessuno ti potrà impedire di fare shopping fino a rifarti il guardaroba!» sorrisi accarezzandole il braccio.

«Ma avevo tutto lì! E adesso come faccio io?!» sbatte un piede a terra facendo il labbruccio, a dir poco adorabile.

«Ti presto qualcosa di mio se vuoi, poi shopping, ma prima, lo diciamo al banco dei bagagli smarriti e vedrai che la ritrovano!» le presi il braccio trascinandomela fino al bancone per fare la denuncia della valigia.




«Oh, guarda questo! Ti starà benissimo! Su provalo!» presi la gruccia a cui era appeso un vestitino rosso bellissimo, e lo gettai delicatamente tra le braccia di Elle dietro di me.  La stavo sommergendo di vestiti, ma eravamo a New York, e in quel negozio sembrava che avessero disegnato dei vestiti apposta per lei. «Su, entra e provali, io ti cerco le scarpe!» la spinsi in camerino lasciando la mia borsa a terra davanti ad esso. Corsi subito al reparto delle scarpe. Non mi guardai allo specchio, ma credo che i miei occhi fossero diventati a cuoricino e avessero cominciato a sbrilluccicare, insomma, quello era il paradiso. Presi delle scarpe col tacco, delle converse, stivali, praticamente tutte le scarpe che mi piacevano e che potevano piacere a Elle. Non appena tornai indietro sentii una melodia familiare. 'Mic check, can you hear me? Gotta know if I'm coming in clearly..' mi precipitai a prendere il telefono dalla borsa a terra e lasciai malamente le scarpe nelle mani della mia amica che era appena uscita dal camerino.

«Oddio, non ci credo!» guardai il nome di mia madre illuminarsi sullo schermo e corsi verso l'uscita lasciando il telefono suonare tranquillamente 'Hey You'. «Pronto?» sbuffai.

«Margherita! Siete arrivate? Il volo? Tutto a posto? Com'è l'albergo? New York? State bene? Perché non rispondi?!» la voce alta di mia madre mi travolse e dovetti staccare il telefono dall'orecchio per non perdere l'udito.

«Se stai zitta ti rispondo, ma se parli mi viene un pochino difficile, mamma!» presi a camminare nell'angolino adiacente al negozio avanti e indietro nel tentativo di far passare prima il tempo. «Siamo arrivate, e va tutto alla grande, ora scusa mamma, ma non posso stare al telefono, ti chiamo quando sono in camera. Ciao.» agganciai rimettendomi il cellulare in tasca. Mi girai per entrare nel negozio e vidi un suv nero lucido, con i vetri oscurati parcheggiare sul marciapiede di fronte, davanti un negozio di giocattoli.


«Chi era?» mi chiese Elle quando rientrai nel negozio. La guardai mentre si sistemava le balze del vestitino che le avevo fatto provare, stava benissimo.

«Mamma.» sbuffai. «Visto? È stupendo, ti sta benissimo.» sorrisi.

«Dici?» continuava a sistemarsi quel vestito come se cambiasse qualcosa. «Boh..» 

«Guarda che ti sta benissimo. Metti queste.» le passai dei sandali neri che avevo preso prima. Fece come le avevo detto e poi sorrise. «Perfetta.» incrociai le braccia al petto guardandola, orgogliosa dell'abbinamento che avevo scelto. 

«Certo, guarda che gli occhiali sono in borsa se dovessero servirti.» rise passandomi un pantaloncino e un top che le avevo preso prima. «Questi li metti tu.» mi spinse in camerino aspettando che mi cambiassi. 

«Ma erano tuoi!» le dissi finendo di tirare su la zip del top.

«Non fa nulla, li metteremo entrambe al massimo!» mi rispose e quando uscì, sorrise. «Ti stanno benissimo, e questo è merito mio!» assunse la stessa posa che avevo preso io precedentemente e rise. 

«Okay, hai ragione!» risi anche io mettendomi davanti lo specchio accanto a lei.  «I like what I see.» affermai guardandoci allo specchio. «Ho visto che c'è anche il reparto maschile, che ne dici se prendiamo qualcosa a Mirko e Francesco?» le dissi. 

«Si, magari riusciamo a trovargli qualcosa di decente da mettere una volta nella vita.» rise tornando a spogliarsi dietro la tenda e io la imitai.

«Oddio! E ora come facciamo!?» alzò la voce dal camerino adiacente al mio mentre finivo di aggiustarmi il giubbotto.

«A fare che?» uscii trovandomela davanti con una faccia a dir poco spaventata.

«Le magliette! Il concerto! Erano nella mia valigia!» sbiancai. Oddio. Le magliette per il concerto. E ora come facciamo? E se non recuperiamo la valigia in tempo?

«Oddio..ehm..io.. aspetta! Possiamo farne fare di nuove!» cercai di rassicurarla pensando di aver avuto una buona idea. In parte ci riuscì, infatti la vidi rilassarsi.

«Beh..si.. credo che potremmo..» sospirò prendendo la sua borsa. Sorrisi e la seguii, dirigendoci nel reparto maschile.

«Dobbiamo comprare le magliette.» dissi cominciando a vedere alcune felpe dallo stand per comprarle ai nostri fratelli.

«E dove le compriamo? Oh guarda questa!» prese una felpa grigia con scritto 'New York Jets.' 

«Mi piace!» sorrisi prendendo la misura di mio fratello. «Oh e guarda questa!»  presi in mano sorridendo una felpa enorme con scritto 'Hug me, I'm cuddly!'. «Questa la voglio io!»

«Oh ti voglio proprio vedere!» rise Elle tirandomi verso un camerino. «Su, provala!»  mi spinse dentro, e finii contro qualcosa di duro, ma non era la parete quella. Con un piede calpestai qualcosa, e ne scaturì un grido che mi fece spaventare. 

«Oddio!» esclamai facendo un passo indietro, inciampai in un paio di jeans per terra e mi ritrovai  per terra coperta dalla felpa.

«Che succede?» chiese una voce che mi sembrò familiare. Un urlo acuto mi portò a togliermi velocemente l'indumento dalla faccia per trovarmi Nick Jonas in boxer, in piedi davanti a me. Spalancai gli occhi arrossendo violentemente, stesso fece lui.

«Io..i-io.. ehm..» balbettò qualcosa facendo alcuni passi indietro per tornare in camerino.

«Oddio..» soffiai, cercando di alzarmi sulle gambe tremolanti. Una risata fece girare me e Elle velocemente, Joe era lì appoggiato con una spalla al camerino, le braccia incrociate al petto, e rideva guardando la scena.

«Bel colpo fratello!» rise.

«Dovete andare via, non potete stare qui.» disse un uomo altissimo, sembrava tanto un armadio tutto vestito di nero. 

«M..ma..m-ma..» balbettò Elle accanto a me, cercando di formulare una frase di senso compiuto, senza alcun risultato.

«N..noi..io..n..non..» okay, sapevo parlare perfettamente l'inglese, ma in quel momento ero troppo bloccata per riuscire a dire anche 'Hi'.

«Oh..» sussurrò Nick uscendo dal camerino, vestito. «Siete italiane?» chiese. Deglutì a fatica cercando di rispondere, ma avevo un nodo alla gola, perciò annuii. 

«Dovete andare via.» ripeté la guardia del corpo, spingendoci delicatamente verso il reparto femminile.

«No, aspetta Rob.» Joe ci si avvicinò nello stesso momento che Kevin uscì dal camerino.

«Allora? Come sto?» fece una mezza giravolta su se stesso il maggiore dei fratelli per poi essere interrotto da Nick.

«Una favola...» gli rispose quest'ultimo guardando verso di noi, senza degnare di uno sguardo suo fratello.

«Io sono Joe, voi siete?» ci porse la mano, io non la strinsi ancora troppo scioccata, Elle, al mio fianco non era da meno, solo che lei, a differenza mia, un po’ sveglia era e mi stava stritolando il braccio. «Okaaaay..» Joe ritirò la mano grattandosi la nuca e ci sorrise. Quel sorriso.. smettemmo di respirare entrambe per una manciata di secondi.
 
«Oh mio dio..» sussurrò Elle.

«Oh, sapete parlare?» rise imbarazzato Joe.

Annuii veementemente e poi sussurrai «M-maggie.. mi chiamo Maggie..» deglutì a fatica.

«Io.. i..io so..sono El..le..» fece qualche pausa durante la frase annuendo, sembrava stesse parlando da sola.

«Chi?» fece Kevin.
 
«Le ragazze che sono piombate nel camerino di Nick mentre si cambiava.» rise Joe mentre Nick abbassava lo sguardo imbarazzato. Io ero ancora scioccata quando sentì per la terza volta la voce del bodyguard.

«Adesso basta, dovete andare via signorine.» Ci allontanò nuovamente senza che i tre potessero fare qualcosa, ma sentì la voce di Joe disse qualcosa tipo 'Ma perché deve mandare sempre via quelle carine?!', ma ero ancora troppo in palla per capire effettivamente ciò che succedeva.

«Oddio...» sussurrò Elle, mi girai trovandola con un espressione al quanto assente e scioccata.

«M..ma..e..erano..l..loro..loro era..erano...io..» balbettai parole senza senso.

«I..io..n..non...non lo so....» balbettò.

«Ragazze? Prego, la cassa è libera.» ci richiamò la cassiera per pagare tutti i vestiti che avevamo preso. Non risposi per qualche secondo, la mia mente era da un'altra parte. Cioè.... noi avevamo appena incontrato i Jonas Brothers?
 
Elle’s pov.

Uscite dal negozio decidemmo di andare in hotel per sistemare i nostri acquisti e riempire il mio povero armadio, che fino a quel momento era stato occupato solo da qualche felpa e jeans di Maggie e un paio di scarpe.
 
«MAAAAAAGGIE!» la chiamai dalla mia stanza mentre finivo di sistemare i vestiti nuovi nel guardaroba.

La sentii correre dall’altra stanza e imprecare contro la sua borsa, che aveva probabilmente abbandonato in mezzo al corridoio come faceva di solito.

«Si? Cosa succede? Hai trovato Joe Jonas nell’armadio?» chiese saltellando su un piede solo.

«Eh? Maggie, quella che si diverte a fare la caccia al Jonas in mutande non sono io qui» risi «e comunque volevo dirti che... non me lo ricordo quello che volevo dirti... però sono felice di essere qui, di essere quasi stata denunciata dai Jonas Brothers e di essermi rifatta il guardaroba. E tutto questo in due giorni per di più».

Smise di saltellare e mi abbracciò. «Tenera la mia Ellina, anche io sono felice di aver visto Nick Jonas in quella situazione poco consona per lui, ma magnifica per me» disse continuando a stritolarmi.

«Ellina? Fai sul serio, Margherita?» replicai alzando un sopracciglio e staccandomi dall’abbraccio.

«Certo, Michelle.» rispose lei facendo la stessa cosa. Sapeva che mi faceva strano essere chiamata col mio nome intero da lei e lo faceva ogni volta che voleva darmi fastidio.

«Smettila o ti scomunico dalle mie amicizie, Margherita» la minacciai lanciandole un’occhiataccia.

Cominciò a ripetere il mio nome all’infinito e a saltellare per la mia stanza, il che mi portò a prendere un cuscino e colpirla, ma non troppo forte, mi serviva ancora per andare al concerto della sera successiva.

«ahi!» disse fermandosi e facendo la sua famosa espressione da cucciolo abbandonato.

«Mi dispiace, mi hai costretta con l’inganno» la abbracciai «stai bene?».

«Certo che sei strana forte, Elle, prima mi picchi e poi ti preoccupi di come sto» mi disse guardandomi male.

«Ma io mi preoccupo sempre di come stai, sciocchina!» la guardai con espressione innocente e aprendo le braccia per abbracciarla.

«AHHHHH! ABBIAMO VISTO I JONAS BROTHERS!» urla e quasi mi salta in braccio.

«Maggie! Mi fai male, io sono fragile!» esclamai cercando di scollarla.

«Ah, scusa, non vorrei ti rompessi prima del matrimonio!» disse continuando a saltellare.

«Quale matrimonio?» le chiesi confusa, ma non sorprendendomi della frase priva di senso che aveva appena pronunciato.

«Il tuo matrimonio con Joe! Quello che sto organizzando da anni!» rispose come se stesse dicendo la cosa più ovvia di questo mondo.
Io alzai gli occhi al cielo e me ne andai nell’altra stanza, lasciandola lì a fare avanti e indietro mentre blaterava qualcosa sull’importanza di ordinare l’abito molto tempo prima della cerimonia.

 
 
 

Hey ragazze!
Sono una delle due autrici, anche se non so bene quello che dovrei scrivere qui, visto che è la prima storia che pubblichiamo, dirò qualcosa a caso per dimostrarvi che io nonostante sappia che nessuno leggerà questa fanfiction ci tengo a tenermi in contatto con voi (?). A parte gli scherzi, spero che questo capitolo vi sia piaciuto *dite di si e fatemi contentaaaa*, se non vi è piaciuto vado nel creative corner con Joe a riflettere u.u ora vado e la smetto di scrivere cose insensate, al prossimo capitolo. Lasciateci una recensione e diteci se è il caso di continuare, please.


Elle.


Maggie.



-Elle. xx

  
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