"Quello di cui ho bisogno per sopravvivere non è il fuoco di Gale, acceso di odio e di rabbia. Ho abbastanza fuoco di Gale, acceso di odio e di rabbia. Ho abbastanza fuoco di mio. Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può essere ancora bella. E solo Peeta è in grado di darmi questo!"

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Mamma mi racconta sempre che prima era vietato viaggiare tra i Distretti. A me sembra strano, ormai facciamo gite tra i vari Distretti ogni anno. Domani partiremo per il 2, dove c’è Gale. Non l’ho mai visto, in 17 anni non ho mai visto il miglior amico di mia madre. I miei genitori sono sempre apprensivi quando devo andare in qualche altro Distretto, anche se non riuscirò mai a capire il motivo. Decido di andare a dormire per essere riposata per il viaggio di domani. Preparo la mia valigia vicino al letto e mi rannicchio sotto le coperte, con Ranuncolo che mi si appallottola sulla pancia come sempre. E’ piuttosto anziano, mamma mi racconta che era di zia Prim. Pensando a lei, riesco ad addormentarmi.

«Buongiorno mamma, buongiorno papà!» Mi sento raggiante più che mai oggi. «A cosa dobbiamo tutta questa allegria?» Esclama papà dandomi un bacio sulla fronte. «Non vedo l’ora di partire!» «Ricordati di fare colazione paperella» sussurra mamma. Mi chiama così da quando ero piccola e ogni volta vedo i suoi occhi velarsi di lacrime. Prendo un pancake al volo e mi precipito fuori dalla porta per andare alla stazione. Sento qualcosa che mi si aggrappa alla gamba. E’ mio fratello, come ho fatto a dimenticarmi di lui? Mi inginocchio e lo abbraccio. «Ehi, tornerò presto campione» gli scompiglio i capelli e lui sorride. Vederlo sorridere mi fa sentire bene. Un ultimo saluto ai miei genitori e poi corro verso la stazione. 

Il Distretto 2 è molto confusionato, ma alla fine riesco a trovare la casa di Gale. Busso alla porta sperando di non aver interrotto niente. Mi aspetto di vedere un uomo di mezza età alto e robusto, ma ciò che mi si para davanti non è esattamente quello che mi aspettavo. Davanti a me c’è un ragazzo con i capelli neri, gli occhi castani, la pelle scura. Sarà alto circa un metro e ottanta.
«Hai bisogno di qualcosa?» dice.
«Io? Sì… cioè, no… forse. Abita qui Gale?» cavolo, sono un’imbranata.
«Sì, è mio padre! Ma ora non c’è, sta lavorando. Tornerà tra poco. Se vuoi aspetta qui» si scosta dalla porta e mi invita a entrare. Entro, anche se un po’ imbarazzata.
«Comunque io sono Luke» mi tende la mano.
«Annabeth» la stringo. «Sono em… la figlia di Katniss» 
Il suo volto si illumina.
«E così sei tu! Beh, è un piacere conoscerti… siediti» è così naturale! Io al confronto sembro un scema. Mi siedo su un divanetto davanti al fuoco che scoppietta. Il silenzio cala sulla stanza, carico di tensione e nervosismo. Qualcuno apre la porta e sono contenta di vedere che è Gale.
«Ciao Luke… ehi, hai compagnia» sussurra Gale. Non so perché, ma arrossisco.
«Papà lei è Annabeth, la figlia di Katniss»
«Annabeth? Cavolo quanto sei cresciuta! L’ultima volta avevi si e no dieci mesi! Perché non la porti a fare un giro per il Distretto, Luke?»
«Certo! Andiamo…» lo seguo, salutando Gale.

«Vieni, ti faccio vedere i boschi. Sono stupendi in questo periodo dell’anno» continuo a seguirlo senza spiccicare parola.
«Non sei molto loquace eh?» dice divertito.
«Credimi, in genere lo sono»
«Oh, allora parli!»
«Sì che parlo!» iniziamo ad addentrarci nel bosco. In genere nel 12 non esco mai dal paese, ho una paura tremenda di qualunque cosa viva nel bosco. Sento un rumore sopra la mia testa.
«C… che cos’è stato?»
«Annabeth, tranquilla! Sei con me, non può succederti nulla» non so perché, ma questo mi rassicura terribilmente. Un altro rumore mi fa sobbalzare e vado a sbattere contro Luke. 
«Scusa»
«Prima volta nei boschi eh?» Chiede. Annuisco. «Strano, tua madre ci passava molto tempo»
«E infatti non ho preso da lei… credo di aver preso da papà, ho il terrore di qualunque cosa si trovi nei boschi» ammetto. Lui mi prende la mano. Di nuovo quel senso di sicurezza, come diavolo fa? All’improvviso scorgo un ruscello con delle pietre attorno.
«Possiamo sederci due minuti?» chiedo.
«Si vede che non sei abituata a camminare, siamo in giro da un mezz’oretta al massimo! Ma comunque due minuti non uccideranno nessuno» ci sediamo. Quel posto è fantastico. Il rumore del ruscello che scorre mi rilassa. Quasi mi dimentico che non sono sola. 
«Aveva ragione mio padre» sussurra lui ad un certo punto.
«Su cosa?» 
«La bellezza è di casa, nella tua famiglia» lo guardo con gli occhi sbarrati. Stava parlando proprio con me?


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ANGOLO AUTRICE.
Lo so, non è il massimo. Probabilmente non vi piacerà, ma io ci ho provato :) Facciamo finta che vi sia piaciuta, se volete faccio anche il secondo capiotolo. ;) 
fatemi sapere cosa ne pensate, accetto qualsiasi tipo di recensione. :)

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