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Autore: sonsimo    06/10/2007    2 recensioni
Il titolo, in latino, significa letteralmente "Contrazione del cuore" ed è la formula utilizzata in ambito religioso per indicare l'esame di coscienza che dovrebbe precedere il momento della confessione. Il racconto è infatti scritto nella forma di un monologo della coscienza della protagonista, Laura, messa di fronte ad una difficile decisione: confessare i propri errori, o scegliere la strada più semplice?
Racconto scritto per il contest "Tradimento" indetto su Writers Arena.
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Contritio Cordis

Contritio Cordis

 


Non è tanto il ricordo a farti star male.

Non sono le immagini, che confuse e sbiadite si susseguono nella tua mente, come in un incubo.

E nemmeno i gemiti che la notte, nei tuoi sogni, sei costretta a riascoltare.

Certo, tutto ciò contribuisce, non c’è dubbio.

Ma ciò che davvero ti ferisce, ti lacera dentro, assumendo totale controllo della tua mente, impedendoti anche solo di tentare di pensare ad altro, di dimenticare, è l’odore.

Ancora nelle tue narici. Ancora sulla tua pelle.

Non importa che tu sia tornata da lui, dal tuo vero uomo.

Non conta il fatto che è con lui che trascorri le tue notti, che è il suo profumo quello che ti avvolge quando un bacio viene poggiato sulle tue labbra.

E’ penetrato in profondità, è dentro di te, non puoi lavarlo via.

Ed è un odore nauseante, effimero nella sua dolcezza, penetrante e persistente.

Perché per te, è odore che sa di colpa, di menzogna, di inganno.

Perché per te è vergogna.

 

Il grande specchio intarsiato della tua camera da letto riflette la tua immagine, Laura, in questa serata di inverno. La pioggia batte sui vetri della tua finestra, un lieve sussurro che fa da accompagnamento ai tuoi pensieri senza che tu te ne renda conto. E’ in sottofondo, c’è ma tu non lo percepisci consapevolmente, persa come sei nei tuoi pensieri, persa nella contemplazione di te stessa. Ti accorgeresti della sua esistenza soltanto nel momento in cui venisse meno, ne sentiresti la mancanza, non perché sia davvero importante per te. Se lo fosse, non mancheresti di notarlo adesso. Ti mancherebbe perché ormai ci hai fatto l’abitudine e ti sentiresti spaesata senza.

Può sembrare un luogo comune, in effetti lo è probabilmente, ma è anche la verità. A volte ci si accorge di certe cose solo quando queste non ci sono più, o quando si rischia di perderle. E tu lo sai cosa significa, non è vero? Non è una sensazione nuova per te. Non in questo momento della tua vita, in cui ogni volta che i tuoi occhi incrociano quelli del tuo uomo leggi il dubbio nel suo sguardo.

Stai tranquilla, non ha il minimo sospetto di quello che hai fatto, non è questo il punto. Ma ha il sentore che ci sia qualcosa che non va. Soltanto che, povero sciocco, non riesce a capire che cosa sia, crede che sia colpa sua, crede di non essere alla tua altezza, di non darti abbastanza. Crede che tu sia troppo bella e perfetta per lui.

Che effetto fa, Laura, ingannare in questo modo, giorno dopo giorno, colui che ti ama e che darebbe qualsiasi cosa per te? Colui che è pronto a cambiare tutto di se stesso, solo per compiacerti, per meritarsi di starti accanto. Che effetto fa, quando se c’è qualcuno poco meritevole, tra voi due, quella sei proprio tu?

Tu, che in questa notte d’inverno te ne stai immobile di fronte allo specchio, giocherellando con una ciocca dei tuoi lunghi capelli biondi, lo sguardo puntato nel riflesso dei tuoi occhi color nocciola che in realtà non vedi nemmeno, tanto sei persa nei tuoi pensieri. Il capo leggermente inclinato, ti mordi le labbra, mentre l’altra tua mano accarezza la seta della tua camicia da notte color lavanda, nel ricordo di ben altre carezze, di ben altre mani. Il tuo volto è privo di espressione, privo di qualsiasi emozione. Sei spenta.

Ti senti come dentro un vortice, la furia del vento sconvolge la tua vita, ti manca il respiro e per quanto ti sforzi non riesci a trovare via d’uscita. Tutto ciò in netto contrasto col tuo aspetto esteriore. Qualunque osservatore, pure il più attento, non potrebbe avere il minimo sospetto di ciò che in realtà sta accadendo dentro di te.

Attrice consumata.

Sentirti così in trappola ti fa star male? Provi compassione per te stessa?

No, sai di non meritare alcuna pietà. Sei sporca, irrimediabilmente sporca.

Non cercare giustificazioni dentro di te, quello che hai fatto è imperdonabile. Sei davvero diventata così ipocrita da non accorgertene?

Eppure sei sempre stata così saggia, così retta, infinitamente più matura delle altre tue coetanee. La brava ragazza, la figlia che tutti vorrebbero avere. Il ruolo che ti era stato cucito addosso ti stava un po’ stretto, è vero, ma in fondo, non puoi negarlo, ti faceva comodo. E’ sempre molto soddisfacente giudicare gli altri senza venir giudicati a propria volta, ma prima o poi bisogna pagare lo scotto.

La perfezione non esiste tra gli esseri umani. Tutto ciò che a tali infime creature è concesso è vivere ogni giorno della propria vita nel tentativo di evitare in qualunque modo di ferire gli altri, di fare del male. Non ci sei riuscita.

E adesso, te ne vergogni.

Stringi le labbra un po’ di più, mentre cerchi disperatamente la soluzione ai tuoi problemi dentro di te. Ma sai che non la troverai lì, dove non è rimasto nulla di intatto, nulla di puro e incontaminato.

Dentro di te non c’è niente oltre alla colpa che ti mozza il respiro ogni volta che lui sorride. Provi l’irrefrenabile desiderio di fuggire, ma da che cosa poi?

Non da lui, non servirebbe a risolvere le cose. La vergogna è dentro di te, te la porteresti dietro comunque. E fuggire da te stessa non è un’opzione contemplabile. E soprattutto, non è quello che vuoi. Tu vuoi una soluzione comoda, vuoi riprendere in mano le redini della tua vita, vuoi andare avanti e dimenticare tutta questa spiacevole faccenda. Un comportamento davvero molto maturo da parte tua, complimenti.

Ipocrita.

 Le tue labbra sono ormai contratte in una linea sottile, in una smorfia che pare di dolore, come se i tuoi stessi pensieri ti dessero fastidio. Come se la tua stessa coscienza fosse diventata un peso insostenibile.

Ringrazia il cielo di avere ancora la capacità di formularli, questi pensieri.

Perché la loro esistenza è la prova, Laura, che non tutto è perduto. Che esiste ancora una possibilità per te. Che forse, pur se con immane sforzo e con sacrificio, quelle macchie che ti rendono sporca possono ancora venir sbiadite fin quasi alla loro scomparsa, quell’odore può venir smorzato. Bada bene, le tracce rimarranno, ma il perdono ti permetterà di dare inizio ad un lento processo di espiazione.

Non è ancora troppo tardi.

Un leggero bussare alla porta della camera da letto ti riscuote dai tuoi pensieri. Ti volti verso la fonte del rumore e il volto sorridente di Jacopo, il tuo uomo, fa capolino. Appare raggiante. Cerchi di sorridere a tua volta, ma sai di risultare poco convincente. Si avvicina e ti volti nuovamente verso lo specchio, guardandolo attraverso di esso. Appoggia le mani sulle tue spalle, in un gesto confidenziale e affettuoso insieme. Il suo tocco è gentile come sempre, ma non riesci ad evitare di rabbrividire al contatto.

E’ il rimorso.

“Tutto bene, Laura? Hai freddo?” si piega e poggia un bacio sulla tua guancia, con una naturalezza che non riesci a non invidiare. Che fino a qualche giorno fa possedevi anche tu, con lui, ma che ormai hai perduto.

Jacopo allunga una mano verso il letto, afferra la vestaglia e te la adagia sulle spalle, quel sorriso sempre sul suo volto.

“Grazie” la tua voce è neutra, nonostante tutto.

Sei brava a fingere.

Ti rendi conto che per un attimo il senso di colpa sta per prendere il sopravvento, hai quasi paura che lui, a questa distanza ravvicinata, possa vedere quello che hai fatto, leggerlo direttamente dentro i tuoi occhi, così li chiudi per qualche istante. La pressione delle sue mani sulle tue spalle si fa leggermente più forte e quando risollevi le palpebre il suo sorriso è scomparso, lasciando il posto ad uno sguardo preoccupato, ma non meno innamorato.

Non sai cosa dire, ma comunque non avresti modo di parlare perché è lui che prende l’iniziativa.

Lascia andare le tue spalle, afferra uno sgabello e si siede accanto a te, col volto rivolto verso di te, mostrando il fianco allo specchio. Afferra la tua mano, che fino ad allora era rimasta immobile sul tuo grembo e se la porta brevemente alle labbra, per poi continuare a stringerla nella sua. Tu volti solo il capo nella sua direzione, rimanendo comunque con il busto rivolto nella direzione dello specchio.

Quasi come se non volessi rivolgergli la tua completa attenzione.  Gli concedi di guardarlo, ma non sei concentrata del tutto su di lui. Non lo sei mai stata, in realtà. E’ chiaro dalla tua postura.

Ti importa solo di te stessa.

 Stringe un po’ la tua mano.

“Laura, ascoltami. E’ da un po’ che le cose tra noi non vanno come vorrei. In questi giorni sei così distante, sei assente. Mi sono chiesto il perché così tante volte, ma adesso credo…” si interrompe, chiaramente imbarazzato, scompiglia i suoi capelli con la mano, in quel gesto infantile che tante volte ti ha strappato un sorriso. Non adesso, comunque.

Ti guarda di nuovo, la determinazione fa brillare i suoi occhi come non mai.

“Adesso credo di aver capito che cosa c’è che non va. Stiamo insieme da così tanti anni e… e mi rendo conto che avrei dovuto farlo molto tempo prima, magari avrai pensato che io non volessi, ti saranno venuti mille dubbi” sta tergiversando, come se fosse difficilissimo trovare le parole, non hai la minima idea di dove voglia andare a parare. Chiude quella sua bocca vaneggiante ed inizia a frugare nella sua tasca, mentre con l’altra mano stringe sempre la tua. Lo guardi, incuriosita dai suoi gesti.

Tira fuori un piccolo scatolo, un cofanetto… da gioielleria.

Ora è tutto chiaro.

Sei nei guai, in grossissimi guai. Che fare adesso?

Quasi non lo senti mentre dice, la voce più dolce che riesca a trovare:

“Avrei dovuto chiedertelo già da tempo, Laura. Vuoi sposarmi?”.

Riporti lo sguardo allo specchio e per un attimo il tempo si ferma.

 

 

Quel giorno stavi pranzando al bar sotto l’ufficio, come ogni martedì. Eri seduta ad un tavolo da sola, con davanti a te il tuo tramezzino e la tua coca, quando lo hai visto entrare nel locale. Inizialmente non hai creduto ai tuoi occhi, ti sei voltata dall’altra parte, probabilmente sei pure arrossita come una stupida. Poi non hai saputo resistere, hai guardato di nuovo verso l’ingresso ed era davvero lì. E soprattutto stava guardando proprio verso di te, quel sorrisetto beffardo che un tempo conoscevi così bene ad increspare le sue labbra, ad illuminare i suoi occhi verdi di una luce che non li rendeva più belli, ma anzi li imbruttiva. Una luce quasi malsana in quegli occhi così capaci di ingannare, che dopo tanti anni hai ritrovato esattamente come te li ricordavi. Mentre si avvicinava al tuo tavolo sentivi la rabbia montare dentro di te. Nessuno può biasimarti per questo: quel ragazzo, adesso un uomo, in passato ha ferito il tuo orgoglio più di chiunque altro. Erano trascorsi cinque anni dall’ultima volta che te lo eri trovato davanti e non facevi altro che chiederti, mentre lui, con estrema naturalezza, afferrava una sedia e si metteva di fronte a te, come fosse possibile che facesse ancora così male. Come fosse possibile che il tuo cuore battesse ancora così, fino a farti dolere il petto.

Eppure non avrebbe dovuto essere niente di importante, per te. Che cosa importa se, durante una giornata lavorativa qualsiasi, ci si ritrova davanti l’amore non corrisposto della propria adolescenza, quello per cui sono state versate sul cuscino, la notte, centinaia di lacrime, quello che ti aveva crudelmente illuso prima di farsi vedere a braccetto con un’altra, con quel sorrisetto beffardo sempre sul viso?

Quello con cui non c’è stato nulla, nemmeno un bacio.

La tua rabbia nei suoi confronti era quasi irrazionale quel giorno. Eravate ragazzini quando ti eri presa quella stupida cotta per lui, dopotutto. E seduta al tavolo di quel bar eri consapevole di essere ormai una donna adulta e  felicemente fidanzata, oltretutto. Ma il pensiero di Jacopo, del suo sorriso sincero, così diverso da quello del fantasma del tuo passato che adesso avevi di fronte, era ben lontano dalla tua mente.

“Laura, sono anni che non ci vediamo. Come stai?”.

Non hai risposto immediatamente, hai continuato a guardarlo in silenzio e il suo sorriso si è allargato ancora di più. Quel sorriso che hai odiato così tanto… che hai terribilmente desiderato. Quel sorriso che è sempre stato capace di far crollare tutte le tue difese.

“E’ bello rivederti”il suo  tono di voce era dolce, sensuale.

Mille campanelli d’allarme risuonavano dentro di te, ti intimavano di alzarti, di voltarti e correre via, senza guardarti alle spalle.

“Dobbiamo brindare a questo incontro. Prendo una bottiglia di vino”.

Hai annuito, le labbra sempre serrate, ormai totalmente incapace di formulare pensieri coerenti, di riflettere. Solo un pensiero dentro di te, come una malata giustificazione.

Lui era nella tua mente prima, molto prima di incontrare Jacopo. Jacopo non c’entrava nulla. O perlomeno, questo era quello che la tua mente ti lasciava credere in quel momento.

Non sei tornata al lavoro quel pomeriggio.

Due bicchieri di vino più tardi, hai cominciato a sorridere anche tu.

Quattro bicchieri e hai detto che faceva piacere anche a te rivederlo.

Al sesto bicchiere hai accettato entusiasta di andare a vedere casa sua. E hai spento il telefonino.

Reggere l’alcool non è mai stato il tuo forte.

Non hai tentato di resistere, nemmeno per un momento. Mentre vi dirigevate verso la sua auto, arrivati sotto casa sua, per le scale, hai avuto moltissime occasioni per ripensarci, per tornare sui tuoi passi, per andare via da quella situazione e soprattutto via da lui. Ma evidentemente andartene non era quello che volevi veramente. E sei rimasta. Ti sei lasciata andare a lui, hai permesso che quel sorriso ingannevole, falso e sporco ti stregasse, hai avuto da lui in poco più di un’ora ben più di quanto per anni avessi sperato, quando da ragazzina ti affacciavi alla finestra della tua cameretta nella speranza di vederlo passare con i suoi amici. Hai perso totalmente consapevolezza tra le sue braccia, sei tornata a sentirti quindicenne.

Hai permesso che il suo odore ti inebriasse.

 

 

L’odore, adesso, ti disgusta.

Prepotente, ti spaventa e non ti permette di riflettere, di riprendere completamente il contatto con la realtà, nemmeno adesso che è trascorsa più di una settimana dal tuo incontro col passato.

Jacopo è immobile accanto a te, ti guarda colmo di speranza, il cofanetto aperto in una mano.

Attende una risposta, ma il problema è che tu, al momento, non hai proprio niente da dire. Non lo guardi nemmeno, continui imperterrita a tenere lo sguardo puntato sui tuoi occhi riflessi nello specchio. Senti il tuo petto farsi sempre più stretto, ti senti mancare il respiro perché ti rendi conto che questo è il momento decisivo, che ciò che dirai adesso condizionerà irrimediabilmente il resto della tua vita. Quindi devi sforzarti di ritrovare la tua lucidità, è troppo importante, non puoi vacillare proprio adesso.

Prendi un lungo respiro, chiudi gli occhi. Ti senti quasi febbricitante ma ti sforzi di fare il punto della situazione.

Jacopo, l’uomo con cui hai trascorso gli ultimi otto anni della tua vita, è qui accanto a te, con un anello tra le mani ed una proposta di matrimonio sulle labbra.

Una settimana fa sei stata a letto con un altro.

La tua testa duole.

L’odore della vergogna nelle tue narici è più forte che mai.

Sollevi le palpebre e lasci andare l’aria che ancora trattenevi nei polmoni. Ti volti, incroci i suoi occhi, insicuri ma sorridenti. E sinceri.

Confessa.

 Adesso.

Sei ancora in tempo, raccontagli la verità, sai che non merita di essere ingannato in questo modo, lo sai perfettamente. E nemmeno tu meriti di portarti questo immane peso sulla coscienza. Hai commesso un errore, ma puoi ancora rimediare. Certo non sarà facile, probabilmente ci saranno urla, lacrime, dolore, ma alla fine sai che è questa la cosa giusta da fare, pur se non è la più semplice. E’ la scelta più matura ed è l’unica scelta corretta.

Confessa.

Il tuo sguardo si posa per un attimo sull’anello, poi lo guardi di nuovo ed ecco che, fulminea, la tua scelta, quella che avevi fatto fin dall’inizio, quella che rende del tutto inutile questo lunghissimo esame di coscienza, si manifesta nelle tue parole e nell’espressione del tuo volto. La voce che viene dalla tua gola, per le tue orecchie, è come quella di un’estranea.

“Sì. Certo che voglio sposarti”.

Jacopo si alza in piedi di scatto, afferrandoti tra le braccia e trascinandoti in piedi con lui. E’ raggiante, ride di cuore, ti stringe a sé come se non volesse lasciarti andare mai più. Tu segui i suoi movimenti, lo assecondi, ridi persino a tua volta.

Poi, il tuo sguardo torna sullo specchio, adesso alle spalle di Jacopo ancora avvinghiato a te, che ti ha fatto fare una mezza giravolta. Scopri con sorpresa un sorriso sul tuo volto. Un sorriso beffardo, un sorriso che conosci bene.

Hai scelto la via più facile e ti rendi conto, adesso, di non essere poi così diversa da chi ha ingannato te.

E alla tua coscienza non resta che tacere.

 

FINE

 

  
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