Contritio
Cordis
Non è tanto il ricordo a farti star
male.
Non sono le immagini, che confuse e
sbiadite si susseguono nella tua mente, come in un incubo.
E nemmeno i gemiti che la notte,
nei tuoi sogni, sei costretta a riascoltare.
Certo, tutto ciò contribuisce, non
c’è dubbio.
Ma ciò che davvero ti ferisce, ti
lacera dentro, assumendo totale controllo della tua mente, impedendoti anche
solo di tentare di pensare ad altro, di dimenticare, è l’odore.
Ancora nelle tue narici. Ancora
sulla tua pelle.
Non importa che tu sia tornata da
lui, dal tuo vero uomo.
Non conta il fatto che è con lui
che trascorri le tue notti, che è il suo profumo quello che ti avvolge quando
un bacio viene poggiato sulle tue labbra.
E’ penetrato in profondità, è
dentro di te, non puoi lavarlo via.
Ed è un odore nauseante, effimero
nella sua dolcezza, penetrante e persistente.
Perché per te, è odore che sa di
colpa, di menzogna, di inganno.
Perché per te è vergogna.
Il
grande specchio intarsiato della tua camera da letto riflette la tua immagine,
Laura, in questa serata di inverno. La pioggia batte sui vetri della tua
finestra, un lieve sussurro che fa da accompagnamento ai tuoi pensieri senza
che tu te ne renda conto. E’ in sottofondo, c’è ma tu non lo percepisci
consapevolmente, persa come sei nei tuoi pensieri, persa nella contemplazione
di te stessa. Ti accorgeresti della sua esistenza soltanto nel momento in cui
venisse meno, ne sentiresti la mancanza, non perché sia davvero importante per
te. Se lo fosse, non mancheresti di notarlo adesso. Ti mancherebbe perché ormai
ci hai fatto l’abitudine e ti sentiresti spaesata senza.
Può
sembrare un luogo comune, in effetti lo è probabilmente, ma è anche la verità.
A volte ci si accorge di certe cose solo quando queste non ci sono più, o
quando si rischia di perderle. E tu lo sai cosa significa, non è vero? Non è
una sensazione nuova per te. Non in questo momento della tua vita, in cui ogni
volta che i tuoi occhi incrociano quelli del tuo uomo leggi il dubbio nel suo
sguardo.
Stai
tranquilla, non ha il minimo sospetto di quello che hai fatto, non è questo il
punto. Ma ha il sentore che ci sia qualcosa che non va. Soltanto che, povero
sciocco, non riesce a capire che cosa sia, crede che sia colpa sua, crede di
non essere alla tua altezza, di non darti abbastanza. Crede che tu sia troppo
bella e perfetta per lui.
Che
effetto fa, Laura, ingannare in questo modo, giorno dopo giorno, colui che ti
ama e che darebbe qualsiasi cosa per te? Colui che è pronto a cambiare tutto di
se stesso, solo per compiacerti, per meritarsi
di starti accanto. Che effetto fa, quando se c’è qualcuno poco meritevole, tra
voi due, quella sei proprio tu?
Tu,
che in questa notte d’inverno te ne stai immobile di fronte allo specchio,
giocherellando con una ciocca dei tuoi lunghi capelli biondi, lo sguardo
puntato nel riflesso dei tuoi occhi color nocciola che in realtà non vedi
nemmeno, tanto sei persa nei tuoi pensieri. Il capo leggermente inclinato, ti
mordi le labbra, mentre l’altra tua mano accarezza la seta della tua camicia da
notte color lavanda, nel ricordo di ben altre carezze, di ben altre mani. Il
tuo volto è privo di espressione, privo di qualsiasi emozione. Sei spenta.
Ti
senti come dentro un vortice, la furia del vento sconvolge la tua vita, ti
manca il respiro e per quanto ti sforzi non riesci a trovare via d’uscita. Tutto
ciò in netto contrasto col tuo aspetto esteriore. Qualunque osservatore, pure
il più attento, non potrebbe avere il minimo sospetto di ciò che in realtà sta
accadendo dentro di te.
Attrice consumata.
Sentirti
così in trappola ti fa star male? Provi compassione per te stessa?
No, sai di non meritare alcuna
pietà. Sei sporca, irrimediabilmente sporca.
Non
cercare giustificazioni dentro di te, quello che hai fatto è imperdonabile. Sei
davvero diventata così ipocrita da non accorgertene?
Eppure
sei sempre stata così saggia, così retta, infinitamente più matura delle altre
tue coetanee. La brava ragazza, la figlia che tutti vorrebbero avere. Il ruolo
che ti era stato cucito addosso ti stava un po’ stretto, è vero, ma in fondo,
non puoi negarlo, ti faceva comodo. E’ sempre molto soddisfacente giudicare gli
altri senza venir giudicati a propria volta, ma prima o poi bisogna pagare lo
scotto.
La
perfezione non esiste tra gli esseri umani. Tutto ciò che a tali infime
creature è concesso è vivere ogni giorno della propria vita nel tentativo di
evitare in qualunque modo di ferire gli altri, di fare del male. Non ci sei
riuscita.
E adesso, te ne vergogni.
Stringi
le labbra un po’ di più, mentre cerchi disperatamente la soluzione ai tuoi
problemi dentro di te. Ma sai che non la troverai lì, dove non è rimasto nulla
di intatto, nulla di puro e incontaminato.
Dentro
di te non c’è niente oltre alla colpa che ti mozza il respiro ogni volta che
lui sorride. Provi l’irrefrenabile desiderio di fuggire, ma da che cosa poi?
Non
da lui, non servirebbe a risolvere le cose. La vergogna è dentro di te, te la
porteresti dietro comunque. E fuggire da te stessa non è un’opzione
contemplabile. E soprattutto, non è quello che vuoi. Tu vuoi una soluzione
comoda, vuoi riprendere in mano le redini della tua vita, vuoi andare avanti e
dimenticare tutta questa spiacevole faccenda. Un comportamento davvero molto
maturo da parte tua, complimenti.
Ipocrita.
Le tue labbra sono ormai contratte in una
linea sottile, in una smorfia che pare di dolore, come se i tuoi stessi
pensieri ti dessero fastidio. Come se la tua stessa coscienza fosse diventata
un peso insostenibile.
Ringrazia
il cielo di avere ancora la capacità di formularli, questi pensieri.
Perché
la loro esistenza è la prova, Laura, che non tutto è perduto. Che esiste ancora
una possibilità per te. Che forse, pur se con immane sforzo e con sacrificio,
quelle macchie che ti rendono sporca possono ancora venir sbiadite fin quasi
alla loro scomparsa, quell’odore può venir smorzato. Bada bene, le tracce
rimarranno, ma il perdono ti permetterà di dare inizio ad un lento processo di
espiazione.
Non
è ancora troppo tardi.
Un
leggero bussare alla porta della camera da letto ti riscuote dai tuoi pensieri.
Ti volti verso la fonte del rumore e il volto sorridente di Jacopo, il tuo
uomo, fa capolino. Appare raggiante. Cerchi di sorridere a tua volta, ma sai di
risultare poco convincente. Si avvicina e ti volti nuovamente verso lo
specchio, guardandolo attraverso di esso. Appoggia le mani sulle tue spalle, in
un gesto confidenziale e affettuoso insieme. Il suo tocco è gentile come
sempre, ma non riesci ad evitare di rabbrividire al contatto.
E’ il rimorso.
“Tutto
bene, Laura? Hai freddo?” si piega e poggia un bacio sulla tua guancia, con una
naturalezza che non riesci a non invidiare. Che fino a qualche giorno fa
possedevi anche tu, con lui, ma che ormai hai perduto.
Jacopo
allunga una mano verso il letto, afferra la vestaglia e te la adagia sulle
spalle, quel sorriso sempre sul suo volto.
“Grazie”
la tua voce è neutra, nonostante tutto.
Sei brava a fingere.
Ti
rendi conto che per un attimo il senso di colpa sta per prendere il
sopravvento, hai quasi paura che lui, a questa distanza ravvicinata, possa
vedere quello che hai fatto, leggerlo direttamente dentro i tuoi occhi, così li
chiudi per qualche istante. La pressione delle sue mani sulle tue spalle si fa
leggermente più forte e quando risollevi le palpebre il suo sorriso è
scomparso, lasciando il posto ad uno sguardo preoccupato, ma non meno
innamorato.
Non
sai cosa dire, ma comunque non avresti modo di parlare perché è lui che prende
l’iniziativa.
Lascia
andare le tue spalle, afferra uno sgabello e si siede accanto a te, col volto
rivolto verso di te, mostrando il fianco allo specchio. Afferra la tua mano,
che fino ad allora era rimasta immobile sul tuo grembo e se la porta brevemente
alle labbra, per poi continuare a stringerla nella sua. Tu volti solo il capo
nella sua direzione, rimanendo comunque con il busto rivolto nella direzione
dello specchio.
Quasi
come se non volessi rivolgergli la tua completa attenzione. Gli concedi di guardarlo, ma non sei
concentrata del tutto su di lui. Non lo sei mai stata, in realtà. E’ chiaro
dalla tua postura.
Ti importa solo di te stessa.
Stringe un po’ la tua mano.
“Laura,
ascoltami. E’ da un po’ che le cose tra noi non vanno come vorrei. In questi
giorni sei così distante, sei assente. Mi sono chiesto il perché così tante
volte, ma adesso credo…” si interrompe, chiaramente imbarazzato, scompiglia i
suoi capelli con la mano, in quel gesto infantile che tante volte ti ha strappato
un sorriso. Non adesso, comunque.
Ti
guarda di nuovo, la determinazione fa brillare i suoi occhi come non mai.
“Adesso
credo di aver capito che cosa c’è che non va. Stiamo insieme da così tanti anni
e… e mi rendo conto che avrei dovuto farlo molto tempo prima, magari avrai
pensato che io non volessi, ti saranno venuti mille dubbi” sta tergiversando,
come se fosse difficilissimo trovare le parole, non hai la minima idea di dove
voglia andare a parare. Chiude quella sua bocca vaneggiante ed inizia a frugare
nella sua tasca, mentre con l’altra mano stringe sempre la tua. Lo guardi,
incuriosita dai suoi gesti.
Tira
fuori un piccolo scatolo, un cofanetto… da gioielleria.
Ora
è tutto chiaro.
Sei
nei guai, in grossissimi guai. Che fare adesso?
Quasi
non lo senti mentre dice, la voce più dolce che riesca a trovare:
“Avrei
dovuto chiedertelo già da tempo, Laura. Vuoi sposarmi?”.
Riporti
lo sguardo allo specchio e per un attimo il tempo si ferma.
…
Quel giorno stavi pranzando al bar
sotto l’ufficio, come ogni martedì. Eri seduta ad un tavolo da sola, con
davanti a te il tuo tramezzino e la tua coca, quando lo hai visto entrare nel
locale. Inizialmente non hai creduto ai tuoi occhi, ti sei voltata dall’altra
parte, probabilmente sei pure arrossita come una stupida. Poi non hai saputo
resistere, hai guardato di nuovo verso l’ingresso ed era davvero lì. E
soprattutto stava guardando proprio verso di te, quel sorrisetto beffardo che
un tempo conoscevi così bene ad increspare le sue labbra, ad illuminare i suoi
occhi verdi di una luce che non li rendeva più belli, ma anzi li imbruttiva.
Una luce quasi malsana in quegli occhi così capaci di ingannare, che dopo tanti
anni hai ritrovato esattamente come te li ricordavi. Mentre si avvicinava al
tuo tavolo sentivi la rabbia montare dentro di te. Nessuno può biasimarti per
questo: quel ragazzo, adesso un uomo, in passato ha ferito il tuo orgoglio più di
chiunque altro. Erano trascorsi cinque anni dall’ultima volta che te lo eri
trovato davanti e non facevi altro che chiederti, mentre lui, con estrema
naturalezza, afferrava una sedia e si metteva di fronte a te, come fosse
possibile che facesse ancora così male. Come fosse possibile che il tuo cuore
battesse ancora così, fino a farti dolere il petto.
Eppure non avrebbe dovuto essere
niente di importante, per te. Che cosa importa se, durante una giornata
lavorativa qualsiasi, ci si ritrova davanti l’amore non corrisposto della
propria adolescenza, quello per cui sono state versate sul cuscino, la notte,
centinaia di lacrime, quello che ti aveva crudelmente illuso prima di farsi
vedere a braccetto con un’altra, con quel sorrisetto beffardo sempre sul viso?
Quello con cui non c’è stato nulla,
nemmeno un bacio.
La tua rabbia nei suoi confronti
era quasi irrazionale quel giorno. Eravate ragazzini quando ti eri presa quella
stupida cotta per lui, dopotutto. E seduta al tavolo di quel bar eri
consapevole di essere ormai una donna adulta e felicemente fidanzata, oltretutto. Ma il
pensiero di Jacopo, del suo sorriso sincero, così diverso da quello del
fantasma del tuo passato che adesso avevi di fronte, era ben lontano dalla tua
mente.
“Laura, sono anni che non ci
vediamo. Come stai?”.
Non hai risposto immediatamente,
hai continuato a guardarlo in silenzio e il suo sorriso si è allargato ancora
di più. Quel sorriso che hai odiato così tanto… che hai terribilmente
desiderato. Quel sorriso che è sempre stato capace di far crollare tutte le tue
difese.
“E’ bello rivederti”il suo tono di voce era dolce, sensuale.
Mille campanelli d’allarme
risuonavano dentro di te, ti intimavano di alzarti, di voltarti e correre via,
senza guardarti alle spalle.
“Dobbiamo brindare a questo
incontro. Prendo una bottiglia di vino”.
Hai annuito, le labbra sempre
serrate, ormai totalmente incapace di formulare pensieri coerenti, di
riflettere. Solo un pensiero dentro di te, come una malata giustificazione.
Lui era nella tua mente prima,
molto prima di incontrare Jacopo. Jacopo non c’entrava nulla. O perlomeno,
questo era quello che la tua mente ti lasciava credere in quel momento.
Non sei tornata al lavoro quel
pomeriggio.
Due bicchieri di vino più tardi,
hai cominciato a sorridere anche tu.
Quattro bicchieri e hai detto che
faceva piacere anche a te rivederlo.
Al sesto bicchiere hai accettato
entusiasta di andare a vedere casa sua. E hai spento il telefonino.
Reggere l’alcool non è mai stato il
tuo forte.
Non hai tentato di resistere,
nemmeno per un momento. Mentre vi dirigevate verso la sua auto, arrivati sotto
casa sua, per le scale, hai avuto moltissime occasioni per ripensarci, per
tornare sui tuoi passi, per andare via da quella situazione e soprattutto via
da lui. Ma evidentemente andartene non era quello che volevi veramente. E sei
rimasta. Ti sei lasciata andare a lui, hai permesso che quel sorriso
ingannevole, falso e sporco ti stregasse, hai avuto da lui in poco più di
un’ora ben più di quanto per anni avessi sperato, quando da ragazzina ti
affacciavi alla finestra della tua cameretta nella speranza di vederlo passare
con i suoi amici. Hai perso totalmente consapevolezza tra le sue braccia, sei
tornata a sentirti quindicenne.
Hai permesso che il suo odore ti
inebriasse.
…
L’odore,
adesso, ti disgusta.
Prepotente,
ti spaventa e non ti permette di riflettere, di riprendere completamente il
contatto con la realtà, nemmeno adesso che è trascorsa più di una settimana dal
tuo incontro col passato.
Jacopo
è immobile accanto a te, ti guarda colmo di speranza, il cofanetto aperto in
una mano.
Attende
una risposta, ma il problema è che tu, al momento, non hai proprio niente da
dire. Non lo guardi nemmeno, continui imperterrita a tenere lo sguardo puntato
sui tuoi occhi riflessi nello specchio. Senti il tuo petto farsi sempre più
stretto, ti senti mancare il respiro perché ti rendi conto che questo è il
momento decisivo, che ciò che dirai adesso condizionerà irrimediabilmente il
resto della tua vita. Quindi devi sforzarti di ritrovare la tua lucidità, è
troppo importante, non puoi vacillare proprio adesso.
Prendi
un lungo respiro, chiudi gli occhi. Ti senti quasi febbricitante ma ti sforzi
di fare il punto della situazione.
Jacopo,
l’uomo con cui hai trascorso gli ultimi otto anni della tua vita, è qui accanto
a te, con un anello tra le mani ed una proposta di matrimonio sulle labbra.
Una
settimana fa sei stata a letto con un altro.
La
tua testa duole.
L’odore
della vergogna nelle tue narici è più forte che mai.
Sollevi
le palpebre e lasci andare l’aria che ancora trattenevi nei polmoni. Ti volti,
incroci i suoi occhi, insicuri ma sorridenti. E sinceri.
Confessa.
Adesso.
Sei ancora in tempo, raccontagli la
verità, sai che non merita di essere ingannato in questo modo, lo sai
perfettamente. E nemmeno tu meriti di portarti questo immane peso sulla
coscienza. Hai commesso un errore, ma puoi ancora rimediare. Certo non sarà
facile, probabilmente ci saranno urla, lacrime, dolore, ma alla fine sai che è
questa la cosa giusta da fare, pur se non è la più semplice.
E’ la scelta più matura ed è l’unica
scelta corretta.
Confessa.
Il
tuo sguardo si posa per un attimo sull’anello, poi lo guardi di nuovo ed ecco
che, fulminea, la tua scelta, quella che avevi fatto fin dall’inizio, quella
che rende del tutto inutile questo lunghissimo esame di coscienza, si manifesta
nelle tue parole e nell’espressione del tuo volto. La voce che viene dalla tua
gola, per le tue orecchie, è come quella di un’estranea.
“Sì.
Certo che voglio sposarti”.
Jacopo
si alza in piedi di scatto, afferrandoti tra le braccia e trascinandoti in
piedi con lui. E’ raggiante, ride di cuore, ti stringe a sé come se non volesse
lasciarti andare mai più. Tu segui i suoi movimenti, lo assecondi, ridi persino
a tua volta.
Poi,
il tuo sguardo torna sullo specchio, adesso alle spalle di Jacopo ancora
avvinghiato a te, che ti ha fatto fare una mezza giravolta. Scopri con sorpresa
un sorriso sul tuo volto. Un sorriso beffardo, un sorriso che conosci bene.
Hai
scelto la via più facile e ti rendi conto, adesso, di non essere poi così
diversa da chi ha ingannato te.
E
alla tua coscienza non resta che tacere.
FINE