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Autore: Shinji    06/10/2007    1 recensioni
La fine si avvicina, durante la battaglia ai piedi del monte Fuji. E Ikki dedica i suoi ultimi pensieri a Shun.
Genere: Triste, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Andromeda Shun, Phoenix Ikki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sei sempre stato più saggio di me, Shun

Ciao a tutti! ^ò^

Ecco un'altra fic da inserire allegramente nella mia Tavola Dannata ^^

Il titolo significa “Addio Giglio”: ritengo che Shun sia assimilabile alla figura del giglio non solo perché esso è il simbolo della purezza (caratteristica principale di Shun, non per niente è accertato che sia l’uomo più puro del mondo), ma anche della nobiltà, che nel senso più profondo del termine penso sia molto vicina al nostro Saint di Andromeda^^
Ringrazio tutti i commentatori di Isorropia… oh, beh, ringrazio Arkadio insomma XD grazie tesoro mio, lo sai che ti amo vero? ^^

Buona lettura!

 

 

 

Titolo: Sayonara Yuri
Fandom: Saint Seiya
Personaggio/Coppia: Ikki
Prompt: 003.Fine
Rating: Per Tutti
Conteggio Parole: 564

Disclaimers: Saint Seiya and all of the characters are © Masami Kurumada, Shueisha.
Tabella: http://shin-temperance.livejournal.com/24283.html#cutid1

 

 

____________________________________________________________________________

 

 

Il vostro ultimo colpo mi fa crollare, esausto e senza forze, sulla fredda pietra.

Tu mi corri incontro, gridando il mio nome, gli occhi già pieni di lacrime.

Che stupido che sei…

 

…ma in realtà non lo penso affatto.

 

Sei sempre stato più saggio di me, Shun.

La tua saggezza è una carezza gentile, è una brezza incessante e tiepida,, è un faro discreto che illumina con innata grazia le colpe degli Uomini, giustificandole sempre, perdonandoli sempre.

Sempre.

La tua saggezza è con te da quando sei nato, come un lume nascosto dietro ai tuoi occhi –tra i tuoi capelli dall’indefinibile colore –in fondo alla tua gola, dalla quale moduli la tua sommessa ma potente voce.

 

  Os iusti meditabitur sapientiam,

 Et lingua eius loquetur iudicium.

 

 

Mi ricordo che sei sempre stato in grado di scremare questo mondo malvagio dalle sue cattiverie, arrivando al fulcro, al cuore di ogni cosa, il suo soffio vitale. Quello che trovavi era sempre perfetto, puro e incredibilmente bello. Di una bellezza sanguinante, che in pochi potevano comprendere.

 

Probabilmente, anche nella tua isola -tua ora più che mai- di Andromeda riuscivi a trovare e conservare la tua immancabile armonia, che ti rendeva folle agli occhi di taluni, e santo agli occhi di altri.

 

Ma in fondo, tu sei sempre stato solo il mio fratellino.

 

A vederti ora, in lacrime e sanguinante, non sembra che tu possa controllare il potere di una Nebulosa, gravida di stelle e di antichi misteri, più pesanti del rimorso e più astratti dei sogni.

Come ogni volta, sono io a farti piangere.

D’altronde, ho cercato di ucciderti.

 

Dopo la morte di Esmeralda, tutto intorno a me era diventato buio, avvolto da una cappa soffocante ed annientante. L’aria non filtrava, e passavo il mio tempo ad annaspare disperatamente per cercare il tanto bramato ossigeno, strappandolo con forza alle persone intorno a me. Esseri deboli, insignificanti, secondo la mia personale –e folle- interpretazione.
Piccole formiche, niente di più.

(E tu hai sempre amato le formiche: dicevi che erano la rappresentazione del lavoro umile, della semplicità insita in tutte le cose. Solo tu potevi renderti conto di una cosa del genere.)

Niente valeva per me, niente che fosse diverso dalla vendetta. Che persona patetica che ero. Che sono.

Perché solo adesso mi sono accorto dei miei sbagli, solo adesso dopo aver trafugato l’armatura del Sagittario, dopo aver quasi ucciso Hyoga, dopo aver quasi ucciso te.

La tentazione del dolore ha vinto su di me: ho permesso ad esso di accecarmi, farmi vedere il mondo –e i tuoi occhi- da dietro una macchia rosso sangue. Nessuna vittoria per me, né ora né mai.

 

           Beatus vir qui suffert tentationem,

 Quoniam cum probatus fuerit accipient coronam vitae.

 

 

E ora, non avrò altre occasioni per rimediare. Non me le merito.

 

…allora perché, perché non riesco ad aprir bocca? Perché non riesco a dirti queste parole? Perché, se so che questa è la fine?

Sono così stanco…

 

Non potrò dirti quello che volevo dirti, mio piccolo Shun. La battaglia non è ancora finita un nuovo nemico sta arrivando, e questa volta dovrò salvarti. Lo devo fare, per Athena, per gli altri, per te… per me stesso.

 

Dunque basta con gli indugi, devo sollevarmi da questo pavimento di roccia, e combattere per l’ultima volta.

 

Per te.

 

Grazie, piccolo, immenso, puro fratellino. E perdonami.

Sayonara.

 

 

 

         Kyrie, Ignis Divine, Eleison

     O quam sancta, quam serena, quam benigna,

           Quam amoena, O castitatis lilium.

 

 

____________________________________________________________________________

 

 

 

 

 

 

 

Note finali: Dunque, come avrete capito questa breve fic si colloca all’inizio della saga di Saint Seiya, precisamente alla fine del combattimento tra Ikki e i quattro Saints: non avendo specificato, alla fine, quale sia “il nemico che sta arrivando”, questa scena può essere considerata sia dal manga(dove il nemico si identifica con Misty di Lacerta) che dall’anime (dove il nemico è Docrates) …ovviamente Ikki non sa che quella non sarebbe stata davvero la sua fine… ^^

Infine, gli estratti sono presi da una bellissima canzone di Kumiko Noma, “Lilium”, ed è la opening dell’anime Elfen Lied.

Vi lascio la traduzione, per chi non masticasse il latino:

 

 

La bocca del giusto proclamerà sapienza

E la sua lingua esprimerà giustizia. 

Beato l'uomo che sopporta la tentazione,

Perché superata la prova riceverà la corona della vita.

Signore, Fuoco Divino, Abbi pietà.

Oh quanto santa, quanto serena, quanto benigna,

Quanto amèna, Oh giglio di castità.

 

Alla prossima!^^

Shinji

 

 

 

 

   
 
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