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Autore: VoteSaxon    19/03/2013    6 recensioni
Sherlock è tornato a casa e la vita di John viene sconvolta nuovamente, ma qualcosa in lui è cambiato. L'assenza di fiducia verso l'amico e la sensazione di solitudine che ormai si è impadronita di lui lo spingono lentamente verso un'inesorabile alienazione dalla realtà dalla quale farà fatica ad uscire.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jim Moriarty , John Watson , Lestrade , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non si può mai sapere come finirà una storia, i finali non sono mai scontati.
Prendete me, per esempio.
Credevo che quel giorno, quel momento, fosse stato il mio finale, l'ultimo atto del mio fosco racconto, l'ultima frase che leggi per poi chiudere il libro, metterlo nella libreria e dimenticarlo lì anche per anni.
E invece non era che la fine di un capitolo, di un qualcosa che, al contrario di quanto sofferto, non poteva far altro che continuare.
Solo, non lo sapevo.
Non potevo certo immaginare che lui sarebbe tornato, che avrebbe aperto la porta come se nulla fosse, dicendomi  
"mi dispiace, John"
Non potevo immaginare che si sarebbe tolto la sciarpa con quelle sue gelide mani e sarebbe rientrato in casa, voltandomi le spalle e sussurando "l'ho fatto per te"
Come pretendeva che l'avrei perdonato? 

Penserete che sono uno sciocco, perchè l'ho fatto.
Ho chiuso gli occhi, ho accolto le sue scuse con una lacrima solitaria e l'ho lasciato entrare.
Ho lasciato che sconvolgesse di nuovo la mia vita.

La prima cosa che fece quando fu in salotto fu di commentare la foto dove figuravamo io e Victoria, una giovane donna che avevo conosciuto l'anno precedente, esattamente due anni dopo La caduta.
< Ho intenzione di chiederle di sposarmi > 
Fu la mia risposta, le prime parole che rivolgevo a Sherlock dopo tre anni.
Non seppi bene calcolare la sua reazione quando glielo dissi, ma riuscii a percepire un tocco di dispiacere dai movimenti del suo viso.
Forse era amareggiato perchè si era perso quel momento così come aveva mancato tante altre cose della mia vita, chissà. 
...Se avesse saputo quanto ero afflitto io!

Sei mortificato Sherlock, sei mortificato per quello che mi hai fatto?

Da quando era tornato non faceva altro che starsene sul divano a fissarmi, tutti i giorni, tutto il giorno e io non riuscivo a reggere il suo sguardo.
Perchè non esci Sherlock, perchè non fai qualcosa? Ti prego, fa qualcosa.
E invece mi guardava.
Ed io mi guardavo allo specchio, cercando di cacciar via il viso di Moriarty dalla mia testa, cercando di affogare il mio dolore stando lontano da uno Sherlock che non era più lo stesso.
Che non si annoiava a rimanere appollaiato tutto il giorno sulla poltrona.
Che non era innervosito dal fatto che non gli rivolgessi la parola.
Che cosa ti è successo, amico mio?
Che cosa mi è successo?
Tornavo a casa e lui era lì ad aspettarmi, fermo dove l'avevo lasciato quando me n'ero andato.



Mi chiusi la porta del bagno alle spalle con un colpo secco.
L'accappatoio, visibilmente troppo grande per uno della mia taglia, sfiorava appena il pavimento e il cinturino, non allacciato, ciondolava avanti e indietro.
Erano quasi le cinque di pomeriggio, ma fuori il cielo era già scuro.
D'un tratto sentii suonare il campanello.
< Vuoi aprire tu, Sherlock?> chiesi sforzandomi di fare un sorriso, ma lui non rispose.
Fissò prima me, poi si concentrò nuovamente a guardare il vuoto, seduto su quella dannata poltrona.
Aperta la porta mi trovai davanti il volto allegro di Greg... Mi salutò con uno dei suoi soliti sorrisi, ricordandomi che era mercoledì e che, come al solito, sua moglie mi aveva preparato la torta di mele. Strano come quanto successo a sherlock e lo sconvolgimento causato da quella situazione avessero riavvicinato Lestrade e sua moglie, ma non potevo che essere contento per loro.
Improvvisamente mi resi conto.
Lui ancora non sapeva, era passata solo una settimana e ancora non sapeva di Sherlock.
Come avrebbe reagito? 
Gli dissi di accomodarsi in soggiorno perchè avevo una sorpresa per lui.
Ne sarebbe stato felice, sucuramente.
Almeno lui.

E poi ci ritrovammo entrambi nel salotto, davanti a Sherlock.
Ma Sherlock guardava solo me e Lestrade si guardava intorno.
< E' lì lo vedi? E' Sherlock!>
E nello stesso istante i miei occhi si riempirono di lacrime.
< E lì, sulla poltrona, su quella maledettissima poltrona! >

E l'istante in cui Lestrade mi guardò in faccia fu l'istante in cui anche il fantasma di Sherlock mi abbandonò.





  
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