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Autore: Grotesque    19/03/2013    1 recensioni
Aveva appena piovuto e l'aria era impregnata dall'odore di terra bagnata, così rilassante, eppure così triste e malinconico per un bambino delle terre assolate spagnole trasferitosi in un posto dal cielo perennemente plumbeo come l'Inghilterra.
Genere: Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le palpebre tendevano fastidiosamente a chiudersi, oscurandogli la vista;
diventavano ogni attimo più pesanti e la testa pian piano era sempre più vuota e confusa. 

I pensieri turbinavano velocemente, si confondevano fra loro.

Tanto che, di tutto ciò che stava pensando, non capiva nulla.
Voleva solo dormire, cosa che gli era stata impedita durante tutta la notte.

Il suono della campanella che segnava la ricreazione lo fece però riavvicinare alla realtà,
fino ad un attimo prima tanto lontana quanto muta e impalpabile.
Sbadigliò, per poi alzarsi e adagiarsi con la schiena contro un muro.
Le iridi smeraldine erano rivolte ai vetri che separavano gli alunni da una vigorosa tempesta
-cosa a cui ormai era abituato. Stupida isola piovosa! 

Ma la sua mente era altrove;
i suoi pensieri vagavano in un antro buio, vagavano nell'oscurità dove lui aveva incontrato il terrore. 

Quando sentì una mano posarsi sulla sua spalla sussultò, e si girò di scatto, trovandosi di fronte
i suoi due amici, incuriositi dal suo comportamento schivo, che di certo non gli apparteneva.
-Stai bene, mon chèr?- gli chiese il biondo per primo, inclinando appena la testa, con il suo solito sorriso malizioso. 
-Se fai così ci fai preoccupare!-
Per la prima volta nella giornata sorrise, in modo provato.
-No, no, va tutto bene! Non vi dovete preoccupare per me, sono solo un po' stanco.- 
Sbadigliò rumorosamente, coprendosi distrattamente la bocca.
Ma Romano, intervenì, con uno sguardo sospettoso.
-Non è ce c'entra qualcosa la soffitta?-
L'iberico si bloccò qualche istante, con uno sguardo avvilito.
Françis si sorprese piacevolmente della perspicacia dell'amico che,
a quanto pare, era più furbo di quanto non sembrasse.
Antonio rise nervosamente. 
-Emh...Ecco...Ho visto qualcosa. 
No...diciamo qualcuno.-
Gli altri due si guardarono, per poi accompagnarsi in una fragorosa risata. Sicuramente l'altro vaneggiava,
oppure cercava di giustificarsi l'essere fuggito in lacrime dalla soffita o qualcosa del genere.
-Certo, certo, mon chèr. Dì un po', com'era questo fantasma?-
Chiese il biondo, con una voce ironica. Romano non riusciva ancora a frenare la risata,
anche se ora era più contenuta.
Dal canto suo, l'iberico cercò di far capire agli amici che non mentiva -e no, non aveva alcuna allucinazione
dovuta alla presunta assunzione di misteriose sostanze.

-Ma ragazzi! Dico la verità! Lui...era vero, proprio davanti a me! E poi il peluche! E, e...-
fu interrotto dal francese che gli posò un indice sulle labbra, frenando il discorso frenetico e delirante dell'amico.
-Se anche ci fosse stato, non credi che sarebbe potuto essere un'ospite indesiderato?
Avresti dovuto chiamare la polizia, non credi?- disse  sorridendo.
-Ma...aveva lo stesso peluche che ho perso quando sono andato lì l'ultima volta! Davvero!- rispose,
gesticolando, esasperato dal fatto di non essere creduto.
Stavolta fu però Romano a smentirlo:- E se l'avesse trovato lì?-
L'iberico si ritrovò senza argomentazioni; effettivamente un peluche non era una prova sufficiente.
E tutto il resto potrebbe essere stata solo la sua immaginazione.
Certo però, se tutto il resto era causato dalla sua sola immaginazione, allora avrebbe senza dubbio dovuto
frequentare uno psicologo da quel momento in poi; era un po' troppo suggestionabile.
Sospirò pesantemente.
-Senti.- ricominciò il castano. -Non voglio rinunciare al mio rifugio anti madre e anti donna.
Perciò, se il tuo culo spagnolo a paura di andare lì per conto suo, vorrà dire che ci andremo tutti insieme,
e ti dimostreremo che sono solo cazzate.-
L'iberico lo guardò sbattendo gli occhi.
-Ma certo! Mi sembra una buona idea, mon amì.-
continuò l'altro; nonostante la rude volgarità con cui si era espresso, Romano aveva ragione.
                                                                 
                                                                                    -Ci andremo tutti insieme.-
 
Notine dell'autrice
Cari lettori, grazie per aver sopportato anche questo capitolo!
Allora, con questo capitolo si chiude il primo arco della storia.
Nonostante in origine ci dovessero essere due archi+uno finale più corto, sto valutando di dividerla in tre archi narrativi.
Comunque la divisione in archi non influenzerà la frequenza di pubblicazione, ma i capitoli si differenzieranno per i titoli.
Dal prossimo capitolo capirete cosa intendo dire!
Alla prossima!
|Grot|
  
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