Lei è seduta in un angolo
lei canta per riuscire a dormire
Avvolta in tutte le promesse
che nessuno sembra mantenere
non piange più per se stessa
non ci sono più lacrime da portar via
solo diari dalle pagine vuote
i sentimenti si sono smarriti
ma lei canterà
Stava seduta a gambe
incrociate sul suo lettone, mentre dalle labbra rosse lasciava trapelare una
dolce cantilena. Era la canzone che sua madre le cantava sempre prima di farla
addormentare. Quando le raccontava di quando era una liceale, di quando ancora
non era rimasta incinta di lei, di quando ancora non aveva nulla della carriera
d’attrice professionista nella testa. Prese tra le mani il suo diario e aprì
nella pagina di quel giorno. Rimase a fissarla bianca, con la penna ferma a
mezz’aria pronta a scendere e tracciare delle parole. La ragazza alzò il volume
della voce, senza paura di svegliare i suoi genitori. Abbassò la penna sul
foglio e con la sua bella grafia orinata cominciò a scrivere. “Sei la mia
piccola punta di diamante. Resistente ed irresistibile, freddo e senza vita, la
punta di qualcosa di più grande di te.”
Fino a quando tutto brucia
mentre tutti urlano
bruciando le loro bugie
bruciando i miei sogni
tutto questo odio
e tutto questo dolore
li brucerò fino in fondo
fino a che la mia rabbia regnerà
finché tutto brucia
“Quando tutti urlano non
scappare, credi a ciò che vedi e non fidarti di nulla.” Posò la penna e si
guardò attorno. La sua camera era spoglia, buia, senza alcun luccichio che la
caratterizzava quando era illuminata dal sole. Sapeva. La gente viveva dei suoi
sogni, delle sue paure… alcuni ci facevano veramente la vita sulle sue
azioni questo non le piaceva più di
tanto. Lei non era un fenomeno da baraccone, solo una ragazza. Non era un leone
bianco, solo un gatto comune. Non un diamante, solo una comunissima pietra. Ma
questo nessuno sembrava capirlo e lei ci stava male. Si alzò dal letto, camminò
di soppiatto per la stanza, infilò dei vecchi pantaloni e una maglia a maniche
lunghe. Mise le scarpe da ginnastica e uscì dalla camera. Scese le scale,
arrivò in soggiorno e lo sorpassò in punta di piedi, avviandosi
all’attaccapanni dal quale afferrò la sua giacca. Se la mise addosso ed uscì in
silenzio da casa. Un giretto alle 10 di sera era quello di cui aveva bisogno.
Cammina e attraversa la vita inosservata
sapendo che a nessuno importa
troppo consumata dalla loro mascherata
nessuno la vede lì
e lei canta ancora
Continuò a cantare, tanto
sapeva che nessuno le avrebbe mai detto di stare zitta. Quando mai era successo
di considerare un diamante una pietra normale? E quando un leone bianco un
comune gatto? Mai, eppure con lei usavano tutti i guanti. Non diceva di non
essere una brava attrice, perché questo lo sapeva, ma la usavano più del
dovuto. Probabilmente solo perché sua madre aveva una schiera di avvocati a cui
fare ricorso. Non le piaceva quella situazione. Certo, adorava recitare, era la
sua passione, però solo finché lo faceva per divertimento.
Fino a quando tutto brucia
mentre tutti urlano
bruciando le loro bugie
bruciando i miei sogni
tutto questo odio
e tutto questo dolore
li brucerò fino in fondo
fino a che la mia rabbia regnerà
finché tutto brucia
Odiava essere ricercata per
la sua bellezza, poco importava se era un asso o meno nella recitazione. Non
aveva mai imparato da sua madre ad essere fredda ed insensibile. Mai, lei era
come suo padre. Più sensibile. Più indifesa. Più piccola
Mentre tutto brucia
Tutto brucia
(Tutto brucia)
Tutto brucia
Guardando tutto dissolversi
(Tutto si dissolve)
Camminò verso il parco. Era
solitario, senza nessuno. Anche i barboni parevano aver deciso di andare da
qualche parte quella sera. Così lei rimase da sola. Si sedette su una panchina,
buttando indietro la testa a guardare il buio sopra di lei. Nascose le mani
nelle tasche della giacca, mentre sentiva che il vento gelido le scompigliava i
capelli biondi.
<< Lucky? >> sentì una voce. Si
voltò verso colui che le aveva parlato e gli sorrise. Era Michael. Il suo migliore
amico. << Che cosa ci fai a quest’ora
qui da sola? >> continuò, sedendole accanto. Lei non rispose e lo osservò
bene. Assomigliava tanto allo zio e alla zia. Aveva i capelli ricci corti,
mentre gli occhi non erano scuri come quelli dei genitori. Erano un castano
verde, né scuro né chiaro. Lucky si era fermata talmente tante volte a fissare
gli occhi dell’amico che ormai li sentiva propri, talmente li conosceva.
Tutti urlano
Tutti urlano
(Guardando tutto dissolversi)
(Mentre tutti urlano)
Bruciando le loro bugie
Bruciando I miei sogni
(Tutto quest’odio)
E ttto questo rancore
Li brucerò fino in fondo
<< Dovevo uscire. La mamma e il papà dormono. E tu che ci fai? >> rispose la ragazza, posando
i gomiti sulle ginocchia. Lui la guardò negli occhi intensamente, come per
leggervi una bugia dentro. Ma non c’era. Gli occhi azzurri di Lucky non
facevano trasparire nulla.
<< Ho accompagnato a
casa Eli. Sai che quella si è decisa a dichiararsi a Jonny? >> le
sorrise. La ragazza sbuffò sorridente. La
sua cuginetta era una forza della natura. Non aveva paura di nulla, era forte e
non aveva nessun pelo sulla lingua. Non risparmiava nessuno e quando voleva
dire qualcosa la diceva senza problemi. Non si sarebbe mai detto che era la
figlia di Ryan e Gabriella, se non per il viso europeo, gli occhi di Ryan e i
capelli di Gabriella. Del carattere probabilmente aveva preso dalla zia
Sharpay.
<< La cosa non mi
sorprende affatto. A quando il lieto evento? >>scherzò la bionda,
spintonando leggermente il suo migliore amico.
Fino a quando la mia rabbia regnerà
Fino a quando tutto brucia
(Tutto brucia)
Guardando tutto dissolversi
(Tutto brucia)
Guardando tutto dissolversi…
Tutta la rabbia che provava
prima di uscire sembrava essersi dissolta. Attorno a lei c’erano tante cose che
bruciavano. I suoi sogni di vita normale, la sua vita d’attrice che ardeva con
passione… ma lei non vedeva nulla. In quel momento si sentiva solamente
protetta da Michael. Lui aveva questa strana capacità di riuscire a farla stare
bene. scostò lo sguardo da quello dell’amico, per poi passarlo in rassegna del
parco. Era veramente squallido. Nessuno avrebbe mai creduto che l’attrice più
famosa di Hollywood e il giocatore di basket più giovane della nazionale
potessero tranquillamente chiacchierare nel parco forse peggio ridotto di tutta
la città. Non era concepibile, eppure era così.
<< Sei sicura di
stare bene, Lucky? >> il ragazzo le voltò il viso. Lei alzò un angolino
delle labbra rosse ed annuì debolmente. Come mai si sentiva così… così… così
bene? Non le era mai successo veramente di stare bene con se stessa. Almeno,
fino a quel momento. Qualcosa scattò in lei e, guardando negli occhi il suo
amico, lesse quello che pensava. Michael… era innamorato di lei, non come tutti
i ragazzi che le chiedevano autografi, ma come si amavano i suoi genitori, come
Ryan e Gabriella e come Chad e Taylor.
<< Non sai quanto,
Mich. >> sussurrò, con una smorfia di gioia mista a dolore. Se lei si
fosse lasciata andare… c’erano i giornalisti, la stampa, i telegiornali, i
gossip… qualcosa bloccò i suoi pensieri. Sentì le labbra del suo amico sopra le
proprie. Sorrise. Si lasciò andare, approfondendo quel bacio e lasciando che
lui e lei si incontrassero in un dolce sentimento.
C’era la stampa, i
giornalisti, i telegiornali, i gossip e… chi se ne frega!
“Fino a quando tutto
brucia, mentre tutti urlano, bruciando le loro bugie, bruciando i miei sogni…”
ma quel sogno non glielo avrebbero portato via. No, perché quel sogno, era la
verità.