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Autore: Fireflie    07/10/2007    2 recensioni
L’ultima caccia vi ha spinti a nord, a ridosso del Montana, vaste pianure e una distesa di nulla per miglia e miglia. L’ultima caccia vi ha spinti inesorabilmente alla deriva.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvertenze: Riferimenti ad una relazione tra consanguinei. Uomo avvisato mezzo salvato.
Disclaimers: Personaggi tratti dalla serie tv, copyright dei legittimi proprietari, nessun riferimento a persone o fatti reali.
Note: - Scritta per il challenge #4 “Caffè amaro, aspettando il tuo ritorno” dell’ItalianSlashers.
- Ringrazio la mia Ammora (al secolo Eowie) per avermi betato la fic.



L'amaro dell'alba


E’ quasi l’alba.
Puoi vedere il cielo rischiararsi ad Est, il blu della notte sbiadire in un azzurro carico sulla linea dell’orizzonte; e davanti a questo spettacolo, d’un tratto, senti tutta la stanchezza di quest’attesa pesarti sulle spalle, e sommarsi a quella degli scorsi mesi, mesi passati a vagabondare per il paese, sempre a caccia, senza mai fermarvi troppo in un luogo, cosicché quasi ogni sera hai dormito nella stanza di un motel diverso, in un luogo estraneo.
L’ultima caccia vi ha spinti a nord, a ridosso del Montana, vaste pianure e una distesa di nulla per miglia e miglia.
L’ultima caccia vi ha spinti inesorabilmente alla deriva.
Il motel in cui alloggiate è fuori mano – camere piccole dalla carta da parati vecchia, motivi anni cinquanta caduti in disuso da anni –, ma Dean, per fuggire ai tuoi silenzi ed evadere dai vostri problemi, ha preso la macchina qualche ora prima ed è sparito nello stesso orizzonte da cui ora sta nascendo il sole.
Sai dov’è andato e vorresti rinfacciarglielo al suo ritorno, ma non lo farai. Ti limiterai a sgattaiolare fuori dalla stanza con le chiavi dell’Impala in mano, dopo che lui si sarà addormentato, per controllare che la sua ultima conquista non abbia lasciato souvenir sul sedile posteriore.
Non hai idea di quanto tempo sia passato esattamente da quando ti sei seduto su quella poltrona in attesa del suo ritorno; lo scandire del tempo è stato dettato solo dal calore della tazza di caffè nella tua mano destra che è diventata gradualmente sempre più fredda man mano che i minuti scorrevano via, veloci e lenti allo stesso tempo.
La porti comunque alla bocca in un gesto meccanico, e mandi giù un sorso di quel caffè ormai imbevibile, l’assenza di zucchero resa ancora più aspra dalla freddezza della bevanda.
E, nella semplicità di quel gesto, ti scopri arrabbiato.
Non tanto con Dean e la sua abitudine di scappare dai problemi, quanto con te stesso, perché non avresti dovuto rimanere lì ad aspettarlo, alzato fino a quell’orario improponibile della notte – o mattina?
In fondo, chi si porta a letto tuo fratello non sono affari tuoi, e se non vuole affrontare la vostra situazione non sta a te cercare di obbligarlo. E’ la sua vita, lo sai, ma hai voglia comunque di prenderlo a pugni.
E poi, quasi automaticamente, ti rimproveri ancora una volta per quella sera di pochi mesi fa, quando non hai saputo resistere all’impulso di baciarlo, perché non avresti dovuto esporti così; tu, che sei sempre così riservato e attento. Tu, che più di tutti sai quanto siano sbagliati i tuoi sentimenti.
E in quella dannata sera, con l’acqua che scivolava contro la finestra, nell’istante stesso in cui lui, ripresosi dallo shock e dalla sorpresa, si è voltato chiudendo con uno schianto violento la porta alle sue spalle, quasi correndo, hai capito che non ne avreste mai parlato di quel bacio, che lui non avrebbe mai affrontato l’argomento.
Quando è tornato, ore dopo e zuppo d’acqua dalla testa ai piedi, gli hai porto un asciugamano e sei andato a dormire. Anche allora l’hai aspettato in piedi, perché avevi paura che non sarebbe più tornato; come hai paura adesso, seduto su quella poltrona a guardare il sole nascere, una tazza di caffè freddo in mano e il cuore a pezzi.
Così rimani lì, incapace di fare qualsiasi altra cosa fino a che non lo vedrai varcare la soglia della stanza, la mano sulla maniglia della porta e lo sguardo incerto posato su di te, come tutte le sere degli ultimi mesi. Sul suo viso, la stessa stanchezza che è dipinta sul tuo.


Fine

   
 
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