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Autore: RamaDFZ    20/03/2013    0 recensioni
Considero questa storia, che ho modificato e ripubblicato con un nuovo titolo, una sorta di modesto tributo a Mello, il mio personaggio preferito in assoluto. Spero che amiate leggerla come io ho amato scriverla. Tra i due capitoli che la compongono non esiste un filo conduttore preciso, ma al centro del quadro campeggia sempre Mello, dipinto in periodi della vita molto diversi e distanti nel tempo.
"Un raggio di luce penetra dalla finestra socchiusa, colpendoti brutalmente gli occhi... É già mattina... Stancamente, trascini un piede fuori dalle coperte e lo posi a terra, percependo subito il pavimento gelido sotto le dita. Con un sforzo che ti sembra disumano, sollevi anche il resto del corpo e ti metti a sedere, osservando rassegnato lo spazio che ti circonda..."
"Il tuo pugno sanguina copiosamente, ma non te ne curi, piuttosto lo abbandoni sul fianco lasciando che il liquido scarlatto coli su di un pavimento già sporco. “Sei troppo impulsivo”, quante volte te lo hanno detto? Quante volte non ci hai creduto? Quante altre ferite dovrai procurarti per crederci?"
Genere: Drammatico, Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near | Coppie: Matt/Mello, Mello/Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Zehntausend Atemzüge, kollabierte Sterne... Diecimila respiri, stella collassata.

 

 

 

Spektrum

 

...Echi di un nome

 

 

 

 

Un raggio di luce penetra dalla finestra socchiusa, colpendoti brutalmente gli occhi... É già mattina... Stancamente, trascini un piede fuori dalle coperte e lo posi a terra, percependo subito il pavimento gelido sotto le dita. Con uno sforzo che ti sembra disumano, sollevi anche il resto del corpo e ti metti a sedere, osservando rassegnato lo spazio che ti circonda.

La camera dove dormivi fino a poco fa è immersa, come al solito, nel caos più totale, i tuoi vestiti di una settimana sono sparsi dappertutto: sulla sedia, per terra, sulla scrivania e perfino sulla capezziera del letto di Matt. Il tuo compagno di stanza non sembra ancora intenzionato a muovere un muscolo, dorme profondamente e tu non lo svegli per non dover sentire le sue lamentele. Non riesci proprio a capire come possa essere sempre così sereno... Tutti gli orfani della “House”, te compreso, non fanno che sognare di prendere il posto di L, il grande detective, ma Matt, troppo preso dai suoi videogames per pensare ad altro, vive come se non esistesse una graduatoria, come se non dovesse lottare ogni giorno contro lo spettro della propria inadeguatezza... Devi ammetterlo, un po' lo invidi per questo. Invidia, già... Non pensavi che, prima o poi, sarebbe toccato anche a te provare un simile sentimento. Eri sempre stato tu il primo, quello da ammirare da lontano, godevi della sicurezza che solo una superiorità schiacciante può alimentare, ma da tempo tutto è cambiato e solo per colpa sua*. Soffochi una risatina nervosa al pensiero di dover rivedere anche oggi quel volto, quell'insulso, vuoto e pallido volto che hai imparato a conoscere e disprezzare con ogni fibra del tuo essere.

 

All'inizio, fu solo curiosità quella che ti spinse verso Near, un bambino talmente candido da sembrare irreale. Ricordi ancora benissimo il giorno in cui fu portato alla Wammy's House... Appena scorgesti il bagliore emanato dalla sua pelle diafana oltre il vetro della sala comune, sentisti che dovevi avvicinarti a lui, che dovevi toccarlo per scoprire se era vero, come una falena che viene attratta dalla luce di una lampada e ancora non sa che finirà col bruciarsi... Era vestito tutto di bianco e, con lo sguardo perso nel vuoto, se ne stava seduto in corridoio ad elucubrare chissà quali pensieri, mentre Roger dava disposizioni affinché il personale gli assegnasse una stanza. Subito dopo averlo raggiunto, gli chiedesti il suo nome e lo guardasti intensamente, tuttavia i vostri occhi non si incontrarono, come non lo avrebbero fatto in futuro. Quando ti rispose, la sua voce era talmente flebile ed atona che per un attimo pensasti di averla sentita solo nella tua testa. Nemmeno immaginavi, allora, quanto quella voce ti sarebbe divenuta familiare ed odiosa...

 

Un colpo di reni e sei finalmente in piedi, raccatti qualche libro ficcandolo alla rinfusa nella borsa, entri in bagno e ne esci poco dopo, pronto ad affrontare una nuova giornata, pronto ad affrontare lui.
Distrattamente, getti un'ultima occhiata al tuo compagno addormentato, sospiri in disappunto e, richiudendoti la porta alle spalle, lo abbandoni al suo destino di ritardatario. Se ti fermi a combattere con quel narcolettico per farlo alzare dal letto farai tardi anche tu e non te lo puoi permettere. Devi essere perfetto,
vuoi esserlo, ma sai benissimo che, per quanto tu possa svegliarti presto, il moccioso albino sarà comunque in classe prima di te. A volte ti chiedi se dorma direttamente lì, giusto per il gusto di farti impazzire. Ogni singolo giorno da quando Near è entrato a far parte della tua vita, ti sei coinvolto in mille sfide con lui, molte delle quali terribilmente futili, solo per dimostrare chi fosse il migliore tra di voi. Ti infastidisce da morire che, dopo anni di sacrificio, proprio un tipo come lui sia salito in vetta alla graduatoria e, per giunta, senza sforzo alcuno. A guardarvi insieme, si direbbe che siete praticamente l'uno l'opposto dell'altro, come il bianco ed il nero, ma, sfortunatamente per te, il bianco muove sempre per primo...


A passo svelto, superi l'ampio corridoio su cui si affacciano le camere degli studenti e svolti l'angolo, diretto verso l'aula di chimica che si trova nell'ala est del grande edificio gotico. La Wammy's House è la tua casa già da molto ormai e sei grato alla fondazione per averti accolto nell'istituto quando non avevi altro posto dove andare, eppure non riesci a dimenticare il viale alberato di quella villetta a Wolfsburg, l'eco di una canzoncina stonata “... Auf meiner Zunge liegt ein Stein und gräser stechen tief in meine Haut, die nacht schaut uns aus tausend Augen zu komm schlaf mit mir bevor der Morgen graut...”** , accompagnata sempre da un profumo di donna e cioccolato...

Afferri dalla tasca della borsa una barretta extra-fondente addentandone nervosamente un quadratino, prima di varcare la soglia e trovare, come da programma, una figura lattescente già parcheggiata nel banco accanto al tuo. Con un grugnito, calci la sedia di fronte a te e ti ci siedi pesantemente, scostando con le dita sottili un paio di lunghe ciocche bionde.

 

  • Buongiorno, Mello...

  • Tsk! Immagino che tra poco ci sarà lo scioglimento dei ghiacciai, visto che mi hai rivolto la parola per primo, Near...

  • Se ti riferisci allo scioglimento delle calotte polari, sta avvenendo già adesso, mentre parliamo, a causa dell'effetto serra...


Sopprimi a stento l'impulso di strangolare a morte quel piccolo saccente, anche perchè, se lo uccidessi, otterresti solo una vittoria parziale e non è questo ciò che vuoi. Decidi di non rispondere alla provocazione, finisci la cioccolata in pochi secondi ed estrai il libro di chimica, iniziando a sfogliarlo senza attenzione. Il professore non sarebbe arrivato prima di mezz'ora, succede così ogni mattina, eppure sia tu che Naer arrivate sempre prima degli altri, come se di tacito accordo aveste preso una sorta di appuntamento quotidiano.
Ad un tratto ti senti osservato, così, ti volti verso l'unica persona che si trova insieme te e, per la prima volta dopo anni di convivenza, i vostri sguardi si incrociano, o meglio, si scontrano in un mare d'indaco e ossidiana... Inconsciamente, hai sempre rifuggito questo tipo di connessione tra di voi perché non potevi permettere che la tua nemesi avesse accesso al mondo che si nasconde oltre le tue ciglia dorate, ma ora è troppo tardi per scappare...
Le pupille di Near, talmente dilatate da sembrare pozze di petrolio, ti trapassano con facilità, come fossi fatto di fumo. Te le senti addosso, pesanti, appiccicose ed opprimenti , eppure non puoi e non vuoi evitarle... Decidi di sostenere quello sguardo vacuo ed assente che ti scruta
, senza pietà, nel profondo perché per te la sfida con l'albino è una partita sempre aperta, nonostante tu sappia bene, fin troppo bene, che il perfetto Near neppure ti considera un suo rivale.

Dopo qualche istante in cui vi fissate senza battere ciglio, una fitta allo stomaco ti fa trasalire, anche se cerchi di nasconderlo. Il solito senso di frustrazione, la rabbia accumulata nel tempo e mai sfogata completamente ti schiacciano in una morsa dolorosa. Perchè non riesci a più a respirare da quando sembra aver notato che esisti? Perché il migliore deve essere proprio uno come
lui?

 

  • Che cazzo hai da guardarmi in quel modo, si può sapere?!

  • ....

  • Adesso mi ignori anche? Ti ho fatto una domanda e pretendo una risposta!

  • Non ho nessun motivo particolare per guardarti...

  • Bene, allora smettila subito se non vuoi che ti chiuda gli occhi a forza di cazzotti!

 

L'albino non sembra aver recepito il senso delle tue parole, o forse pensa che tu non dica sul serio, fatto sta che continua a fissarti senza ritegno. Sei quasi arrivato al limite della sopportazione e questo ti fa innervosire, se possibile, ancora di più perché sei consapevole che proprio lo scarso autocontrollo è la causa principale di tutti i tuoi problemi. Lui, invece, è diverso, profondamente diverso, non si scompone mai. Lui, freddo e calcolatore, osserva gli altri dall'alto in basso, li squadra sotto ogni angolazione, li classifica e, se gli sembrano interessanti, ci gioca fin quando non trova un ninnolo più accattivante. Non importa quanto ti sforzi, quanto ti logori, la tua indole passionale ed irruenta non ti permetterà mai di conquistare la gelida compostezza di Near. Nel ruolo che vi state preparando a ricoprire, il controllo totale può anche rappresentare la differenza tra la vita e la morte e questa realtà, di per sé, lo colloca sempre su un gradino più in alto del tuo. Sfortunatamente, sei troppo umano.

Ormai non ha più importanza fingere di avere ancora un briciolo di tranquillità, hai già i nervi a fior di pelle e se quello sgorbio non la smette di guardarti, questa è la volta buona che gli cambi i connotati.

 

  • Forse non hai sentito bene, te lo ripeto ancora, punta quello guardo da ebete altrove o te ne pentirai!

  • Avevo già capito benissimo la prima volta che me lo hai detto.

  • Ah si? E allora perché non la smetti?! Ti sembra che stia scherzando forse?!

  • No, non credo tu stia scherzando, non scherzi mai.

  • Mi prendi in giro?! Vuoi che ti prenda a pugni per caso?!

  • No, ma ho notato che pur avendomi minacciato diverse volte, anche in passato, non ti sei ancora dato all'azione. Mi risparmi perché pensi che non sappia difendermi?

  • Sei così gracile che potrei spezzarti il collo come un grissino, ma non è per questo che non ti ho mai pestato.

  • E allora quale sarebbe il motivo? Non mi sembra che agli altri riservi un simile trattamento di favore...

  • Beh, prima di tutto non farei mai qualcosa che praticamente mi stai chiedendo tu e poi...

  • E poi?

 

Il tuo sguardo diventa affilato come una lama, le labbra si contraggono in un ghigno beffardo e cattivo che si sposa bene con la durezza dei tuoi lineamenti nordici...

 

  • E poi, se per caso ti colpissi, potresti anche avvertire il dolore di qualche cazzotto, potresti anche reagire spontaneamente per contrastarmi, ma te ne importerebbe davvero qualcosa? Le botte ti scivolerebbero addosso come tutto il resto. Venendo al dunque, il motivo per cui non ti picchio è che non provo alcun piacere nel toccare un morto. Ho risposto in maniera sufficientemente esaustiva alla tua domanda?

 

Near ti guarda ancora per qualche istante, poi si volta dall'altro lato senza proferire parola. Incredibile, nessuna replica, sembra proprio che per stavolta tu abbia vinto, eppure sul tuo volto non si fa strada alcun sorriso di compiacimento.
Come sempre, in ogni cosa che fai non c'è la benché minima gioia o soddisfazione, perfino quella piccola vittoria tanto ambita ha un retrogusto amaro, il retrogusto della verità che si manifesta palesemente alla tua mente accorta e non può più essere trascurata...
Se agli uomini fosse possibile decidere cosa dimenticare, tu sceglieresti, senza indugio, di obliare la consapevolezza del miserabile modo in cui vivi, inseguito dall'ombra di te stesso che non riesce mai a raggiungerti. Il cammino che percorri è stato già segnato per te da altri, non c'è nulla che tu possa considerare tuo fino in fondo, perfino la lotta estenuante con Near, nella quale ti senti così coinvolto, non è altro che la conseguenza di scelte che non ti appartengono direttamente. Poco fa, hai chiamato “morto” quell'insulso bamboccio senza farti troppi problemi, ma te la sentiresti di definire te stesso “vivo”?

Un brivido ti percorre la schiena, ma stranamente non ci sono finestre aperte... Con la coda dell'occhio osservi la macchia bianca accanto a te e pensi, solo per un istante, che forse anche lui sente ciò che senti tu, forse anche lui sta cercando disperatamente di afferrare qualcosa che dia senso alla sua esistenza informe. Come A, come B prima di voi, cosa siete se non l'eco di un nome che non morirà mai?

 

  • Near...

  • Sì?

  • Non immagini minimamente quanto ti odio e, fidati, il mio odio è reale.

  • Lo so... Grazie...

 

La campanella trilla irritante, accompagnata dai passi dei ragazzi che prendono gradualmente posto nei loro banchi e anche Matt finalmente arriva in classe, trafelato e sudato per la corsa nei corridoi. Il professore inizia a spiegare e tu non lo ascolti nemmeno, perso nel ricordo di quegli occhi bui, tanto diversi eppure tanto simili ai tuoi. Chissà, forse un giorno riuscirai a vederci la tua immagine riflessa, o forse no, perché, in fondo, i fantasmi non hanno alcun riflesso.

 

 

 

 

 

NOTE:

*= ovviamente Mello non si riferisce a Matt in questo passaggio, ma il senso della frase viene chiarito subito dopo.

 

**= “...Sulla mia lingua giace un sasso, le erbe pungono profonde nella mia pelle, la notte ci guarda da mille occhi chiusi, vieni, dormi con me prima che il mattino albeggi...”

  
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