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Autore: heygiuls    20/03/2013    3 recensioni
La cosa che fa più male, la cosa che mi fa più paura... è che tu non abbia mai amato. Pensarci mi terrorizza. Pensa che ironia, innamorarsi di chi non ha mai amato. Tu non sai amare. Né me, né lei, né qualcun'altro, né qualcos'altro. Tu non sei capace di amare.
Ed è colpa mia. Mia che non me ne sono accorta, mia che non ho fatto niente per accorgermene, mia che mi sono illusa che il solo amore potesse vincere contro tutto il resto.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I KNEW YOU WERE TROUBLE WHEN YOU WALKED IN. -One shot.-

 

 

C'era un volta, tanti errori fa, una ragazza che ha creduto nell'amore. In quello vero però, quello cieco e folle, quello che ti prende e non ti lascia scampo, quello che è tutto concentrato nell'arco di un battito di ciglia, quello che si misura in attimi e non in minuti. L'amore è un arma a doppio taglio, tanto crea quanto distrugge. L'amore è un'illusione così bella da non lasciare possibilità: puoi solo cedergli. L'amore va oltre la ragione, va oltre il semplice giusto o sbagliato, va oltre barriere e confini che innalziamo contro noi stessi.
L'amore rende
vulnerabili; l'amore ci spoglia, in tutti i sensi; l'amore non puoi respingerlo, viene e va quando vuole; l'amore entra senza chiedere il permesso e poi non chiude la porta. E la cosa peggiore è che tutto questo si realizza dopo.
C'era un volta una ragazza, e quella ragazza ero
io.
Non so esattamente come sia iniziato, ma è stato il vero e proprio inizio della
fine. È stato tutto un rincorrere te e cercare di essere qualcuno che non ero io, finendo per logorarmi dentro. Ho passato il tempo a plasmarmi secondo quello che credevo fosse il modo migliore per non lasciarti andare. Sai, è divertente come il mio carattere sia così autolesionista. E sai cos'altro è divertente? A te non te n'è mai importato nulla. Nulla. Di me, di noi. Di te stesso. È assurdo come questo mi attirasse a te come una calamita a cui neanche cercavo di opporre resistenza. È assurdo come tutto di te fosse un motivo in più per averti. Ma quella di averti è stata l'illusione più grande.
Forse è stato tutto un segno del destino. Forse la banale
coincidenza che io mi trovassi in quel luogo in quell'istante, e che tu ti girassi verso di me. Forse sarebbe potuta andare diversamente se io non avessi quella stupida convinzione di cambiare il mondo, e le persone. Perché le persone non cambiano, perché tu non cambi.
Ho sempre avuto come la sensazione che tu mi abbia captato, che tu abbia percepito la mia solitudine nonostante fossi circondata da tutti. Perché in quel preciso momento non mi ero mai sentita più sola, sola nella folla. L'incontro di due sguardi provoca
scintille, ma è un eufemismo paragonato a cosa provocavamo io e te, guardandoci.
Elettricità
.
Adrenalina
.
Eccitazione
.
Non credevo fosse possibile che qualcuno mi facesse sentire così
viva. Ma tu, tu l'hai fatto. Tu mi hai catapultata da un mondo con un eccesso di monotonia al tuo mondo così pazzo e fuori da ogni schema su cui prima la mia esistenza si era basata. Ma tu sei anche quello che me l'ha fatta rimpiangere, la monotonia.
Tu mi hai
trovato. In tutti i sensi in cui una persona possa essere trovata. Hai trovato la mia voglia di cambiare, hai trovato il mio lato nascosto, hai trovato il mio corpo desideroso di avvicinarsi al tuo. Mi hai trovato debole, sprovveduta. Quando debole e sprovveduta, io, non lo sono stata mai. È stato tutto un gioco di coincidenze, di attimi trovati e perduti, è stato tutto un folle errore in cui non sarei dovuta cascare. Ma non riesco a pentirmene.
Con te, ho sperimentato l'arte dell'amare. È un arte che brucia, taglia,
distrugge. Ma ti entra dentro e non puoi che accogliere dentro di te il desiderio di scagliare questi sentimenti verso qualcuno. Tu eri li, pronto ad accogliere i miei di sentimenti, pronto ad accoglierli dentro il tuo sguardo.
Eri quello di cui avevo bisogno,
quando ne avevo bisogno.
E mi sembrava tutto magico, tutto perfetto. Ma si sa, la perfezione
non esiste. La perfezione è finta. Come te. Tu sei finto. Tu sei ed eri finto. Finto e fintamente innamorato di me.
È così buffo come la mia mente non volesse prendere in considerazione il fatto che tu, forse, non mi amassi. Il fingere che tutto andasse
bene, il non vedere per non soffrire.
Mi odio per non essermi accorta dopo di tutto ciò, per non aver prestato attenzione al fatto che tu c'eri, ma era come se non ci fossi. Eri
assente. Eri bello e menefreghista. Eri tu, da solo, contro il mondo, e non avresti permesso a nessuno di lottare insieme a te, figuriamoci se l'avresti permesso a me.
Ma pensavo che l'amore cieco fosse più forte di tutto questo, più forte di
te. Non avrei permesso a nessuno di dirmi che eri impossibile, perché in quel momento eri mio.
Sai cosa? È colpa
mia. Mia e solo mia. Tu non hai dovuto cambiare te stesso, se c'è una cosa che ti fa onore, è il fatto che tu sia coerente. Stronzo eri e stronzo sei rimasto, coerentemente. Chi ero e chi sono io per cambiarti? Nessuno. Avrei solo voluto esserlo.
Niente scuse, mi sono giurata che tu non mi avresti mai visto piangere. Mai. Già il fatto di essere debole pesava e pesa tutt'ora a
me, non ho intenzione di mostrarmi più fragile di quanto già non sia. È tutta colpa mia.
Mi hai aperto a nuove strade, mi hai fatto ridere e non lo facevo da tanto tempo, mi hai fatto vedere cose fuori dal mio controllo, mi hai trasportata in un mondo che non era mio. Ed ero così felice di essere di far parte di qualcosa di
nuovo, ma allo stesso tempo intimorita dall'ignoto.
Penso che quando tutto finisce ti ritorni indietro come in un
flashback, è come un caleidoscopio di ricordi che tornano indietro. Ma tu no. Tu non torni. Tu lasci solo l'amaro in bocca, insieme al sapore dei tuoi baci. Tu non mi resti in mente, non in quel senso. Non come quando una cosa non c'è più, e restano i momenti migliori da ricordare ed assaporare, no. Di te mi rimane solo l'immagine del tuo sorriso beffardo, e la sensazione di vivere una vita non mia. È stata mia la scelta di viverla. È mia la colpa.
Penso che una parte di me lo
sapesse, nel momento in cui ti ho visto, che sarebbe successo, non sono mai stata una che vive nelle favole dove c'è il vissero felici e contenti. Non è stata un frase, o un gesto. È stata la sensazione che mi cresceva dentro al tuo avvicinarsi, è stato il presentimento che qualcosa sarebbe andato storto. Ma come avrei fatto a saperlo se non tuffandomici dentro e vivendolo con tutta me stessa? Rimanere ferita è stato un effetto collaterale, piuttosto prevedibile a dire il vero.
E ovviamente non è stata né la prima né l'ultima volta in cui sono stata ferita, ma... non so se mi sentirò più in
quel modo. Non so se proverò più quel presentimento di pericolo miscelato con la voglia di scoprire che cosa succederà. E non so se dovrei.
È stato tutto così veloce, così intenso da sembrarmi surreale. Come se da un momento all'altro dovessi svegliarmi e realizzare che non fosse successo nulla, che non c'era stato niente se non in un
sogno. Ho solo pensato che non potevi essere un problema se avevi un sorriso così angelico. La verità è solo che portavi una bella, bellissima maschera di cui anche io mi sono innamorata.
Forse, anzi certamente, tu lo sapevi e lo sai tutt'ora. Tu hai un
fascino strano e lo sai, tu hai un modo di attirare le persone, come un predatore che cattura una preda. Fai sembrare dolce quello che in realtà è solo amaro, rendi sopportabile il declino. Sopportabile fino a quando non ci si sveglia dal brutto sogno e si apre gli occhi alla realtà, e allora lì ci si rende conto che tu sei solo un brutto sbaglio da non rifare, ma che commetterei altre mille volte.
Penso di aver perso il mio
equilibrio, penso che mi ci vorrà del tempo per rialzarmi.
E anche questo è solo, solo e soltanto colpa
mia.
Non permetterò che tu ti renda conto di essere il motivo per cui sto cadendo, per cui sono caduta e per cui non riesco a risollevarmi. Ma forse già lo sai, è solo un modo per non dimostrarlo a
me stessa. Alla fine, i conti li devo riscuotere tra me e me, tu sei solo stato di passaggio, ma mi hai scombussolato tutto. Sei entrato e mi hai cambiato, come volevi, quando volevi, se volevi. E poi te ne sei andato, così. Senza neanche preavviso, come se per me la vita potesse ricominciare normalmente.
Ma forse, ripensandoci, io e te
non eravamo fatti per stare inseme.
Io
, schemi su schemi a cui fare riferimento, voglia di vivere e scoprire il mondo, tante idee astratte sul cambiare le persone e i loro pensieri. Tu, strafottenza, menefreghismo verso qualunque cosa ci fosse di esistente, egoismo da vendere.
Forse è stata la convinzione a
fottermi, la convinzione di poterti capire. La convinzione che io potessi capirti e cambiarti. Che stupida, ingenua.
Mi balenano davanti agli occhi le immagini di te e lei in un
altro posto, in un altro momento, in un altro istante, in un'altra coincidenza. E mi arriva, inesorabile, la soluzione di tutto ciò: io non sono stata niente, io sono stata una delle tante. E chissà quante.
La cosa che fa più male però non è neanche la consapevolezza di essere stata solo un'altra tacca sulla tua cintura, no. Non è neanche il fatto di essere stata presa in giro e non è neanche il fatto che tu stessi solo e semplicemente
giocando con me.
La cosa che fa più male, la cosa che mi fa più paura... è che tu non abbia
mai amato. Pensarci mi terrorizza. Pensa che ironia, innamorarsi di chi non ha mai amato. Tu non sai amare. Né me, né lei, né qualcun'altro, né qualcos'altro. Tu non sei capace di amare.
Ed è colpa mia.
Mia che non me ne sono accorta, mia che non ho fatto niente per accorgermene, mia che mi sono illusa che il solo amore potesse vincere contro tutto il resto.
Lo sapevo,
forse. Lo sapevo che eri un problema quando sei arrivato. Lo sapevo dal modo in cui mi parlavi, lo sapevo dal sorriso che avevi, lo sapevo dal mio cuore che batteva veloce e dal mio cervello che urlava perché lo ascoltassi. Ora lo so, che l'amore non è vero che vince sempre. Avrei solo voluto capirlo prima. E ora mi ritrovo per terra, a sfogliare i ricordi e a gettare lacrime che non servono a niente. Mi ritrovo ad essere distrutta, dentro e fuori, a non avere più voglia di credere in niente, niente che non sia come te. Mi hai graffiato dentro, mi hai reso senza più sogni, mi hai portato fino al limite della felicità e fino al culmine della soddisfazione, per poi lasciarmi cadere nei più profondi e oscuri rimorsi della bugia. Sei stato una bugia, e non me ne ero accorta. E sai cosa? È colpa mia.
Quindi,
si. Lo sapevo che saresti stato un problema.
Il più dolce, bastardo, piacevole problema della mia
vita.
E quindi,
si. Ti amo.
Ed è colpa
mia.

 

 

 

 

 

Note: ciao a tutti. Questa è la mia prima one shot che, come forse avrete capito, si ispira alla canzone di Taylor Swift I Knew You Were Trouble. Ho cercato di esprimere, scrivendo, tutte le più piccole e minime sensazioni che questa canzone (insieme al video e alle dichiarazione rilasciate dalla stessa autrice) mi provoca. Ora, non pretendo che ognuno la interpreti a modo mio, assolutamente no. È solo un mio modo di raccontare ciò che provo.
Se non conoscete la canzone è un ottimo motivo per ascoltarla, perché a mio parere merita veramente. Per chi la conosce già invece, sono palesi i riferimenti a frasi della canzone e anche alla intro che è presente nel video.
Quindi, spero che vi sia piaciuta e spero di non avervi annoiato. Il fatto è che la protagonista, se così la vogliamo chiamare, è distrutta totalmente da una delusione in amore. E racconta di come una marea di sensazioni e presentimenti le possano aver offuscato la vista da tutti i piccoli segnali che il ragazzo in questione lanciava.
Se avete apprezzato vi prego di lasciarmi una recensione e vi prego di non limitarvi solo a leggere in silenzio perché mi fa molto piacere quando qualcuno mi dice che cosa ne pensa.
Bene, se volete potete seguirmi su twitter (@swiftiesbaby) e sempre se volete potete dare un'occhiata al mio profilo su efp dove troverete che sto scrivendo due storie, tengo molto ad entrambe quindi mi farebbe piacere che passaste.
Ooook, fine del monologo.
Un bacio, ciao.

  
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