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Autore: Valsi_inkheart    20/03/2013    4 recensioni
Per la challenge di I Call Him Mine . Kurtbastian Italian Group. Tema: horror movie.
"Sebastian è per terra, riverso in una pozza di sangue. Il suo stesso sangue. Né è ricoperto: ne ha sul viso, sulle mani. Accanto a lui, una figura robusta, incappucciata, senza volto. Continua a chiedergli qualcosa che Kurt non riesce a capire, Sebastian non risponde, forse ha perso i sensi. Altri calci, dritti nella pancia."
Genere: Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le luci sono fioche. Non fa freddo, ne è sicuro, ma i brividi gli percorrono la schiena, le braccia. Le mani tremano e sembrano essere incontrollabili. L’odore è acre, ma forse sta immaginando anche quello.

Cammina piano tenendo la punta delle dita sulla parete alla sua destra, all’altezza del suo viso. Deve tenere il contatto, deve tenere il controllo.

Cerca di respirare piano ma non riesce a concentrarvisi.

“Dentro e fuori, Kurt, dentro e fuori. Respira”.

Quando è diventato tutto così buio? Cerca un interruttore – è casa sua, dopotutto, sa dove sono i pulsanti per accendere la luce – ma ancor prima di tentare a premerne uno, sa che non funzionerà. Infatti è così. Stringe i pugni per evitare di urlare e continua a camminare. Piano.

“Dentro e fuori, Kurt, respira. Uno e due, un passo dietro l’altro, Kurt. Cammina”.

Pensa, respira e cammina come una nenia.

Ha paura.

Un rumore forte ma soffocato lo scuote dal torpore. Non sa se ha immaginato anche quello, spera vivamente di sì. Si volta cercando di capire da dove fosse arrivato quel tonfo ma non ci riesce, ha paura, non vuole dare le spalle al corridoio davanti a lui.

Da quando Sebastian ha lanciato quell’urlo e il suo cuore si è lacerato, ha deciso di uscire dalla camera in cui suo marito l’aveva pregato di restare, qualsiasi cosa fosse successo. Restare lì ad aspettare la sua fine, senza nemmeno lottare per salvare il suo uomo, che invece non aveva esitato ad affrontare i loro aggressori – probabilmente coloro che avevano inviato tutte quelle lettere anonime ed inquietanti la settimana precedente – e che ora era tra le loro mani, magari subendo qualche orrenda tortura era a dir poco improponibile. Deve reagire, deve percorrere il corridoio che lo porta alle scale e quindi giù, all’ingresso.

Da Sebastian.

Da suo marito.

Kurt fa un altro passo, cercando di concentrarsi su quello che deve fare. Cercare di raggiungere il telefono, chiamare il 911, chiedere aiuto. Tentare di afferrare una mazza da golf (e dire che aveva tenuto il muso a Sebastian per una settimana per aver comprato quel set da tremila dollari, piazzato sotto le scale come un elemento decorativo) e cercare di usare tutti i muscoli delle braccia di cui si vanta tanto con suo marito.

Un altro urlo, disperato, di Sebastian. Uno strillo acuto, sintomo di un dolore lancinante.

Lo stanno aspettando, ne è sicuro. Ma Kurt non può trattenersi dal continuare a camminare e sperare che il suo cuore non emetta davvero quel rumore che gli rimbomba nelle orecchie. Controlla che non ci sia nessuno alle spalle e inizia a scendere le scale, entrambe le mani al corrimano, cercando di non cadere.

Sente delle parole soffocate e dei rumori forti ma smorzati provenienti dalla cucina. Si accuccia dietro la colonna in fondo alle scale e cerca di capire. Tutto ciò che riesce a vedere è la schiena di un uomo, poi il suo piede che prende lo slancio, piegandosi all’indietro e poi, trovata la forza, si scaglia in avanti. Un altro urlo di Sebastian.

Lo stanno prendendo a calci.

Kurt cerca di trattenere un singhiozzo ma il suo cuore sta esplodendo, la nausea gli causa un dolore alla testa che rischia di farlo svenire. Ma non può, non adesso… deve cercare di guardare avanti, deve aiutarlo, deve vincere lui.

Quando trova la forza di alzarsi, è per accorgersi che le gambe non reggono. Tutto sembra ancora più buio e il respiro è corto. Un altro urlo, un altro calcio, altre parole confuse.

La testa gira.

Kurt fa qualche passo e si aggrappa allo stipite della porta della cucina pregando che nessuno lo veda.

“Dentro e fuori. Solo questo, Kurt”.

Non riesce ad ascoltare un altro urlo di Sebastian e non fare niente. Con due lacrime silenziose che gli rigano il volto perfetto, anche se colmo di paura, Kurt si sporge per guardare.

E lì si sente mancare.

Sebastian è per terra, riverso in una pozza di sangue. Il suo stesso sangue. Né è ricoperto: ne ha sul viso, sulle mani. Accanto a lui, una figura robusta, incappucciata, senza volto. Continua a chiedergli qualcosa che Kurt non riesce a capire, Sebastian non risponde, forse ha perso i sensi. Altri calci, dritti nella pancia.

Kurt vuole urlare. Non può.

Si volta e con una mano tremante tenta di prendere qualcosa di pesante da usare come arma. Riesce ad afferrare un vaso, e quando ritorna a guardare in cucina, trova solo Sebastian, che a malapena muove il petto per respirare.

L’uomo non c’è più.

Kurt ha paura. Più di prima. E non vuole voltarsi. Il vaso cade.

- Sai, - una voce dietro di lui lo lascia paralizzato. È inquietante, è terribile, è inaspettata. Morirà. – Potresti andare da lui adesso, se vuoi. Ma forse è inutile. Vi vedrete presto nell’altro mondo.

 

 

Quando Kurt urla, lo fa per davvero. E ci mette un po’ a capire di essere nel suo letto. Ci mette le mani di Sebastian, i suoi baci sulla mandibola e sulla guancia e le parole dolci all’orecchio, più che altro.

Ma stavolta non gliela fa passare liscia.

- Smythe, la prossima volta che mi porti a vedere un film horror, - riesce a dire tra i singhiozzi, - Giuro che ti lascio morire in cucina, hai capito?

 

 

 

Angolino!

Oh well well well. Questa fic è stata scritta per la challenge di “I Call Him Mine . Kurtbastian Italian Group” (si cui sono un fierissimo membro) per la prima settimana, il cui tema è: horror movie. *you don’t say, Vals?*

Bene, è abbastanza evidente che io non abbia mai visto un film horror, vero? Shame on me, sono una di quelle cagasotto di altissima qualità. Avevo paura anche mentre scrivevo, per dire. Ma ci tenevo a farne parte, so.

Spero di non aver scritto scempi, ma ho trovato un paio d’ore tra tutto quello che ho da studiare (maturità, t’avessi preso prima…) e così posto adesso o mai più.

Ringrazio i Keane che mi hanno accompagnata nella stesura. :D

Vals

  
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