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Autore: Alice Dream Girl    20/03/2013    3 recensioni
Onew dopo la laurea parte insieme agli amici di sempre JJong, Minho, Key per l'Italia. A loro si aggiunge all'ultimo minuto anche il fratello di Onew, Taemin. I ragazzi a Roma fanno la conoscenza rocambolesca di 5ragazze del posto: Marzia, Celeste, Claudia, Elettra e Letizia. In particolare Taemin si innamora di Marzia, e deve affrontare Minho, amico di sempre, anche lui innamorato di lei. Dopo 3 settimane i ragazzi ripartono per Seoul e Taemin riesce a farsi promettere da Marzia che lei andrà a trovarlo di lì a poco. Marzia e le sue amiche in estate, partono per Seoul. Qui Marzia e Taemin vedranno messo a dura prova il loro amore, a causa di Park, giovane donna innamorata di Taemin, che grazie ad alcune sue conoscenze tenterà in tutti i modi di separarli. Nel frattempo anche gli altri ragazzi intrecceranno tra di loro storie. In particolare Onew e Celeste, dovranno rapportarsi con problemi più grandi di loro che, apparentemente difficili da superare, li uniranno ancora di più. Dopo questo viaggio nessuno dei ragazzi sarà più lo stesso.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                        GOOD MORNING SEOUL (WITH LOVE)
 
                                                     1
                                IL REGALO DI LAUREA
 
Un boato percorse la sala da cima a fondo.
Jjong non ce l’aveva proprio fatta a trattenersi. Appena il professore aveva pronunciato la parola “laureato” era esploso.
Il “laureato” in questione non era lui, ma uno dei suoi migliori amici: Lee Jin Ki, meglio conosciuto come Onew
Onew era lì circondato dall’affetto dei suoi familiari e degli amici più stretti; avvinto nella morsa amorevole di sua madre e di suo padre e dagli applausi che erano esplosi dopo il boato del suo amico.
Era il primo a laurearsi del suo gruppo. Il massimo dei voti per un futuro architetto.
E dire che i suoi erano stati perplessi fin dall’inizio, avrebbe potuto rilevare in tranquillità l’attività della famiglia dopo il diploma e campare di quei soldi, invece lui aveva voluto fare da solo.
Si era così iscritto alla facoltà di architettura di Seoul e battendo ogni record di tempo si era laureato a pieni voti.
Sorrideva Onew, ce l’aveva fatta. Sorrideva per i suoi 24 anni e sorrideva al pensiero di quale sarebbe stata la giusta ricompensa per i suoi sacrifici.
E già… si era fatto promettere dai suoi che se si fosse laureato con il massimo, lo avrebbero mandato a visitare il Paese primo al mondo per bellezze architettoniche:l’Italia.
Ed i suoi avevano accettato.
Così Onew si era impegnato anche per raggiungere questo obiettivo.
Ma un viaggio non è un viaggio se non si è in buona compagnia. Aveva così convinto i suoi tre amici più cari ad accompagnarlo.
Jjong, Minho e Kibum avevano accettato quell’avventura un po’ per curiosità un po’ perché volevano così bene a quel matto di Jinki da non potersi rifiutare.
All’ultimo minuto aveva deciso di aggiungersi al quartetto il fratello minore di Jin Ki, Taemin. Era più piccolo rispetto agli altri, ma era cresciuto praticamente insieme a loro, quindi quel viaggio non sarebbe stato un vero viaggio senza di lui.
Si, Onew  sorrideva, era sicuro di stare per vivere la più bella esperienza della sua vita.
 
Marzia adorava le lezioni del professor Stuart. Lui non spiegava il diritto, non diceva niente di diritto. Quella che sarebbe dovuta essere una lezione di diritto internazionale si trasformava in una conversazione magnifica sui Paesi orientali. Ronald Stuart era un professore sessantenne nevrotico di New York. Era lì a Roma per insegnare all’università. Ma le sue non erano banali lezioni. Le sue parole aprivano un mondo, in questo caso il mondo orientale.
“Ma che diamine, dovremmo parlare d’altro, questo rimbambito ci fa solo perdere tempo!” borbottò Luca, uno dei suoi colleghi
“SI da il caso che queste lezioni siano magnifiche!” ribattè Marzia seccata
“Cosa c’è di magnifico in un vecchio petulante che parla di Cinesi, Giapponesi, di Asiatici insomma”
“Sono culture profondamente affascinanti e tu sei un idiota se non sai capire il senso di queste lezioni”
“Che succede?” chiese Elettra, una amica di Marzia, prendendo posto vicino a lei
“Luca ce l’ha con Stuart!” rispose Marzia seccata
“Ancora? Ma cosa hai al posto del cervello la paglia?” chiese Elettra seccata
“Guarda non accetto commenti da una che si fa chiamare Kirakim!” ribattè quello sghignazzando insieme al suo compagno di  banco
“Certo che siete proprio intelligenti!” intervenne Celeste, un’altra delle loro amiche
“Eccola, la saggia del villaggio globale. Ma perché  non metti quel tuo bel cervelletto sveglio al servizio di altro, piuttosto che degli Asiatici?”
“Luca sei di una stupidità fuori dal comune. Qui non si tratta di Asiatici ed Europei, si tratta solo di scoprire culture nuove, diverse e complementari alla nostra. Ma cosa te lo dico a fare, sei mentalmente limitato!”
“Certo che voi quattro avete fatto una bella associazione a tutela dei musi gialli!”
“Eih amico, sono in 5, dimentichi, c’è la sorellina minore della svitata!” intervenne Ettore il migliore amico di Luca
“Ah, già… la matta del liceo!”
Letizia era la sorella minore di Elettra. Abitava a Roma pur frequentando ancora il liceo, perché non appena la sorella si era diplomata non aveva voluto saperne di lasciarla andare a meno che non se la fosse portata dietro. E così era stato.
Fatti i bagagli si erano trasferite insieme a Roma, dove la più piccola aveva continuato a frequentare il liceo artistico.
“Se ti sento parlare di nuovo della sorella di Elettra a quel modo ti sfascio le zone basse a calci!” sibillò minacciosamente Claudia, l’ultima componente del gruppetto e anche la più tosta”
“quattro bellezze sprecate dietro ai nani con i genitali piccoli!” borbottò Luca e si mise a riseguire la lezione.
“Coglioni!” disse Marzia
A fine lezione il professor Stuart bloccò Marzia.
“Signorina Marea.”
“Si professore!”
“Ho notato che le mie lezioni la interessano particolarmente.”
“SI e non solo a me, anche le altre sono entusiaste.”
“Mmm, ottimo. Stavo pensando se non fosse il caso che lei e le altre faceste un viaggetto da quelle parti… non so in Giappone o in Cina, per esempio, o perché no, in Corea.”
“Beh, non è una cosa semplice. Gli impegni sono tanti, e poi anche i soldi non sono troppi!”
“Capisco, ma con qualche piccolo sacrificio potrebbe riuscirci… sarebbe una magnifica esperienza. Io li ho girati tutti quei paesi ed è stata un’esperienza illuminante. Mi creda, l’oriente ti stravolge la vita!”
“Beh… dovrei parlarne anche con i miei sa, alla fine occorre il loro permesso.”
“Oh, ma da quello che mi pare di aver appreso da quando li ho incontrati ad una delle riunioni mi sembrano persone così tranquille e poco ansiose, vedrà sarà un gioco da ragazzi, ci parli e mi faccia sapere. Ho un paio di amici a Seoul che affittano camere a buon prezzo. Ora la saluto ho lezione tra 10 minuti in un’altra classe.”
Tranquilli, poco ansiosi? I suoi genitori erano buoni, educati, onesti. Ma tranquilli e poco ansiosi erano gli unici aggettivi che non gli si addicevano.
 
 
L’aereo planò dolcemente sul suolo romano.
“Siamo arrivati!” urlò Onew al settimo cielo.
“Già, finalmente, non ne potevo più di star fermo” disse Minho. un tipo abituato al movimento e allo sport.
“Ragazzi se questa città non è bella come dicono giuro che vi ammazzo. Ho preso due settimane di ferie dal lavoro e starò perdendo un mucchio di soldi!” borbottò Jjong, pensando al centro estetico dove lavorava come parrucchiere per guadagnarsi da vivere, dato che la famiglia non aveva molti mezzi di sostentamento.
“Tu pensi al lavoro? E io allora cosa dovrei dire?” intervenne Kibum, da tutti chiamato Key.
“anche io ho da lavorare, cosa credi?”
“Tu disegni vestiti per un ricco stilista e ti pagano, che bella vita!” lo prese in giro Jjong. Scherzavano sempre loro due, erano amici da una vita, si adoravano. Battibeccare era il loro modo di volersi bene.
“Tu non dici niente Tae?” gli chiese Onew, notando che il fratello rimaneva stranamente in silenzio.
“Beh, io sono emozionato ma anche molto impaurito. Chissà che ci aspetta…”
“Cosa deve aspettarci? tre settimane di relax puro!” disse suo fratello
“Già, ma ho come una strana sensazione…”
“Del tipo?”
“Non lo so, forse accadrà qualcosa, ma ancora non so di preciso cosa…”
“Tu leggi troppi manga fratellino!” disse Onew ridacchiando e poi tutti lo abbracciarono. Taemin era il più piccolo, il più dolce, ma sarebbe arrivato molto presto anche per lui il tempo di crescere.
E forse lo aveva capito.
Quando scesero dall’aereo respirarono l’aria di quel Paese nuovo tutti elettrizzati per la nuova esperienza.
“Respirate l’aria italiana ragazzi, che l’avventura abbia inizio!” urlò Onew
 
“Che si fa stasera?” chiese Luca al resto della comitiva
“Noi andiamo a Trastevere, ma voi due non siete invitati” disse Elettra
“Ma perché andate sempre lì, andiamo a ballare, dai?”
“No, ci sono i mercatini, e la festa, non ce la vogliamo perdere per quattro sgambettate in discoetca!” disse Celeste
“Va bene fate come vi pare, se cambiate idea noi siamo lì”.
“Non contarci!” disse Elettra
“Allora? Ci andiamo a cambiare o no?” propose Claudia
“Si assolutamente, anche perché devo ancora passare a prendere Letizia da scuola, quindi addio e a dopo!” fece Elettra e scappò via in sella al suo motorino.
“Tira un’aria strana!” disse Marzia
“Che genere di aria?” le chiese Celeste
“L’aria di quando sta per succedere qualcosa!”
“L’ultima volta che hai detto così un bullo ha rotto il muso a Luca!” si intromise Claudia
“E ti pare una cosa brutta?”
E tutte e tre si misero a ridere
 
Quella sera il quartiere Trastevere era un trionfo di luci, colori, persone.
Marzia, Elettra, Celeste, Claudia e Letizia avanzavano tra la folla respirando quell’aria gioiosa e fermandosi ogni tanto a dare un’occhiata in giro per le bancarelle.
La folla era così densa che quasi non respiravano, ma era bello stare tra la gente.
Si aprirono un varco in quel mare di gente e sgattaiolarono dall’altro lato della strada, leggermente più praticabile.
SI erano fiondate su una bancarella di libri usati, curiose di scovare qualcosa di misterioso e simpatico allo stesso tempo.
Quella sera di Giugno faceva caldo, l’aria era serena ed era bello essere libere di girovagare senza pensieri.
Marzia iniziò a frugare tra quella montagna di libri quando ad un tratto si fermò. Aveva urtato qualcosa, o meglio qualcuno.
Sollevò lo sguardo e incrociò un paio di occhi a mandorla dolci e curiosi. Il ragazzo, che doveva avere poco più di vent’anni le sorrise, scoprendo dei denti bianchi e perfetti. Aveva un berretto sulla testa dal quale spuntavano ciuffi di capelli marroni.
Marzia lo guardò e ricambiò il sorriso.
Un passante che andava di corsa la urtò e cadde a terra pesantemente.
“Aih, ma che diavolo…” borbottò prima che una mano piovesse dall’alto e la aiutasse a rialzarsi.
“Tutto bene?” le chiese un ragazzo troppo alto rispetto agli asiatici che aveva incontrato in vita sua.
“Si, grazie, tutto bene.”
“Minho, piacere, tu come ti chiami?”
Marzia non sentì la domanda perché si era messa a guardare in giro nel tentativo di ritrovare il ragazzo che aveva intravisto prima di cadere
“Va tutto bene?” le chiese Minho
“Oh certo, scusami, io sono Marzia. Grazie per avermi aiutata.”
“Oh di nulla. Sei qui da sola?”
“No da qualche parte devono esserci le mie amiche… Ah eccole lì.” Disse indicando le ragazze che le stavano correndo incontro
“Ma dove eri finita?” disse Elettra preoccupata
“Sono caduta…”
“Dannazione, e stai bene?”
“Si, si lui mi ha dato una mano” fece indicando Minho
“Oh, chi sei?” chiese Elettra emozionata dalla vista di quel ragazzo
“Mi chiamo Minho!”
“Kirakim piacere! In realtà mi chiamo Elettra ma chiamami Kirakim!”
“Va bene.”
“Loro sono Celeste, Letizia e Claudia!” disse Marzia indicando le altre tre
“Ciao ragazze!”
“Dove hai imparato così bene l’Italiano?” domandò Letizia
“Io e i miei amici lo studiamo da anni, per passione.”
“Hai degli amici che sono qui?” chiese Claudia
“Si, dovrebbero essere qui da qualche parte. AH eccoli là a quel chiosco. Ragazzi venite, vi presento delle persone!”
I quattro si avvicinarono e Marzia riconobbe subito il volto che aveva visto qualche minuto prima.
“Loro sono Onew, Key, Jjong  e Taemin.”
“Molto piacere” dissero i 4 praticamente in coro
“Oddio quei jeans che hai  addosso sono meravigliosi” tuonò Elettra rivolta a Key e ai suoi jeans floreali
“Trovi? Li ho disegnati io!”
“Disegni abiti?”
“LO faccio di mestiere!”
“Oddio, fantastico!”
“Calmati!” le sussurrò sua sorella in un orecchio, mentre con un occhio guardava Jjong.
Si strinsero la mano. Quando Marzia arrivò da Taemin si guardarono a lungo.
“Voi siete di qui?” chiese Minho interrompendo il momento
“SI!” disse Elettra
“Beh bel posto!”
“Ragazzi, perdiamo il tavolo al ristorante ed io muoio di fame!” disse Onew
“Ho voglia di assaggiare il pollo italiano!”
“Eccolo là è sempre il solito!” sospirò Minho
“Dobbiamo salutarci, è stato un piacere conoscervi!” detto ciò si avvicinò a Marzia e le mise un foglietto in mano.
Le strizzò l’occhio e si allontanò.
Chissà perché, però, Marzia non si soffermò su di lui ma su Taemin che paradossalmente si voltò e le sorrise timidamente.
  
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