TITOLO:
Questo pazzo pazzo mondo
AUTORE:
Akane
SERIE:
NCIS
TIPO:
slash
GENERE:
sentimentale
RATING:
giallo, 14+, PG13, …
PAIRING:
Gibbs/DiNozzo
PARTI:
One Shot
DISCLAMAIRS:
i personaggi, l’ambientazione e la serie non è mia ma degli autori e aventi
diritti!
AMBIENTAZIONE:
quarta stagione, punto imprecisato … Gibbs è già tornato da un po’. Della mini serie chiamata Questione di manifestazioni.
MODO:
POV di Tony
NOTE:
per prima cosa questa è la famosa post fazione di Manifestarsi, la prima che ho
fatto su questa serie e questa coppia, questo è il seguito, insomma, che vi
avevo promesso. Non so quando arriverà anche la pre fazione, sempre come avevo
promesso. Si tratta di come si chiariscono Tony e Gibbs dopo un po’ che tutto
torna alla normalità.
Specifico
che per continuare il mio delirio precedente, ho dovuto fare la piccola
modifichina innocente di eliminare la donna di Tony che nella quarta stagione
prende il cuoricino del nostro bel Tony.
Per
il resto si continua sulla stessa linea di pensiero di Manifestarsi.
È
stato un parto imprevisto e veloce della notte del 7 Ottobre, dopo aver visto i
due nuovi episodi della serie mi è venuto il mio famoso sacro fuoco e senza
avere idea di cosa avrei combinato mi sono messa al pc a scrivere … ho finito
a l’una circa, considerando che devo essermi messa vero le undici di sera è
stato un bel record!
Bene,
deliri a parte spero che sia di gradimento e che chi non la vede come me mi
perdoni per questa creatura innocente che ho partorito!
Buona
lettura. Baci Akane
RINGRAZIAMENTI:
ringrazio chiunque leggerà e commenterà.
DEDICHE:
la dedico al ragazzo che si aggira nei miei sogni e nella mia testa e che mi
gestisce sempre Tony quando scrivo di lui. (mi ha dato idee per altre due fanfic
su questa coppia) Non chiedetemi chi è, non ha importanza, io lo so e questo
basta. Anche perché comunque voi non lo conoscete. È una specie di amico che
non c’è più e che era proprio come Tony … A lui, allora.
_______________________________________________________________
QUESTO PAZZO PAZZO MONDO
Scritto da Akane
-
Ciao, a domani! –
Salutando
tutti prendo le mie cose e con un certo sollievo protendo la mia mente verso
l’uscita, cioè nella mia sacra automobile ed infine a casa. La mia dolce e
riposante nonché solitaria casa!
A
fermarmi però è la voce di Gibbs che mi blocca sul tempo, proprio mentre sto
imboccando l’ascensore:
-
Tony, aspettami! –
Uhm
… che non abbia capito bene?
-
Come? –
-
Cosa non ti è chiaro del concetto: ‘aspettami’? –
La
sua risposta è veloce e repentina, perfettamente sul suo stile. Mi fermo e mi
giro, lo guardo con circospezione ed uno sguardo tirato, devo riuscire a
leggergli ancora una volta nel pensiero … vediamo, quale sarà la risposta
giusta, questa volta?
-
Nulla, capo … -
-
Bene! –
Borbotta
col suo vocione possente che non ammette repliche.
Dunque
…
-
Ti aspetto … proprio qua! –
Rimango
in mezzo al corridoio davanti all’ascensore mentre controllo guardingo lui
alla sua scrivania che legge delle ultime scartoffie con lo sguardo alla Gibbs
… corrucciato e accigliato.
Cosa
avrò mai fatto, questa volta?
Nell’attesa
noto come se ne vanno tutti gli altri, alcuni svelti, alcun lenti … tutti mi
fissano incuriositi su cosa io ci faccia lì ad aspettare, pare proprio, lo
Spirito Santo!
Sospiro,
ogni tanto mi piacerebbe avere qualche potere magico da usare solo con lui …
non sarebbe mica male … sopravviverei, no?
Mi
salta in testa, ovviamente, il dubbio di cosa abbia intenzione di fare … mica
vorrà parlare di quel “certo argomento”, vero?
Mi
verrebbe male all’idea!
Non
mi rimane che pregare, ecco come ingannerò l’attesa; non credo di essere
pronto ad affrontare quel
“certo
argomento” con lui, sono giovane per morire, dannazione …
Sono
alla centesima Ave Maria quando finalmente si alza, prende le sue cose e chiude
la luce, rimaniamo in penombra e una certa inquietudine mi invade. Non è sempre
una buona idea assecondarlo!
Non
dico niente, potrei dire qualche buffonata così alleggerirei la situazione ma
preferisco stare in silenzio e guardarlo cercando quel famoso potere telepatico
… possibile che io sia nato senza quel potere?
Rimango
immobile dove mi aveva fermato, lui mi raggiunge e finalmente mi vede, si ferma
davanti a me e con un sopracciglio alzato dopo avermi osservato a fondo, sbotta
poco paziente:
-
Che stai facendo? –
Marca
su ogni parola che dice, forse non riesce a decidersi su cosa lo infastidisca
maggiormente …
-
Ti aspetto … come mi avevi detto, ricordi? –
Rispondo
cauto.
-
Certo che ricordo, non ho mica l’Alzhaimer! –
-
Immagino di no … -
Mi
mette sempre in soggezione, è una sensazione terribile!
-
Allora?! –
Ribatte,
questa volta alza entrambi i sopraccigli, brutto segno!
-
Ehm … - Cosa dovrei dire, di preciso? – Sto qua! –
-
Lo vedo! –
-
Ne sono felice, significa che non sei cieco! Sei proprio sano come un pesce! –
-
Ma forse sono scemo. –
-
No, come potrebbe essere? – Il timore cresce sempre più in me.
-
Sai com’è, non riesco a capire come sia possibile andare via di qui se tu non
ti muovi! –
-
Oh, era questo! –
Ecco,
ora si limita a guardarmi storto e a non parlarmi più … una gocciolina di
sudore freddo mi cola lungo la spina dorsale, è proprio faticoso avere a che
fare con lui, dannazione!
-
Capito il messaggio! –
-
Era ora! -
Così
dicendo mi sposto, quando lui mi passa davanti procedendomi in ascensore faccio
un sospiro di sollievo che spero lui non abbia notato.
Devo
passare tutta la mia esistenza a fare attenzione a non farlo arrabbiare o a
compiacerlo per aver azzeccato sui suoi desideri?
No,
non è solo questo … questa è la chiave comica della situazione, la realtà
è che semplicemente tutto quel che desidero è che lui sia fiero di me in ogni
istante per ogni sciocchezza, in modo da soddisfarlo e renderlo contento di me
… cosa molto difficile!
In
ascensore mi viene il malaugurato istinto di chiedergli come mai mi abbia fatto
attendere ma spero sia lui di sua spontanea volontà a farlo, così mi trattengo
fortunatamente.
Il
silenzio che ci accompagna fino al parcheggio mi fa capire che invece a lui
sembra ovvio dove stiamo andando. Ciò che mi preoccupa veramente è che
probabilmente l’ho capito anche io ed è per questo che non mi azzardo a dire
e fare niente, come invece normalmente farei.
Arriviamo
alle nostre auto parcheggiate vicine e ci fermiamo ognuno davanti alla propria,
qua devo proprio dirglielo, lo faccio sempre con un certo timore, questa volta
è timore perché penso di sapere la risposta:
-
Immagino che … -
Mi
ferma subito e sbrigativo e sicuro parla per me:
-
Ci vediamo a casa tua, Tony. –
Ok,
lo da per scontato ed io in effetti non posso che dargli ragione … avevo
proprio capito giusto!
Rassegnato
come un condannato a morte dico solo:
-
Va bene … -
E
salgo in macchina mentre vedo che lui fa altrettante e che come al solito non mi
lascia capire nulla di cosa gli passi per la testa. Chissà quand’è che
imparerò il suo linguaggio!
Una
volta a casa parcheggio nel garage e scendo, sospiro: si avvicina il momento del
chiarimento, cosa dirò?
La
verità, no? Tanto a lui è l’unica cosa che posso dire … non è facile,
sono sicuro che non gli piacerà saperlo, che finirà male. Uno come lui, poi
… inoltre, dannazione, non ne sono sicuro nemmeno io. In realtà devo
esprimergli dei semplici dubbi su quel che penso di lui e della nostra
relazione, ti pare facile?
Non
so proprio cosa dirgli di preciso, non ho la matematica certezza che sia così
… così come, poi?
È
solo un pensiero confuso che metto sempre da parte, sono uno così, mette da
parte le cose scomode e faticose per affrontarle in un momento migliore.
Credo
di essere così ma forse ho messo semplicemente da parte solo questo. Non è che io sia un vigliacco, no … anzi, sono
egocentrico, per questo mi ficco sempre in qualche guaio; tanto poi Gibbs me ne
tira sempre fuori …
È
proprio pensando a questi particolari che, mentre salgo le scale, non noto un
oscuro individuo che non conosco, non abita nel mio palazzo e non so proprio chi
sia. Sono immerso nei miei pensieri e nelle mie improbabili dichiarazioni quando
ha il malaugurato istinto di venirmi addosso e aggredirmi. Era semplicemente
fermo in uno dei pianerottoli e cercava, forse, di entrare in una delle case.
Non era la mia e non ero dell’umore di calcolare il mondo, nemmeno probabili
ladri, quindi non ho fatto molto caso. Evidentemente lui ha pensato che
l’avessi fatto e per difendersi mi è venuto addosso.
Che
diavolo di intenzioni aveva?
Che
idiota!
Lo
insulto con qualche epiteto interessante ma poco brillante per i miei canoni, lo
combatto con facilità ma è mentre lo sto per neutralizzare che la voce di
Gibbs mi arriva distraendomi.
Proprio
ora?
No,
qua è meglio chiarire con lui o non sarò più in grado di fare le cose come si
deve …
Vedrai
quanto mi prende in giro per non averlo messo subito a cuccia!
Penso
a questo mentre lo guardo, lo guardo e mi chiedo come mai il suo sguardo muti da
corrucciato a … impensierito? Poi fa un gesto veloce che non noto perché
penso sia il caso di girarmi e capire perché lui ha questo sguardo; non vedo
cosa fa, cosa tira fuori, ma posso immaginarlo anche se mi sembra strano che
abbia intenzione di intervenire in una situazione così facile.
Se
è preoccupato per me è decisamente più pazzesco del mal vivente che mi
aggredisce, ma mentre sto per girarmi capisco cosa aveva visto Gibbs: è il
dolore alla schiena a darmi la risposta. Un taglio che mi viene inferto
probabilmente da un coltello.
Cosa
voleva fare?
Pugnalarmi?
No,
questo è solo un graffio … stringo i denti e faccio una breve smorfia di
dolore, impreco e mi giro del tutto notando che me l’ha fatta mentre cadeva.
Cadeva o schivava?
Non
so come mai abbia fatto così, quale minaccia abbia visto, ma forse posso
immaginarla; tuttavia sono contento di dargli un calcio, fargli volare il
coltello e rompergli un dente con il colpo successivo. Infine lo afferro e
ignorando il male che sento alla schiena lo schiaccio contro il pavimento
parlandogli non proprio dolcemente.
-
Ti va di passare la notte al fresco oppure in ospedale? Dimmi che ti accontento
… sai, è per farti vedere quanto io sia generoso! –
Lui
scuote la testa e mugolando di dolore mi implora come un idiota di lasciarlo
andare.
-
No, adesso non esageriamo! –
Il
momento generoso è finito e in pochi minuti si trova ammanettato ad attendere
la polizia che lo preleva.
Ci
vuole un po’ ma ce la facciamo a salire a casa; solite serate alla Anthony
DiNozzo, in fondo … sono anche abituato, in un certo senso!
Sono
contento che in tutto questo Gibbs ci abbia messo solo la pistola, sono sicuro
che fosse stato questo ad impedirgli di punzecchiarmi a dovere con quella
puntina. Ad ogni modo rifiuto le cure mediche che la polizia mi offre e se
l’Onnipotente vuole entriamo in casa.
-
Non posso lasciarti solo un secondo … -
Commenta
ironico, in effetti ha ragione.
-
Bè, come al solito, capo! –
-
Non siamo in servizio … -
-
Come? –
-
Non siamo in servizio, non sono anche qua il tuo capo. –
Ripete
con poca pazienza.
-
Oh, bene ca … Gibbs. –
Non
faccio solitamente fatica a chiamarlo per nome, ogni tanto mi capita, come
capita che lui mi chiami Tony e non DiNozzo … dipende dai momenti.
Questo
è un momento particolare, però, perché faccio fatica anche a parlargli in
generale e non è normale per me!
-
Avanti fammi vedere cosa ti sei fatto. –
Riprende
lui rimanendo fermo appoggiato allo schienale del divano, sempre con il suo tono
burbero e poco gentile; ha le braccia conserte e sembra gestire placidamente la
situazione senza alterazione alcuna. Per lui non ci sono problemi.
Certo,
li ho tutti io i problemi!
-
No, lascia, non è nulla … -
Tento
di essere convincente mentre mi guardo bene dal mostrargli la schiena, lui non
se la beve di sicuro, evidentemente ha avuto modo di notare prima che anche la
maglietta, ovviamente, è strappata.
Ma
quel tipo stasera non aveva nulla da fare?
Sbuffo,
so già che fine farò!
Vado
al frigorifero ignorando Gibbs, cosa pericolosa da parte mia, ma tento solo di
distrarlo; prendo due birre in lattina e gliene tiro una che prende al volo,
apro la mia e ne bevo un sorso, noto che mi guarda con attenzione. Guarda come
per bere allungo meglio la schiena e quindi faccio una breve smorfia che
trattengo subito. Certo non gli è sfuggita.
-
Allora, di cosa volevi parlarmi? Immagino avessi qualcosa da dirmi o non saresti
venuto … ma è meglio ingurgitare qualcosa, io sto morendo di fame … no, non
preoccuparti, non preparo nulla, ordino qualcosa per asporto, una pizza va bene
anche a te, vero? –
Parlo
a macchinetta come è nel mio modo fare, cerco veramente un diversivo e mentre
lo faccio mi aggiro come un anima in pena per casa, così lui, che continua a
fissarmi penetrante mentre limito i gesti per la schiena, sta in silenzio.
-
Bè, vada per la pizza. Vediamo dove ho lasciato il numero? -
Gli
passo davanti per andare al mobile dove ci sono i numeri di telefono che uso a
casa, ed è qua che lui mi blocca prendendomi per un braccio, non mi da certo
tempo di ribellarmi, mi preme subito l’altra mano libera proprio sul taglio.
Ok,
non riesco a trattenere il sibilo di dolore e nemmeno una bella smorfia. Va
bene, ha vinto.
Tanto
ormai le cose andranno veramente in un'unica direzione, con lui è impossibile
pensare di vincere!
Sospiro
girandomi, gli do le spalle e gli lascio il via libero; che faccia come vuole,
ormai … ormai a questo punto, dopo quella volta, cosa dovrei dire? Per quale
motivo dovrei oppormi?
Sa
bene cosa gli dirò stasera, se vuole sentirselo dire avrà i suoi motivi.
Gibbs
è Gibbs, ottiene sempre quello che vuole, se ha deciso di farmi vuotare il
sacco e di curarmi per prima cosa, è questo quello che farà.
Lo
sento alzarmi la maglia in silenzio, sfiorarmi la carne intorno alla parte lesa
e farmi sussultare per questo.
-
E’ un bel taglio ma non molto profondo. –
-
Vedi? Niente punti … -
-
Questo non significa che possa fare infezione! –
Strano
che lui parli così, solitamente con sé stesso lascia che tutto faccia
infezione. Diciamo che le ritiene degne medaglie di guerra, però non permette
che nessuno dei suoi uomini rimanga ferito o mal messo … in fondo è
premuroso, a modo suo. Molto a modo suo. Ma lo è.
-
Siediti! –
Mi
ordina facendomi accomodare nel divano, io eseguo senza replicare più, ormai
devo seriamente pensare a cosa dirgli quando mi chiederà cosa volevo dire
quella volta al parcheggio.
Rifletto
velocemente mentre vedo che va con sicurezza all’armadietto dei medicinali,
prende l’occorrente per disinfettare e torna qua. È stato altre volte e sa
dove tengo ogni cosa, come io so tutto di casa sua, del resto … ho abitato con
lui per un periodo. Periodo indefinibile, in effetti … né faticoso né
entusiasmante. Prezioso, questo si. Molto utile. Mi ha fatto capire molto su me
stesso. Cose, appunto, preziose.
Ho
capito che volevo diventare come lui.
Sono
di nuovo immerso nei miei pensieri quando lo sento sedersi dietro di me e
alzarmi la maglietta fino a togliermela.
C’è
… c’è … insomma, c’era bisogno?
Trattengo
il respiro, normalmente non me ne importa, non ho problemi a mostrarmi, sono
abbastanza esibizionista e narcisista, ma in questa situazione l’imbarazzo è
normale. Abbasso lo sguardo e sto in silenzio.
Devo
parlare, devo dire qualche buffonata e tutto andrà bene. Basta questo, no?
Basta
sempre … peccato che ora io abbia la testa vuota.
No,
non posso parlargliene, lui non è tipo da accettare una simile dichiarazione,
il rapporto attuale ne risentirebbe.
So
che ci tiene molto alla nostra salute, ogni volta che mi ferisco, spesso quindi,
si accerta di persona che io stia bene e in che modo stia bene, è carino da
parte sua. Non direbbe mai a parole che tiene a noi, a me, ma a fatti lo si
capisce. Solo in certi dettagli che nasconde molto bene.
È
un tipo molto difficile.
Sento
una sua mano che appoggia sulla spalla nuda e il contatto mi distrae nuovamente;
ecco, di nuovo la sensazione di avere la testa vuota … mi mordo il labbro e
spero che mi faccia molto male la ferita, così almeno rinsavisco. Vengo
accontentato perché quando poco delicatamente mi mette l’acqua ossigenata, le
classiche stelline cominciano a brillarmi davanti agli occhi. Trattengo il
respiro per non emettere alcun suono ma sono contento di distrarmi per il
dolore.
Lui
non si ferma e continua a curarmi, non è fatto per fare il medico, infatti
brutalmente parlando, faceva l’assassino, il tiratore scelto non è certo uno
che dona la vita alle persone … le porta a vita nuova, ovvero nell’aldilà!
Ridacchio
al pensiero che mi è venuto e lui lo nota:
-
Lo trovi divertente, Tony? –
Per
un momento sono così tranquillo e rilassato che dimentico tutto quel che mi
impensierisce.
-
Ho capito come mai fai il lavoro che fai! –
Continua
l’azione chiedendomi con il suo solito tono da situazione rilassata:
-
Ovvero? –
-
Bè, come medico saresti proprio sprecato! –
Chissà
se coglie l’ironia e se era il caso di utilizzarla!
Mi
viene il dubbio solo dopo che l’ho usata e giro la testa a metà sul suo
silenzio, per cercare di vedere che espressione abbia; bè, sta guardando la mia
schiena ma … ma non ha il solito cipiglio, anzi … sta ridacchiando scuotendo
la testa.
Bene,
almeno questa è andata a buon fine!
-
Sono contento che anche tu abbia capito qualcosa in più di me … ora spero che
mi aiuterai a capire te, invece! –
Ecco,
serviva?
Questo
mi sega nuovamente le gambe.
Non
smette di passarmi i tamponi nel graffio, dev’essere lungo, lo sento che va
diagonalmente da una scapola al fianco opposto. Non ha smesso di tenermi per la
spalla e il contatto torna a bruciarmi improvvisamente, così mi volto di nuovo
evitando di guardarlo.
-
C’è qualcosa di poco chiaro in me, capo? –
Cerco
di mantenere un tono leggero, uno dei miei, ma lui non ci casca e continua:
-
Io direi di si. Direi piuttosto che abbiamo un conto in sospeso, non trovi? –
-
Ho dimenticato di pagare qualcosa? –
Cerco
ancora di fare dell’ironia; disperato, direi … lui però dimostra una volta
di più di conoscermi.
-
Si, di finire come da te promesso il discorso iniziato al parcheggio, quando me
ne sono andato. –
Più
preciso di così si muore. Sto in silenzio mordendomi il labbro, guardo davanti
a me con molta cura i dettagli della mia cucina. Perché tutte a me? Imparerò a
stare zitto?
-
Sicuro? –
-
Ho l’aria di uno che scherza? –
Non
serve che mi giro per guardarlo in viso, so che è serio così sospiro e dopo un
altro attimo di silenzio mi decido. Meglio così mentre non dobbiamo guardarci
negli occhi.
-
Bè … non è nulla di che in fondo … no ne sono nemmeno sicuro, dai. –
-
Parlamene. –
Non
potrò mai scappare da lui.
-
Ecco … non sarebbe né da me né da te, so già come la pensi, ci ho
riflettuto a lungo ed ho deciso che se affrontassi il discorso i giovamenti
sarebbero minori rispetto ai miglioramenti … -
-
Hai passato troppo tempo con McGee! –
Mi
interrompe spazientito, non gli piace che lo rigiri così, vuole che vada come
faccio sempre dritto alla meta.
Altro
sospiro. Che fatica …
-
So cosa diresti e le cose cambierebbero in peggio, quindi non è il caso di
parlartene, preferisco così come ora, fidati. Non è nulla di che, una
sciocchezza che non vorresti sapere! –
-
Lascia decidere a me se la voglio sapere o no. E non dare per scontato le mie
reazioni. Perché non vuoi dirmelo? –
Perché?
Non capisco cosa abbia capito e cosa no, a questo punto … mi preoccupo per la
mia incolumità, è ovvio!
-
Perché … è strano! –
-
Pensi che mi faccia problemi per cose strane? –
-
Questa si. Te lo dico io! –
-
Tony, ne ho viste di cose, non pensare di impressionarmi col tuo segreto … -
Bene,
vedo che ha capito che si tratta di un mio segreto. Bene un corno, cavolo!
-
Non è per impressionarti, è per non allontanarti da me! –
-
E non è la stessa cosa? –
-
No, non so, forse … ma non voglio che le cose fra noi cambino, se te ne parlo
so che cambierebbero, quindi non ne voglio parlare. Stop. –
Così
dicendo mi alzo seccato dal divano, non può costringermi, anche se è da lui e
ci riesce sempre, non voglio, non voglio rovinare tutto.
Non
voglio perché so come reagirebbe.
Agitato
comincio a camminare per la stanza e lui seccato mi guarda posando ciò che
teneva in mano, mi fissa contrariato, non gradisce la mia reazione e forse
dovrei preoccuparmi.
Preferisco
che se la prenda perché lo contraddico piuttosto perché gli dico che credo di
provare qualcosa di più dell’amicizia e dell’ammirazione per lui!
-
Non vuoi parlarmene perché è strano però mi riguarda ed avrei diritto di
sapere? –
Mi
fermo e lo guardo dritto negli occhi, ha uno sguardo come sempre penetrante che
mette in soggezione, mi sento quasi male a guardarlo. Lui sa veramente ogni cosa
di me e di quel che voglio dirgli, però vuole spingermi a dirglielo. È spirito
di sadismo o cosa?
Questo
comincia ad adirarmi un po’ … è come se mi torturasse deliberatamente
conoscendo i miei punti deboli. Che ragione ha a farlo se deve poi rifiutarmi e
farmi sentire una merda?
-
Esatto! –
È
tutto quello che mi esce ed allora lui ha uno scatto, non so, non capisco bene
cosa gli passi per la testa, nemmeno ora. Si alza veloce e viene verso di me, mi
fronteggia da vicino, veramente molto vicino, e mi parla premendo basso sulle
sue parole, è molto nervoso.
-
Cosa credi che sia strano? Cosa credi che sia da me? Cosa credi che pensi io?
–
I
toni si accendono anche se nessuno grida ancora; si vede che non ne possiamo più
e gesticolando rispondo esasperato:
-
Non lo so, è questo il punto! Non so cosa pensi e se lo sapessi sarebbe tutto
più semplice! Non so perché mi torturi così anche se sai cosa devo dirti! Non
so cosa sia PER TE strano! Non so quasi niente di te, quel che so, però, mi ha
fatto capire come reagiresti. Che non va bene quello che ti direi! Non è facile
per me parlare con uno come te che non fa capire nulla. Vuoi che mi scopra ma tu
non lo fai, non fai nulla per facilitarmi il compito … come faccio ad essere
sincero anche su quelle “certe cose”? So che sono strane, non normali, anche
magari aberranti … che ne so … la massa le considera così, no? –
Ecco,
i toni sono completamente accesi da parte mia, direi proprio che non ce la
faccio più ma non solo io … non solo io visto che lui per zittirmi e
rispondermi, chiaramente arrabbiato anche se non ai massimali, mi prende per le
spalle mi sbatte poco gentilmente contro il muro, mi fa mugugnare di male per la
schiena che mi ha appena curato e, come se non bastasse, mi preme un braccio
contro il collo, immobilizzandomi del tutto, togliendomi il fiato e facendomi un
discreto male.
Cosa
fa dopo?
Non
parla, l’ha già fatto abbastanza … quel che fa mi lascia completamente
senza parole.
Mi
bacia.
Senza
lasciare nemmeno un istante dalla sua mossa, mi bacia immediatamente, senza
darmi tempo di capire in tempo.
Lui
posa le sue labbra sulle mie con forza e violenza, irruenza e impazienza nonché,
direi, esasperazione e mi bacia violando ogni barriera, lasciandomi veramente
inebetito senza neanche la forza di rispondere in alcun modo.
Quando
si stacca ha tutta l’aria di volermene dire molte, ma molte e forse anche
picchiarmi, temo veramente per la mia incolumità ma sono shockato dal suo
gesto.
-
Era così difficile? –
Mormora
con un ringhio ancora vicino a me, mi immobilizza ancora e riprende, ancora
molto ma molto seccato:
-
Questo è strano? Anormale? ABERRANTE! –
Io
apro la bocca cercando di respirare e di dire qualcosa, non so … non so cosa
dire, non esce niente e solo un po’ di ossigeno mi entra. Non può essere così
… così come? Così. Contro le mie previsioni, ogni previsione.
Cosa
significa questo?
Non
so cosa dire e cosa fare, così, forse solo per questo, lui se ne pente e mi
molla. Non so in realtà cosa pensi e cosa lo spinga a voltarmi le spalle e ad
allontanarsi, sembra voglia andarsene senza aggiungere altro, mollarmi mentre io
sono ancora senza parole con mille accelerazioni corporee. Non può pretendere
che mi basti così poco per assimilare una cosa simile, non può, dannazione. Ma
lui è così impaziente. Perché?
Non
voglio che se ne vada, non voglio perché sono comunque contento di sapere che
aveva capito, però voglio anche sapere cosa significa veramente questo bacio,
questa reazione. Cosa vuole dire?
Perché
butta nel caos gli altri e se ne va mollandoli così?
Merda,
non mi da mai tempo di pensare come si deve, devo sempre agire in fretta … poi
mi chiedono come mai sono impulsivo e mi ficco nei disastri!
Lo
raggiungo in fretta tossicchiando e tenendomi la gola gli metto una mano sulla
spalla per fermarlo, poi gli dico deciso di aspettare. Evidentemente lui non è
dello stesso avviso e si scosta senza nemmeno girarsi. Cosa?
Non
vuole ascoltarmi, ora?
Butta
il sasso e ritira la mano?
Niente
spiegazioni?
Niente
parole?
Niente
risposte?
Niente
di niente?
È
così che agisce lui?
No,
non è da lui ma adesso è arrabbiato e non so nemmeno perché, dovrei essere io
quello arrabbiato, sono stato forzato e violato, dannazione, ed invece è lui
l’arrabbiato e osa rifiutarsi di ascoltarmi!
-
Eh no, ora devi ascoltarmi e guardarmi! –
Agisco
d’impulso dettato dall’ira che mi cresce. Lo prendo con più forza e lo
volto ma lui sembra non volerne ancora sapere. Non ho tempo di pensare; dovrei,
con lui è il caso, ma non ci riesco, sono occupato a lottare per la supremazia,
deve fermarsi e non vuole, non vuole nemmeno guardarmi, ce l’ha con me o forse
con sé, non so. Ma mi trovo a lottare con lui per fermarlo e per obbligarlo ad
ascoltarmi. So che è di per sé un impresa ma devo riuscirci, non può … non
può proprio fare così.
-
Adesso tu mi hai fatto una domanda, devi anche ascoltarmi, no? Non puoi ficcarmi
in una situazioni simile e poi rifiutarti di ascoltarmi! Ho passato l’inferno,
ti pare? Non è stato facile per me ed ancora non l’ho accettato, poi arrivi
tu fresco fresco e senza avermi fatto capire un emerito nulla mi metti con le
spalle al muro, mi butti in faccia tutto e poi te ne vai senza voler sapere
altro! Ma allora cosa vuoi? Si può sapere o è un segreto di stato? La domanda
è cosa hai tu, non cosa ho io, visto che già lo sapevi! Cosa aspettavi? Cosa
volevi? Cosa vuoi!? –
Continuiamo
a tenerci l’un l’altro cercando come di immobilizzarci vicendevolmente, lui
ha molta forza ed esperienza anche se io non sono molto da meno, altrimenti non
mi terrebbe con sé nella sua squadra. Credo però che in quanto mio capo
vincerebbe lui, ho questa sensazione. Però come giustamente mi ha fatto notare
prima, ora non è il mio capo.
-
Gibbs, parla dannazione! –
Continuiamo
così senza fermarci e lui, rallentando appena i movimenti di entrambi, ribatte
secco e iroso anch’esso:
-
Pensi che per me sia stato tutto facile, invece? Arrivare qua e sentire come la
pensavi è stata una passeggiata? Sei stato chiaro, non mi serve altro. –
-
Eh no, troppo facile così! Hai preteso la luna da me ma tu non mi hai dato
nemmeno un po’ della sua luce riflessa! Come pretendi che mi metta in gioco
fino a questo punto se tu stesso non lo fai? Né prima né dopo! –
Riprendiamo
a muoverci, penso che vorremmo picchiarci entrambi o forse lui vuole solo
liberarsi … se lo volesse veramente, però, l’avrebbe già fatto. Ancora non
capisco cosa vuole.
-
Parli tu che vai sempre in giro con la tua bella maschera di pagliaccio addosso?
Tu mi avresti dato la luna? –
-
Tu hai preteso la luna, non so se
te l’ho data ma devi permettermelo! –
-
Dammela questa luna, allora. Non mi sembra di aver ricevuto nulla se non un:
strano, aberrante e quant’altro! –
Dio,
non ne posso più, veramente … sento che scoppio, questa volta scoppio. Perché
lui è l’essere più difficile sulla faccia della terra ed io non ne posso
fare a meno. Non posso fare a meno di lui. Non ci riesco e lo capisco ora mentre
lottiamo e litighiamo in questo modo.
Così
si rovina tutto, io devo fare qualcosa. Devo. Per rimediare.
Non
ho ancora capito cosa voglia ma ho capito cosa voglio io e allora buttiamoci.
Diamogliela
questa luna!
Così
veloce e cercando una forza maggiore che non pensavo di possedere confronto alla
sua, vinco la piccola lotta e lo immobilizzo con un bacio; è un bacio simile al
suo, forte, deciso, violento e aggressivo, volto a sorprenderlo e a fermarlo.
Volto a fargli capire la stessa cosa che prima voleva farmi capire lui.
Qualunque fosse.
Peccato
che la sua reazione non è come la mia visto che mi colpisce con un pugno in
pieno stomaco.
Sapevo
che se voleva si liberava quando voleva!
Mi
piego in due lamentandomi dal dolore, tenendomi la pancia. Ma che diavolo fa?
È
impazzito?
Lo
guardo che mi guarda a sua volta, ha il fiatone come me; bè, ma cosa vuole? Mi
aveva chiesto ed io ho risposto! Questo non è stato proprio giusto.
Ecco,
forse ho proprio disinserito il cervello del tutto, altrimenti non si
spiegherebbe come mai lo sto colpendo con un pugno anche io, ritornandogli il
colpo. Ma come mai riesco a colpirlo?
Cioè,
sicuramente è lui che ha voluto prenderselo … figurati se mi lascerebbe fare
… vuoi che io sia così in gamba proprio su di lui?
Però
non ricambia, non torniamo a lottare, stiamo entrambi piegati doloranti
tenendoci le parti lese, respiriamo cercando di riprenderci, guardandoci in
cagnesco, stanchi.
Siamo
impazziti entrambi, è l’unica spiegazione.
Ora
bisogna vedere se riusciamo a tornare in noi stessi … prima di morire!
-
Dimmi una volta per tutte cosa diavolo vuoi da me. Dimmelo. Non pretendere senza
dare. Io ti ho dato. Sto perdendo la testa per te, dannazione. Non riesco a
farne a meno. Di te e di tutto quello che ti riguarda. Sei indispensabile non
come amico o come capo. Come persona, come uomo. Per me lo sei. Per me. Ora
parla, dimmi che diavolo vuoi da me! –
Ho
avuto un gran coraggio, lo riconosco.
Sicuramente
domani sulla mia lapide potrete scrivermi: qua giace l’uomo più coraggioso
del mondo!
Mi
accascio del tutto sul pavimento, non ce la faccio più. Giuro. Un senso di
sconfitta immotivata mi incatena togliendomi ogni forza e desiderio. Voglio solo
che tutto questo finisca, che questa tortura smetta.
Non
ce la faccio veramente più.
Qualcuno
mi aiuti.
Mi
prendo il viso fra le mani e appoggio i gomiti alle ginocchia. Non riesco a fare
più di così, sono esausto fisicamente e mentalmente. Mentalmente per tutti
questi mesi passati a farmi paranoie su di lui, a costringermi ad essere
‘normale’ e capire cosa sia questa normalità, capire che sono sempre andato
con le donne perché sono loro a piacermi.
Ho
passato l’inferno mentre capivo, invece, che non ho mai trovato nessuna
ragazza fissa e seria perché nessuna reggeva il confronto con lui, con Gibbs.
Ho passato veramente l’inferno ed ora lui mi ci rigetta dentro perché mi
costringe ad ammetterlo e non mi da null’altro di sé. Non dice nulla, mi
molla così. Mi prende e mi respinge, mi insulta, mi colpisce, scappa … cosa
vuole da me?
Dimmelo
e mettiamo la parola fine a questo strazio.
Mi
sento così fuori dal mio mondo che non so più cosa dire e fare.
Non
mi piace fare così, pensare a cos’ero prima di incontrarlo e pensare a cosa
sono diventato solo grazie a lui. Non mi piace capire che le mie maschere non
servono a nulla, a lungo andare, se non riesco ad essere me stesso con qualcuno
di cui mi fido.
Sono
stanco in generale.
Non
dico più nulla e non lo guardo, respiro pesantemente cercando di calmarmi e
stringo gli occhi con forza, la testa mi duole insieme alla schiena e allo
stomaco.
Adesso
tocca solo a lui ed infatti è quello che succede.
Sento
finalmente la sua presenza silenziosa e quasi minacciosa davanti a me, si china
accucciandosi, mi guarda e credo sia in sé e calmo, finalmente. Stiamo un lungo
momento così poi si decide e mi posa una mano dietro al collo, quel che fa mi
stupisce, non mi tocca in altro modo e non dice nulla, non sarebbe da lui. Nulla
sarebbe da lui se non, forse, proprio questo. Aspetta che sia io ad alzare la
testa e così faccio, quando lo vedo è lì vicino che mi guarda serio e assorto
ma ha come … come un po’ di ghiaccio sciolto. Come se fosse fiero di quel
che ho fatto, di dove sono arrivato.
Lui
non dice mai cose come: sono fiero di te. Ma le pensa e lo fa capire a modo suo.
Con me è sempre stato così, ora credo sia uguale.
Mi
stringe il punto dove la sua mano è posata, subito sotto la nuca, dietro al
collo, e ricambia il mio sguardo smarrito con uno sicuro e determinato.
Andava
bene?
Andava
bene così come ho fatto?
Voleva
proprio questo?
Mah
… chi lo sa… rimarrà sempre un mistero quest’uomo … l’importante è
che i suoi gesti siano sempre chiari e limpidi almeno per me, alla fin fine.
Ora,
finalmente, solo ora però, lo è.
Voleva
questo.
Si
tende verso di me e mi posa di nuovo le labbra sulle mie in un bacio, questa
volta più tranquillo e leggero, come se volesse coccolarmi … e questo da
Gibbs mi lascia completamente stupito.
Credo
che fra noi sarà sempre così, ma basta che qualcosa sia e andrà bene.
Gli
impulsi spesso sono ciò che salvano.
Ecco
perché li seguo sempre … certo lui mi mette fretta e alla fine mi caccio nei
guai, spesso anche seri e mi faccio male, però alla fine i risultati sono
sempre i migliori!
Come
ora … ne valeva proprio la pena!
FINE