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Autore: Klainbow    20/03/2013    10 recensioni
Dal capitolo 1:
''Sentì la gola seccarsi, ed anche sotto la pioggia aveva caldo. Caldo ovunque. Ogni parte del suo corpo sembrava stesse andando a fuoco.
''B-beh.. piove e sei tutto bagnato ma.. continui a startene qui immobile e potresti..-''
''Mi piace l'odore della pioggia, tutto qui'' Lo interruppe semplicemente, senza smettere ancora di sorridere.''
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: OOC | Avvertimenti: Furry
Capitoli:
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..Buona sera a tutti!
Oh, quanto mi è mancato salutarvi tutti! :')
So cosa starete pensando: hai una long che non aggiorni da un mese e ti metti ad iniziarne un'altra? Avete ragione, lo so che vi ho fatto aspettare tanto, ma sono andata completamente in crisi in questo periodo e.. Prometto che dopo aver aggiornato questo capitolo 3, tornerò ad essere precisa! ç___ç
Tornando a noi, credo che ottimizzando il tempo a disposizione, potrò anche farcela a postare tutto in tempo e poi quest'idea mi premeva da così tanto che praticamente qualche giorno fa mi sono ritrovata a scriverne l'inizio senza rendermene conto, quindi I can do it. :')
Non sono molto convinta di questo primo capitolo che funge un po' da prologo, anche perchè gli altri capitoli saranno più lunghi, ma l'idea mi piace e m'intenerisce tanto ed ho intenzione di portarla a termine!
Ho delle cose da dirvi su questa nuova storia, ma lo farò sotto, okay? Sparisco!
Spero vi piaccia ç_ç






 

A Giulia e Chiara, perchè sono le persone più coraggiose che io conosca, e meritano tutto l'amore del mondo.

 

I like the smell of rain.



Era un pomeriggio piovoso qualunque di un giorno qualunque del mese di Novembre e Blaine stava tornando a casa dopo una lunga ed estenuante giornata di prove alla Dalton.
Non era riuscito a fermarsi neanche due minuti per bere un sorso d’acqua e come se non bastasse, le Regionali erano alle porte ed il consiglio non aveva ancora deciso che canzoni presentare. Tipico, succedeva sempre prima di una gara importante. Era sempre lui che si ritrovava, senza neanche rendersene conto, a pensare a delle canzoni da proporre per salvare tutti i suoi amici da quell’impiccio in cui era intrappola to anche prima di diventare leader.
Era così stanco che aveva rifiutato anche l’offerta dei suoi amici di andare a bere qualcosa al Pub di Westerville che avevano appena inaugurato. Aveva soltanto voglia di andare a casa, chiudersi la porta alle spalle insieme a tutto lo stress di quella giornata, sprofondare sotto le coperte e dormire interrottamente per tutto il weekend. Sembrava davvero un bel piano.
Blaine sorrise rilassato quando dalle casse della macchina, si diffusero le prime note di una delle sue canzoni preferite.

Sing me to sleep,
Sing me to sleep,
I'm tired and I
I want to go to bed.


La pioggia era incessante e cadeva copiosamente sul parabrezza della sua Prius, facendolo sbuffare irritato. Gli piaceva la pioggia, ma avrebbe preferito di gran lunga guardarla cadere dal cielo dalla sua finestra, al caldo e con il riscaldamento acceso.
I tergicristalli svettavano veloci da una parte all’altra del vetro schizzando goccioline ovunque, ma non era abbastanza da lasciargli scorgere qualunque cosa non fossero luci accecanti di fari di altre macchine che lo sorpassavano di tanto in tanto, seppure la strada fosse quasi del tutto solitaria in quel punto.
Iniziò a cantare il resto della canzone, abbandonandosi alla melodia lenta e rilassante che gli invadeva la testa dolcemente.

Sing me to sleep,
Sing me to sleep,
And then leave me alone...


Il cielo era grigio, quasi del tutto nero, e la pioggia non accennava a fermarsi, anzi. Stava per svoltare a destra per imboccare una stradina secondaria, quando qualcosa - o meglio, qualcuno- attirò la sua attenzione facendolo rallentare appena di velocità. C’era una persona sotto la pioggia, senza ombrello, cappuccio o impermeabile per ripararsi, il capo inclinato verso l’alto e le braccia allargate in aria, completamente fradicia.
Dava le spalle alla sua macchina, ad una quindicina di metri di distanza e Blaine non avrebbe potuto stabilire se si trattasse di un uomo o di una donna. Era quasi una sagoma nera tra tutto quel grigio, ai suoi occhi.
Sembrava tranquilla, serena, come se si stesse beando del calore dei raggi del sole sulla propria pelle in una giornata di Luglio. Sembrava stesse invocando qualcosa.
O chiedendo alla pioggia di bagnarla ancora e di non smettere mai. Come se ne dipendesse la sua stessa vita, e questo allarmò Blaine ancora di più.
E se fosse stata affetta da qualche tipo di malattia?
Quella doveva essere una grave forma di pazzia, perché una persona sana di mente non avrebbe mai pensato di agire in quel modo assurdo.
Blaine la osservò preoccupato, indeciso sul da farsi. Decise di accostarsi con la macchina al ciglio della strada, senza tuttavia spegnere il motore e tenendo accesi il riscaldamento.
Avrebbe potuto scendere ed andare a verificare se quella persona stesse effettivamente bene, ma ne dubitava fortemente, offrirgli un passaggio fino a casa o un aiuto di qualche tipo.
Dovrei farlo? Si chiese, mordendosi un labbro distrattamente e portandosi le mani tra i ricci liberi da tutto quel gel che era solito mettere –colpa del ritardo di quella mattina- scompigliandoseli sulla fronte improvvisamente imperlata da un leggero strato di sudore.
Guardò ancora nella sua direzione, strizzando gli occhi per riuscire a vedere meglio. Era nella stessa posizione di un minuto prima, come se si fosse immobilizzata. Le braccia erano un po’ più rivolte verso il cielo, ma per il resto sarebbe potuta essere scambiata per una statua facilmente.
Oppure.. potrei lasciarla lì, magari ci penserà il prossimo che passerà di qui a fare qualcosa e..-
Proprio mentre stava per decidere di ripartire e lasciarsela alle spalle, la persona fece un giro completo su se stessa alzando freneticamente una gamba snella ed abbandonando le braccia penzolanti lungo i fianchi appena iniziò a fermarsi di nuovo sul posto in modo instabile.
Boccheggiò per qualche istante, non riuscendo improvvisamente a trovare l'aria che gli si era mozzata in gola. Iniziò a torturarsi le mani, emettendo un mugolio esasperato, senza distogliere lo sguardo spaventato dalla figura slanciata di nuovo immobile sotto la pioggia. Inclinava il capo all'indietro ripetutamente, quasi stesse ridendo. Ma non una risatina qualunque; sembrava una vera e propria risata. Di quelle esilaranti, come quando ti raccontano il finale di una barzelletta davvero divertente e non puoi fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata estasiata.
Distolse lo sguardo per l’impellente bisogno di riflettere e si guardò intorno, alla ricerca di qualche passante. Niente.
Non c'era un'anima.
Non poteva essere reale, non stava succedendo davvero. Quella strada era deserta, da dove sarebbe potuta venire? Non c’era neanche una macchina lì vicino che potesse appartenerle, ed a piedi non ci si poteva arrivare essendo una strada circondata da boschi fitti e priva di abitazioni o negozi.
E se dopo una giornata del genere la stanchezza avesse incominciato a giocargli strani scherzi? Iniziò a farsi prendere dal panico quando, ritornando con lo sguardo allo stesso punto, scoprì che non era cambiato assolutamente niente dall'ultima volta che stava guardando da quella parte.
Oh mio Dio, oh mio Dio, sto impazzendo, lo sapevo che era soltanto questione di tempo!
Devo avere le allucinazioni! Pensò, scuotendo ripetutamente il capo, gli occhi e le labbra spalancate.
Non c'era altra spiegazione. Altrimenti perché, dopo aver chiuso e riaperto gli occhi massaggiandosi le tempie, ispirando ed espirando tutta l'aria che riusciva a catturare in quel momento, la figura era ancora lì, come se niente fosse?
Cercò, deglutendo rumorosamente, di sviare lo sguardo ed osservò irrigidito la sua immagine dall'aspetto malaticcio nello specchietto retrovisore.
Blaine sapeva di essere troppo generoso con le persone. Sua nonna non perdeva mai tempo a ricordarglielo con una carezza, ogni volta che le portava i suoi biscotti canditi preferiti alla casa di riposo in cui abitava, e si ritrovava a prepararne tre dosi in più per offrirli a tutti gli altri anziani della casa che col tempo aveva imparato a conoscere bene. Era una caratteristica che non riusciva ad abbandonare neanche dopo tutte le brutte sorprese che la vita -o una squadra di energumeni senza cervello ed in sovrappeso- gli aveva riservato.
Al pensiero di ogni pugno sul naso, calcio all'inguine, insulto o occhiata disgustata che aveva incassato, sentiva l'impellente bisogno di commettere delle buone azioni, per dimostrare di essere diverso da quei ragazzi che gli avevano reso la vita un inferno per anni.
Per questo stesso motivo, fissò un'ultima volta il suo pallido riflesso e con un sospiro, si alzò il cappuccio della felpa sulla testa ed aprì lo sportello della macchina per uscire, pentendosene subito dopo quando una folata di vento lo schiaffeggiò in pieno viso, scostandoglielo e facendoglielo cadere di nuovo sulle spalle.
Sbuffò, formando una nuvoletta di fiato caldo nell'aria gelida, e, con gli occhi ridotti ad una fessura per cercare di vedere qualcosa per quanto la pioggia glielo permettesse, si portò le braccia forti - avvolte dal leggero tessuto blu della felpa degli Warblers - intorno al busto per abbracciarselo in un cenno di incoraggiamento personale.
Tremando, iniziò ad avvicinarsi con passo incerto alla figura che stava man mano prendendo forma, ora a cinque metri da lui. Da quella distanza, riuscì a vedere che si trattava di un ragazzo.
Strizzò gli occhi, avvilito da tutta quell'acqua che gli aveva già inzuppato completamente i vestiti ed i capelli, e in pochi secondi si ritrovò dietro il ragazzo.
Quella situazione stava diventando pericolosamente assurda, ma, per qualche malsano motivo, qualcosa dentro di sé gli fece sentire di trovarsi nel posto giusto, al momento giusto, come se qualunque altro sarebbe stato terribilmente sbagliato per lui.
Inspiegabilmente, il cuore iniziò a battergli furiosamente contro il suo petto ed una scarica di brividi gli attraversò tutta la spina dorsale.
Si schiarì la voce, nel tentativo di non fargli prendere un infarto nel ritrovarselo dietro tutt'a un tratto -chissà se non avesse dato di matto completamente e lo avesse ucciso con un coltellino, cosahofattocosahofattocosahofatto!- e gli poggiò titubante una mano sulla spalla.
Il ragazzo sembrò non accorgersi di niente, forse perso nei suoi pensieri- e chissà quali pensieri, oh povero me- così Blaine azzardò con la mano un piccolo picchiettio, non ottenendo ancora nulla in risposta.
Restando per un secondo basito, Blaine riuscì a ritrovare la sua voce ed a parlare: ''Sc-scusami.. c-ciao. Stai-stai bene?'' la voce gli uscì fuori irregolare, smorzata dall'ansia e dal freddo, ma cercò di non farci caso per non peggiorare ulteriormente la situazione.
Il ragazzo sembrò averlo sentito, perché sussultò appena e con una lentezza disarmante, si voltò verso Blaine con uno sguardo da cucciolo terrorizzato, i capelli bagnati appiattiti sulla fronte.
A Blaine gli si mozzò il respiro, ma d'altronde, a cosa gli sarebbe servito, quando davanti ai suoi occhi si trovava la creatura più bella che avesse mai avuto l'onore di vedere?
Senza rendersene conto, gli angoli della bocca si alzarono imbarazzati verso su, in un sorrisino da ebete che gli si stampò sul viso ora un po' arrossato.
Avrebbe potuto osservare quella pelle innaturalmente pallida, così perfetta da sembrare porcellana, per il resto della sua vita.
Si ritrovò a pensare di volersi trovare ardentemente al posto di quella pioggia, che lo stava accarezzando in modo troppo violento per quella creatura tanto eterea che meritava solo delle dolci carezze e sfioramenti di polpastrelli delicati.
Accompagnò con lo sguardò ogni gocciolina di pioggia che si infrangeva sulla sua pelle candida, sentendosi improvvisamente invaso da mille sensazioni diverse alle quali non riusciva a dare un nome, nè a ricordare il suo, certo.
Il ragazzo, d'altronde, stava tremando, ma dopo averlo osservato per un lungo minuto senza dire una parola, sembrò rilassarsi un po', perchè le sue labbra dal colorito rossastro, in netto contrasto con il bianco del suo viso dai tratti definiti come scolpiti in pietra, si distesero in un morbido e dolce sorriso.
Blaine non poteva credere ai suoi occhi. Gli stava davvero sorridendo in quel modo così bello da far male? Ne era.. degno?
Quando il ragazzo parlò finalmente, tutto il resto del mondo sembrò scomparire. Lo scrosciare della pioggia, il male, il vento, il cielo, gli alberi, il terreno sotto di loro.. tutto sembrò sparire nel nulla, dietro un vortice di sfumature azzurre, verdi e grigie che erano i suoi occhi.
La forza di gravità di Blaine era tutta racchiusa in quel ragazzo che di umano aveva ben poco, in quel momento; senza quella visione sarebbe di sicuro andato alla deriva, e non riuscì nemmeno a spiegarsi come fosse possibile.
''Certo, perchè non dovrei?'' Chiese, il tono dolce e pacato, appena infantile.
Blaine pensò che fosse un angelo. Avrebbe voluto ascoltare la sua voce all'infinito, come una ninnananna. Doveva per forza esser caduto dal cielo.
Sentì la gola seccarsi, ed anche sotto la pioggia aveva caldo. Caldo ovunque. Ogni parte del suo corpo sembrava stesse andando a fuoco.
''B-beh.. piove e sei tutto bagnato ma.. continui a startene qui immobile e potresti..-''
''Mi piace l'odore della pioggia, tutto qui'' Lo interruppe semplicemente, senza smettere ancora di sorridere.
Oh.
Blaine inarcò le sopracciglia, che svettarono fin quasi all'attaccatura dei capelli, rimanendo senza parole. Era serio, non stava scherzando. Sul suo viso perfetto non c'era alcun accenno di beffe o sarcasmo.
Ma Blaine non lo avrebbe lasciato lì, qualunque cosa avesse.
Lo avrebbe almeno riaccompagnato a casa, si sarebbe assicurato di saperlo al sicuro e poi, forse, sarebbe riuscito a tornare alla sua vita come se nulla fosse accaduto.
Forse.
L'angelo lo fissò curioso dall'alto in basso, per poi immergere il suo sguardo in quello di Blaine -il cui cuore perse un battito- e domandare, con lo stesso tono eccessivamente adorabile: ''E a te? A te non piace?''
''Sì, certo, certo!'' Si ripercosse, sorridendogli di rimando. ''S-senti.. non hai una macchina? Vuoi.. un passaggio? Vorrei riportarti a casa, davvero. Potresti prenderti un malanno e..''
Il ragazzo non gli diede il tempo di finire la frase, che gli prese dolcemente una mano e ne intrecciò le dita, callose per i troppi anni di chitarra, con le sue. ''Va bene, ma mi prenderesti la mano?''
Blaine boccheggiò a vuoto, spostando lo sguardo dalle loro mani intrecciate dal colore così differente ma così meraviglioso, ai suoi occhi scintillanti nel buio, annuendo rapito.
Non gli passò neanche per la testa di aver paura di una creatura tanto perfetta, ma sicuramente avrebbe fatto di tutto per conoscerla e tenerle ancora la mano come in quel momento che avrebbe prolungato per sempre.






Note: la canzone è Asleep, degli Smiths! E' praticamente una fissazione e non ho potuto fare a meno di aggiungerla! :')


Spazio dell'autrice


Woah, allora, che ne pensate?
Posso immaginare i pensieri, che saranno tutti rivolti a Kurt ed alle sue condizioni, ahahah.
Allora, vorrei rivelarvi che tipo di malattia ha Kurt nel corso dei capitoli, quindi vi basti sapere che no, non è sano di mente quanto Blaine, ma è in grado di intendere e di volere (?) e.. oddio, sarà dolcissimo, questo posso promettervelo. çwç
Un esempio per farvi capire? Sarà un po' come Annie Cresta, di Hunger Games!
Non ho idea di quando aggiornerò, ma vi prometto che sarà presto! Il resto delle cose che ho da dirvi, le inserirò nel mio prossimo angolo.

Tanto per invogliarvi a leggere: nel prossimo capitolo, Blaine e Kurt faranno una lunga chiacchierata, Blaine lo accompagnerà in un posto la mattina seguente e.. oh, meglio non dire altro v.v

SALUTO LA MIA FAMIGLIA DEL GRUPPO 'CRISSCOLFERATECI IL MISTER DEI CRISSCOLFER, HA!' <3


  
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