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Autore: Laylath    21/03/2013    1 recensioni
Che cosa sarebbe successo a tutti loro? Potevano continuare a proteggersi a vicenda?
In poche ore gli uomini di Mustang ricevono l'ordine di trasferirsi negli angoli più pericolosi del paese: gli scacchi vengono allontanati dal loro re.
E' il pedone che, in poche ore, deve fare i conti con le paure e i dolori della separazione e alcuni tremendi sospetti; perché ogni pezzo è indispensabile alla vittoria finale.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Team Mustang
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Military memories'
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“Colonnello, posso entrare?” chiese aprendo la porta, dato che non aveva ricevuto nessuna risposta al suo bussare.
L’ufficio era deserto e la scrivania di Mustang, davanti alle finestre, vuota. Indeciso sul da farsi, Fury mosse qualche passo nella stanza: non capiva dove potesse essere finito il suo superiore. Guardandosi distrattamente intorno, notò sulla scrivania la scacchiera che Falman aveva restituito. Era disposta per iniziare una nuova partita, con i pezzi bianchi dalla parte della sedia del colonnello e quelli neri pronti per un ipotetico avversario.
Si avvicinò fissando i due schieramenti. Torre, cavallo, alfiere, regina, re… dietro c’erano tutti i pezzi importanti, davanti i pedoni. Fury sfiorò col dito la testa tonda di uno di questi ultimi. Uno dei suoi difetti nel gioco degli scacchi e che aveva sempre timore di usare i pezzi grossi e quindi si affidava molto spesso solo ai pedoni: la regina, l’alfiere, il cavallo…gli sembravano tutti così complicati, con le loro possibilità di movimento e, soprattutto, così indispensabili che aveva sempre paura di rischiarli in mosse azzardate. E proprio per questo finiva sempre per perdere.
“Vuoi fare una partita, sergente?” chiese il colonnello posandogli una mano sulla spalla.
Fury si girò a guardarlo: non l’aveva nemmeno sentito entrare. Non aveva avuto ancora occasione di incontrarlo da quando era uscito dall’ospedale. Fisicamente non sembrava risentire delle sue dimissioni premature: del precedente scontro si vedevano soltanto le ferite sul dorso della mano destra, dove lui stesso si era inciso il cerchio alchemico per dare sfogo alle sue fiamme.
Sicuramente era tormentato dalla situazione che si era creata, ma non lo dava a vedere. Era sempre stato bravo a mascherare le sue emozioni, specie quando potevano essere segni di debolezza. Fury, come il resto della squadra, non dubitava assolutamente sui sentimenti che il colonnello provava per loro: quella sicurezza ostentata, quella determinazione, servivano a proteggere se stesso e anche i suoi subordinati.
“No signore, - rispose, mentre il colonnello lo oltrepassava e si sedeva alla scrivania – sono venuto a prendere congedo da lei”
“Eri l’unico che non era ancora passato: ti aspettavo. Quartier generale del sud, eh?”
“Esatto”
“Aerugo…”
“Sì…- mormorò. Il nome di quel paese confinante gli sembrava così pesante. Tuttavia volle mostrarsi forte e disse – Non si preoccupi, signore: anche se non sono mai stato in battaglia i sottotenenti Havoc e Breda mi hanno dato utili consigli. Mi sento pronto ad affrontare questa prova!”
Mustang lo guardò per qualche secondo e poi si concesse di sorridere
“Cerchi sempre di apparire ottimista, Fury. Anche se tu stesso stenti a credere alle tue parole”
“E’… è così evidente?” sospirò
“Sergente, se c’è una cosa che non riesci a fare è nascondere i tuoi veri pensieri. Sei troppo onesto”
“E’ vero signore, ho molta paura ad andare in quel posto da solo. – confessò – Tutti sembrano così… pronti. Io, senza gli altri, mi sento davvero un debole”
“E’ normale che ti senta spaesato e pure i tuoi compagni sono preoccupati per te. Lo so che anche Falman non è mai stato al fronte, ma tra tutti sei tu quello che non ha mai vissuto esperienze lontano dal gruppo.” sospirò il colonnello
Fury ammise la verità di quelle parole e in qualche modo si sentì profondamente colpevole, quasi fosse un peso per la squadra. Non sapendo cosa dire, tornò a muovere con l’indice la testa di un pedone bianco.
“Da quello che so non ti piace molto giocare a scacchi – riprese Mustang seguendo il suo movimento – come mai? Eppure l’intelligenza non ti manca e le regole non dovrebbero essere un problema per te”
“No signore, non sono le regole il problema. E’ che… ho sempre paura di usare i pezzi. Vorrei vincere la partita senza perdite e quindi non faccio mai mosse offensive: ma invece di ottenere risultati mi trovo sempre chiuso nell’angolo”
“Quello che dovresti difendere è il tuo re. E’ lui ad essere l'unico indispensabile per il gioco, perché è il vero obbiettivo dell’avversario.”
“Come lei in questo momento, signore?” chiese improvvisamente
Mustang alzò lo sguardo su di lui, soppesando le parole appena sentite.
“Non sei uno sciocco, Fury, e dalla tua faccia intuisco che stai capendo più cose del previsto. Ma non fare un errore madornale: questa davanti a te è una scacchiera con pezzi inanimati. Voi siete i miei uomini e non vi ritengo sacrificabili. Non credi che ci sia una bella differenza?”
“Per lei, signore e anche per me. Ma per chi è contro di noi…”
“L’unica cosa che ti deve importare è quello che pensiamo io e te. – tagliò corto Mustang – Se vuoi credere di essere sacrificabile, allora stai facendo il gioco dell’avversario.”
“Ha ragione, signore, ma in questo momento mi sento molto… impotente e inutile. Davanti a quello che abbiamo visto in questi giorni, non vedo cosa possa fare un esperto di comunicazione che per giunta verrà mandato in un posto dove la sua specializzazione non gli servirà. Come faccio a non pensare di essere davvero sacrificabile?” si sfogò.
“Inutile hai detto? Come un pedone in mezzo a pezzi forti?” chiese il colonnello riportando lo sguardo sulla scacchiera
“Credo di sì…” ammise a quell’impietoso paragone
“Adesso ti svelo una cosa, Fury – e iniziò a spostare diversi pezzi nella scacchiera. Alla fine c’era una posizione di netto svantaggio per il re bianco: pareva che lo scacco matto fosse inevitabile, anche perché molti pezzi erano stati levati dalla scacchiera – io ho vinto molte partite grazie a un pedone”
Il sergente fissò perplesso il suo superiore, mentre questi prendeva un pedone bianco che era posizionato nella penultima casella dello schieramento avversario e lo faceva arrivare in fondo.
“Guardalo: non l’ha considerato nessuno una volta che è stato allontanato dalla zona principale, – continuò Mustang – eppure è arrivato alla fine della scacchiera… e cosa succede?”
“Che viene promosso – capì Fury – e rientra in gioco un altro pezzo eliminato”
“Esatto” e prese in mano la regina bianca. La mise al posto del pedone e fu scacco matto per il re nero.
“Lascia che ti sottovalutino, Fury. – mormorò il colonnello – Lascia credere loro che sei solo una pedina e che ti hanno mangiato. Ma quando mi servirai, ragazzo mio, tu sarai di nuovo qui… e scopriranno che eri solo lontano dalla zona principale della scacchiera e lo scacco matto sarà dato da tutti i pezzi e non solo dal re.”
“Non la deluderò, signore” sorrise Fury rincuorato da quelle parole che avevano rimesso a posto i pezzi della sua anima spaventata.
“Ci conto, sergente – disse il colonnello tendendogli la mano – a quando sarà il momento”
“A quando sarà il momento, colonnello” annuì stringendo con nuova sicurezza quella mano col dorso dalla cicatrice circolare.
Si diresse verso la porta, ma all’improvviso si ricordò di una cosa
“Signore, potrebbe tenere le mie radio mentre sono a sud?” chiese speranzoso
“Quelle macchine infernali che occupano metà del tuo pavimento? – sbuffò Mustang - Non ho tanto spazio a casa e poi non saprei che farmene.”
“Ma signore! Considerando che l’altro giorno ha fatto un disastro con tutti i canali…” esclamò imbronciato
“Peggio per te che non eri in casa. – sorrise con disinvoltura Mustang - Chiedi al tenente. Tanto a te non dice mai di no.”
“Lo farò – sospirò il ragazzo con un sorriso rassegnato – Arrivederci, colonnello. Stia bene”
“Anche tu, Fury.” mormorò Mustang rigirandosi tra le mani un pedone bianco
  
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