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Autore: Onyria    21/03/2013    4 recensioni
Il mio secondo esperimento sulla coppia AscotxUmi: gli avvenimenti descritti si svolgono qualche mese dopo la mia precedente One Shot e in questa storia i due protagonisti procedono un passo alla volta nel loro rapporto di coppia...
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ascot, Umi Ryuzaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco il secondo esperimento sulla mia attuale coppia preferita, Umi&Ascot.
Confesso che l’idea iniziale ha subito parecchi cambiamenti, cancellazioni e modifiche fino a giungere a questa che segue. Non è questo granché, lo ammetto… diciamo che ci ho provato, dai. XD

 

 
"Uff!" Era seduta sul bordo di marmo della fontana, nel frutteto del castello; i gomiti poggiati sulle ginocchia, il mento tra le mani e le guance gonfie in una buffa espressione imbronciata.
Erano passati oramai mesi dal giorno in cui, finalmente, i loro sentimenti erano stati messi in chiaro da quei due baci scambiati nel corridoio e da allora non poteva certo dire che il suo bell'evocatore fosse stato avido di baci. Umi aveva scoperto quanto Ascot potesse essere dolce nonostante la timidezza che ancora la faceva sorridere e quanto le piaceva quando si guardava freneticamente attorno per essere sicuro di non essere scorto da nessuno, prima di stringerla tra le braccia per baciarla! Però, con suo rammarico, non si erano mai spinti oltre: ogni volta che lei provava a rendere più passionale il bacio, lui rispondeva egregiamente, salvo poi ritrarsi freneticamente balbettando frasi sconnesse e imbarazzate.
Inizialmente aveva pensato che fosse solo timidezza, ma poi le cose si erano fatte più palesi e i rifiuti alle sue avance erano diventati ancora più forti... sembrava quasi che Ascot avesse paura di lei, paura di andare oltre i baci che fino ad allora si erano scambiati.
Aveva provato a parlarne anche con Caldina, la sorella maggiore adottiva di Ascot ma anche lei si era rivelata sorpresa della reticenza del giovane evocatore: secondo la ballerina, i sentimenti di Ascot erano tanto intensi da renderlo quasi pazzo di desiderio, eppure...
"Dai Ascot, perché non raggiungiamo gli altri? - esclamò esasperata la guerriera dell'acqua - Oggi è una giornata splendida, avevo portato anche il costume da bagno..."
Lei, Hikaru e Fuu si erano organizzate per una gita in spiaggia, in quanto l'estate di Tokyo aveva messo loro in corpo un'incredibile voglia di vacanza. Avevano detto alle rispettive famiglie che sarebbero partite per le Hawaii per un paio di settimane, in modo da poter rimanere a Sephiro senza destare sospetti. Oramai avevano 19 anni ed erano solite trascorrere le vacanze assieme, quindi nessuno avrebbe sollevato obbiezioni o sospettato nulla se si fossero assentate per qualche tempo.
"Hum.. e-ecco io... volevo finire di raccogliere la frutta... e poi... ecco, volevo studiare un po' di magia e... si insomma, se vuoi andare io ti aspetto qui." La risposta di Ascot la fece sbuffare nuovamente.
Aveva comperato un bikini molto carino - e provocante - appositamente per lui ma a quanto pare non c'era verso di trascinarlo in spiaggia.
Erano a Sephiro da un paio di giorni e iniziava a stufarsi di questa situazione: Fuu oramai cinguettava tutto il tempo sol suo Ferio, sembravano una coppia di tortore da quanto tubavano; non che ne fosse infastidita, certo, però doveva confessare di essere quanto meno invidiosa. Persino Hikaru era più avanti di lei, il suo rapporto con Lantis procedeva senza intoppi nonostante il carattere ingenuo del rosso cavaliere del fuoco.
Allungò le braccia sopra la testa, stiracchiandosi come un gatto e la camicetta sottile che aveva legata sotto il seno si sollevò mostrando ancora di più il ventre piatto e scolpito.
Niente, una fugace occhiata da parte del ragazzo che si era voltato freneticamente dall'altra parte, trovando incredibilmente interessante una delle ampie maniche della tunica bianca da evocatore, che indossava anche in estate.
Allungò le lunghe gambe nude, i corti pantaloncini a vita bassa ne offrivano una generosa porzione e saltò in piedi con un balzo elegante.
"E va bene, facciamo a modo tuo allora." disse avvicinandosi ad Ascot.
Il ragazzo si voltò verso di lei giusto in tempo per vedersi atterrare sulle labbra un bacio veloce e delicato.
"Ti lascerò il tuo tempo." gli sussurrò, dopodiché balzò sul ramo più vicino, issandosi su quello successivo con la grazia che le era naturale.
"Che stai facendo? - chiese Ascot guardandola arrampicarsi sempre più in alto - Non è necessario che tu salga così in alto, posso chiamare i miei amici per i frutti più alti..."
La ragazza gli sorrise allegra e rispose dopo essersi seduta su uno dei rami più alti del grosso albero da frutta.
"Non preoccuparti, mi piace arrampicarmi, non c'è niente da teme..."
Non riuscì a finire la frase che il 'crack' secco la lasciò senza fiato: il ramo dell'albero si era spezzato sotto il suo peso e l'aveva lasciata cadere nel vuoto.
Era salita troppo, non c'erano appigli, non c'era tempo.
Il cuore di Umi stava martellando come una mitragliatrice ma quello di Ascot si era bloccato dall'orrore: proprio sotto di lei, nella traiettoria della sua caduta, c'era un cumulo di rami tagliati che erano stati preparati per il falò della sera e Umi ci stava cadendo proprio sopra!
Non si concesse nemmeno un attimo per pensare, non avrebbe fatto in tempo a fare nulla: si tuffò verso la catasta di legna intercettando la caduta della ragazza che amava e la protesse col suo corpo. L'impatto non fu così terrificante e riuscì a prenderla al volo ma per farlo si dovette sbilanciare completamente all'indietro e perse l'equilibrio, rovinando sulla fascina di legna.
Un dolore così intenso non l'aveva mai provato, la sua vista si annebbiò e tutto quello che fu in grado di fare fu emettere un singolo grido di pura sofferenza prima di sprofondare nel buio.
 
 
Umi si riprese all'istante, inspirando profondamente per restituire aria ai polmoni, svuotati durante l'impatto. Si concesse solo pochi istanti per assicurarsi di essere tutta intera quando si accorse che qualcosa non andava: Ascot non si muoveva, non la stava rimproverando per il rischio che aveva corso. Si sollevò dal petto del giovane, e scostò il braccio di lui che ancora la teneva per le spalle, in un abbraccio protettivo e poggiando una mano per terra alzò la testa... i capelli le ricaddero sulla spalla, pensanti e appiccicosi di sangue. Spalancò gli occhi e si alzò per capire cosa fosse successo.
Ascot giaceva riverso a terra, il grande cappello volato via nello slancio di afferrarla, supino e con la spalla sinistra trafitta da un pezzo di legno. Il sangue sgorgava copioso dalla ferita, da cui spuntava la punta rossa di sangue come un orrido obelisco.
Urlò.
L'unica cosa che fu in grado di fare fu urlare a squarciagola il nome del suo amato.
 
 
Hikaru e Fuu erano in spiaggia con gli altri e sollevarono all'istante lo sguardo in direzione del castello: i loro cuori avevano tremato, qualcosa era accaduto.
La connessione che avevano con la loro amica Umi le aveva avvertite all'istante del pericolo e con un solo pensiero, evocarono i Managuerrieri affinché le riportassero all'istante al castello.
 
 
Passarono in realtà solo pochi minuti ma che Umi percepì come lunghissime ore mentre la disperazione l'aveva impietrita, in ginocchio accanto al corpo di Ascot.
Piangeva, e non faceva altro che ripete il suo nome, carezzandogli dolcemente la fronte e la guancia. Le mani erano zuppe di sangue ma sembrava non accorgersene e solo quando avvertì i passi delle sue due amiche riuscì a distogliere lo sguardo dal viso di Ascot, contratto dal dolore.
"Non mi sente, non si sveglia... aiutatemi! Fuu... ti prego!"
Il cavaliere del vento non si concesse il tempo di valutare la situazione ed evocò all'istante l'incantesimo di guarigione sul corpo dell'evocatore, che venne sollevato in aria dai refoli di vento, guarendone l'orribile ferita che videro cicatrizzarsi in pochi secondi attraverso lo squarcio della tunica.
Quando il corpo tornò dolcemente al suolo, Umi lo accolse tra le braccia, cullando la testa del ragazzo in grembo.
Ascot strinse gli occhi e con un sussulto si svegliò, vedendo sopra di lui il viso rigato di lacrime e sangue della sua amata.
"Umi... c-cosa è...?"
Non fece in tempo a dire nient'altro che la giovane lo strinse in un abbraccio disperato, piangendo a dirotto.
"Mi dispiace! Ascot, sono stata così stupida... mi dispiace!"
Non riusciva a capire molto e quando finalmente Umi gli concesse di alzarsi, cercò di capire cosa fosse successo, anche perché doveva delle spiegazioni agli altri due Cavalieri Magici e a tutti gli altri che nel frattempo erano accorsi.
"N-non so bene... Umi... ho cercato di proteggerla, stava cadendo..."
In qualche modo, la ragazza riuscì a smorzare i singhiozzi che ancora la scuotevano e a spiegare l'accaduto assieme al giovane uomo, ripresosi completamente.
Hikaru e Fuu abbracciarono la loro amica, cercando di calmarla in quanto, anche se i singhiozzi si erano placati, faceva ancora fatica a parlare ed era pallida come un lenzuolo.
Caldina e Lafarga si erano intanto avvicinati al giovane e la danzatrice chiese:
"Stai bene, ora?"
Quando Ascot annuì timidamente, la donna lo colpì forte alla base del collo, iniziando a sbraitare.
"Ma cosa cavolo ti è saltato in mente, razza di idiota! Avresti potuto rimanere ucciso! Per poco non ti sei fatto spappolare il cuore!"
Lafarga cercò di calmare la donna che era però visibilmente scossa: per quanto il suo modo di fare potesse sembrare burbero, teneva molto ad Ascot e lo considerava alla stregua di un fratello minore.
Egli stesso abbassò lo sguardo verso la tunica lacerata, riscontrando che in effetti aveva rischiato grosso: il foto lasciato dal pezzo di legno che l'aveva trafitto lasciava scoperto buona parte della spalla e del torace... i suoi occhi si spalancarono d'orrore, si avvolse quello che restava del tessuto attorno alla spalla e balbettò imbarazzato:
"I-io devo andare... l-la tunica, vado a cambiarla..." e corse via non aggiungendo altro.
L'attenzione dei presenti si rivolse quindi alla giovane, che ancora tremava tra le braccia delle sue due più care amiche.
 
 
Corse fino alla sua stanza, chiudendosi rumorosamente la porta alle spalle. Aveva quasi rischiato che lei lo vedesse...
La stanza era immersa nella luce del tramonto: era rivolta a sud-ovest per poter godere della luce del sole per la maggior parte delle ore del giorno, ma sarebbe riuscito a raggiungere il grande letto a baldacchino addossato alla parete anche al buio, schivando lo scrittoio ingombro di libri e le due poltrone che mai avevano ospitato altro che libri e rotoli di pergamene.
Si liberò della tunica lacerata e della maglia nera a collo alto, altrettanto rovinata, gettando entrambe con noncuranza sul letto e dirigendosi verso il grande armadio di legno scuro che occupava la parete tra il letto e lo scaffale della libreria. Passando distrattamente davanti al grande specchio - non che lo avesse mai usato, Caldina aveva insistito nel posizionarlo nella sua camera affinché curasse di più il suo aspetto - gettò uno sguardo alla sua immagine riflessa, coperta in parte dalla lunga pergamena che aveva distrattamente lasciato li sopra.
Il suo corpo: non lo aveva più guardato da tanto tempo.
Scostò la pergamena e si concesse un sospiro osservando la sua immagine mentre una mano correva alla spalla ora completamente guarita. Non era rimasta nemmeno una cicatrice ma... quelli non erano spariti.
Come i muscoli e la pelle si erano riformati sopra la ferita, così avevano fatto anche loro.
Li odiava!
Si strinse la spalla, le dita conficcate nel muscolo e ringhiò di frustrazione verso quell'orribile visione, resistendo alla tentazione di sferrare un pugno alla sua stessa immagine.
 
Proprio in quel momento, il click della porta lo distolse dai suoi pensieri.
“Sto arrivando Caldina, dammi solo il tempo di…”
Non riuscì a terminare la frase perché lo specchio davanti al quale si trovava gli aveva rimandato l’immagine più terribile che avesse mai potuto immaginare.
Umi era li, dietro di lui e lo fissava con gli occhi sgranati.
Non aveva il coraggio di voltarsi ad affrontarla, come se le immagini nello specchio potessero in qualche modo proteggerlo dall’orrore della consapevolezza.
“Ascot… - disse lei, in un sussurro – Io… volevo solo essere certa che stessi bene… N-non volevo… scusami, avrei dovuto bussare… Io…”
Per una volta era lei a balbettare. Lo fissava ad occhi sgranati, immobile ancora a ridosso della porta.
Lui abbassò lo sguardo, imbarazzato. Era inutile oramai, anche coprendosi lei li aveva visti, impossibile negarlo.
Sentì un click quando la ragazza richiuse delicatamente la porta che era rimasta socchiusa e immaginò che se ne fosse andata disgustata. Invece udì chiaramente i suoi passi nella stanza, si stava avvicinando a lui.
Prese coraggio a due mani e si voltò ad affrontarla.
Il viso della ragazza era lievemente arrossato, gli occhi erano ancora fissi su di lui e si costrinse a parlare.
“Non volevo che mi vedessi. Mi dispiace, non volevo che vedessi…” disse a bassa voce, per una volta senza balbettare.
Lei non si fermò, continuò il suo lento incedere verso di lui e a pochi passi di distanza, sollevò una mano, le dita esitanti a pochi centimetri dal petto di lui.
“Cosa…?” lasciò la domanda a metà sollevando lo sguardo verso gli occhi di giada del giovane uomo, ancora sconvolta da ciò che aveva davanti.
L’evocatore chinò il capo: era in piedi davanti a lei, nudo fino alla cintola e oramai vergognarsi non serviva più a niente.
“Sono i segni degli evocatori. – spiegò con un filo di voce – Sono disegni che vengono impressi sul corpo di un evocatore quando ancora è bambino, io nemmeno mi ricordo quando me li fecero. Mi dispiace, non avrei mai voluto che tu vedessi una cosa tanto ripugnante.”
Lei tornò a fissare i tatuaggi neri che ricoprivano simmetricamente il torso e le braccia del ragazzo, abbracciandone le rotondità dei muscoli tonici e armonizzandosi con le forme del corpo. Con un dito sfiorò quella pelle chiara che sembrava non aver mai visto la luce del sole, un tocco lieve che fece rabbrividire Ascot, che si ritrasse voltandosi nuovamente verso lo specchio.
“Mi dispiace…” sussurrò ancora, mortificato.
Sentì nuovamente le mani di lei percorrere i segni neri che gli ornavano anche la schiena e tremò nuovamente sotto quel tocco.
“Sono… - la sua Umi lo stava accarezzando, sussurrando con voce sottile – Sono così…”
“Sono orribili, lo so. Non avrei mai voluto che tu…”
“Sono la cosa più sensuale che io abbia mai visto!” soffiò lei interrompendo le sue parole, e il cuore parve voler schizzare fuori dal suo petto.
Le mani di lei danzavanosul suo petto, mentre lo abbracciava poggiando la guancia sulla sua schiena. Un calore inumano pareva aver invaso la stanza, che sembrava andare a fuoco nella luce del tramonto.
Chiuse gli occhi, emettendo un sospiro di puro desiderio e si voltò per cingerla tra le braccia.
“N-non ti faccio… ribrezzo?”
La ragazza sollevò il viso verso di lui, guardandolo con un sorriso e le guance in fiamme.
“Che fossi uno stupido lo avevo capito, ma non immaginavo fino a questo punto!”
Gli buttò un braccio al collo, mentre con la mano sinistra ancora accarezzava i pettorali decorati e unì le loro labbra in un bacio frenetico, a cui lui rispose immediatamente, incapace di trattenersi oltre. Le labbra si aprirono per consentire alle loro lingue di iniziare una danza passionale ed erotica, mentre i loro respiri si facevano affannosi.
“Sei così… sexy…” disse lei mentre si staccava per riprendere fiato.
Lui poggiò la fronte contro la sua, inspirando ad occhi chiusi il suo profumo, così invitante, così inebriante…
“Oh Umi, quanto ti desidero…” biascicò in un sospiro.
Lei gli gettò nuovamente le braccia attorno al collo, riprendendo a baciarlo con foga, mentre le mani di lui scendevano dalla vita fino ai fianchi, sollevandola in un abbraccio possessivo. La ragazza avvinghiò le gambe attorno a lui, lasciandosi trasportare verso il grande letto a baldacchino, infiammato dalla luce del sole morente.
 
 
La mattina illuminò la stanza di luce chiara, filtrando attraverso le tende lasciate aperte sulla notte estiva.
Lentamente le cose riacquistavano colore quando i raggi di luce li toccavano: la pesante porta di legno dipinta di bianco, la maniglia d’ottone scintillante, il pavimento di legno chiaro, le gambe dorate delle due poltrone ingombre di libri, gli abiti dimenticati sparsi attorno al letto. Il bianco della tunica da evocatore accanto alla camicetta di cotone azzurro.
Umi strizzò gli occhi nella luce crescente ma non aveva voglia di aprirli, stava così bene! Si rannicchiò di più, stringendosi accanto al corpo caldo che le giaceva accanto, affondando il viso nella spalla di lui per proteggersi dalla luce. Il suo movimento fu minimo e non bastò a svegliare Ascot, che reagì solo sistemando nuovamente il braccio che le riposava sulla spalla.
La luce però non voleva saperne di arrendersi e la sua luminosità riuscì infine a penetrare la cortina di sogno che ancora l’avvolgeva, destandola del tutto.
Sospirò di piacere, mentre il profumo di libri e cannella l’avvolgeva come un velo: l’odore del suo uomo, il profumo di Ascot. Aprì finalmente gli occhi e rimase in contemplazione di quel dolcissimo viso addormentato accanto a lei. La lunga frangia era per una volta ricaduta di lato, mostrandole gli occhi chiusi con le lunghe ciglia appoggiate alle guance, la fronte e le sopracciglia sottili rilassate nel sonno, le labbra socchiuse dal respiro leggero e regolare. Sorrise, non riuscì a impedirselo e allungò le gambe ridacchiando di felicità pura e stiracchiandosi come un gatto, movimento che infranse stavolta anche la barriera del sonno del suo evocatore, che strinse gli occhi nella luce, portando un braccio a proteggersi il viso. Lei si sollevò su un gomito, si sporse verso di lui e gli posò un bacio delicato sulle labbra.
“Buongiorno.” disse soltanto, aspettando per gustarsi la scena.
“B-buongior…” biascicò lui, ancora mezzo assonnato. Si stropicciò gli occhi, prima di aprirli e fissarli sul viso della fanciulla sopra di lui, con la cortina di capelli luminosi a farle da sfondo ma non sufficienti a nascondere il fatto che fosse ancora nuda.
Dopo il primo istante di comprensione, ecco la luce del tramonto tornare sul bel volto del giovane uomo: i suoi occhi di giada si spalancarono e le sue guance si colorarono di un rosso più intenso di quello dell’armatura di Rayearth, mentre Ascot si sollevava di scatto, allontanandosi dalla ragazza che gli giaceva al fianco.
“U-umi! C-che cosa… c-che ci fai…” passarono solo pochi istanti, mentre lei lo guardava trattenendo una risata, pochi istanti che gli servirono a rimettere a posto le idee e a ricordarsi della notte appena trascorsa.
Non avrebbe mai pensato che il suo volto potesse infiammarsi ancora di più e Umi scoppiò a ridere davanti all’espressione sconvolta del giovane, che ancora non sapeva se fissarla per accertarsi che non fosse un sogno o se distogliere lo sguardo dalle curve nascoste malamente sotto al lenzuolo sottile. Infine decise di chinare il capo per celare l’imbarazzo dietro la barriera castana dei suoi capelli.
Era così carino, così dolce! Smise di ridere così sfacciatamente e gli rivolse un sorriso dolcissimo, avvicinandosi a lui per posargli un secondo bacio sulle labbra.
“Grazie.” gli sussurrò.
Lui alzò finalmente lo sguardo su di lei, ancora rosso di imbarazzo.
“P-per cosa?” chiese esitante lui, guardandola di sottecchi.
“Per il tuo amore.” disse lei.
Avvertì chiaramente il lieve tremore nel corpo del suo dolce evocatore, mentre si protendeva a cingerla in un dolcissimo abbraccio, unendo nuovamente le labbra in un bacio delicato… che rimase delicato solo per i primi istanti, mentre la passione si riaccendeva in entrambi.
Subito Ascot si ritrasse imbarazzato, balbettando le sue scuse ma lei non gli lasciò tempo per allontanarsi: gli buttò le braccia al collo fissandolo sorniona:
“Non ti azzardare a scappare, Ascot Ball! Noi due non abbiamo ancora finito.”
Per prevenire qualsiasi fraintendimento da parte del timido giovane uomo, gli cinse le braccia attorno al collo, catturando nuovamente le sue labbra in un bacio mozzafiato che lui ricambiò con la stessa passione, mentre entrambi scivolavano ancora sotto il lenzuolo.
 
 
 
 Ed ecco anche il secondo pezzetto. Confesso che ho cancellato e riscritto parecchi pezzi in quanto scrivere di sesso per questa coppia è stato parecchio imbarazzante... ho quindi optato per qualcosa di semplicemente dolce e divertente, tralasciando i momenti più piccanti per l'intimità dei due... chissà che un giorno, magari...
Preciso che ho dovuto fare una scelta modificando un particolare del manga in quanto l'incantesimo di guarigione di Fuu dovrebbe poter guarire le ferite allo stesso modo in cui ripara abiti e armature - come si vede nella prima serie, quando cura Umi e Hikaru - però mi serviva un espediente per far scappare Ascot... che ovviamente non è davvero tatuato (purtroppo!), altra mia invenzione per far andare le cose come volevo io. :3
Spero che questa piccola One Shot non risulti troppo strana, ho dovuto forzarmi per pubblicarla e ancora non ne sono totalmente convinta... mi raccomando quindi: fatemi sapere le vostre impressioni, belle o brutte che siano e grazie per aver letto fino a qui. <3
  
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