Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |      
Autore: Jo Hamish Watson    22/03/2013    1 recensioni
"Una telefonata, lui che alzava lo sguardo verso il tetto del St. Barts, un ultimo saluto e poi…un corpo che cadeva nel vuoto, sangue dappertutto e più niente, solo il buio."
Genere: Drammatico, Guerra, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Bene, questa è la mia primissima fanfic e devo dire che sono davvero emozionata. 
Spero che apprezziate. 
Adoro Sherlock e morivo dalla voglia di scrivere qualcosa su questo 'argomento'.
L'ispirazione mi è arrivata di notte, come sempre e di getto l'ho scritta, con l'ausilio di canzoni che mi piacciono molto.
Sarei felicissima, anzi, di più, di sentire la vostra opinione.


 Alla mia Carola, che mi ha fatta avvicinare ancora di più a Sherlock.
A te che ami tanto John…


Maybe the days we had are gone,
living in silence for too long,
open your eyes and what do you see?
No more laughs, no more photographs…

John si svegliò di soprassalto quella mattina.
Un incubo. Un altro maledettissimo incubo aveva turbato il suo sonno. Erano mesi che non riusciva più a dormire: appena chiudeva gli occhi le solite scene di guerra si alternavano a flashback più recenti. Una telefonata, lui che alzava lo sguardo verso il tetto del St. Barts, un ultimo saluto e poi…un corpo che cadeva nel vuoto, sangue dappertutto e più niente, solo il buio.
Si alzò dal letto con la consapevolezza che non sarebbe più riuscito a riaddormentarsi e si diresse verso la sua poltrona. Era abituato a svegliarsi presto, d’altronde era stato addestrato come soldato.
Soldato. Odiava quell’appellativo, l’aveva sempre odiato, eppure aveva combattuto in Afghanistan nel Quinto Reggimento Fucilieri Northumberland. Era andato in guerra, certo, ma non per difendere la sua patria o perché fosse coraggioso. Era andato in guerra per salvare delle vite. Non aveva mai capito quale fosse il senso della guerra: popolo contro popolo, nazione contro nazione che combattevano, uccidevano per raggiungere la pace.
Succede anche a noi,
di far la guerra e
ambire poi alla pace…

Come si poteva ammazzare della gente per il bene dell’umanità? Era una domanda che lo assillava sin da piccolo, da quando, per la prima volta nella sua vita, era entrato nella biblioteca di Edimburgo e si era ritrovato a sfogliare un libro di storia. Pagina dopo pagina, la parola che spiccava su tutte era una: guerra.
Tornato a casa, guardando il telegiornale, aveva visto servizi raccapriccianti e aveva capito che le guerre non erano finite, non erano chiuse nei libri di storia, ma continuavano ancora e fu allora, quando sul piccolo schermo apparve l’immagine di un bambino che piangeva sul corpo, chiaramente senza vita della madre, che il piccolo John decise che non poteva restare passivo di fronte a tutto ciò. Si alzò in piedi ed esclamò: “ Io odio la guerra. La guerra fa piangere i piccoli e uccide i grandi. Io voglio combattere contro la guerra. Io voglio diventare un dottore.”
E così era stato, dopo tanti sacrifici e anni di studi, si era laureato all’università di Londra come chirurgo e si era subito arruolato.
Stava ripercorrendo mentalmente gli anni passati nell’esercito, le vite che era riuscito a salvare, i bambini che, invece, avevano esalato l’ultimo respiro tra le sue braccia, quando l’occhio gli cadde sul calendario.
Era il 24 dicembre, la viglia di Natale, ma di spirito natalizio ce ne era ben poco, per usare un eufemismo. –Non c’è niente da festeggiare.- sbottò rivolto al Babbo Natale che gli sorrideva dalle tv rimasta accesa.
La verità era che John, ormai da qualche anno, aveva perso interesse per tutto e per tutti. Non usciva più di casa, aveva lasciato il lavoro, aveva perso i contatti con il mondo esterno, anche con le persone a lui più care. L’unica cosa di cui gli importava era lui, il suo migliore amico, quello che poco meno di tre anni prima, per circostanze ancora da chiarire ( stando a quel che dicevano i giornali), si era buttato giù dal tetto del St. Bartholomew’s Hospital; quello che si era suicidato sotto gli occhi di John; quello per cui quel medico reduce di guerra non aveva potuto far niente.
Era questa la continua angoscia che tormentava John.

Nobody said it was easy. It’s such a shame for us to part.
Nobody said it was easy. No one ever said it would be this hard.
Oh, take me back to the start.

Le lacrime iniziarono a scendere sul suo viso. Calde. Salate. E lui per la prima volta le lasciò scorrere, senza ricacciarle indietro. In Afghanistan aveva dovuto essere forte, non poteva scoppiare a piangere ogni volta che vedeva una persona morire, era un soldato – i soldati sono forti, non si commuovono-, era questo che si era sentito ripetere in continuazione, ogni qualvolta i suoi occhi si velavano di lacrime. Ma il pianto serviva a purificare e a rafforzare, e John lo stava capendo adesso, mentre con il  viso rigato di lacrime continuava a singhiozzare sul cuscino.
Quando un raggio di sole si proiettò sui suoi capelli, alzò lo sguardo verso la finestra dalla quale era entrato. Nonostante fosse fine dicembre e la neve avesse imbiancato tutta Londra, quel debole raggio sembrò scaldargli il cuore. Tirò le tende, rimaste chiuse per troppo tempo e guardò fuori. Dieci minuti dopo, si era richiuso la porta di casa alle spalle e era uscito all’aria aperta. Sospirò e si immerse nella folla.
-La vita va avanti.- pensò, e con gli occhi ancora lucidi, abbozzò un sorriso.



   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Jo Hamish Watson