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Autore: whitedeer    22/03/2013    3 recensioni
Take me è una mini storia di due personaggi di Falling in love, Trevor e Laurel.
Lei una modella, bella, spiritosa e felicemente single.
Lui un giocatore di basket, bello da mozzare il fiato, felicemente single.
Come faranno i due a contrastare i propri sentimenti e a seguire le scelte del proprio cuore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Take me-Capitolo 3
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Questo capitolo parla di Trevor e Laurel :) premetto che non aggiunge nulla alla storia e non seguirà i periodi di Falling in love ma avrà propri periodi, propri cicli :)

      Capitolo 3

Tutto era tornato alla normalità. Laurel era a casa sua e Trevor anche. Divisi da un oceano vasto e in due continenti diversi. La settimana di riposo per Laurel era volta come un batter ciglia. Stava davvero bene con Trevor e quel poco tempo non bastava per conoscersi come avrebbe voluto.
Si erano sentiti e visti più volte ma come sempre le belle cose finiscono subito. Una mattina Laurel ricevette una chiamata da Jaxon, che, come sempre con la sua voce squillante la fece svegliare con uno spavento. Le disse che doveva fare altri scatti urgenti per un altro giornale e che non aveva tempo da perdere. Perciò fece tanti saluti alla sua amata e tanto desiderata settimana di relax che si era promessa.
Trevor l’aveva presa abbastanza bene, o almeno quello le era sembrato. Il ragazzo aveva capito che aveva degli impegni, d'altronde anche lui aveva degli impegni con la squadra di basket, perciò dopo la telefonata di Jaxon i due ragazzi si salutarono.
Laurel era a casa sua, indossava la maglia autografata di David Guetta che aveva rubato e aveva i capelli legati in uno chignon ribelle, sdraiata nel letto. Il telefono le vibrò e così accettò la chiamata senza vedere chi fosse.
<< Pronto? >> parlò lei continuando a guardare lo schermo del computer e le varie pagine del web aperte.
<< Cosa indossi? >> Una voce sexy e profonda che lei conosceva perfettamente e nell’udirla un sorriso si disegnò in viso.
<< Una lingerie di Victoria Secret del colore dei miei occhi e due gocce di Chanel numero cinque. >> nel pronunciare quella frase la sua voce divenne completamente roca e profonda da far squagliare anche un ghiacciaio al polo Nord e lui di polo Nord se ne intendeva visto che il suo nuovo soprannome era Ice Man.
<< Dimmi che è la verità e prendo subito un aereo per Londra! >> convenne Trevor serio.
Laurel rise, una risata piena e gioiosa e disse: << No Trevor, sono a letto e indosso la mia maglia preferita. >> lo ribeccò lei divertita.
Tra loro due era così ormai. Dopo la partenza di Laurel passarono solo pochi giorni prima che i due ragazzi tornassero a sentirsi costantemente. Poco a poco, Trevor iniziava a entrare nella sua vita come qualcosa che non poteva fare a meno, come aria.
<< Vorresti dire la mia maglia preferita.. >>
<< Che mi hai generosamente regalato. >> aggiunse divertita la ragazza pur sapendo che quella non era la verità, perché Laurel si era appropriata di quella maglia come se fosse di sua proprietà.
<< Dimmi Trevor, quando chiami le tue amanti, chiedi a tutte come sono vestite!? >> chiese la ragazza a un tratto, scuotendo il capo sorridente.
<< Solo a una in particolare. >> Fu la classica risposta alla Trevor. Quella che pur non volendo ti faceva arrossire.
Si sentivano più del solito ultimamente, e a iniziare la conversazione era quasi sempre Trevor. Non che lei non desiderasse chiamarlo, anzi moriva dalla voglia di sentire la sua voce ma forse si stava auto proteggendo dal suo modo di fare per non soffrire ancora.
La chiamava sempre verso sera per chiederle cosa avesse fatto durante la giornata.
<< Allora, ci sono novità? >> chiese la ragazza spegnendo il computer, dedicandosi a quella conversazione.
<< Pare che a casa ci siano delle novità e visto che il coach vuole far giocare un novellino al mio posto credo che mi fermerò per un bel po’ di tempo a Londra. >>
Quella notizia la fece trasalire di gioia. E come se Trevor fosse già a casa sua, si sistemò i capelli, come se la potesse vedere in quel momento.
<< Ma è magnifico! >> e lo era davvero.
Sì lo era, pensò Trevor dall’altro capo del telefono, sorridente.
Così avrebbero avuto modo di parlare e conoscersi bene anche se avrebbero potuto iniziare da quel momento, perché anche se da lei era notte fonda, volava sentire la sua voce prima di augurarle la buonanotte come ogni notte precedente.
Si sentivano e poco a poco s’iniziavano a conoscere. Trevor adesso sapeva molte più cose di Laurel, cose anche banali, come qual era il suo cibo preferito o se avesse mai avuto un cane da compagnia. Aveva anche scoperto in quei giorni a Las Vegas una Laurel diversa, più fragile per il suo passato movimentato.
<< Dimmi belle gambe, cosa hai fatto oggi? >>
<< Beh sono andata in università, mi sono vista con le ragazze, sono andata in centro a compare qualcosa e poi una cosa che non posso dirti! >> fece spallucce Laurel anche se Trevor non poté vederla.
<< Tipo cosa? >> il tono di Trevor si percepiva che era cambiato da carino e curioso a serio e curioso.
<< Tipo che ho incontrato un ragazzo.. >> ghignò lei.
Un ragazzo? Trevor dall’altro capo del telefono si accigliò. E poi si accorse che in realtà stava fingendo. Lo stava solo provocando per vedere una sua possibile reazione.
Voleva provocarla? E va bene, lui avrebbe agito di conseguenza.
<< Un’incontro galante? O in un sudicio pub? >> chiese Trevor curioso.
<< Nessuna delle due cose, siamo andati direttamente a casa sua.. >>
Quello era l’ultimo goccio di benzina per accendere un grosso fuoco. Trevor strinse gli occhi a due fessure e alla mano libera riuscì a vedere le nocche farsi bianche, poiché era stretta a pugno.
Laurel non udendo alcuna risposta da parte del ragazzo aggiunse: << Ehi Ice Man sta tranquillo stavo scherzando! >> rise divertita.
<< Peccato non mi sarebbe dispiaciuto incontrare questo tipo e parlarli in privato.. >> Laurel pur non vedendolo capì che Trevor stava ghignando.
Trevor non disse con le parole la sua gelosia ma la mostrava. Non era neanche la prima volta che si surriscaldava in quel modo, anzi capitava ogni volta che parlavano di altri uomini.
I due ragazzi continuarono a parlare per un’altra ora, prima che Trevor la lasciasse andare, seppur contro voglia e gli augurò la buonanotte.

 

Per sua fortuna Laurel non era super impegnata in quei giorni e non lo sarebbe stata neanche nelle settimane che Trevor fosse venuto a trovare i suoi genitori, così avrebbero potuto passare più tempo insieme.
Quel pomeriggio si recò come suo solito da Jaxon dopo una delle sue chiamate scoccianti. Quel ragazzo aveva una fidanzata, non poteva pensare a lei, pensò Laurel accigliandosi.
<< Laurel finalmente, due minuti di ritardo! >> puntualizzò come suo solito Jaxon, facendola roteare gli occhi.
Jaxon era sempre in perfetta forma, sempre pronto a ogni evenienza. I suoi capelli scuri come la pece ed erano sistemati dal gel, in un’acconciatura all’ultima moda. Sempre in vesti quasi eleganti, con i suoi amati cardigan scuri.
<< Godersi l’attimo Jaxon non fa mai male! >> lo ribeccò lei bevendo un po’ del suo caffè nel bicchiere che aveva in mano.
<< Come mai mi hai chiamato? >> parlò poi accomodandosi sulla sedia di fronte al fotografo.
<< Niente stavo rivedendo le foto che abbiamo fatto  a Las Vegas, sono tutte buone. >> iniziò lui spostando gli occhi sullo schermo del suo computer.
<< Fantastico! >> Laurel parlò sorridente posando il bicchiere semi vuoto sul tavolo e prendendo il telefono che vibrava nella tasca dei pantaloni.
<< Tranne una. >> aggiunse osservandola con degli occhi neri e profondi e un sopracciglio alzato per quel commento. << Dobbiamo rifarla. >>
Era un messaggio. Da Trevor. Sorrise e lo aprì per leggerlo.

Da: Trevor
A: Laurel
Ti stavo pensando. Che stai facendo? x

Laurel sorrise e pensò qualche minuto prima di rispondere. Poi digitò.

Da: Laurel
A: Trevor
Ah si? A cosa pensavi? Comunque sono da Jaxon..

<< Laurel..? >> quando Jaxon parlò forte per farsi sentire dalla ragazza lei sobbalzò per lo spavento.
<< Cosa c’è? >> chiese di botto sconcertata.
<< Ho detto che dobbiamo rifare questa foto, non è uscita come volevano! >> precisò il ragazzo mostrandole la foto.
<< A me piace com’è uscita. Comunque ok, dobbiamo chiamare le truccatrici e dovremmo.. >> tentò di parlare la ragazza ma Jaxon la bloccò e aggiunge: << Non serve tranquilla, la faremo qui, ho tutti gli attrezzi che mi servono, tu datti solo una sistemata, mi sono fatto portare già il vestito. >>
Laurel chiuse un po’ gli occhi a due fessure, osservandolo attentamente per capire se stesse scherzando o diceva sul serio. Ma non trovò nessuna traccia di scherno nei suoi occhi, anzi era più che deciso a fare la foto nel suo ufficio.
<< Jaxon ma.. >>
<< Tranquilla per il resto modificherò lo sfondo al computer per farlo sembrare vero. Su, vatti a cambiare! >>
<< Così, adesso? >>
<< Sì, Laurel ora! >>
Non poteva di certo rifiutare o avrebbero trovato un’altra modella per quella dannata foto.
Laurel sospirò non trovando altra via d’uscita e alzandosi dalla sedia lasciò la sua borsa e le sue cose e portò con sé, in un piccolo stanzino, solo il vestito per cambiarsi e il telefono, per sicurezza.
Il telefono le vibrò nuovamente, una volta entrata nel piccolo stanzino che usava momentaneamente per cambiarsi.

Da: Trevor
A: Laurel
Ancora quel Jaxon? Ma non ha una vita lui?

Lei sorrise e digitò la risposta.

Da: Laurel
A: Trevor
Sono qui per lavoro, devo rifare una foto, sembra non sia piaciuta. Comunque a cosa stavi pensando prima?

Inviò il messaggio e mentre aspettava una sua risposta, iniziò a spogliarsi, togliendosi la maglia, jeans e scarpe e rimanendo solo in intimo. Decise di cambiare argomento sperando che Trevor capisse che era per lavoro e non per altro. La risposta non tardò di molto e il telefono vibrò di nuovo.

Da: Trevor
A: Laurel
Pensavo a te.
 

Fu la sola risposta di Trevor. Laurel roteò gli occhi sorridente e prima d’infilarsi il vestito digitò un’altra risposta.
<< Laurel ci vuole molto? >> parlò Jaxon da fuori la stanza.
<< No un attimo! >>

Da: Laurel
A: Trevor
Ah sì? A cosa in particolare?

E dopo essersi infilata il vestito e tolta il reggiseno, si sedette su una sedia libera in quella stanza e uscì dalla sua borsa una pochette contenente trucchi.  Il telefono vibrò.

Da: Trevor
A: Laurel
A come vorrei essere lì con te. A come vorrei baciarti, non solo le labbra ma tutto il corpo e sentirti dire che ti piace.

Laurel avvampò improvvisamente. Lei e Trevor si mandavano messaggi a volte anche piccanti e in quel momento Trevor le fece capire quando odiasse tutta questa distanza tra loro due. Non l’aveva mai fatto con nessun ragazzo  e questa cosa la eccitava terribilmente perciò penso bene di stare al gioco.

Da: Laurel
A: Trevor
Sai.. anch’io ti stavo pensando. Pensavo a come far passare il tempo in queste settimane che verrai a trovarmi. Da quando sono tornata a Londra ho molto freddo nel mio grande letto vuoto..

Dopo che ebbe inviato quel messaggio, uscì dallo stanzino e fece nuovamente le foto per la campagna, mentre Jaxon la riempiva di complimenti per quanto fosse bella e per quanto fosse attraente il suo corpo. Non l’aveva mai fatto prima, forse perché erano sempre accerchiati da persone e l’essere soli nel suo ufficio in quel momento, gli dava una certa libertà. Libertà che le dava un po’ fastidio, ma non poteva dirgli che le dava fastidio o tanti saluti al servizio!
Non ci volle molto per sua fortuna. Furono pochi scatti, perché poche erano le foto da modificare.
E mentre Jaxon rivedeva i vari scatti alla macchinetta, lei vide se Trevor aveva risposto. Ma nulla, non c’era ancora una sua risposta, forse era impegnato e così ripose il telefono in tasca e si andò a cambiare.
Non ci mise molto e quando uscì Jaxon stava maneggiando con il computer.
<< Abbiamo finito? >> domandò la ragazza sul ciglio della porta.
Non aspettava altro che un sì da Jaxon e sarebbe andata diritta a casa per farsi un bagno caldo.
Jaxon alzò lo sguardo dal computer e aggiunse con un ghigno: << In realtà no.. >>
Laurel alzò gli occhi al cielo e Jaxon si alzò dalla poltrona per chiudere la porta che la ragazza aveva quasi aperto.
<< Gli scatti sono venuti molto bene, il tuo corpo è magnifico, era da tanto che volevo dirtelo.. >>
Laurel lo squadrò circospetta mentre si avvicinava a lei e gli lasciava una carezza sulla guancia. Laurel non si discostò da quel tocco che le provocò un leggero brivido lungo la schiena e continuò ad osservarlo senza fiatare.
<< C’è ancora una cosa che dobbiamo fare.. >>
Il tono di Jaxon era profondo e roco. Non l’aveva mai sentito parlare in questo modo e non gli piaceva affatto. Sembrava più una minaccia la sua.
<< Fare cosa..? >> non ebbe neanche il tempo di pronunciare quella domanda che Jaxon, dopo essersi inumidito le labbra con la lingua, le si avvinghiò addosso premendole le labbra contro quelle della ragazza, che quando si accorse di quello che stava facendo, si trovò appiccicata al muro e il corpo dell’uomo spalmato su di lei, che si strusciava in maniera perversa.
Laurel aprì gli occhi e corrugò la fronte, facendo una smorfia schifata per quello che le stava facendo. Non riusciva neanche a pensare che le mosse di Jaxon erano veloci. La stava toccando per tutto il corpo e quando le sue mani s’infilarono sotto la maglietta salendo verso il reggiseno, Laurel emise un grido che fu soffocato dalle labbra dell’uomo, e così fece anche con il secondo grido quando gli strinse un seno con una presa forte e decisa. Laurel voleva scappare, voleva evadere e rifugiarsi il più lontano possibile da quell’uomo che la stava toccando!
Le sue grida non era provocate dal piacere di quel gesto, no, erano grida di protesta. Si stava divincolando, il corpo della ragazza continuava a muoversi, a contorcersi per togliersi di dosso quell’uomo che non la faceva respirare.
Doveva trovare una soluzione e quando le labbra di Jaxon si staccarono dalle sue per respirare qualche secondo, Laurel doveva agire. Non appena le labbra dell’uomo ritoccarono le sue, la ragazza gli morse il labbro inferiore.
Jaxon riuscì ad allontanarsi subito e con un grido si allontanò dalla ragazza portandosi la mano alle labbra per tastarle e vedere se uscisse sangue. In quell’attimo Laurel scosse la testa, con gli occhi velati dalle lacrime che le stavano per rigare il volto e cercò di afferrare la sua borsa ma Jaxon fu più veloce di lei. Le afferrò il braccio in un gesto rude e possessivo e la attirò a sé, riportandola alla stessa posizione di prima.
<< Piccola bastarda! Vuoi fare la cattiva, eh!? >>
Riuscì a mormorare un flebile “ti prego” ma la mano di Jaxon le afferrò i capelli alla nuca e gli abbassò la testa all’indietro, Laurel emise un altro grido molto più soffocato degli altri e gli occhi si velarono di lacrime che le rigarono il volto. Le labbra del ragazzo si spostarono sul suo collo, che lo leccò  e lo baciò bramoso, mentre con l’altra mano tentava d’insinuarsi dentro i jeans per arrivare proprio lì.
Doveva ritrovare le forze per andare via. << Lasciami bastardo! >> ringhiò Laurel inutilmente con quel po’ di voce che riuscì a far uscire dalla bocca. Ma le sue proteste infiammarono ancora di più Jaxon che decise di fare tutto il contrario delle sue parole.
Laurel cercò di trovare la forza non appena la mano di Jaxon sembrò aver trovato il modo di insinuarsi nei jeans, dopo averle graffiato il ventre, e toccarla proprio lì e quando riuscì a riprendere aria deviando un po’ il corpo dell’uomo, gli tirò un calcio e lo spintonò liberandosene completamente e con un gesto veloce afferrò la borsa e uscì di corsa dal suo ufficio dirigendosi verso la macchina con il volto bagnato dalle lacrime.
Non si guardò neanche allo specchietto per vedere cosa quel bastardo l’aveva fatta, si asciugò le lacrime  e mise in moto la macchina dirigendosi verso casa sua.

Il mattino seguente con una scusa non andò in università per non farsi vedere dalle ragazze e per non creare altre preoccupazioni e rimase chiusa in casa.
Jaxon le aveva lasciato delle macchie rosse sul collo, un’altra sulla nuca e un lungo graffio  sul ventre.
Una cosa era certa! Non avrebbe più lavorato per quel figlio di puttana. Ma non riusciva davvero capire cosa avesse spinto il ragazzo a tale gesto. Tra loro c’era sempre stato solo ed esclusivamente lavoro, si vedevano solo per quello. Lui era fidanzato con una ragazza che non aveva mai conosciuto di persona e lei, beh lei frequentava Trevor e gli voleva molto bene, forse anche più di un semplice ti voglio bene.
Quella mattina il telefono squillò parecchie volte ma non rispose a nessuna delle tante chiamate di Trevor e delle ragazze.
Si sarebbero preoccupate, e doveva dirgli di ciò che era accaduto, ma in quel momento non aveva alcuna forza per farlo.
Si fece un bagno, e chiuse gli occhi immergendosi nella vasca lasciandosi cullare dall’acqua calda e dal vapore che si stava formando nel bagno. S’insaponò, si risciacquò e indossò la maglia che aveva rubato a Trevor con un leggins nero per stare più comoda.
Quando scese in cucina per mangiucchiare qualcosa, il campanello suonò.
In quel momento fu invasa da una sensazione di paura per tutto il corpo e istintivamente portò le mani a pugno per difendersi da qualsiasi attacco. Se Jaxon era dietro quella porta non ci avrebbe pensato due volte a tirargli qualche pugno in faccia e se aveva deciso di lasciar correre la prima volta, in quel momento avrebbe chiamato la polizia!
Si avvicinò alla porta e l’aprì. La luce del sole l’accecò e quando si portò una mano sugli occhi per proteggersi dalla luce vide la sua figura, possente e immobile sul ciglio della porta.
Era Trevor.
Sorrideva e quando Laurel lo vide, gli scoppiò il cuore in petto per la contentezza. Avrebbe voluto saltargli addosso e urlarli che era contenta di vederlo finalmente, ma rimase immobile dov’era con lo sguardo stupito.
<< Che fai non mi saluti? >> parlò Trevor divertito.
Laurel si avvicinò a lui, si alzò sulle punte e gli lasciò un leggero bacio sulla guancia, aspirando il suo dolce profumo che tanto ricordava.
<< Rimedieremo.. allora non mi fai entrare? >>
Trevor trovò strano quel suo comportamento e quando Laurel si spostò per farlo entrare gli chiese cosa stesse succedendo e ricevette un “niente” come risposta.
Decise di crederla e Laurel gli offrì qualcosa da bene e si sedettero entrambi sul divano, circondati da un silenzio imbarazzante.
Trevor capì da subito che c’era qualcosa che non andava, lo vedeva dai suoi gesti. Era sempre stata il caos in persona e ogni volta che si vedevano ogni battuta era buona per stuzzicarsi, invece in quel momento regnava solo silenzio e imbarazzo tra loro.
Trevor le fece un’altra domanda per attaccare a conversare e quando Laurel iniziò a parlare legando i capelli in una coda imperfetta, vide alcuni segni sulla gola e sulla nuca.
<< Che cosa sono quelli? >> la voce di Trevor era severa e i suoi occhi guardavano solo i segni sul collo della ragazza.
<< Cosa? >> rise nervosamente Laurel mascherando la sua paura di essere scoperta. Ma Trevor aveva imparato a conoscerla come neanche se lo immaginava perciò sapeva che era successo qualcosa e non si bevve la semplice scusa inventata sul momento da Laurel per non farlo preoccupare.
<< Laurel questo non è un gioco, cosa sono quei segni? >> domandò di nuovo sempre con lo stesso tono.
<< Te l’ho detto, allergia.. >> ripeté la ragazza e si alzò dal divano in un gesto veloce andando in cucina per prendere altro succo che era finito.
Trevor si alzò a sua volta seguendola.
<< Stai mentendo! >> convenne Trevor mettendo il suo corpo davanti la porta per non farla scappare ancora.
Laurel alzò gli occhi al cielo e posò la brocca con il succo, sul tavolo e incrociò le braccia al petto.
<< Che cosa vuoi che ti dica? >>
<< La verità. Che cosa ti è successo? Non mi avevi detto che eri allergica a qualcosa! >> alzò un po’ la voce Trevor sperando che finalmente parlasse.
Laurel per nulla intimorita da quella sua reazione alzò a sua volte la voce e aggiunse: << Non posso dirti tutto! >> e quando vide che Trevor faceva qualche passo indietro, lo spostò per passare e uscire dalla cucina.
<< Arrivo a Londra e la prima cosa che penso sei tu. Non vado a salutare i miei genitori perché ho una dannata voglia di vedere prima te, per toccarti di nuovo. Mi presento alla tua porta, ti vedo strana e le uniche parole che ricevo sono “Non ho niente”!? Cosa dovrei pensare, eh? >>
Non era di certo il momento giusto per vedersi, pensò Laurel. e quando Trevor alzò la voce esasperato fece qualche passo indietro intimorita.
<< Non alzare la voce.. >> sussurrò lei abbassando lo sguardo.
<< Mi sto preoccupando per te! >> aggiunse Trevor con toni alti e nervosi.
<< Non ce n’è bisogno!! So badare a me stessa! >>
<< Nessuno lo mette in dubbio! >>
<< Beh tu sì, continui a non credermi! >> parlò Laurel allargando le braccia esasperata per quella lite. Aveva voglia di dirgli tutta la verità. Aveva voglia di parlare con Trevor e farsi proteggere da lui, ma qualcosa glielo impediva. Sapeva che se Trevor avesse saputo, allora sarebbe andato su tutte le furie, scatenando il finimondo e lo sapeva bene, visto che più volte le ripeteva quelle parole.
<< Perché ti comporti così, cos’hai? >> quel silenzio lo stava innervosendo. Trevor odiava quando le persone non gli parlavano. Era sempre riuscito a farsi dire cosa accadeva, e cercava sempre di sistemare le cose come poteva. Per risposta Trevor ebbe un ulteriore silenzio. Laurel non fiatò, tenne solo la testa bassa, senza guardarlo negli occhi. Non voleva allontanarla di nuovo, non gli piaceva quella lite, quel distacco tra loro, non ora che erano più uniti. Stava per scoppiare e prima che Trevor alzasse nuovamente la voce, richiamò a sé tutta la buona volontà di stare calmo.
<< Ho capito. Non è un buon momento, vuoi che vada via? >> le parole di Trevor la ferirono più di quanto non avesse fatto il suo tono alto.
Non era un buon momento, lo aveva capito anche lei, non voleva che se ne andasse, non dopo quello che le aveva detto. Le dispiaceva trattarlo in quel modo, ma in quel momento non riusciva a comportarsi diversamente.
<< Sì. >> le parole le uscirono così e forse era meglio per entrambi in quel momento.
<< Non ti lascerò in pace fin quando non mi avrai detto la verità! Sono a casa di Joe! >>
Le ultime parole di Trevor la confortarono in qualche modo. Il fatto che Trevor non si arrendesse la sollevava immensamente. Sapeva di non essere sola per fortuna, ma il discorso “violenza” era solo rimandato di qualche giorno, quella bugia non poteva durare a lungo e prima o poi doveva parlare.

NOTE FINALI
Finalmente ho aggiornato anche questo capitolo :D Davvero, perdonatemi il ritardo ma non ho potuto aggiornare prima.. :(
In realtà questo doveva essere l’ultimo capitolo della mini storia, ma come avrete notato continuerà ancora di un capitolo.. spero che la storia non stia diventando noiosa o che io sia noiosa con quello che scrivo.. se è così, perdonatemi infinitamente U.U,
Allora.. che ne pensate del capitolo?? Ve lo aspettavate?? O pensavate che la storia tra Laurel e Trevor fosse stata rose e fiori?? :D
Spero di avervi stupito con questo cambio di programma e a chi vorrà farmi sapere cosa ne pensa del capitolo, sono qui ;D
Ammetto che mi è dispiaciuto tantissimo scrivere una cosa del genere, perché come gli altri protagonisti di Falling in love, anche con questi mi sono affezionata e scrivere di Laurel in quelle condizioni è stato orrendo! :3 e per voi?
Beh ringrazio le ragazze che hanno recensito il capitolo precedente e ringrazio tutte le ragazze che seguono o che vorranno seguire la storia :3 ripeto, chi vorrà farmi sapere il suo parere, io sono qui, ovviamente siete libere di decidere!
Concludo, vi mando un bacio!
Vostra Betta <3

   
 
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