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Autore: JiJensen    22/03/2013    2 recensioni
Il primo passo verso l'inizio di tutto...
"Il famoso cantante e ballerino Lee Tae Il, stava percorrendo l'aeroporto in fretta.
Il passo risultava un po' goffo, tutto lo infastidiva:
le urla delle fan, quelle del manager e persino quel dannato borsone che gli impediva di camminare come essere umano deve.
Il giaccone lo tirava, aveva caldo e si sentiva soffocare dalle mille sciarpe.
Gli occhiali scuri impedivano alla gente di vedere lo sguardo perso e stanco.
Si assentò prima di prendere l'ennesimo volo, e pensare che all'inizio li piaceva pure.
Appoggiò non troppo dolcemente il borsone a terra, nel ennesimo bagno sporco che trovava.
Fu' li che accadde tutto:
Un momento vedeva tutto tranquillamente, l'altro no."
Ciao ciao! :D non posso svelarvi nient'altro! Rovinerei tutto! ;)
Bacio,
JI
Genere: Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ahn Jaehyo, Lee Taeil , Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il famoso cantante e ballerino Lee Tae Il, stava percorrendo l'aeroporto in fretta.

Il passo risultava un po' goffo, tutto lo infastidiva:

le urla delle fan, quelle del manager e persino quel dannato borsone che gli impediva di camminare come essere umano deve.

Il giaccone lo tirava, aveva caldo e si sentiva soffocare dalle mille sciarpe.

Gli occhiali scuri impedivano alla gente di vedere lo sguardo perso e stanco.

Si assentò prima di prendere l'ennesimo volo, e pensare che all'inizio li piaceva pure.

Appoggiò non troppo dolcemente il borsone a terra, nel ennesimo bagno sporco che trovava.

Fu' li che accadde tutto:

Un momento vedeva tutto tranquillamente, l'altro no.

 

Si svegliò dolorante, con la testa che gli pulsava. Il suo cervello li mandò l'impulso di toccare la nuca dolorante con la mano. Ma non ci riusciva.

Doveva essere legato. Provava senza successo ad aprire gli occhi, ma essi erano bendati.

La mente che provava a ricostruire tutto, ma la sua testa si opponeva lanciandoli delle fitte di dolore. Successivamente, il panico si impossessò di lui, il cuore li martellava forte nel petto.

Cercò di calmarsi, di provare a sentire rumori che magari lo avrebbero tranquillizzato.

Tutto faceva pensare ad un furgoncino, mal concio, che attraversava una stradina di campagna non battuta.

Il furgoncino si fermò, dando sollievo al povero deretano di Taeil che sobbalzava ad ogni buca.

Qualcuno aprì uno sportello, parlando con un forte accentò Messicano.

<< C chi s siete? P pa parlate! >> disse Taeil con la voce tutta un tremito.

Dalla bocca dei due aguzzini uscì una fragorosa risata.

Uno dei due salì sul camioncino, prese Taeil per il braccio in malo modo, e lo trascinò fuori dal velivolo.

I due ridevano e chiacchieravano divertiti, mentre portavano il piccolo Taeil ancora bendato, dentro un capannone abbandonato.

Lo buttarono senza cura e senza gentilezza, facendolo sbattere un po' da per tutto, nel pavimento di una cella.

In quella cella c'era l'impianto di aerazione, il quale rumore stordiva le orecchie per via delle grosse ventole.

La cella puzzava di muffa, feci, e odori dei quali Taeil non riusciva ad abituarsene che subito ne arrivavano di nuovi è più pungenti.

Strisciò con le mani legate e gli occhi bendati, fino ad un angolo della cella. Tutto il viscido e lercio del "pavimento" gli era finito persino in bocca.

Messo finalmente seduto e con la schiena appoggiata al muro, provò a parlare, ma la gola gli risultava arida:

chissà da quanto tempo non beveva!

Si diede alle lacrime più disperate, non sapeva più cosa fare.

 

<< Ahahahaha! >> uno dei due aguzzini rise potentemente sbattendo con forza la mano sul tavolo.

<< E' stato facile come rubare le caramelle ad un bambino!! >> disse l'altro.

I due aguzzini, si trovavano a chiacchierare sul piano ben riuscito, in una stanza piuttosto luminosa e calda.

<< Comunque.. >> annunciò il primo

<< Speriamo valga un sacco di soldi come ci dicevano! >> concluse dubbioso, indicando in modo svelto la stanza dove si trovava Taeil.

<< Non ti preoccupare, Micael, amico mio! Sento che questa volta ci è andata proprio bene. Ma... >> disse il secondo ancora un poco divertito.

<< Ah si! Hai ragione... ma così magro? A che gli potrà mai servire? Non è buono nemmeno per farci il brodo! se sai cosa intendo.. hehe.. >> si grattò il mento pensoso, sfoggiando poi un sorriso, da dove compariva un dente metallico. La pelle abbronzata, e rovinata dal tempo. Il volto sudicio e la barba trascurata.

Per il resto superava l'1 e 85 di altezza, ed era assai robusto, di sicuro era il braccio del operazione.

Il secondo, era si robusto, ma più basso, pareva un ratto per la mimica del viso. Ma era di sicuro la mente:

più furbo è scaltro di Micael.

<< Non ci dobbiamo preoccupare.. Ha detto che li serve per altri... mm... "lavori"! >> i due scoppiarono in un altra risata di gola. Poi tornarono seri, colui che pareva un ratto fece un cenno con il capo in direzione della cella di Taeil.

<< Dobbiamo.. vedere come sta. Come dici tu, e come un ramoscello, speriamo non si sia rotto niente; varrebbe meno denaro. E con tutta la fatica fatta! >>

l'altro arricciò il viso

<< Fanculo! Fatica fatta! Non sei stato che dovevi intrufolarti, ma io! Chi gli ha dato un colpo in testa? Io! >> si puntò il petto con la mano possente, poi continuò

<< Voglio che tu... riconosca anche i miei meriti! >> il topo roteò gli occhi

<< Ahh! e va bene.. ne puoi avere un pezzo, ma grosso come sei, finirai per lasciarli qualche livido! Ricorda: dobbiamo fare il possibile per farlo valere di più! Non di meno! >> il topo si avvicinò al compagno, con un ghigno nel viso

<< Suvvia, amico mio! Non eri forse tu che dicevi che era troppo, esile? Io penso anche per te! Che gusto troveresti nello sbattertelo! >> Micael, dubbioso ci pensò su', poi disse divertito

<< Non è una fanciulla, ma è da tanto che non vado in città, andrà bene anche lui. >>

Tutti e due ghignarono insieme.

Poi, decisi, si recarono verso l'entrata della cella dove si trovava Taeil.

 

Taeil, rannicchiato nel suo angolo singhiozzava ancora finché, non senti la porta che si apriva sbattendo fragorosamente. I suoi due aguzzini erano lì, sghignazzanti e sorridenti.

In un Inglese decisamente pessimo è pesante, iniziò il topo

<< Non urlare. Risparmia energie. Hai sete? >> Micael rise sotto i baffi folti neri.

Taeil non capiva bene quelle frasi poco articolate e sconnesse tra di loro, ma interpretò ciò che gli stava chiedendo il topo, e fece di "sì" con la testa, anche se con gli occhi ancora bendati, non sapeva se era la direzione giusta.

Il topo diede delle indicazioni nella loro lingua a Micael, che a passo deciso andò verso l'esile corpicino di Taeil. Gli portò la bottiglia alla bocca, e lo fece bere. Senza però aspettare che finisse, gliela levò di bocca, facendolo sporgere in avanti. Rovesciò l'acqua restante sulla testa di Taeil, che rabbrividiva. Poi, con un gesto deciso buttò la bottiglia, seguito tutto il tempo con il sottofondo delle risa del topo.

<< Bevi! >> disse tra una risata è l'altra il topo in Inglese.

Il colpo che avevano inferto a Taeil gli aveva scombussolato le idee. Non riusciva a capire il loro gioco.

Il topo smise di ridere. Mentre Micael si abbassava su di un ignaro Taeil. Gli afferrò le gambe sotto le ginocchia con le mani possenti e venose. Lo tirò verso di se, facendolo scivolare sul suolo muschioso. La testa gli cadde per terra, facendolo gridare ancora di più dal dolore che si aggiungeva. I morbidi capelli a contatto con il suolo sudicio si incrostarono di sporco.

Micael gli aprì le gambe, è si abbassò su di lui.

Con quella bocca sudicia, tentò di baciare il povero Taeil, che cercava di divincolarsi. Ma invano.

Percepiva il suo alito pesante e puzzolente, non lo sopportava.

Micael lo baciò sul collo, ancora più eccitato dalle vane proteste del ragazzo.

Il resto accadde tutto di colpo: nessuno se lo aspettava.

Il topo, ancora sulla soglia della porta gridò nella sua lingua

<< E tu chi diavolo saresti? Eh? Sparisci! >> la comodità è il ghigno che aveva poco prima sul ciglio della porta svanirono, all'arrivo dello straniero.

Lo straniero atterrò con un colpo il topo, che cadde a terra con il collo rotto.

Micael non ebbe il tempo di girarsi, che lo straniero aveva preso pure lui.

Tirandolo per la maglietta, questa volta però non fù facile come la prima;

Era evidente che anche lo straniero si trovava in difficoltà contro quel grosso bestione.

Ma non si fece attendere il suo asso nella manica.

Partì un colpo di pistola.

Quello era l'ultimo ricordo di Taeil prima di svenire per la troppa paura.

 

Taeil aprì gli occhi, che subito si dovettero abituare al trauma della luce del giorno.

Se li stropiccio' un poco, e finalmente ebbe un poco più chiara l'immagine davanti a lui.

Era sdraiato per terra, è si sentiva mancare le energie per potersi alzare e fuggire.

Ma evidentemente, aveva capito che chiunque fosse intervenuto, giusto in tempo, prima non gli voleva fare male. Infatti aveva i polsi slegati e gli occhi senza la benda.

Ancora un po' intorpidito, sentì un dolore lancinante provenire dalle parti del piede.

Lanciò un urlo di disperazione, ormai aveva dolori da per tutto, non sapeva se stava gridando per il piede o per altro.

Alla fine, ricorrendo alla buona volontà si mise seduto, per sfocare quanto era grave la situazione.

Ai suoi piedi, il dolore passava gradualmente, mentre ringraziava uno ad uno tutti i santi.

Fece per massaggiare il piede, ancora nel mondo delle nuvole, ma una mano gli afferrò saldamente il polso.

<< Tu no dovere toccare ferita. >> Disse un giovane sulla ventina, accucciato che gli medicava il piede.

A Taeil quasi non venne un colpo.

<< Huuuaaaaaaa!! E tu chi seiii!! >> il giovane non sembrava capire ciò che Taeil gli diceva.

Continuò a medicare il piede del ragazzo con foglie e bacche.

<< F fe fermo! Che fai! >> esclamò con una voce squillante Taeil. Il giovane lo guardò incuriosito, come se non avesse mai visto un comportamento simile.

Lo straniero, si alzò. Taeil si fece non poche domande sul perché quel tipo non avesse niente a dosso se non degli stracci che coprivano il punto giusto. Arrossì.

Lo straniero aveva i capelli scuri, gli occhi a mandorla nocciola. E sebbene non fosse mister pulito e perfezione, aveva i lineamenti aguzzi ma gentili;

Un viso che a Taeil non pareva cattivo o subdolo. Il corpo era muscoloso, ma non troppo. Avrebbe detto che viveva nella giungla, per i graffi riportati sui forti pettorali. Ma quello era ridicolo! 

Lo straniero mirava le nuvole minacciose.

<< Noi dovere andare. Tu alzare! >> Disse lo straniero, in un Inglese davvero poco convincente.

<< Dove mi porti? Ho fame e freddo! E mi fa' male tutto! Non posso.. Anzi! Non voglio camminare... Ho subito un trauma, io! E dove siamo! Voglio tornare in Core- >> guardò male lo straniero che aveva già imboccato una stradina per la foresta, incurante delle lamentele del ragazzo.

Lo straniero si girò per vedere dove era Taeil, era da un po' che non sentiva la sua voce stridula dietro di lui.

Vide che era in procinto di alzarsi e zoppicante lo raggiungeva, lamentandosi per ogni cosa vedesse o incontrasse.

<< Stiamo andando in città? No perché io devo tornare a casa! Il mio manager sarà in pensiero per me! Camminiamo da ore.. è non mi sembra di vedere nemmeno un pezzo di città! Nemmeno un anima viva, oltre a noi due! Ehy! Ma mi ascolti? >> chiese Taeil allo straniero che lo precedeva.

Ma lo straniero continuò spedito.

Dopo quelle che a Taeil erano sembrate ore di cammino, lo straniero si fermò. Anche perché cominciavano a farli male le orecchie, dal momento che Taeil non aveva smesso un secondo di parlare e lamentarsi.

Si voltò verso Taeil, con la faccia inespressiva.

<< Finalmente ti fermi! Non mi dirai che hai sbagliato strada.. oh! E' così vero? Io te lo dicev- >>

Lo straniero gli mise un dito sulle labbra per farlo tacere, poi nel solito inglese poco corretto, parlo con evidente sforzo

<< Tu peggio di un piccolo di scimmia. Stare zitto, o sveglierai la foresta. >>

Taeil fece un balzo indietro, stette zitto per elaborare le parole e capire ciò che lo straniero cercava di dirli con una vena, d'ironia se cosi si può dire.

ripete tra se e se la parola "foresta", mentre lo straniero continuava a camminare.

<< Hey! >> lo fermò di nuovo Taeil con la sua voce squillante. Ma lui non accennava a fermarsi. Continuava imperterrito.

<< Hey! >> lo chiamò di nuovo Taeil, impuntando i piedi. Fu' costretto a girarsi, poiché l'altro non accennava più a seguirlo, figuriamoci in silenzio, ma neanche lamentandosi.

Si girò e gli fece un vago cenno di continuare

<< Hai per caso detto "foresta"? Siamo in una... foresta?? Quando pensavi di dirmelo che eravamo in una... foresta?? E io che mi chiedevo perché non raggiungevamo una città! Perché  qui non ci sono città, vero?? Perché siamo dentro... ad una... FORESTA! >> prese un lungo respiro affannoso. Lo straniero lo guardava con occhietti curiosi, probabilmente perché Taeil era così arrabbiato da aver parlato quasi senza accorgersene, in coreano. Ma lo straniero non voleva stare a sentire le sue chiacchiere. Quando Taeil cantava tutti si scioglievano per la bellezza della sua voce, ma quando era arrabbiato... la voce gli diventava talmente stridula

da non essere umanamente sopportabile.

A tutta risposta lo straniero si girò e ricominciò a camminare.

<< Dove vai? Rispondimi! >> gli urlò Taeil. Ma la sua risposta fu' quella di scomparire dietro le foglie. Man mano che scompariva Taeil veniva preso dal panico. Non voleva rimanere da solo.

Sbatte i piedi a terra, e poi con una corsetta raggiunse lo straniero.

<< Potevi aspettarmi! Dove mi stai portando? Nella tua "caverna"? Ho famee! >> le ultime parole, più che di accusa sembrarono di supplica.

Camminarono ancora, introducendosi ancora di più nella natura.

Taeil si lasciò cadere a terra per la stanchezza. Volente o nolente.. non ce la faceva più a camminare.

Lo straniero si girò verso di lui.

<< No. Non mi alzo. Sono stanco e ho fame. >>

Disse Taeil allo straniero.

Lo straniero diede dei colpetti contro un tronco. Non contento, ne diede altri ad un altro albero. Sta volta, si fermò, staccò una parte della corteccia dalla quale uscirono delle viscide larve bianche. Ne prese alcune e le mangio. Poi ne prese altre e allungò la mano verso Taeil.

Le larve si contorcevano nella sua mano. A Taeil quasi non venne un infarto, lo aveva visto in tv tante volte. Ma ora che ci si trovava di persona.. Non sapeva come comportarsi.

<< Io non mangio quelle cose. Mi rifiuto categoricamente! >> ma lui continuò a porgergli la mano.

<< Mangia. Servono energie. >> cercò di dirgli per convincerlo a mangiare. Lo straniero ne prese uno in mano e glielo avvicinò alla bocca.

Con riluttanza Taeil lo mangio. Se complice la troppa fame o altro, gli sembrò addirittura che quella larva fosse buona. Così ne mangiò altri. Alla fine lo straniero lo aiutò a rialzarsi. Continuarono a camminare, finché non trovarono una piccola radura sprovvista di alberi.





Fine del primo capitoloo ^-^ 
Finalmente c'è l'ho fatta, spero in un prossimo capitolo u.u
Chi lo avesse mai letto, spero che mi farà avere un suo parere,
Un bacio,
JI
(P.S. prima di andare, un pensierino per il caro Zico ^_^)


   
  
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