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Autore: M4RT1    22/03/2013    4 recensioni
Storia un po' Fluff scritta in un momento di panico (causa lavello otturato >.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Ho voglia di cioccolata, Peter.

-Per caso sei una donnicciuola incinta?

-Ho soltanto voglia di cioccolata, Peter!

-Mmh, e dimmi un po': la preferisci al latte o fondente?

-Cioccolata al miele. Me la comprava sempre mia madre quando ero malato.

-Capisco, vedrò che posso fare.

 

Quando Peter e Neal arrivarono al numero dodici della Settantaduesima, quella mattina, la scientifica era già sul posto. Era una bella giornata soleggiata, ma nessuno dei due era riuscito a godersela a causa della telefonata che era giunta poco prima in ufficio e che, come aveva detto un annoiato Jones, era partita dalla centrale di polizia e richiedeva la consulenza dell'FBI su un caso di omicidio probabilmente commesso dopo un furto.

E così si erano avviati, veloci, fino a giungere sul luogo del delitto.

 

La casa di Michael Pant era grande e ben arredata: la tappezzeria di un delicato color avorio metteva in risalto le splendide cornici e i piatti di porcellana appesi alla parete, e anche l'arredamento era di buon gusto. Neal costatò tutto questo varcando l'enorme portone di legno, mentre un annoiato Peter parlottava con un agente sconosciuto.

 

-Neal, dobbiamo andare in soggiorno.- lo informò l'uomo poco dopo, guidandolo attraverso un corridoio pieno di ritratti.

-Cosa cerchiamo, esattamente?- chiese il ragazzo, osservando i dipinti con aria da intenditore.

-Quello che non c'è!- esclamò Peter, e Neal sbuffò:

-Come sei criptico, stamattina... bravo!- scattò: -Ora che hai imparato a farmi gli indovinelli, per favore, potresti dirmi anche la soluzione?

L'altro lo guardò di sottecchi, un po' interdetto:

-C'è qualcosa che non va, Neal?- chiese, preoccupato, ma ottenne in risposta solo silenzio. -D'accordo, mi arrendo... dobbiamo controllare se manca qualcosa: probabilmente Pant è stato ucciso dopo un furto, quindi l'assassino ha portato via qualcosa. Diamo un'occhiata al cadavere, prima.- aggiunse, varcando la porta del salone.

Anche questa stanza era enorme e ben arredata, ma Neal non riuscì a pensare a nient'altro che all'uomo morto; era disteso, supino, sul parquet chiaro: occhi grigi, spalancati e vuoti, bocca semiaperta da cui sgorgava un rivolo di sangue, ferite ovunque. Ferite e sangue scuro che colava già dalla camicia bianca, che macchiava il pavimento, che era schizzato sulla tappezzeria e sui cuscini grigio chiaro. Sangue rosso che sporcava il servizio di porcellana e il bel completo della vittima. Sangue e ferite e sangue...

-Neal? Neal, tutto bene?

Neal scosse la testa, tentando di distogliere lo sguardo dal corpo, ma era come ipnotizzato. Annuì:

-Sì, Peter...

L'agente sembrò a disagio: si dondolò su un piede, fissando l'amico di sottecchi, indeciso su cosa fare. Poi sospirò:

-Vuoi... vuoi uscire?

-Sto bene, Peter.- replicò ancora Neal, troppo velocemente: -Abbiamo un lavoro da fare, no?

 

Peter non capì perchè Neal lo avesse fatto. Perchè, nonostante fosse palesemente sconvolto alla vista del cadavere, volle a tutti i costi prendere i documenti dalle tasche di Pant, analizzarli e poi continuare a cercare per la stanza.

Fatto sta che, a distanza di qualche ora, il ragazzo era ancora pallido e spesso si perdeva in qualche riflessione e restava così, fissando il vuoto.

Fu proprio in una di queste occasioni che Peter decise di prendere in mano la situazione.

-Neal? Sei tra noi?- lo riscosse, calmo. Neal, come aveva fatto anche prima, sussultò e si girò a fissarlo:

-Scusa, Peter. Dicevi?- tentò di riparare.

Peter sospirò:

-E' per il cadavere, vero?

-Cosa è per il cadavere?

I due si fissarono per un momento, seri. Poi l'agente continuò:

-Ti ho visto, Neal. Sembravi un fantasma. Eri sconvolto, e non te ne sto facendo una colpa!- sbottò, infastidito da quel qualcosa che impediva a Neal di ammettere che i cadaveri lo impressionavano.

-Non ho niente, Peter.- controbattè ancora Neal, deciso.

-Niente, Neal?- Peter sbuffò forte: -Guardati! Senti, non sto dicendo proprio niente! Non è grave se ti fanno impressione i morti, è una cosa ovvia! A tutti fanno impressione!- prosegì, girovagando per la stanza: -E se non fosse per il tuo orgoglio, perchè tu sei Neal Caffrey e non puoi avere paura di nulla, forse ti lasceresti aiutare!

Neal sembrò pietrificato. Annuì lentamente, sospirando, poi sorrise con il sorriso più falso che Peter avesse mai visto:

-Bene, Peter. Grazie per il tuo sostegno. Per caso vuoi anche portarmi dallo psicologo? Oppure ti basta darmi un anno di malattia?- scoppiò, la voce incrinata: -E dici di conoscermi...- mormorò poi.

Peter fece per interromperlo, ma il ragazzo uscì, sbattendo la porta.

Teatrale, come sempre.

Eppure faceva comunque un certo effetto.

 

 

La restante parte della giornata de federale trascorse troppo lenta. Peter la passò in ufficio, sommerso dalle carte relative al caso Pant e dai sensi di colpa per come aveva trattato Neal.

 

Aveva ragione.

Già, ma era stato troppo duro: dopotutto, conosceva Neal, e sapeva benissimo com'era fatto e come reagiva. Avrebbe dovuto aspettare.

Ma aveva ragione.

 

Verso le sei Elizabeth gli telefonò per ricordargli di comprare il latte.

Un'ora dopo, uscì dall'ufficio, assorto.

Entrò nel supermarket come in trance.

 

Doveva assare da Neal.

No, che se la vedesse da solo con i suoi stupidi scatti di orgoglio.

Si sarebbe sentito in colpa per tutta la notte.

A Neal avrebbe fatto bene restare da solo con l'immagine del cadavere ancora impressa negli occhi.

A nessuno sarebbe piaciuto. Doveva andare.

 

Alle nove meno un quarto era fuori casa di June.

Sospirò, poi bussò un paio di volte.

La donna gli aprì, sorridente. Lo invitò ad entrare e lo accompagnò fino alle scale, scusandosi per il disordine e per la scarsa compagnia.

-Sto cucinando, ho ospiti!- si giustificò, poi tornl in cucina e lasciò che fosse Peter a combattere contro l'indecisione mentre, stringendo la busta del supermercato, saliva lentamente i gradini.

Arrivò davanti alla porta di Neal poco dopo, ancora indeciso. Poi trasse un profondo respiro e bussò.

La voce di Neal rispose quasi subito, un po' abbattuta ma, tuttavia, accettabile:

-Chi è?

Sospettosa al punto giusto da fargli capire che, alla fine, non stava tanto male.

Peter resistette all'impulso di tornare indietro e rispose:

-Sono Peter.

Per un attimo ebbe quasi paura che Neal non gli aprisse, che gli urlasse di andarsene. Invece la porta si aprì e Neal comparve, in pigiama.

-Che succede?- domandò, senza tanti complimenti.

Peter fece una smorfia:

-Posso entrare, Neal?- chiese. Il ragazzo lo fissò, risentito, poi si fece da parte per farlo passare.

-C'è qualche novità sul caso?- chiese Neal, automaticamente, poi aggiunse: -Oppure mi hai esonerato perchè hai paura che svenga?

-Non giocare col fuoco, Neal.- lo ammonì Peter, sedendosi su una delle sedie accanto al tavolo. Poggiò la busta di plastica accanto a un gruppo di pennelli e invitò il ragazzo a sedersi accanto a lui. Neal obbedì.

-Sono venuto in pace.- rispose, finalmente.

-Cioè?

-Io... forse oggi ho esagerato.- si scusò Peter. Sorrise: -Però ho tentato di rimediare.- aggiunse, tirando fuori qualcosa dalla busta.

Neal guardò l'agente, scettico, poi soppesò la sua offerta di pace:

-Questa è... cioccolata?- mormorò, fingendosi ancora arrabbiato.

-Esatto. Cioccolata al miele.

Neal ridacchiò:

-Questo vuol dire che... che mi consideri malato?

-No.

-Allora che sei mia madre!

-Non scherzare, Neal!- balbettò Peter bonariamente: -Ero al supermercato e l'ho vista. E ho pensato che forse alla donnicciuola incinta sarebbe piaciuta!

Neal rise ancora, un po' più forte. Poi aprì l'involucro con cura e staccò un cubetto di cioccolata. La porse all'amico:

-Tieni, assaggia.

-Oh, no... Elizabeth mi ucciderebbe! Siamo a dieta!

-Dieta? Tu?

-Perchè, che c'è di male?

Risero ancora.

 

-Ho voglia di pizza, Peter.

-Oh, no. Non approfitterai della mia bontà, Neal.

-D'accordo, Peter. Io ci ho provato.

-...

-...

-Che pizza vuoi, Neal?



N.d.A.: d'accordo, non so cosa sia. Non so se sia una quasi-slash, una storia insignificante (o anche priva di significato). So solo che oggi ho visto taaaante puntate di White Collar e dovevo scrivere qualcosa U_U
DItemi che ne pensate ;)

  
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