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Autore: Fantasia2000    22/03/2013    3 recensioni
Dalla storia: "I ragazzi erano sempre più straniti e il centauro ripeté:–Insomma, ma voi chi siete?– allora la ragazza volse verso di lui i maestosi occhi verde-azzurro e disse:–Io mi chiamo Sofia Acquamarine Jackoson, e noi veniamo dal futuro–."
Ambientata nel dopo guerra
Di Fantasia2000 con il supporto di EhiCasillo
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson, Talia Grace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic Una Strana Ragazza


Grover Underwood passeggiava per una stradina periferica di New York, benchè fosse troppo grande per cercare semidei nelle scuole non aveva abbandonato quel ruolo, dopotutto erano la loro ultima speranza.
Osservò attentamente la strada: era in prossimità del porto e dalla strada principale riusciva a scorgere una moltitudine di persone con le valige che o si dirigevano ai taxi o ne chiamavano uno.
–Allora ragazzina, che ci fai qui tutta sola?–
Aveva detto una voce non lontana da dov’era Grover, lui si nascose dietro un cassonetto e guardò la scena.
Sei energumeri si ergevano intorno alla figura di una ragazza stupenda: capelli corvini che ricadevano boccolosi sulle spalle, corpo mozzafiato, tratti angelici, portava una camicia bianca con un golfino blu e dei jaens, l’unica cosa che sfigurava erano gli occhi, grigi e spenti, e anche l’espressione, la ragazza era totalmente inespressiva, il suo viso era una maschera di freddezza e indifferenza. Non poteva avere più di sedici anni.
Grover pensò di chiamare la polizia mortale visto quella ragazza era in prossimità di essere, nel migliore dei casi, derubata quando sentì un’orrenda zaffata tremendamente famigliare.

Odore di mostri.

Ok, la polizia mortale non sarebbe stata di grande aiuto.

–Non mi pare di dover giustificare la mia presenza in questo luogo a lei signore– Aveva risposto la ragazza, la sua voce era affascinante e musicale ma senza inflessioni, imperscrutabile come il volto.
Ora Grover cominciava seriamente a spaventarsi, quei tizi stavano diventando enormi, e, viso l’odore, probabilmente non si sarebbero trasformati in nulla di migliore.
Infatti pochi secondi dopo un Lestigone, che guardava la ragazzina come se stesse decidendo per quanti minuti cuocerla in forno a 180°, disse :–Vedi cosa ti parirà quando sarai in pezzettini–
La ragazza storse il naso, sembrava più infastidita dalla grammatica del mostro che realmente spaventata dalla sua minaccia.
I Lestigoni rimasero un po’ interdetti, probabilmente chiedendosi col minuscolo cervellino perché la ragazzina non tremasse come una foglia, poi uno di loro smise di scervellarsi -per modo di dire- e allungò la manona verso la ragazza.

Fu un attimo, la ragazza salì sulla mano del mostro e gli risalì il braccio fino a trovarsi davanti alla gola, lì con una spada uscita-da-non-si-sa-dove gli tagliò la testa di netto, imbrattandosi di sangue, ebbe appena il tempo di saltare su un altro Lestigone che il primo esplose in polvere, ripeté l’azione, uno a uno li decapitò tutti, i giganti non potevano fare altro che agitare stupidamente le braccia, perché, muscolosi com’erano, non riuscivano ad arrivare alla testa. Quello che spaventò più Grover era il viso totalmente indifferente della ragazza e quella preoccupante scintilla sadica nei suoi occhi.

Era una macchina da guerra.

Finito il lavoro era ricoperta di sangue, che veniva messo in risalto dalla camicia bianca, e polvere, che si appiccicava al sangue, ma mantenne la calma, prese la valigia e lo zaino che aveva poggiato in un angolo e si diresse verso un vicoletto.
Prima che potesse svoltare l’angolo Grover uscì dal suo nascondiglio e le sbarrò la strada, la ragazza alzò un sopracciglio come dire “ne vuoi anche tu?” poi tornò inespressiva e chiese:–Mi scusi, mi lascerebbe passare per favore?–
–Ti posso aiutare, mi devi seguire– disse il satiro.
–E perché dovrei?– chiese la ragazza scettica.
–Perché ti posso portare in un posto sicuro– rispose lui spazientito.
–Sei un satiro, vero?– chiese.
–Tu…come…non importa, dobbiamo andarcene– cercò di convincerla.
–Dove?– continuò lei, snervante.
–Al campo mezzosangue, Long Island, un posto per persone come te, un campo per semidei– se Grover si aspettava che la ragazza fosse stupita o mostrasse una qualsiasi emozione fu duramente deluso.
La ragazza lo guardò intensamente e annuì.
–Conducimi là– ordinò.
Grover tirò un sospiro di sollievo e la condusse, sempre attraverso stradine laterali, alla sua macchina.
Il viaggio fu lungo e silenzioso. All’inizio il satiro provò a fare conversazione come:
–Quanti anni hai?–
–Sedici–
–Di dove sei?–
–Oxford–
–Inghilterra? E come mai hai attraversato un Oceano per venire in America?–
–Curiosità–
Poi vista la poca collaborazione della ragazza aveva lasciato perdere.


Arrivarono alla collina all’ora di pranzo, quindi a far la guardia al campo c’era solo Peleo, che li lasciò passare, i due attraversarono il campo dirigendosi verso la mensa da dove proveniva un forte cicaleccio.
–Ah Grover, amico mio, come mai di ritorno così presto?– chiese Chirone dal tavolo principale.
–Ho portato qualcuno– le parole del satiro catturarono l’attenzione generale.
–Dai, vieni– la incitò lui, la ragazza, che era rimasta dietro una colonna in attesa che l’annunciassero, entrò nella mensa e osservò l’orda di adolescenti che la fissavano con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata, alcuni con persino un po’ di bava.
–Miei dei, ma cosa le è successo?– chiese Chirone, la ragazza, infatti, era ancora ricoperta di sangue e polvere, e i figli di Apollo di stavano già mobilitando, ma Grover li fermò:–No, non è ferita, ha soltanto incontrato un po’ di mostri–
–E quali erano?– chiese una voce indistinta tra la folla.
–Lestigoni– rispose Grover, un leggero mormorio si diffuse, la curiosità nei confronti della misteriosa ragazza cresceva, un’altra voce indistinta chiese:
–Ma lei come si chiama?–
Solo allora Grover si accorse di non averglielo chiesto, così rispose:
–Dovreste chiederlo a lei– l’attenzione tornò sulla ragazza, che, sempre inespressiva, andò un po’ più al centro per trovarsi davanti a Chirone, un brivido passò tra la folla alla vista degli occhi del tutto privi di un luccichio di vita, se non si fosse mossa l’avrebbero creduta morta.
–Mi chiamo Sofia– affermò.
–Da dove vieni?– chiese Chirone.
–Oxford–
–E sei a conoscenza della tua natura Sofia?–
–Sì, è questo che mi ha sconcertato Chitone, lei sa!– si intromise Grover.
–E chi te l’ha detto?–indagò Chirone.
–Un’amica. Ora potrei togliermi questo sangue? Non è piacevole– disse costantemente impassibile.
–Sì, certo, hai ragione: Eleonor, accompagnala a darsi una ripulita e falle fare un giro del campo, voi continuate a mangiare– ordinò Chirone, una ragazza dai capelli dorati si alzò dal tavolo di Apollo e accompagnò fuori Sofia.
Un forte brusio si levò tra i semidei, tutti incuriositi dalla nuova arrivata, Chirone si avvicinò a Grover e gli chiese:–Cosa sai dirmi su di lei?–

– È una strana ragazza–














AUTHORS’ SPACE
Vi è piaciuto? *facce impassibili dei lettori* ok, ok, non abbiamo spiegato ancora niente….ma vedrete!
Allora, Sofia è al campo, ma chi è veramente? Eh eh eh…
Con la speranza che leggerete il prossima capitolo per scorpire cosa abbiamo fatto a questa povera cristian- cioè politeista filo-mitologica

Fantasia2000 & EhiCasillo
  
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