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Autore: Monkey_D_Lucy    22/03/2013    4 recensioni
-E tu chi sei?- chiese Donghae, ansimava, si era messo a correre per raggiungere al più presto il suo piccolo angolo di cielo, che ormai non sembrava più essere solo suo.
Hyukjae scattò a sedere preso alla sprovvista e impaurito, si girò lentamente e vide un ragazzo, che poteva avere la sua età, tutto sporco di tinta e cemento che lo guardava con aria sorpresa. L’ansia lo pervase.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Donghae, Eunhyuk
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Before the story begins, is it such a sin, 
for me to take what's mine, until the end of time 
We were more than friends, before the story ends, 
And I will take what's mine, create what 
God would never design"

"A Little Piece Of Heaven - Avanged Sevenfold"



 


Ti urlano nell’orecchio di uccidere il tuo nemico, questa è la guerra. A nessuno piace la guerra, nemmeno a Hyukjae, soprattutto se la si deve combattere contro la persona di cui si è segretamente innamorati.

 

Essendo Hyukjae di famiglia ricca ha sempre avuto privilegi, in qualsiasi campo: era riuscito anche andare nella Corea del Nord in una di quelle destinazioni turistiche progettate dalla Hyundai. Ed è lì che incontrò Donghae.
Un operaio, no, un semplice ragazzo che per riuscire a vivere in un paese difficile, aveva preferito abbandonare la scuola e dedicarsi al lavoro. Nelle piccole pause amava sdraiarsi nel prato dietro la struttura che faticosamente stava costruendo insieme alla sua impresa. Amava quel breve lasso di tempo che gli permetteva di respirare aria pura, guardare il cielo e sognare ad occhi aperti il suo futuro. Nessuno andava li, nessuno si godeva il privilegio di sdraiarsi sull'erba umida nelle giornate afose, solo lui. O almeno così pensava.
 

***

 
-E tu chi sei?- chiese Donghae, ansimava, si era messo a correre per raggiungere al più presto il suo piccolo angolo di cielo, che ormai non sembrava più essere solo suo.

Hyukjae scattò a sedere preso alla sprovvista e impaurito, si girò lentamente e vide un ragazzo, che poteva avere la sua età, tutto sporco di tinta e cemento che lo guardava con aria sorpresa. L’ansia lo pervase.

-Allora? Non ti ho mai visto da queste parti, da dove vieni?- Hyukjae deglutì, non poteva sicuramente dire che veniva da Seoul, insomma, si trovava in Corea del Nord. Entrò in agitazione, cercava di pensare a una risposta adeguata. Restarono qualche minuto in un silenzio imbarazzante, poi, tremante, cercò di dire qualcosa

-Wonsan-

Era una delle uniche località che si ricordava di aver letto nella cartina che aveva trovato in macchina il giorno della sua partenza.
Rimase tremante per un po’ di tempo, sperando che credesse alla balla, che non lo picchiasse o, ne peggiori dei casi, uccidesse. Donghae sorrise, si sedette affianco a lui e inspirò quell’aria tiepida delle piacevoli giornate estive

-Che bello! Però non ci sono mai stato. Dicono che ci sia un mare meraviglioso!-

Hyukjae ebbe un tuffo al cuore, non perché fosse riuscito a salvarsi la pelle:  aveva visto il più bel sorriso di tutta la sua vita.
 

***

 
-Sai, sto lavorando così tanto perché voglio viaggiare per tutto il mondo!- Donghae sorrise e portò una mano al cielo, quasi per cercare di toccarlo.

Hyukjae ormai si rifugiava lì insieme a lui, nel loro piccolo angolo di cielo, lì potevano essere loro stessi, potevano parlare a cuore aperto, potevano dirsi tutto, o quasi. Donghae gli aveva confidato che lui non era d’accordo sul fatto di tenere divisa la Corea: voleva un unico intero popolo che potesse vivere felicemente e in pace; dopo questa confessione Hyukjae aveva pensato molte volte di dichiarargli la verità, ma come l’avrebbe veramente presa? Gli aveva mentito sin dall’inizio nel mentre lui non faceva che essere sempre sincero, non voleva in nessun caso ferire il suo orgoglio, e poi le persone possono dire un sacco di cose, ma trovandosi davvero di fronte a certe situazioni diventano ipocrite, e lui non voleva perderlo davvero, almeno non dopo che Donghae l’aveva fatto innamorare così tanto.

-Tu essendo ricco devi essere stato in molti posti, vero?-

Hyukjae ci pensò per qualche istante, si mise a sedere e lo guardò teneramente

-Diciamo di sì, ma posso assicurarti che questo è il più bel posto che io abbia mai visto- .

-Allora siccome tu puoi, perché non mi porti insieme a te?-

-E dove vorresti andare?- Hyukjae con un semplice gesto gli scompigliò i capelli, adorava l’innocenza che lo avvolgeva, riusciva sempre a riscaldargli il cuore.

-Mmh, non saprei, ma penso che con te qualsiasi posto vada bene!- disse queste parole così inaspettatamente che Hyukjae non poté far altro che arrossire, si sentiva esplodere e aveva paura che da un momento all’altro potesse baciarlo, perdendo il controllo sul suo corpo.

-Che dici! Lo fai sembrare così strano.- Donghae, a quelle parole lo guardò con aria interrogativa e Hyukjae si affrettò ad aggiungere  –ma ne sono felice-

Il venticello estivo faceva muovere i rami degli alberi di melo che stavano attorno a loro e scompigliava i capelli dei due.

-Quando tornerai a Wonsan?-

Donghae appoggiò una mano sopra gli occhi così da non dover avere nessun contatto visivo.

-Tra un mese-

Le parole uscirono come sassi fuori dalla sua bocca. Due mesi erano passati, e in due mesi non era riuscito a fare niente. Aveva solo un altro mese da godersi con Donghae e poi avrebbe dovuto dirgli addio, questa realtà lo stava uccidendo dentro, passava le notti piangendo, ma a lui questo non poteva dirlo. La malinconia non faceva che straziarlo ogni giorno sempre di più, ma a lui non poteva darlo a vedere.

-Un mese passa in fretta. Mi mancherai, davvero!-

Il cuore incominciò a battergli velocemente, sentiva che stava per uscire fuori dal suo petto, aveva addirittura paura che Donghae potesse sentirlo da quanto stava battendo forte. Era in momenti come questi che avrebbe davvero voluto stringerlo a se e non doverlo lasciare mai più, sfiorare le sue labbra con un piccolo bacio e sussurrargli di stargli sempre accanto, avrebbe voluto potersi abbandonare completamente a lui e dargli tutto se stesso.
In fondo che sbaglio stava facendo? Non era colpa sua se era nato dalla parte sbagliata, non era colpa sua se, con il suo sorriso, gli aveva fatto completamente perdere la testa.
 

***

 
Il sole stava calando: nel cielo il giallo e l’arancione si sposavano perfettamente lasciando intravedere qualche stella che preannunciava l’arrivo della notte. Quello era l’ultimo tramonto della loro estate, il loro ultimo tramonto insieme.
Quel giorno avevano cercato di divertirsi il più possibile come solo due ragazzini potevano fare, cercando di non dover pensare alla separazione imminente, Donghae aveva addirittura rinunciato a una giornata di lavoro per riuscire ad assaporare gli ultimi momenti con il suo nuovo grande amico.

-Non te l’ho detto, ma oggi senza la divisa da lavoro stai decisamente meglio! Ora posso anche starti vicino senza aver paura di sentire qualsiasi puzza- Hyukjae ridacchio e cercò di sdrammatizzare quegli ultimi momenti che sembravano ucciderlo.

Donghae in sua risposta gli tirò un destro nel braccio beccandogli il nervo

-Yah! Mi hai fatto male!-

-Tsk, così impari!- Donghae rise, e in quel momento Hyukjae voleva che il tempo si fermasse in quel preciso istante. Ora più che mai non voleva andarsene, non voleva lasciarlo, non voleva  perdere ogni speranza, non voleva perdere l’unica cosa che lo rendeva felice. L’unica cosa che voleva era poterlo amare. Aveva deciso, non importava che cosa sarebbe successo dopo: aveva deciso di dirgli tutta la verità.
Donghae rideva ancora; seduti su quel prato verde, poggiati ai meli che li avevano accompagnati per tutta l’estate, Hyukjae si avvicinò a lui.

-Che fai?- Donghae pensava stesse scherzando, ma non era così.

Hyukjae lo penetrò con lo sguardo, gli accarezzò la guancia, poi con i polpastrelli andò a toccare il suo collo, le sue spalle fino a far cadere una mano sulla sua vita, mise la mano sotto la sua maglietta e con una leggera spinta lo tirò a sé e finalmente poté assaporare le sue labbra. Inizialmente appoggiò dolcemente le labbra alle sue, come aveva sognato ad occhi aperti tante volte ogni volta che gli parlava, e Donghae sorpreso da quel gesto non fece resistenza. A quel punto decise di approfondire di più il bacio e lasciò entrare la sua lingua nella bocca dell’amico, che era calda, proprio come se la immaginava. Lasciò giocare la sua lingua facendola muovere lentamente e dolcemente per un po’, poi lasciò la bocca dell’amico e lo guardò negli occhi, intensamente.
Donghae lo guardava diversamente ora, era sorpreso, shockato e teneva la mano di fronte alla bocca.

-Io non sono di Wosan, io vengo da Seoul. Mi capisci no? Non potevo assolutamente dirtelo. E poi, io sono innamorato di te.-

Donghae deglutì, continuava ad avere la mano davanti alla bocca, scuotè la testa, si alzò in piedi, lo guardò un’ultima volta e corse via.
Hyukjae rimase li, a singhiozzare e piangere per aver perso l’unica ragione per cui riusciva a sorridere. Aveva sbagliato, aveva sbagliato tutto. Non avrebbe dovuto fare amicizia con lui, non sarebbe dovuto andare a trovarlo ogni giorno, non avrebbe dovuto innamorarsi di lui.
Il dolore lo dilaniava come aveva premeditato e non riusciva a smettere di piangere, in fondo doveva accorgersene da subito, il suo amore non era puro e nemmeno candido come pensava, era solo sbagliato. Lui era sbagliato. Ma anche questa consapevolezza non diminuiva il dolore che provava in quel momento, insostenibile. Si alzò in piedi e si asciugò le lacrime, accarezzò il melo che gli aveva fatto compagnia per tutta quell'estate e se ne andò via. Ancora una volta quel senso di malinconia lo pervase, ormai era finita.

-Addio, mio piccolo angolo di cielo-

Non vide mai più Donghae.
 

***

 
La guerra era solo un inutile massacro di persone che sono state imbrogliate da dei governanti ingiusti che hanno imposto loro ogni cosa, questo è quello che pensava Hyukjae ogni volta che gli veniva ordinato di sparare e uccidere un nemico. Ma non importava, aveva imparato a non dare più peso a ciò che pensava, a rimanere impassibile ad ogni cosa. Non per niente era il soldato migliore di tutta la sua compagnia.
Ma in quel momento, nel mentre che il suo compagno gli ordinava di “sparare immediatamente” lui non poteva fare a meno di rimanere immobile, perché il nemico davanti a lui, era Donghae.
I due si guardavano sbalorditi, mai si sarebbero immaginati di doversi incontrare in una situazione come quella, dove uno dei due doveva morire.
Donghae era da solo, con un fucile in mano e tremava.
Hyukjae era con un suo compagno ed aspettavano i rinforzi.
Nessuno dei due osava premere il grilletto.

Donghae fece cadere a terra il fucile, s'inginocchio e abbassò la testa –non posso ucciderti- furono le uniche parole che disse.

Hyukjae guardava quella scena impietrito. Il suo compagno lo incitava a sparare a ucciderlo a non avere pietà, gli urlava nelle orecchie fino a fargli arrivare la voce al cervello. Alzò il fucile e prese la mira, sudava freddo un dolore al petto lo pervase, nel suo stomaco era come se tante farfalle stessero esplodendo, aveva la nausea. Lui lo amava ancora.
Abbassò lentamente il fucile nel mentre che il suo compagno lo insultava nei peggiori modi possibili e cercava di spingerlo, scrollo le mani che cercava di mettergli addosso con un colpo secco della spalla, fece cadere il fucile a terra, si inginocchiò e buttò le braccia intorno a Donghae.

-Mi dispiace Hyukjae, io ti amavo, ma era tutto così sbagliato per me a quel tempo- lo guardò negli occhi, entrambi piangevano, i felici ricordi del passato riaffiorarono in un momento tragico come quello, la gola aveva incominciato a bruciargli –ma ormai, è troppo tardi.- si baciarono disperatamente, le loro guance si sfioravano e le lacrime bagnavano l’uno il viso dell’altro, le loro bocche erano secche e cercarono di assaporare l’uno la lingua dell’altro, e poi un rumore sordo, odore di zolfo e Donghae a terra ricoperto di sangue.
Hyukjae non si mosse, lo guardò un’ultima volta –ci vediamo nel nostro piccolo angolo di paradiso- gli sorrise un’ultima volta, come aveva fatto la prima volta che si erano incontrati, e poi smise di respirare. Hyukjae sorrise, era tutto finito, rumori di scarponi si fecero sempre più vicini e poi ci fu un altro rumore sordo e le orecchie incominciarono a fischiargli, la sua vista si annebbiò e sentì un dolore inimmaginabile al petto, si accasciò a terra affianco a Donghae e con le ultime forze che aveva in corpo gli strinse la mano –finalmente insieme-.

Questa era la guerra, ma loro ne erano usciti vittoriosi.




Note: Eccomi tornata con la mia seconda fanfiction sulla EunHae! Premetto dicendo che l'ho scritta prima che succedesse tutto il macello con la Corea del Nord, sarò veggente? Mi scuso se non sono riuscita magari a rendere i sentimenti come volevo e spero comunque riusciate a capire i due personaggi. Ho scelto il "Guernica" di Picasso prima di tutto perchè uno dei miei quadri preferiti, e poi perchè con il contesto guerra si sposa perfettamente *capitan ovvio*.
Ringrazio chi mi ha dato dei buoni consigli e voi che l'avete letta, ma sopratutto ringrazio la mia Donghae, senza di lei farei proprio schifo, sia nello scrivere che in tutto il resto. 
  
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