Prologo
Mi svegliai di colpo,
ancora una volta, a causa del solito incubo. Già, mi piace chiamarlo incubo
anche se purtroppo è un ricordo.
Erano le 7:35, mi
alzai dal letto, andai in bagno a sciacquarmi la faccia, aprii la finestra e
niente. Niente no perché non c'era nulla di strano ma perché non c'era niente.
Quella sera la passammo in una palazzina abbastanza alta, si riusciva a vedere
oltre le mura della città e nulla era cambiato: una landa desolata che si
estendeva per centinaia di chilometri, probabilmente.
Mi avvicinai a Dupen
e cercai di svegliarlo, è davvero un' impresa farlo! Dopo circa 10 minuti si
alzò e barcollante andò anche lui in bagno a lavarsi. Generalmente appena
svegli dovevano passare almeno 20 minuti prima che uno di noi due riuscisse a
formulare frasi di senso compiuto, ma quella mattina Dupen guardò fuori dalla
finestra, si voltò verso di me e con un misto di malinconia e risolutezza:
- Dobbiamo andarcene
da qui! - disse.
- Andarcene? E come? Pensi sia facile superare quelle mura? Ci abbiamo già
provato.. E se anche ci riuscissimo come speri di arrivare al prossimo castellum? L'ultima volta ce
l'abbiamo fatta per un pelo! Lloyd è quasi morto per quella ferita e Rika è
svenuta per la fame!
- Non lo so, un modo lo troveremo! Ormai è un mese che siamo qui, non possiamo
restare per sempre e questo lo sai anche tu!
Aveva perfettamente
ragione. Era difficile da ammettere, ma dovevamo trovare il modo di andarcene.
Dovevamo riunirci agli altri e sapevamo che mancava poco,
mancava davvero poco. Avevamo appuntamento con Rika e Lloyd alle 8:20 al bar
per fare colazione e programmare la giornata e, da come era iniziata, se ne
prospettava una lunga.
Prendemmo i giacconi
e scendemmo. Eravamo ad Aprile, una decina di anni fa avrei sognato di uscire
così in Primavera ma ormai niente era come prima. Le stagioni come noi le
conoscevamo non esistevano più, tutto per colpa loro. Usciti dalla palazzina ci guardammo
intorno, era una giornata come le altre, la solita malinconia e la solita
monotonia. Chi andava a scuola, chi a lavoro, chi passeggiava allegramente,
sinceramente mi chiedo tutt'ora come facessero a vivere così normalmente, come
se nulla fosse mai accaduto: a volte chiudiamo semplicemente gli occhi sperando
di non avere problemi, accettiamo ciò che ci accade passivamente, tanto «tutto passa». Avrei voluto essere
come loro, avrei voluto condurre una vita “normale”, ma non potevo chiudere gli
occhi, dovevo combattere! Per me, per i miei amici e per Lerya.
- Rika! Lloyd! - urlò
Dupen all'improvviso.
- Zitto idiota! Ricorda che non dobbiamo dare troppo nell'occhio! - guardandomi
a destra e sinistra.
Come non detto: ci
fissavano tutti. Qualche secondo di imbarazzo, e paura, e tutto tornò come
prima. Per fortuna non c'erano milites nei dintorni, affrettammo il passo e
ci sedemmo vicino ai nostri amici.
- Ehilà ragazzi! - ci
salutò Rika raggiante come sempre.
Lloyd ci fissava in
silenzio, suppongo avesse già capito cosa ci saremmo detti di lì a poco e che
anche lui la pensasse come noi. Parlammo per un po' di cosa avremmo potuto fare
quel giorno, dove prendere dei soldi, del più e del meno insomma. Poi
all'improvviso:
- Basta! Parliamo
seriamente.. A quando la partenza?
- Che partenza? - chiese sorpresa Rika.
- Non dirmi che non ci hai pensato anche tu Rika, vogliamo andarcene da qua,
anzi dobbiamo
andarcene - ribatté subito Lloyd.
- È logico! - disse con voce triste Rika - Lo so che dobbiamo andarcene e
ricongiungerci con gli
altri. Però mi stavo quasi abituando..
E già, ci stavamo
davvero abituando tutti, ma quello non era il nostro posto, il gruppo della
resistenza di cui facevamo parte ci stava aspettando a Xarxa, una delle città
più grandi dell'Est.
- Come pensate di
uscire da questo castellum?
- chiesi spaesato - Sapete tutti che per noi è impossibile uscire legalmente
dalle città e inoltre da qui in poi inizia la Red Zone!
La Red Zone era una
delle quattro aree contaminate del continente: Red, Blue, Green e Black. Era
impossibile attraversarla se non si disponeva di un veicolo pressurizzato, i
gas tossici ci avrebbero ucciso, tutta colpa della guerra.
- Ho incontrato un
altro gruppo dei Bellatores ieri sera. - subito mi fermò Lloyd.
- Cosa? Sei sicuro fossero dei Bellatores?
- chiese sorpreso Dupen - Dopo l'ultima volta non mi fido più di nessuno,
capiscimi.
- Non venire a dirlo a me, sono io che ci ho quasi rimesso le penne. Comunque
si, sono sicuro. Mi hanno fatto vedere i segni. - rispose Lloyd.
L'ultima volta.. è
stata la situazione peggiore in cui ci fossimo mai ritrovati. Per uscire dal
villaggio precedente chiedemmo aiuto a un gruppo di ribelli, come noi, eravamo
convinti lo fossero davvero, i loro segni corrispondevano a quelli del gruppo remiges, ma era una montatura.
Ci tesero un agguato al cancello principale, nonostante fossimo molto forti
erano in netta maggioranza numerica, fummo costretti a fuggire rubando un
Desert Muvey, uno dei veicoli usati per attraversare le lande desertiche, e
arrivare a Tonk, il villaggio in cui ci trovavamo, ma nell'imboscata Lloyd era
stato ferito per proteggere Rika e avevamo perso gran parte dei viveri. Da
allora non ci fidammo più di nessuno, ma stavolta Lloyd sembrava convinto e
così gli credemmo.
- Cosa ti hanno
detto? - chiesi io.
- Per ora niente, mi hanno riconosciuto e mi hanno parlato del loro piano di
fuga per arrivare a
Xarxa all'incontro con i capi, mi hanno detto di vederci tra 3 giorni al
cancello Sud - spiegò
Lloyd.
- Bene, così sia. Per ora continuiamo a stare qui come se niente fosse e
organizziamoci la sera.
Dobbiamo trovare delle armi e l'unico modo per farlo è rubarle dall'armeria
della città. Dovremo
studiare i turni di guardia e le planimetrie, non possiamo fallire! - disse
Dupen con grinta.
Io intanto rimanevo
in silenzio ripensando a tutto ciò che era accaduto in quegli anni e a come, se
il piano dei Bellatores fosse andato in porto, tutto quello
stava per finire: la dittatura dell'imperator, la guerra con gli altri
continenti, le aree contaminate e la stessa Ribellione. Da quando era scoppiata
l'ultima Grande Guerra, a causa dei nuovi tipi di armi e tecnologie, nulla più
era come prima, né il territorio, né il clima e nemmeno le persone. Noi tutti
portavamo gli effetti della Guerra e io portavo uno dei più pesanti: la
mutazione. Giusto, ancora non mi sono presentato. Quando scoppiò la Guerra
avevo solo dodici anni, come gli altri, entrammo a far parte di un progetto
segreto diretto da colui che sarebbe diventato il futuro imperator per trasformarci in super soldati.
Gran parte dei bambini morì per gli effetti della droga Viper, capace di
aumentare esponenzialmente le nostre potenzialità sia mentali che fisiche,
sopravvivemmo in poche centinaia. Col passare degli anni molti morirono in
guerra, altri per gli effetti collaterali della droga. Adesso siamo rimasti in
diciotto: 10 fanno parte del corpo scelto di guardia dell'imperator, sei sono
entrati nei Bellatores, la
resistenza, tra i quali ci siamo noi quattro, uno è disperso e l'ultima, Lerya,
la sorella gemella di Lloyd, è prigioniera a Tekno, una delle capitali del
continente. Noi siamo i gladiatores uno dei gruppi di ribelli più forti e io sono il loro
capo: il mio nome è Mark.