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Autore: Atemlos    23/03/2013    0 recensioni
Sam, Blaine e il dolore che può trasformarsi in qualcosa di ancor più doloroso, oppure meraviglioso. [Pubblicata dal cellulare, spero correttamente. La canzone che dà titolo alla storia è anche quella che Blaine canta nel racconto, ossia Cold Blooded di JoJo. Scrivo qui per l'impossibilità di farlo in un angolo autore, povero me.]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sam Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sam camminava per i corridoi della scuola, sperduto nei suoi pensieri; sguardo basso, zainetto sulle spalle, queste ultime strette e chiuse in sé stesse. Non che fosse da lui, eppure sentiva il corpo pesare e la testa brulicante di mille e mille pensieri, tanto da esplodere con un sonoro pugno contro il suo stesso armadietto. Lo stomaco si arrovellava e si contorceva, quasi senza motivo. Non era più lui, quel giorno. O semplicemente aveva portato il Sam Evans che di notte rimaneva al buio con il suo sentirsi solo, con il sentirsi mancare qualcosa. L'amore, forse, o la vita; perché una volta che assaggi sensazioni di questo genere, come puoi dopo farne a meno? Gli stessi pensieri affollavano anche Blaine Anderson, seduto su una poltrona nella stanza dove il Glee Club si dava incontro. L'orario delle lezioni era finito, lui rimanendo incollato e frustrato -e solo- seduto ad aspettare chissà quale evento. Un paio di occhi, magari quelli di Kurt, che dannazione gli mancava; mancavano i suoi baci, il suo calore, quella sensazione di calore nel petto, ora sostituito con mille aghi nel cuore. Poi semplicemente cambiò postazione, sedendosi davanti al piano ed avvicinando tentennante le dita ai bianchi tasti: parole e musica già gli suonavano in testa. Suonò, iniziando ad emettere fiato con le labbra stanche. "Sorry... sorry... sorry love." Sam si era sentito attirato verso quella stanza, avanzando senza neppure intendere i suoi passi; la porta era aperta ed il ragazzo si appoggiò allo stipite, posando il capo sul legno duro. Fissò il corpo di Blaine, le sue dita muoversi, gli occhi chiusi, la voce irrimediabilmente bella - di quelle che ti sconvolgono alla prima nota.

«Wait, I know we hit it off on a good note but now you're getting little too comfortable; now let me put you on the game. Wait, before you go and pull out the handcuffs, I'm not your prisoner; don't try and lock me up that'll be your worst mistake: the biggest you'll ever make.»

Faceva male, la melodia, le parole che lo rimandavano a Kurt, a loro due, alla storia oramai conclusa. Sam aveva i brividi, ma non mosse muscolo.

«Sometimes what you want, it ain't what you get; I say "I want love" then I take it back, I guess I just don't know how to act: I'm sorry. Sometimes what you give, it ain't what you get, 'cause I gave my heart, and I ain't seen it back: now revenge is running through my veins.»

La montagna di brividi sulla pelle di Sam si allargava ancora, e ancora e ancora fin quasi al punto di esplodere. Perché sentiva sue quelle parole? Blaine esplose.

«Better unlock the chains or else I might breakaway, sorry but I can't change it: I was born this way, caught me cold blooded. Put the blame on me, charge me to the first degree, sorry but I love Jesus and in my DNA: caught me cold blooded.»

Una lacrima rigò le guance di entrambi, con un sospiro pesante nel petto di Evans. Si mosse incontro al ragazzo dalla voce travolgente, come a volerlo uccidere perché smettesse di peggiorare la situazione in cui già era immerso fin sopra i capelli. Ma si fermò ad un passo, quando l'amico -perché sì, lo era- aprì gli occhi ed incontrò i suoi.

« I know you think I'm a monster but my heart's been locked up, wanna keep me here. You gotta let me come up for air... Let me come up for air, can't be what you want me to be, 'cause my love's just cold blooded.»

Esplosero entrambi, unendo le loro voci, occhi negli occhi.

«Better unlock the chains or else baby I'ma breakaway, sorry but I can't change it: I was born this way, caught me cold blooded. Put the blame on me, it drives me to the first degree; sorry but I love Jesus and in my DNA: caught me cold blooded, caught me cold bloded...»

Le dita di Blaine scivolarono via dalla tastiera, lasciandosi andare contro la sedia mentre fissava gli occhi di Sam, blu come un mare deserto che sì, lo avevano appena devastato. Cos'era successo? Perché ora si sentiva cambiato, diverso? «Scusa...» si sentì quasi obbligato a dire, sottovoce, abbassando lo sguardo, ancora non capendo perché dovesse domandare scusa. Non era a Sam Evans che doveva delle scuse. Quest'ultime rimaneva immobile, fissando il volto del ragazzo seduto, i capelli scuri, i tratti delicati e belli. Perché quel pensiero? «Era per Kurt?» mormorò in fine, muovendosi impacciato nel cercate anche lui una sedia. Trovata, l'avvicinò a quella di Blaine e vi si sedette, deglutendo. L'altro si strinse nelle spalle. «Sai quando senti il tuo cuore battere ma fatichi a crederci? Quando hai quel vuoto nel corpo e non sai come riempirlo?» cercò i suoi occhi, i propri però finirono sulle labbra di lui. Rosse, carnose. Non che fosse la prima volta che le aveva notate. «I gave him my heart but I ain't seen it back...» Sam si fece più vicino, allungando una mano verso il petto di Blaine. Non era sicuro di ciò che stava facendo, sembrava però quella giusta da fare. Per entrambi. Toccò il punto in cui sentiva battere il suo cuore, sorridendo appena. «È ancora qui, io lo sento», il moro di rimando abbassò gli occhi sulla mano dell'amico, d'istinto andando a toccarla con la propria. La strinse e se la portò sul ginocchio, socchiudendo le palpebre. Rimasero in silenzio. «Grazie per essere qui, Sam. Ne avevo bisogno...» sì, perché evidentemente si sentiva nuovamente vivo. E gli piaceva la mano dell'altro, grande e calda, morbida. «Gli amici servono a questo, idiota.» ridacchiò il biondo di rimando, seppur stupito dal contatto col moro: intimo. Gli amici non facevano questo. «Baciami.» ordinò Blaine, tornando a guardarlo da sotto quegli occhi ora accesi, che accesero anche il destinatario. E gli amici non facevano nemmeno simili richieste. Ma lo baciò, Sam. Si alzò dalla sedia e si sedette sulle sue ginocchia, lento ed ancora elaborando ciò a cui andava incontro. Lui non era gay, non aveva mai fatto pensieri o gesti simili verso un ragazzo, tantomeno verso colui che reputava il miglior amico che avesse mai avuto. Ma lo baciò e gli piacque, da morire, troppo. Blaine aveva labbra bollenti, soffici, e sapeva muoverle in un modo che mai aveva visto o sentito contro le proprie, che andavano loro incontro, affamate. Chiusero definitivamente gli occhi, tutti e tue, senza preoccuparsi delle possibili conseguenze. Cos'altro avevano da perdere? Sarebbero stati egoisti, per una volta e si sarebbero sentiti vivi come non mai. Successe quando le loro lingue s'incontrarono e le loro mani si posarono sul viso dell'altro, accarezzandosi le guance come due innamorati. Scoppiarono a ridere nella rispettive bocche, ancora incollate, il respiro che quasi mancava: si erano eccitati con un solo bacio. Sam poggiò la fronte contro quella del moro, aprendo gli occhi ed incontrando quelli di lui. «Per questo non hai bisogno di scuse» e Blaine gli accarezzò le labbra, rosse e gonfie. Se lo strinse contro, abbracciandolo. Quando la disperazione si era trasformata in affezione? O forse meglio era dire amore? Perché il cuore gli batteva, si era eccitato come mai nella sua vita per un unico bacio, bramava ancora la bocca di Sam; Sam, il ragazzo con il quale ultimamente passava maggior parte del suo tempo, che aveva imparato a conoscere e ad apprezzare. «Cosa succede adesso?» gli chiese, dubbioso su come agire. Si sentiva ancora scombussolato, preso dalle parole della canzone, da Kurt, dal Sam seduto a cavalcioni sopra le proprie gambe e con la bocca devastata da qualche sue morso. «Ce ne andiamo da qualche parte... Nulla mi è chiaro, se non che ora come ora... Voglio stare con te.» e Blaine sorrise a quelle parole, quasi sollevato. «Mi aspettavo una reazione post bacio gay... Che tipo non ci saremmo sentiti per i, uhm, prossimi trent'anni.» l'altro sollevò le sopracciglia, trattenendo una risata. «Magari più tardi... Ora baciami.» e la bocca di uno divenne la bocca dell'altro. Sembrava fin troppo facile, lo sapevano, ma non importava. Nulla aveva più importanza, se non due cuori che battevano insieme.
   
 
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