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Autore: Night Sins    23/03/2013    2 recensioni
Prequel di "I'm a fool to want you".
“No. Ho detto che potevo bere quello che volevo, non che la legge me lo consentiva.”
Quella conversazione gli stava già facendo venire il mal di testa.
“E comunque, ho diciassette anni. Non manca molto che sia maggiorenne.”
“Sedici, Neal, sono ancora sedici, per l’amor di Dio!”
“Per un paio di mesi...”
“Un paio di mesi fanno molta differenza per la legge.”
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Personaggi: Neal Caffrey, Peter Burke (Peter/Neal)
Rating: PG 15
Genere: angst (lieve), introspettivo, sentimentale/romantico
Avvertimenti: AU, oneshot, slash, underage
Conteggio Parole: 2068
Betareader: nessie_sun ♥ ♥
Note: - prequel di I’m a fool to want you
- Il titolo è di Frank Sinatra ♥
- La battuta iniziale, che mi ha dato l'imput per scrivere questa one-shot, è ricopiata spudoratamente uguale da un libro, ossia: Sidecar, di Amy Lane. 
- Ho, finalmente, visto Prova a prendermi (il film con Di Caprio e Tom Hanks) per la prima volta quest'anno, poco prima di scrivere questa storia, e non sono riuscita a trattenermi dal mettere una piccola "citazione" a Frank Abagnale Jr. Niente di quello che lo riguarda, però, è inventato (ed io vi consiglio tantissimissimo il film, casomai ci fosse qualcuno che ancora, come me, non l'avesse visto XD).
 

 
 
 
 
 
 
(How little it matters) How little we know
 
 
 
 
 
“Dio. Possiamo farlo di nuovo, vero? Per favore dimmi che possiamo farlo di nuovo!”
La frase gli era uscita istintiva, la voce un po’ troppo petulante e implorante, ma Dio se non era stato il sesso migliore della sua vita.
Non aveva ancora diciassette anni, ma aveva già avuto abbastanza esperienze da poter fare una classifica e quella volta con Peter era stata senza ombra di dubbio la migliore.
L’uomo rise contro il suo orecchio, la voce bassa, e quel verso gli fece venire ancora di più voglia di averlo dentro di sé. Subito.
“Bene, quindi non riesci a mantenere la tua aria di superiorità anche sotto le coperte... interessante”, commentò l’uomo.
Per un attimo Neal temette di essersi tradito, il cuore mancò un battito e si alzò su un gomito, guardandolo preoccupato.
“Cosa... cosa vuoi dire?”
Peter inarcò un sopracciglio e gli sorrise malizioso. Che, nonostante tutto, non gli importasse della sua età? Che, anche se era un federale, non era così ligio alle regole? Non gli era sembrato fosse così in altri campi, ma magari... magari Peter provava per lui qualcosa di più profondo, che lo aveva fatto sorvolare su quel dettaglio solo per potere stare con lui. Poteva essere. No?
“Voglio dire che, nonostante tu abbia a stento l’età per bere, spesso ti atteggi a uomo di mondo. È bello vedere che sai essere ancora un ragazzino.”
“Ah.”
Non lo aveva capito. Avrebbe dovuto esserne contento, eppure una parte di lui si sentiva delusa. Si era illuso che lo avesse scelto, per quello che era; era stato solo un attimo, ma sufficiente ad accendere la speranza e farlo scottare.
“Qualcosa non va?” Peter allungò una mano a sfiorargli delicatamente il volto e, quando Neal scosse la testa, lo attirò a sé per un altro bacio. “Dunque, mi pare ti fossi proposto per un altro round?”
“Sì!”
Sì, avrebbe preso ora tutto quello che poteva ottenere, e avrebbe pensato poi a cosa fare, se mai Peter avesse scoperto la verità.
 
***
 
Stare accanto a Neal era contagioso, la sua energia era contagiosa e, ogni volta che lo lasciava, Peter andava via con un piccolo sorriso sulle labbra. Non era vecchio, aveva trent’anni, eppure non ricordava l’ultima volta che si era divertito così liberamente, prima di Neal – e non pensava solo al sesso. Neal era giovane, quasi troppo giovane per lui, eppure non riusciva a preoccuparsene quando lo aveva accanto. Ha di già ventun anni, non è un bambino, doveva ricordarsi altre volte. Ma era appena arrivato al lavoro, e doveva smetterla di pensare a lui.
“Buon giorno, Peter!”
“Buon giorno, Jake”, salutò mettendo piede sul pianerottolo del ventunesimo piano, mentre il collega gli andava incontro con una strana euforia.
“Reggiti forte, amico, non crederai mai chi ci ha tenuto in scacco negli ultimi tre mesi!”
“Avete scoperto chi è James Bonds?” domandò d’istinto e, dallo sguardo dell’altro, capì che aveva ragione.
Quella sì che era una notizia! Avevano cercato in molto modi di scoprirne l’identità, o almeno riuscire ad averne un identikit preciso, ma fino a quel momento era stato tutto inutile. Ora, invece, finalmente si apriva una svolta nelle indagini.
“Esatto! Ed è... niente meno che un bambino. Ha solo sedici anni!”
Peter guardò Jake come se fosse uno scherzo. Aveva lavorato a quel caso giorno e notte, conosceva a memoria i lavori falsificati... non poteva essere stato un sedicenne. A diciassette anni era uscito con una del corso di Arte, era andato a prenderla in aula alcune volte e aveva visto i lavori suoi e dei compagni. Nessuno era tanto bravo.
“È...”
“È dai tempi di Frank Abagnale che non si vedono cose del genere, sì!”
Non era quello che intendeva, stava per dire che era impossibile, ma questo portava a un altro punto.
“Era quasi trent’anni fa, Jake. Le tecniche si sono evolute molto dai tempi di Abagnale, e lui stesso è al lavoro per rendere bond, assegni e ogni genere di documento bancario a prova di falsificazione.”
“Si sono evoluti anche i ragazzini, pare.”
Mentre parlavano erano giunti alla sala riunione, Reese Hughes gli fece un cenno di saluto e, quando furono tutti, iniziò a parlare.
“Come forse avrete già sentito, abbiamo individuato James Bonds e, sì, il nostro falsario ha solo sedici anni. Non per questo dovete farvi intimidire dalla giovane età o dalla faccia d’angelo.” Così dicendo, pigiò un pulsante del telecomando e sulla tv apparve il primo piano del loro sospettato.
Il primo piano di Neal. E, accanto, tutti i dati dell’IO, l’ordine di identificazione.
 
Neal Caffrey.
Storia familiare sconosciuta, nessun precedente penale.
Età: 16 anni
 
Peter sentì qualcosa alla bocca dello stomaco che premeva per risalire il suo esofago e uscire, e corse in bagno.
Sedici anni. Cristo.
Sapeva che era giovane – poteva anche aver sospettato, una volta o due, che non avesse proprio ventun anni – ma così tanto...
Possibile che avessero dati falsi? Magari era quella la bugia, magari così Neal pensava che la pena sarebbe stata più lieve se era minorenne.
Ma per crimini di quel genere difficilmente la minore età contava qualcosa, non era lo scippo della borsetta di una signora – e Jake, con l’esempio di Abagnale, aveva portato la prova vivente che anche reati commessi da minorenni potevano essere condannati molto duramente.
“Peter? Tutto bene?”
“Sì... Sì, esco subito.”
Cosa avrebbe dovuto fare ora?
Quando tornò in sala riunioni, Hughes gli lanciò un’occhiata per assicurarsi che stesse bene e riprese.
“Abbiamo già diramato la sua foto. È un ragazzino, non riuscirà a nascondersi a lungo.”
“Forse meno di quel che crede, Agente Hughes.”
Era la sua voce? Era stato lui a parlare, perché? Voleva far finire la sua carriera all’FBI dopo poco più di un anno con disonore e l’accusa di aver approfittato di un ragazzino? Cristo, Peter, riprenditi!
“Burke”, Hughes lo guardò accigliato, “cosa intendi dire?”
“Lo... L’ho già visto, credo di sapere dove gira di frequente.” – Casa mia. – “Posso occuparmene io. Non sa che... sono un federale.”
Non sa che io so chi è lui.
Sa bene che sono un federale. (Magari si è divertito a prendermi in giro, il povero agente che non sa di andare a letto con il nemico. Sedicenne.)
“Davvero? Ottimo, allora ci penserai tu. Jordan, Bell, aiuterete l’Agente Burke se ce ne sarà bisogno.”
“Sissignore.”
Colpevole! La seduta è tolta.
 
Aveva parlato d’istinto. Voleva essere lui ad arrestarlo, a fargli sapere che sapeva, ne aveva il diritto, ma soprattutto voleva sapere perché quella falsa, perché tentare di farlo innamorare di sé? Che sperasse lui lo avrebbe difeso, salvato, nascosto? Aveva sbagliato tutto. Di grosso.
“Neal!”
Era ancora in casa sua, no? Non aveva motivo di sospettare che per lui non era più sicuro lì.
E, infatti, dopo pochi attimi Neal spuntò dal bagno con l’asciugamano ancora in mano.
“Sei tornato presto, oggi”, lo salutò con un sorriso radioso. “Ho appena finito di rimettere a posto la mia roba da disegno. Ordino due pizze?”
Tutto normale, tutto come sarebbe dovuto essere, lui avrebbe dovuto sorridere e annuire, invece... invece sentiva sempre più la rabbia crescere dentro di sé. Lo guardò serio, impenetrabile, e avanzò lentamente recitando l’IO: “Neal Caffrey. Occhi azzurri. Capelli neri. Altezza: un metro e ottantatré. Data di nascita...” Per un attimo temette di sentirsi di nuovo male. Ricacciò il nodo alla gola e riprese. “Data di nascita: ventuno marzo millenovecentosettantasette. Età: sedici anni. Dimmi, ho sbagliato qualcosa?”
Neal lo fissò in silenzio, ora gli era così vicino che doveva alzare la testa per continuare a guardarlo negli occhi. Sembrava incapace di parlare e abbassò il capo.
“Lo prendo per un no. Credevi sul serio che non avrei mai scoperto la verità? Credevi sul serio che l’FBI non avrebbe mai scoperto chi era che creava quei bond falsi? Hai sedici anni, Cristo!”
Parlare aveva fatto in parte scemare la rabbia, ma la frustrazione era rimasta.
“Cosa pensavi di fare, Neal?”
Il ragazzo alzò le spalle in un gesto che poteva voler dire tutto e niente. “Mi arresterai? Andrò in galera?”
Non ci aveva pensato, non coscientemente, non ora. Era Peter che voleva una spiegazione da Neal, non l’Agente Burke che era andato ad arrestare il truffatore Caffrey, però...
“Se... se ora non scappi, posso vedere di fare in modo che ti giudichino come un minore. La cifra non è proprio irrisoria, ma non è nemmeno eccessivamente alta. Se collabori, potrai appellarti alla clemenza della corte.”
Neal annuì, non sembrava molto interessato di cosa gli sarebbe accaduto, poi tornò di scatto a guardarlo in volto.
“E noi?”
Gli occhi ora erano lucidi e quasi disperati.
“Non c’è nessun ‘noi’” – per quanto fosse stato difficile pronunciare quelle parole.
“C’è!” protestò. “C’era fino a questa mattina.”
“Mi hai mentito, Neal!”
“Non è vero! Non ti ho mai detto quanti anni avevo.”
“Hai detto che avevi l’età per bere.”
“No. Ho detto che potevo bere quello che volevo, non che la legge me lo consentiva.”
Quella conversazione gli stava già facendo venire il mal di testa.
“E comunque, ho diciassette anni. Non manca molto che sia maggiorenne.”
“Sedici, Neal, sono ancora sedici, per l’amor di Dio!”
“Per un paio di mesi...”
“Un paio di mesi fanno molta differenza per la legge.”
Il ragazzo non replicò e rimase a fissare un punto indefinito oltre la sua spalla. Peter sospirò.
“Quali erano i tuoi piani? Cioè, cosa avevi intenzione di fare una volta che l’FBI sarebbe stata sulle tue tracce? Pensavi che portandomi a letto ti avrei protetto quando avrei scoperto la verità?”
“No! Non...” Un lampo di paura passò nei suoi occhi chiari. “Te lo giuro, non è quello il motivo. Io...”
“Va bene, basta così.” Non voleva sapere, era sicuro che fosse meglio se non sapesse cosa stava per dire. “Dunque, ti hanno scoperto. Ora dove pensavi di andare?”
“Una volta che mi avessero scoperto, volevo andare al mare. Non ci sono più stato da quando ero bambino.”
Gli occhi erano lucenti, ora, e sembravano guardare oltre, lontano da quella stanza, in qualche mondo di sogno.
Peter, invece, era scioccato. “È gennaio!”
“Allora?”
La risposta era stata così semplice e immediata che gli venne da ridere. “Beh, sei un ragazzino; è sollevante. E terrificante.” Molto terrificante. Per un lungo, terribile istante gli tornarono in mente immagini della notte che avevano trascorso assieme e scosse la testa, come se potesse cancellarli. Si passò la mano sugli occhi, poi tornò a guardare Neal.
“Ora devo fare una telefonata. Tu ricorda quello che ho detto: non scappare e fai il bravo, e potresti ancora essere giudicato come un minore. Un solo passo falso e non potrò più fare nulla per te. Capito?”
Neal annuì, poi sorrise. “Dici che ora posso ordinare quelle pizze? Ho fame.”
Peter sospirò e fece un gesto vago in direzione del telefono. “Vai”, mormorò e prese il cellulare, diretto nella propria camera.
 
Mezz’ora più tardi era di nuovo in cucina. Neal era seduto al tavolo con un cartone di pizza aperto davanti a sé e uno a lato.
“Sono arrivate due minuti fa. Non volevo disturbarti”, disse, staccando un morso dal pezzo che aveva in mano.
Peter annuì, serio. “Vuoi sapere cosa mi hanno detto ora o dopo la pizza?”
Neal lo fissò con occhi spalancati e lo vide deglutire a vuoto. Abbassò lo sguardo sulla pizza, poi tornò a guardarlo. “Non credo di essere più in grado di mangiarla tranquillamente, comunque. Dimmelo.”
Il federale si rilassò e sorrise appena, era già contento che avesse mantenuto la parola e non fosse scappato. “Dovrà essere il giudice a decidere in via definitiva, ma è stato concesso che per il momento tu venga affidato ai servizi sociali. È una gran cosa, Neal, non rovinare questa opportunità.”
Il ragazzo annuì e Peter continuò. “E, dato che è già giovedì sera, sono sicuro che se li chiamerò lunedì invece di ora non cambierà nulla. Quindi... hai ancora voglia di andare al mare?”
In fondo, chissà quando avrebbe avuto di nuovo la possibilità di farlo. Non pensava che i criminali andassero ricompensati, ma Dio, questo era ancora un ragazzo, si meritava un attimo di svago prima di quello che lo avrebbe atteso.
“Sì!”
Non era sorpreso dall’enorme sorriso che gli era spuntato in volto, ma non era preparato agli occhi lucidi e allo slancio che aveva fatto per tuffarsi nelle sue braccia. La cosa preoccupante sul serio, però, era che avrebbe dovuto cacciarlo, invece averlo stretto a sé sembrava tutto tranne che sbagliato.

 

   
 
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