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Autore: HisLovelyVoice    23/03/2013    1 recensioni
E ti ricordi quante serate abbiamo passato in riva al mare, a guardare le stelle, sperando in quelle cadenti, mentre le onde si infrangevano sulla sabbia? Sai, una volta ho desiderato che tu non te ne andassi mai...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non chiedo di meglio se ci sei te

 
Stavo uscendo da scuola quando vidi Alessandra. La mia piccola Alessandra. Da quanto era che non la vedevo, un anno? Forse anche di più. Le corsi incontro, ma quando le fui vicino mi accorsi che non era lei. Non le assomigliava nemmeno. Mi ero immaginato tutto. Avevo avuto un miraggio, come i beduini nel deserto. Loro immaginano di vedere l’acqua, fonte di vita. Io immaginai di vedere lei, la mia fonte di vita. Mi diedi dello stupido. Alessandra abita a Roma, non a Trieste. Perché me ne ero andato? Sarei dovuto rimanere con lei. Ma probabilmente ora lei era felice, e a me bastava questo.
Tornai velocemente a casa. Una volta dentro, mia madre mi diede una lettera. Mi disse che veniva da Roma. Sentii un colpo al petto. E se fosse stata una sua lettera? Corsi in camera mia e mi chiusi la porta alle spalle. Poi mi sedetti sul letto e molto lentamente aprii la busta, tirandone fuori un foglio.

 

Roma, 20 marzo 2012

Caro Matteo,
È da così tanto tempo che non ci sentiamo. Sai, oggi avevo voglia di scriverti e quindi eccomi qua, con in mano solo una penna, ma con in mente mille cose da dirti. Voglio che tu sappia che mi manchi. Mi manchi veramente molto. Adoravo quando andavamo in giro tutto il pomeriggio insieme. Ti ricordi che molti ci scambiavano per fidanzati? Io si. E tutte le volte a spiegargli che se due persone escono insieme non vuol dire che stiano insieme. Quante risate ci siamo fatti. E ti ricordi quando volevamo fare un cartello con scritto: "siamo migliori amici"? Lo avevamo iniziato a fare, ma poi hai fatto cadere la tua pizza rossa sopra rovinando il mioduro lavoro, dato che te non avevi fatto niente. Ti ho rincorso per tutto il giardino di casa tua per dieci minuti buoni. E poi ci siamo buttati sull'erba a guardare il cielo, in quel momento azzurro come i tuoi occhi.
E invece ti ricordi quante volte ci impuntavamo con i nostri genitori che dicevano che stavamo troppo tempo fuori casa e che studiavamo poco? Quante litigate abbiamo fatto! Eppure non era affatto vero che studiavamo poco, siamo sempre stati i secchioni della classe!
E ti ricordi quella volta che sono scappata a casa tua? Avevo litigato veramente di brutto con mia madre e non volevo vederla. Mi hai ospitato tranquillamente a casa tua, anche perché i tuoi erano in giro per lavoro. Abbiamo passato tutta la notte a parlare e a mangiare schifezze, fino all'alba. Mia madre continuava a chiamare e alla fine ho dovuto spegnere il telefono. Il giorno dopo è venuta a casa tua e mi ha trovata mentre mi facevo il bagno in piscina. Sono stata in punizione per tutta l'estate. Quanti metodi abbiamo escogitato per poterci vedere! Non so quante volte sono uscita dalla finestra e quante volte tu sei salito da essa anche solo per un abbraccio.
Passavamo quasi tutto il giorno a mandarci messaggi e ci dicevamo le cose più stupide, da cosa avevamo mangiato agli sbadigli che avevamo fatto in un minuto. Avevamo il bisogno di sapere che l'altro c'era per noi. Se avevo bisogno di qualcosa non esitavo a chiederti aiuto, e per te era lo stesso. Tu eri il mio punto di riferimento. Eri la mia stella polare personale. Forse perché sei più grande di me di due anni. “Ventuno mesi!” mi ripetevi sempre. E poi scoppiavamo a ridere. Quante figuracce abbiamo fatto con la gente quando iniziavamo a ridere in mezzo alla strada! Molti ci guardavano male, ma a noi non importava. In quei momenti c'eravamo solo noi due. Tutto il resto era fuori.
Ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Eravamo in montagna. Io avevo solo quattro anni, mentre tu sei. Stavo giocando con delle mie amiche quando il nostro pallone era finito dalla parte tua e dei tuoi amici. “La parte dei grandi” la chiamavamo. Fui l'unica ad avere il coraggio di andarlo a riprendere. E lì i miei occhi color nocciola si incontrarono con i tuoi azzurri. Io me lo ricordo ancora perfettamente, come se fosse ieri. Dopotutto ero io quella ed avere la memoria più lunga. Io ero la tua “agenda vivente” come mi chiamavi te. Troppe volte ti ho ricordato di alcuni impegni o di alcuni compiti!
E ti ricordi la prima volta che un ragazzo mi ha chiesto di uscire? Lo volevi gonfiare di botte perché non ti ispirava simpatia. E allora ti ho iniziato a chiamare gelosone. Tu eri il mio piccolo gelosone. Ma alla fine avevi ragione te. Quel ragazzo non aveva le migliori intenzioni.
E ti ricordi quante serate abbiamo passato in riva al mare, a guardare le stelle, sperando in quelle cadenti, mentre le onde si infrangevano sulla sabbia? Sai, una volta ho desiderato che tu non te ne andassi mai. Ma forse non doveva andare così.
Non so perché te ne sei andato. So solo che un giorno sono venuta a casa tua, ma non c’era nessuno, solo un cartello con su scritto: vendesi. In quel momento il mondo mi crollò addosso. Provai a chiamarti, ma non risposi. C’era solo una stupida segreteria che mi diceva che quel numero, lo stesso numero che avevo usato più di un miliardo di volta per chiamarti, era inesistente.
Sai quanto ci sono rimasta male? Tantissimo. E sai quanto ti ho cercato? Direi troppo. Ora finalmente ho il tuo indirizzo, ma è troppo lontano per raggiungerti. Non ne ho nemmeno il coraggio…
Vorrei solo sapere perché te ne sei andato. È colpa mia? Se si, beh, voglio dirti che mi dispiace veramente molto. Ma forse a te non interessa nemmeno più di me. Forse non te ne è mai importato. Perché se ti fosse importato non saresti partito. O quantomeno mi avresti avvertito e spiegato tutto. Non mi hai nemmeno inviato un messaggio con scritto “sto bene” o magari “mi manchi.” Forse sono io che chiedo troppo. Ma sai, dopo dodici anni d’amicizia, ci speravo.
Sappi comunque che l’unica cosa che ora voglio è rivederti.
Un bacio.

Alessandra, la tua migliore amica.

PS: Scusami se in alcuni punti la lettera è bagnata, ma non sono riuscita a trattenere le lacrime ripensando alla nostra amicizia.

 
Piangevo. Piangevo a dirotto, non riuscivo a fermarmi. Perché mancavo a lei, la mia piccola Alessandra. L’avevo fatta soffrire. Mi maledissi più volte di averla lasciata sola. Iniziai a prendermi a pugni e a urlare, e avrei continuato, se mia madre non fosse entrata di corsa in camera mia per vedere cosa era successo. Mi fece calmare e poi mi portò in cucina con lei, per evitare che la scena si ripetesse.

 
 

Alessandra

Domenica mattina. Amavo la domenica mattina. Non dovevo andare a scuola e potevo andare dove volevo. E poi era il giorno mio e di Matteo. Passavamo tutte le domeniche insieme, dalla mattina alla sera. Chissà se aveva ricevuto la mia lettera…
Andai al parco dove ci fermavamo sempre. Volevo andarmi a sedere sulla nostra panchina, ma sbattei contro qualcuno. Abbassai immediatamente lo sguardo.
- m-mi scusi. - sussurrai. Poi sentii due grandi braccia stringermi. Inizialmente volevo staccarmi, ma poi sentii un buon profumo molto familiare. Lo avrei riconosciuto ovunque. Lo abbracciai a mia volta e chiusi gli occhi, mentre iniziavo a piangere. Rimanemmo per cinque minuti buoni così, senza dire una parola.
- scusami tu. - disse dopo, mentre mi dava dei leggeri baci sul collo. - scusami tanto, sono stato uno stupido ad andarmene. Sarei dovuto rimanere qui con te, e invece me ne sono andato. Spero che tu possa perdonarmi, anche se so che è difficile. -
- perché te ne sei andato? - si staccò un attimo da me. Ma non ce la feci a stargli lontano. Lo riabbracciai, ne avevo il bisogno. Avevo il bisogno di averlo di nuovo vicino a me, di sapere che c'era.
- vuoi davvero saperlo? - annuii. - io...io ero innamorato di te Ale. -
- c-cosa? - non ci credevo.
- hai capito bene, ero innamorato di te. Ma avevo paura di rovinare la nostra meravigliosa amicizia. Ho pensato che se mi fossi allontanato mi sarebbe passato, e invece niente, questo mio amore è cresciuto sempre più. Io sono ancora innamorato di te. - fui io questa volta a staccarmi.
- e non hai pensato a me? Non hai pensato che la tua partenza mi avrebbe fatto stare male? -
- si che ci ho pensato. Ma ho pensato anche che se mi avessi odiato non sarebbe stato troppo doloroso. -
- come potrei odiarti? Non ti ho mai odiato, e mai lo farò. -
- Alessandra, io ti amo. Ti amo veramente. Non so da quanto, forse da sempre, da quando avevo sei anni, ma alla fine non ha importanza. Quando ti vedo il mio cuore batte all’impazzata, quando mi sorridi... - mentre parlava capii finalmente perché provavo quella strana sensazione alla bocca dello stomaco quando lo vedevo. Capii perché il mio cuore batteva più veloce quando mi sorrideva. Capii perché mi mancava veramente tanto.
- ti amo anch'io. - sussurrai, mentre lui continuava a parlare. Si bloccò di colpo.
- d-davvero? - annuii. Lui si avvicinò a me, e mise le sue mani sui miei fianchi. Poi avvicinò il suo viso al mio.
- vorrei che tu fossi la mia ragazza. - misi le mie braccia intorno al suo collo.
- lo vorrei tanto anch'io. - sorrise. Il mio cuore iniziò a battere più forte. Lui continuò ad avvicinarsi, fino a quando non azzerò la distanza tra le nostre labbra.
- ti prometto che non me ne andrò mai più. Starò qui vicino a te fino a quando tu lo vorrai. -
- allora preparati, perché rimarrai qui per sempre. -
- non chiedo di meglio se ci sei te. -











heii!!
eccomi qui con questa OS u.u
non sapevo che fare, il mio PC mi ha eliminato parte del capitolo che avevo scritto per la storia: waiting for happiness, e mi sono depressa...
allora ho scritto questa storia qua
spero che vi piaccia :D
se vi va, lasciate una recensione, ne sarei molto felice.
alla prossima!
un bacio xxx
Giulia
  
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