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Autore: f9v5    23/03/2013    7 recensioni
Vi avviso già da adesso, se siete facilmente impressionabili non leggete.
Io vi ho avvisati U_U
Storia che vorrei dedicare all'autore "Shinichi e Ran amore", perchè è grazie a lui se ho cominciato ad adorare uno dei due personaggi protagonisti, l'altro, Tails, lo adoravo già da me ^_^.
Storia venutami così, senza ragione ne scopo, semplicemente l'ho pensata e ho voluto scriverla.
Vi riavviso: non leggete se siete stomaci delicati!
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Miles Tails Prower, Tails Doll
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Buio.
Immerso nel buio.
Paura.
Ne aveva tanta.
 
Ho paura!
 
Si spostava in preda a spasmi di terrore, non sapeva dove andare, non si vedeva nulla.
Come ci era finito lì? Non sapeva rispondere, pregava solo di uscirne, possibilmente ancora integro.
Non gli piaceva il buio, non gli era mai piaciuto e non gli sarebbe mai piaciuto.
Era infido, sinistro, ingannevole… assassino.
Aveva sempre pensato che il sudore freddo fosse una cosa impossibile, l’aveva sempre reputato insensato e irrazionale.
 
Il sudore non può essere freddo.
 
Sentì qualcosa scendergli lungo la tempia, seguire i lineamenti del viso, fermarsi per un mezzo istante sul mento e poi cadere a terra.
Era freddo!
Non sentì il rumore della goccia cadere, non aveva emesso rumore, come se fosse precipitata in un abisso oscuro e senza fine, o talmente lontana che per raggiungerla non sarebbe bastata una vita.
 
Perché sono qui?
 
Avvenne in un attimo, troppo tardi lo sentì, il coltello che andò a conficcarsi nella sua spalla destra, strappandogli un urlo di dolore.
Era irrazionale! Non c’era nessun altro lì, i coltelli non potevano muoversi da soli, come era potuto accadere allora?
Premette la mano sulla spalla ferita, tentando di arrestare la fuoriuscita di sangue.
Dolore.
Ne stava provando tanto.
 
Non è abbastanza.
 
Chi era? Non era stato lui a parlare; continuava a non vedere, ma capì che aveva compagnia.
Una brutta compagnia.
Corse. Corse via.
Il buio, non c’era altro intorno a lui, alla fin fine non capiva neanche se si stava muovendo davvero o se stava solo buttando forze a vuoto.
 
Dove vai? Il gioco è appena cominciato!
 
Il gioco?! Quale gioco? Di che stava parlando?
Rapido fu lo squarcio che apparve sulla sua gamba sinistra, cadde a terra, non riuscì a sostenere il dolore.
Sangue.
C’era del sangue che sgorgava, cominciando a galleggiare nel vuoto.
Il suo sangue.
 
Perché resta sospeso? Non ha senso!
 
Era per pensare ad altro; rifletteva sull'illogicità di quella situazione per distogliere la sua mente dalla paura, ma stava fallendo.
Si sentiva impotente, mentre si rialzava a fatica.
Riprese a correre, cercando (inutilmente) di ignorare il dolore alla spalla e alla gamba.
Una via d’uscita?
Non c’è n’era da nessuna parte.
Come si usciva da quel posto?
 
Giochiamo all'assassino! Tu sei la vittima!
 
Sentiva la paura aumentare. Il cuore batteva sempre più forte, minacciava di uscirgli fuori dal petto.
Urlò dal dolore, sentì un taglio in alto a destra, andò a toccare.
Gli era stato tranciato l’orecchio.
Osservò il suo guanto imbrattato di quel caldo fluido rosso; le pupille gli si assottigliarono, non sapeva più che fare.
 
Che vuoi da me? Chi sei e perché fai questo?
 
Gli tremava la voce, tremava il suo corpo, gli occhi erano umidi.
Non riusciva più a reggere tale situazione, voleva che tutto finisse… il più in fretta possibile.
Due sfere rosse si accesero dinanzi a lui, brillavano maligne; erano rosse come il sangue.
Due occhi lo osservavano, sadici e maligni.
 
Sta per arrivare la mia parte preferita.
 
Un taglio sulla guancia sinistra; cadde in ginocchio, stringendo i denti. Cercare di scappare era inutile, era in un luogo ameno, lontano da tutto e tutti.
Era inutile anche mettersi a urlare, non l’avrebbe sentito nessuno, eccetto il suo carnefice.
Spostò lo sguardo più in basso quando sentì l’ennesimo squarcio, stavolta poco più in basso del petto, all'altezza dello stomaco.
Una mano.
C’era una mano conficcata nel suo corpo, la sentiva spingere, sempre più a fondo e più spingeva più faceva male.
Ma a chi apparteneva? Non si vedeva il proprietario.
Fuoriuscì dal suo ventre con uno strattone, stringeva il suo fegato, gliel'aveva strappato.
Non resistette più. Abbassò la testa e cominciò a vomitare.
L’anima gli sembrava di rigettare, chissà, forse lo aveva fatto davvero, magari era lì, in mezzo a tutto quel verde marcio e putrido.
 
Il gioco è bello quando dura poco!
 
L’ultimo affondo.
Il coltello lo trafisse un ultima volta, al petto.
Sarebbe dovuto morire sul colpo per una cosa del genere, ma era conscio dell’irrazionalità di quella situazione, ci si era già abituato, perciò non ci badò più di tanto.
Cadde a terra.
Esalava gli ultimi respiri.
Fu in quel momento che lo vide.
 
Tails…Doll…
 
L’azzurro dei suoi occhi si spense.
 
 
 
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!-
Gridò forte, alzandosi di scatto.
Respirava affannosamente, cominciò a guardarsi intorno con fretta e nervosismo.
Era solo, ma stavolta era in camera sua, nel suo letto.
Tiro un sospirò di sollievo.
-E’ stato solo un incubo!-
Si voltò verso sinistra, fissò il muro, ricadde nell’oblio.
 
Ne sei sicuro?


  
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