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Autore: Sole_Luna_    24/03/2013    0 recensioni
Ehm,è una storia che mi hanno dato da scrivere per scuola,c'è in pratica ci hanno dato da fare un compito dove dovevamo scrivere una breve storia e questa è la mia.Parla di questa ragazza che viene inseguita da un'"uomo nero" e bho non so più che dire.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correva. Correva da ore senza fermarsi neanche per due minuti;correva senza guardarsi indietro,ma quell'uomo era troppo forte,si imponeva,non voleva andarsene,voleva restare e voleva distruggerla;ma lei correva,non voleva ricordare.
Il parco giaceva in un silenzio che le distruggeva i timpani,gli unici presenti erano lei,il guardiano e qualche altro corridore,ma lei non li vedeva,teneva gli occhi chiusi per scacciare il volto,la figura dell’uomo. Quegli occhi rossi le incutevano paura. Le braccia e le mani nere erano tese,come se volesse prenderla,graffiarla,macchiarla di nero. Trasformarla in un mostro. Il suo mostro.
Non voleva diventare sua,non voleva che la toccasse;lei voleva vivere. All’improvviso qualcosa le toccò la gamba,e la fuga la sola arma di difesa,quasi volesse nascondere quel gesto,ormai tracciato nel suo destino.
I piedi si toccano e lei cade,si rialza,e sempre senza aprire gli occhi,continua a correre come una forsennata. Il respiro era irregolare,le gambe sembravano cedere,sente dentro di sé un qualcosa nascere. No. Non voleva diventare sua. La caduta gli aveva procurato un taglio,bruciava,ma non si fermò ad esaminarlo,sentiva urla nella testa:”Nooooo”,urla. Non voleva sentire quelle urla,e non voleva ricordare,ma il bruciore al braccio era così forte che sentiva le fiamme dei ricordi caderle addosso e bruciarla,piano piano. Ormai il gioco era fatto,il mostro l’aveva toccata. Si fermò per esaminare il graffio,c’era del sangue sul braccio,colava ancora e non voleva smettere. Era come se il male che le stava crescendo,volesse uscire fuori sotto forma di sangue. Si siede sulla panchina più vicina e aspetta;aspetta con il cuore che le martellava nel petto,come se volesse uscire dalla cassa toracica. E lei per un momento sperò davvero che il tutto succedesse,sperava davvero che il cuore le uscisse dal petto;ma non voleva provare dolore,voleva che succedesse subito,indolore.
Il cielocominciava a farsi sempre più chiaro,il sole nasceva e gli uccellini cinguettavano...
Si sveglia all'improvviso. Si tocca la fronte sudata,si guarda intorno:le pareti lacerate,il colore scolorito,quel verde che da bambina tanto amava,il castello delle barbie,i pupazzi,e quello preferito molto più rovinato,perché ha dovuto sopportare le sue urla,le sue lacrime,i voli fatti quando era arrabbiata e le carezze ricevuto dopo ore di voli:il suo primo vero amico. Si alza,le coperte le scivolano veloci dal corpo,prende il pupazzo e lo porta a letto con sé,lo accarezza e calde lacrime le scendono,passando per gli zigomi,le guance,alcune passano invece sul naso per poi andare alle labbra,ma qualunque sia la loro strada,si incontrano tutte al collo,e lì vengono cacciate dalla mano.

  
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