Il sole
è nuovo ogni giorno
A
volte il suo cervello lavorava troppo febbrilmente.
Era quello il rischio di chi, come lui, era al di sopra della vita
umana,
troppo intelligente per sostarvi: perdersi, non fare più ritorno nel
mondo reale,
ma nei suoi pensieri Piccolo non voleva restare un secondo di più.
Nella sua
testa, già le cose erano precipitate, Majin Bu aveva distrutto tutto,
ammazzato
i terrestri e poi… C’era quella minuscola questione che lo torturava
ogni
singolo momento che trascorreva a riflettere.
Quella ragazzina che Gohan aveva condotto con sé al torneo non smetteva
di
agitarsi: guardava, ascoltava, correva e non si dava pace.
Non parlava mai, ma lui riusciva a capire quello che le passava per la
testa
comunque, perché avrebbe voluto che quello fosse anche il suo pensiero.
Desiderava che Gohan fosse ancora vivo,
da qualche parte. L’aveva detto anche a Goku.
Avrebbe voluto sperarlo anche lui, ma sapeva che per Gohan non c’era
più nulla
da fare. Non riusciva a percepire il suo ki da nessuna parte, in nessun
modo.
Era morto. Se n’era andata anche l’unica persona che l’avesse mai
apprezzato e
che era stato felice di averlo come amico.
Forse era destino che lui non avesse nessuno in quella vita, che ne
fosse
tagliato fuori, che fosse costretto a guardare sempre lo stesso sole
ogni
giorno senza che nulla potesse cambiare.
La maledizione per essere nato malvagio?
“É vero quello che dice Crilin?” esclamò una voce a
bruciapelo, come se non
fosse stata capace di trattenersi. Piccolo aprì gli occhi e vide Videl
davanti
a sé, il viso tormentato e i pugni stretti lungo il corpo.
“Che cosa?”
“Che non riuscite più a percepire l’energia vitale di Gohan.”
Il suo ki, la corresse mentalmente,
infastidito. Non aveva bisogno di qualcuno che gli ricordasse in
maniera
insistente che ormai era solo, ancor meno quella ragazzina per cui
aveva visto
Gohan perdere la testa al torneo Tenkaichi.
Annuì, ma senza volerlo, perché la sua parte malvagia sepolta da tempo
avrebbe
voluto lasciarla lì a tormentarsi nella sua ignoranza umana, senza una
risposta, e le diede le spalle per andarsene, ma lei esclamò ancora:
“Io non ci
credo! Per me è ancora vivo!” con una sicurezza tale che a Piccolo
venne quasi
da ridere.
Stupida umana, gli stava davvero facendo
perdere la pazienza.
Si voltò per sibilarle con tutta la malvagità possibile: “È
morto.”, ma la
sua gola non riuscì a pronunciare quelle parole e si trovò di nuovo
costretto
ad ascoltare Videl che esclamava senza riprendere fiato: “Gohan è vivo,
lo so!
Sono certa che sia vivo, anche se voi non riuscite a sentirlo!”
Quella ragazzina non voleva proprio arrendersi. Era la prima volta che
la
vedeva parlare, ma già rimpiangeva i momenti in cui l’aveva vista
starsene in
silenzio.
“Perché sei venuta a dire tutto questo proprio a
me?” le chiese spazientito, mentre la testa cominciava a
pulsargli.
La ragazza lo guardò, tesa, e aprì la bocca, ma non disse nulla.
“Non ho tempo da perdere.” la incalzò Piccolo duramente.
Videl azzardò: “Mi è sembrato che tu… Beh, volessi che Gohan… Non so.
Pensavo
che…”
La sua voce si spense, perché non sapeva più cosa dire. Spostò lo
sguardo per
non incontrare i suoi occhi e si morse un labbro. “É che mi sembravi… Triste… Ho sbagliato, vero?”
“Sei davvero la figlia di quel buffone?” le chiese inaspettatamente
lui, di
rimando. Sentire chiamare suo padre in quel modo la rimise sulla
difensiva, e
Videl gli lanciò uno sguardo di sfida che non tradiva più paura o
incertezza. Erano
occhi completamente diversi da quelli di suo padre, in cui Piccolo
aveva potuto
leggere soltanto codardia.
Era soltanto un’umana incompetente che gli stava facendo montare il
sangue al
cervello, ma provava i suoi stessi sentimenti: non voleva essere
lasciata da
Gohan, che per entrambi era più di un semplice amico. Aveva capito ciò
che
aveva in testa, riuscendo a leggerlo meglio di quanto potesse fare lui
stesso.
Il sole è nuovo ogni giorno.
Gliel’aveva
detto Dio una volta, senza riuscire a convincerlo.
Fissò Videl per un attimo, senza dire nulla, poi si allontanò con un
fruscio
del mantello, dandole le spalle. Camminando verso il palazzo di Dende,
si sentì
le membra un po’ più leggere.
Esisteva davvero, a quel mondo, qualcuno che gli somigliasse. Era
stupefacente.
Note:
La frase di Eraclito che la ispira ("il sole è nuovo ogni giorno") l’ho intesa proprio come avrebbe fatto il filosofo, cioè considerando che ogni attimo tutto cambia, proprio come Piccolo ha cambiato la percezione della sua condizione. Inoltre, il Dio di cui si parla è quello che nell’anime su Italia Uno chiamano “il supremo”, colui che occupava la carica prima di Dende, insomma.
Mi farebbe molto piacere ricevere un parere. ^^
Al terzo turno - sarà ancora una fic Gohan/Videl, sì,
Ayumi