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Autore: Ayumi Yoshida    24/03/2013    2 recensioni
Quella ragazzina che Gohan aveva condotto con sé al torneo non smetteva di agitarsi: guardava, ascoltava, correva e non si dava pace.
Non parlava mai, ma lui riusciva a capire quello che le passava per la testa comunque, perché avrebbe voluto che quello fosse anche il suo pensiero.
Desiderava che Gohan fosse ancora vivo, da qualche parte.
( Terza classificata al secondo turno del contest "Body talk" di Red Nika )
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Piccolo, Videl | Coppie: Gohan/Videl
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di poche parole'
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Il sole è nuovo ogni giorno

 

A volte il suo cervello lavorava troppo febbrilmente.
Era quello il rischio di chi, come lui, era al di sopra della vita umana, troppo intelligente per sostarvi: perdersi, non fare più ritorno nel mondo reale, ma nei suoi pensieri Piccolo non voleva restare un secondo di più. Nella sua testa, già le cose erano precipitate, Majin Bu aveva distrutto tutto, ammazzato i terrestri e poi… C’era quella minuscola questione che lo torturava ogni singolo momento che trascorreva a riflettere.
Quella ragazzina che Gohan aveva condotto con sé al torneo non smetteva di agitarsi: guardava, ascoltava, correva e non si dava pace.
Non parlava mai, ma lui riusciva a capire quello che le passava per la testa comunque, perché avrebbe voluto che quello fosse anche il suo pensiero.
Desiderava che Gohan fosse ancora vivo, da qualche parte. L’aveva detto anche a Goku.
Avrebbe voluto sperarlo anche lui, ma sapeva che per Gohan non c’era più nulla da fare. Non riusciva a percepire il suo ki da nessuna parte, in nessun modo.
Era morto. Se n’era andata anche l’unica persona che l’avesse mai apprezzato e che era stato felice di averlo come amico.
Forse era destino che lui non avesse nessuno in quella vita, che ne fosse tagliato fuori, che fosse costretto a guardare sempre lo stesso sole ogni giorno senza che nulla potesse cambiare.
La maledizione per essere nato malvagio?
“É vero quello che dice Crilin?” esclamò una voce a bruciapelo, come se non fosse stata capace di trattenersi. Piccolo aprì gli occhi e vide Videl davanti a sé, il viso tormentato e i pugni stretti lungo il corpo.
“Che cosa?”
“Che non riuscite più a percepire l’energia vitale di Gohan.”
Il suo ki, la corresse mentalmente, infastidito. Non aveva bisogno di qualcuno che gli ricordasse in maniera insistente che ormai era solo, ancor meno quella ragazzina per cui aveva visto Gohan perdere la testa al torneo Tenkaichi.
Annuì, ma senza volerlo, perché la sua parte malvagia sepolta da tempo avrebbe voluto lasciarla lì a tormentarsi nella sua ignoranza umana, senza una risposta, e le diede le spalle per andarsene, ma lei esclamò ancora: “Io non ci credo! Per me è ancora vivo!” con una sicurezza tale che a Piccolo venne quasi da ridere.
Stupida umana, gli stava davvero facendo perdere la pazienza.
Si voltò per sibilarle con tutta la malvagità possibile: “È morto.”, ma la sua gola non riuscì a pronunciare quelle parole e si trovò di nuovo costretto ad ascoltare Videl che esclamava senza riprendere fiato: “Gohan è vivo, lo so! Sono certa che sia vivo, anche se voi non riuscite a sentirlo!”
Quella ragazzina non voleva proprio arrendersi. Era la prima volta che la vedeva parlare, ma già rimpiangeva i momenti in cui l’aveva vista starsene in silenzio.
“Perché sei venuta a dire tutto questo proprio a me?” le chiese spazientito, mentre la testa cominciava a pulsargli.
La ragazza lo guardò, tesa, e aprì la bocca, ma non disse nulla.
“Non ho tempo da perdere.” la incalzò Piccolo duramente.
Videl azzardò: “Mi è sembrato che tu… Beh, volessi che Gohan… Non so. Pensavo che…”
La sua voce si spense, perché non sapeva più cosa dire. Spostò lo sguardo per non incontrare i suoi occhi e si morse un labbro. “É che mi sembravi… Triste… Ho sbagliato, vero?”
“Sei davvero la figlia di quel buffone?” le chiese inaspettatamente lui, di rimando. Sentire chiamare suo padre in quel modo la rimise sulla difensiva, e Videl gli lanciò uno sguardo di sfida che non tradiva più paura o incertezza. Erano occhi completamente diversi da quelli di suo padre, in cui Piccolo aveva potuto leggere soltanto codardia.
Era soltanto un’umana incompetente che gli stava facendo montare il sangue al cervello, ma provava i suoi stessi sentimenti: non voleva essere lasciata da Gohan, che per entrambi era più di un semplice amico. Aveva capito ciò che aveva in testa, riuscendo a leggerlo meglio di quanto potesse fare lui stesso.
Il sole è nuovo ogni giorno. Gliel’aveva detto Dio una volta, senza riuscire a convincerlo.
Fissò Videl per un attimo, senza dire nulla, poi si allontanò con un fruscio del mantello, dandole le spalle. Camminando verso il palazzo di Dende, si sentì le membra un po’ più leggere.
Esisteva davvero, a quel mondo, qualcuno che gli somigliasse. Era stupefacente.

 

 

 

Note:

Non ho molto da dire su questa fic, sarà perché stasera sono nervosetta di mio. Spero in ogni caso che la strana accoppiata (XD) vi sia piaciuta e che vi abbia reso piacevole questa fic. 

La frase di Eraclito che la ispira ("il sole è nuovo ogni giorno") l’ho intesa proprio come avrebbe fatto il filosofo, cioè considerando che ogni attimo tutto cambia, proprio come Piccolo ha cambiato la percezione della sua condizione. Inoltre, il Dio di cui si parla è quello che nell’anime su Italia Uno chiamano “il supremo”, colui che occupava la carica prima di Dende, insomma. 

Mi farebbe molto piacere ricevere un parere. ^^

Al terzo turno  - sarà ancora una fic Gohan/Videl, sì,

Ayumi

   
 
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