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Autore: __Rachele__    24/03/2013    2 recensioni
"Come spesso le succedeva, passò al setaccio tutte le sue scelte degli ultimi anni, analizzando ancora e ancora le svolte che aveva preso e gli errori che aveva fatto. Si stava prendendo in giro e lo sapeva. C’era stato un solo grande, gigantesco bivio che aveva dovuto affrontare e, a suo tempo, aveva preso la sua decisione."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jessie St. James, Rachel Berry | Coppie: Jessie/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rachel tornò a casa, felice, entusiasta: aveva ottenuto la sua prima parte da protagonista in un revival di Funny Girl e non poteva quasi crederci. Aprì la porta di ingresso e si tolse la giacca, appendendola ai ganci appesi al muro in ingresso. Poggiò la borsetta sul tavolino di fianco alla porta e andò in cucina, dove trovò Wanda, la sua domestica. Era una donna anziana, ma molto dolce e materna, con i capelli bianchi che portava sempre raccolti sulla nuca. La donna le raccontò la giornata nei particolari, dicendole che era tutto a posto e invitandola a rilassarsi prima di tutto e a bere il drink che le aveva preparato. Rachel sorrise, con gratitudine, prendendo il bicchiere e andandosi a sedere sul divano in salotto. La ragazza-ormai donna-viveva in un bell’appartamento vicino a Central Park, al quinto piano con ascensore. Aveva due camere da letto, due bagni, uno studio, un salotto, una cucina e una piccola sala da pranzo, per lo più inutilizzata. Aveva tutto, avrebbe dovuto sentirsi felice, realizzata: aveva tutto, ma si sentiva triste, sola. Quel giorno era tornata a casa, con una bella notizia e non aveva trovato nessuno a cui comunicarla. Aveva mantenuto alcuni contatti sporadici con i suoi amici del liceo, in particolar modo con Kurt, che lavorava ora a Vogue, lì a New York. Ogni tanto si vedevano ed andavano al cinema, o a bere qualcosa, ma per lo più erano entrambi troppo impegnati. Si era fatta degli amici alla NYADA, ovviamente, e poi nell’ambiente del teatro, era uscita qualche volta con qualche ragazzo, ma nessuno di particolarmente importante, che le desse davvero la sensazione di non essere sola. Seduta sul suo divano, sorseggiando il suo drink, accendendo con il telecomando l’ipod che era nelle casse e mettendo della musica in sottofondo, come spesso le succedeva, passò al setaccio tutte le sue scelte degli ultimi anni, analizzando ancora e ancora le svolte che aveva preso e gli errori che aveva fatto. Si stava prendendo in giro e lo sapeva. C’era stato un solo grande, gigantesco bivio che aveva dovuto affrontare e, a suo tempo, aveva preso la sua decisione.

Era al primo anno alla NYADA quando aveva rincontrato Jesse e, in pochi mesi, i due si erano rimessi insieme. Per quattro anni si erano frequentati al college e, quando lei aveva finito l’ultimo anno, si era trasferita nell’appartamentino che avevano scelto insieme e nel quale lui la stava aspettando. Avevano vissuto insieme per un altro anno, prima che lui le organizzasse una cenetta romantica sul tetto, a lume di candela, alla luce delle stelle. Quando, a fine serata, lui glielo chiese, lei disse subito di sì. Ma non avevano fretta di sposarsi: entrambi avevano orari assurdi in teatro, cercando di sfondare ricoprendo particine in spettacoli off-Broadway. Per questo motivo, quando Rachel capì di essere incinta, per prima cosa entrò nel panico, poi chiamò la clinica e prese appuntamento. Jesse si era accorto che qualcosa non andava, che Rachel era strana, ma si erano visti poco in quei giorni e capì cosa stava succedendo soltanto quando sentì il messaggio di conferma dell’appuntamento sulla segreteria telefonica. Rimase attonito, fissando l’apparecchio: Rachel era incinta e voleva abortire il loro bambino, senza dirgli nulla. Subito uscì di casa e, quando Rachel tornò da lavoro, lo trovò con un mazzo di rose e un orso di peluche, stupendo, con un musetto dolce e un cuore cucito sulle zampe. Il ragazzo le stava sorridendo e sembrava fuori di sé dalla gioia, con quell’orsetto in mano.
“ Lo sai?” mormorò Rachel, sapendo tuttavia già la ovvia risposta.
“ Sono così felice, Rache!” disse lui, poggiando il mazzo e il peluche, abbracciandola forte.
“ Jess, no, non è così…” sussurrò lei, restando abbracciata a lui.
“ Può essere così, permettici di essere così… possiamo essere una famiglia, l’abbiamo sempre voluto!”
“ No, noi abbiamo sempre voluto avere una carriera, sposarci e poi fare un figlio. Non possiamo così…” disse Rachel. Lui si staccò da lei, guardandola negli occhi.
“ Sì che possiamo, Rache.. Andrà tutto bene!” disse il ragazzo, stringendola per le spalle.
“ No, io non posso.” Rispose Rachel, guardandolo.
“ Ce la faremo, insieme..”
“ No, non ce la faremo, non voglio!” scattò Rachel, tirandosi indietro.
“ Non ti lascerò fare questo a nostro figlio, Rachel.”disse Jesse, guardandola serio.
“ Sono io che sono incinta, decido io, non voglio, non voglio che la mia carriera finisca prima ancora di iniziare.”
“ Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?” disse Jesse, girandosi e passandosi le mani tra i capelli, con esasperazione. “ E’ nostro figlio e vuoi ucciderlo per la carriera!”
“ Non voglio uccidere nessuno..” mormorò Rachel. “ E sai come la penso. È il mio sogno, non permetterò a nessuno di ostacolarmi.”
“ Così non può funzionare Rachel, mi dispiace.” Disse Jesse, andando alla loro camera da letto e chiudendosi dentro, sbattendo la porta.
Fu solo il primo di numerosi litigi su quell’argomento che si svolsero nei giorni successivi. Quando una mattina Rachel si svegliò e trovò la casa vuota, capì che Jesse se ne era andato e che, alla fine, era riuscita a perdere l’uomo che più aveva amato.


Rachel fu interrotta da Belle, che stava piangendo disperata nella sua cameretta. Vide Wanda avviarsi per andare a consolarla, ma si alzò e le disse di stare tranquilla, che sarebbe andata lei. Andò quindi dalla bambina, prendendola in braccio.
“ Ciao amore mio..” disse alla bimba, cullandola. Aveva quasi sei mesi ed era perfetta. Aveva i capelli scuri e due occhi blu come l’oceano… e come quelli del padre. Ogni volta che la guardava, pensava a lui e la faceva sentire felice. Più o meno: era una sensazione strana: non aveva visto Jesse da quella volta e lui non si era più fatto sentire. Aveva mandato un suo amico a prendere la sua roba ed era semplicemente sparito. Dal momento che New York era piccola e che,alla fin fine, si incontrava sempre tutti prima o poi, Rachel sospettava che la evitasse o, forse ancora più probabilmente, che se ne fosse andato. Lui non sapeva che quel giorno, alla clinica, Rachel non aveva avuto il coraggio di entrare, così, da sola. Non sapeva che aveva preso, si era alzata ed era tornata a casa, ad una casa ora vuota. Non sapeva che per nove mesi aveva portato in grembo la loro bambina e che, quando aveva partorito, nessuno era stato lì a tenerle la mano. Non sapeva quanta fatica aveva fatto a stare dietro alla piccola, correndo avanti e indietro, cercando di sfondare nel mondo dello spettacolo e di farcela come mamma single.
“ La mamma ce l’ha fatta, sai?” disse Rachel, cullando Belle, mentre girava per la cameretta completamente rosa, piena di peluche. “ Sarò Fanny, ce l’ho fatta…” sussurrò, mentre la sua bambina chiudeva gli occhi. Sospirò, rimettendola nella sua culla. Le sistemò la copertina e mise con lei il suo orsetto di peluche dalle zampe a cuore.

***

Rachel non era al settimo cielo, di più. Gli applausi scrosciavano, mentre lei faceva il suo inchino. Sorrideva, moltissimo, e piangeva, ma solo un poco, per la gioia. Il suo spettacolo era stato un successo, la prima era andata meravigliosamente e tutto era perfetto. Quando si ritirò nel suo camerino, per struccarsi e cambiarsi dal vestito di scena, diversi mazzi di fiori la aspettavano. C’era un mazzo di fiori da parte dei suoi papà, che sfortunatamente non erano potuti venire a causa del maltempo: stava nevicando molto forte e i voli erano stati annullati. C’era poi un mazzo di fiori da parte di Kurt, che aveva avuto una cena di lavoro imprevista proprio quella sera e non poteva proprio assentarsi. C’erano un altro paio di piccoli mazzi di fiori, da amici che probabilmente si erano inventati una scusa per non venire quella sera. E infine c’era un mazzo di rose rosa, le sue preferite. Quando Rachel lesse il biglietto, rimase per qualche secondo a bocca aperta. Non era firmato, ma sapeva benissimo da chi proveniva. “ Lo sapevo, era inevitabile.” Diceva. Rachel si cambiò in fretta e furia, raccogliendo la sua roba senza preoccuparsi del trucco. Uscì in fretta dal camerino e uscì dall’uscita sul retro. Lo sapeva, avrebbe dovuto fermarsi a fare foto e a firmare libretti del musical, ma non poteva. Non poteva rischiare di incontrarlo, non ora, non così. C’erano troppe cose che non sapeva, troppe cose che gli aveva nascosto. Ma, quando uscì dall’uscita sul retro, lo trovò lì, sotto la neve, appoggiato ad un muro.
“ Sapevo che avresti provato a scappare.” Disse, guardandola. “ Non ci siamo lasciati nel migliore dei modi.”
“ Direi di no. Scusa, devo tornare a casa in fretta.” Disse lei, aprendo il suo ombrello e iniziando a camminare. Avrebbe chiamato un taxi, ma tutta la città era nel caos per la neve, perciò si diresse alla fermata della metro.
“ Niente party con il resto del cast?”
“ No…devo tornare a casa il prima possibile..” rispose lei, balbettando nervosamente. Non poteva certo dirgli che la tata la stava aspettando per tornare a casa sua.
“ Capisco.. Ti accompagno, New York a quest’ora non è sicura per una bella ragazza sola..” disse lui, affiancandola, standole dietro mentre lei camminava velocemente.
“ Ce l’ho fatta nell’ultimo anno, posso farcela anche stasera, grazie.” Disse Rachel, stizzita, ignorando l’emozione per il complimento. Jesse non disse niente, seguendola. Quando scesero le scale per raggiungere la metropolitana e Jesse riconobbe su quale linea erano saliti, capì che Rachel viveva ancora nel loro appartamento. Nascose però le sue emozioni, guardando Rachel e sorridendole.
“Sei stata incredibile stasera.” Le disse.
“ Lo so.” Rispose lei, senza guardarlo. Perché era tornato, cosa ci faceva qui, ora? Perché faceva come se niente fosse successo?
“ Sei perfetta nel ruolo di Fanny Brice, meglio di Barbra.” Disse Jesse, sorridendo. Rachel continuò a guardare avanti, ma fece un sorrisetto. Lui seppe di essere riuscito a fare breccia.
Scesero alla solita fermata, quella più vicina al loro appartamento, al suo appartamento e Jesse la seguì, tirandosi su il cappuccio per non bagnarsi troppo con la neve. Quando arrivarono davanti al portone di casa, Rachel lo aprì, girandosi quindi a guardarlo.
“ Non puoi salire, non puoi entrare in casa.” Gli disse.
“ Ti accompagno solo fino a sopra, poi me ne andrò, okay?” rispose lui. Sperava che, magari, alla fine, lo avrebbe fatto entrare. Non per fare qualcosa, non poteva aspettarselo, ma per parlare. Voleva tanto sapere come era stato l’anno passato per lei. Le mancava così tanto!
Rachel si strinse nelle spalle, incapace di dirgli di no, e si avviò all’ascensore, premendo il pulsante per il suo piano. Il viaggio in ascensore continuò in silenzio, senza che nessuno dicesse niente e, arrivati a destinazione, entrambi uscirono.
“ Sai, ho ancora le chiavi…” disse lui. “ Forse dovrei ridartele..”
“ Ho cambiato la serratura” rispose Rachel, aprendo la porta e sostandoci su.
“ Direi che è il momento di andare..Ci vediamo domani..”
“ Perché domani?”
“ C’è un altro spettacolo, non è vero?”
“ Sì, ma..”cominciò, ma proprio in quel momento, si sentì un pianto, un pianto di bambino. Rachel sgranò gli occhi e Jesse, sconvolto, rimase a bocca aperta. “ Scusa, devi proprio andare,  ci vediamo.” Disse la ragazza, chiudendo la porta, sbattendogliela praticamente in faccia. Vi si appoggiò contro quindi, in preda al panico.
“ Rachel, fammi entrare!” gridò Jesse, battendo i pugni contro la porta. “ Resterò qui tutta la notte, fammi entrare!”
Rachel sospirò, riconoscendo l’enorme errore che aveva fatto nel lasciarlo salire, tirandosi indietro i capelli e aprendo allora la porta. Non poteva più mentire, ormai.
“ Dimmelo.” Le disse Jesse, con un’espressione seria, guardandola con occhi gelidi.
“ Non ho abortito.” 

 


Eccomi qua, sono ritornata con un'altra ff St.Berry, la mia OTP! I St.Berry sono stati alla NYADA, quindi volendo si può vedere come un continuo dell'altra mia FF che ho pubblicato, Campus Love, ma non sono collegate, quindi si possono leggere in modo slegato. Spero che vi piaccia e che la leggerete in molti! 
Rachele <3
   
 
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