Devo dire che
questa storia è alquanto particolare, ne esistono di storie ambientate ai
giorni nostri, quindi dire che è un’idea originale mi sembrerebbe stupido ed
inutile, ma forse potrebbe essere “diversa” per qualche verso. Per esempio non
voglio utilizzare OC e cercherò di non farlo, riguardo agli altri cercare di
includere tutti i personaggi di Inuyasha (manga-verse o anime-verse), ma c’ho
largamente provato. I principali saranno un po’ troppi, diciamo che tutti
avranno la loro storia, ovviamente Kagome ed Inuyasha avranno un bel po’ di
capitoli, così come Sango e Miroku, ci sarà anche Sesshomaru (senza nulla
togliere a Kikyo, Naraku e Koga).
Bene, oltre a
questo c’è da dire una cosa importante riguardo l’aspetto, nell’odierno
giappone (o meglio ovunque) sarebbe difficile trovare personaggi con l’aspetto
tipico demoniaco del periodo Sengoku dell’Inuyasha-verse, quindi troverete
determinate caratteristiche più ridimensionate.
E altro appunto
importante ogni capitolo sarà in terza persona ma visto dai più svariati punti
di vista, saranno indicati a lato e numerati. Be i primi sono della medesima
persona.
E io spero davvero
che a qualcuno possa piacere, lo possa leggere e commentare. Non sarò mai una
che chiede e supplica la gente, anche perché io stessa non commento quasi mai,
ma se lo faceste rendereste una giovane aspirante scrittrice ed accanita fan di
Rumiko Takahashi.
Bene nessuno di
questi personaggi mi appartiene, ma sono tutti opera della Principessa dai
Manga e chi ha lavorato all’adattamento anime di uno dei suoi capolavori (per
me sarà sempre il secondo però, Ranma mi ha rubato il cuore).
Baci baci
RL&H
Ps- (Da leggere prima o dopo aver letto il
capitolo, ma comunque da leggere)
come noterete l’ultimo professore a comparire si riferisce a loro con i cognomi
tranne nel caso di Goryomaru (quindi faremo finta che quello sia il suo
cognome) e la Pantera in questione è un membro del clan delle pantare, e
troverò una buona motivazione al soprannome treccino-elettrico.
Tutto ciò che
c’è di semplice
(Kagome I)
Il primo giorno
Kagome Higurashi era una ragazza sveglia o almeno così si sarebbe
definita, ed era certa che il motivo che avesse mosso sua madre a comportarsi
così era valido quanto nobile, ma non poteva non sentirsi almeno in minima
parte tradita. A nessuno piaceva essere sradicata dalla propria casa, dalla
propria vita per un'altra città. Ma sua madre aveva le sue motivazione: il
nonno, ormai aveva raggiunto una certa età e di salute non era più così sano,
sebbene si mostrasse ancora arzillo e perfettamente in salute, era solo una
buona recita. Ora per di più era solo, erano quasi dieci anni che era venuta a
mancare la nonna, così la madre di Kagome aveva fatto i bagagli dopo un
bay-pass del padre del suo defunto marito ed aveva portato via i figli da Osaka
fino ad andare a Tokyo.
Così quel giorno con l’autunno alle porte, Kagome aveva infilato la
divisa alla marinaretta ed era scesa di sotto in cucina per fare colazione.
Suota era dritto e nervoso sulla sedia mentre masticava la colazione come se
fossero stati tizzoni ardenti, sua madre sorseggiava del tè, mentre il nonno
proponeva strane reliquie che spacciava per amuleti della fortuna. “Ci
servirebbero proprio” aveva commentato la ragazza, passandosi una mano tra i
capelli scuri, “Il primo giorno di liceo e non conosco nessuno” si era
lamentato il ragazzino, posando la testa sulla spalla della sorella, “Lo è
anche per me” aveva detto la sorella, accarezzandole i capelli. Questa cosa la
spaventava e non poco, nuova scuola, nuovi compagni, non più le sue amiche di
sempre con cui ridere scherzare, non più un Hojo sorridente che le offriva
offerte d’amore poco convenzionali e non ci sarebbero stati più fughe sotto i pianerottoli
per sfuggire alla pioggia o baci rubati. Nulla.
Avevano impiegato un bel po’ di tempo per trovare la scuola, la cartina
era stata di poco aiuto, che alla fine avevano seguito un paio di ragazzi con
indosso lo stesso identico blazer di suo fratello. “Pensi che mi farò degli
amici?” aveva inquisito timoroso Souta, “Sei al primo anno, tutti si fanno
degli amici” l’aveva tranquillizzata lei, quello che la spaventava era se una
ragazza al terzo anno sarebbe riuscita ad avere uno straccio di vita sociale.
“In che classe sei finita?” aveva aggiunto il minore, “Seconda sezione del
terzo anno” aveva ripetuto lei meccanicamente, aveva guardato per gran parte
dell’estate il foglietto con i libri e le lezioni.
L’istituto Sen Goku si era mostrato a loro come alto sui cinque piani,
di una certa grandezza, un enorme atrio di ingresso e almeno tre campetti,
imponente agli occhi di due nuovi studenti; “Andiamo, il preside terrà il
discorso di inizio anno” aveva commentato Kagome spingendo il fratello nelle
mura della scuola, “Dove lo terrà?” aveva chiesto, così alla fine al ragazza si
era avvicinata ad un gruppetto che ad un lato di un corridoio discuteva di
qualcosa, “Scusate” aveva detto titubante, interrompendo la chiacchierata,
erano tre ragazzi e si voltarono tutti verso di lei, erano alquanto
alternativi, uno aveva una chioma di un finto platinato alzata in una cresta,
ma il resto della testa era rasata, un altro aveva addirittura i capelli di due
colori diversi, ma quello che aveva attirato la sua attenzione era stato il più
normale, era alto, con un fisico abbastanza imponente, strani occhi azzurri
così inusuali per l’etnia giapponese, una capigliatura scura rilegata in una
coda alta. “Di sorella” aveva precisato quello con la chioma platinata, “Sapete
dove terrà il discorso il preside”? aveva domandato Kagome, ignorando
quell’usuale modo di riferirsi a lei, “In palestra, sorellina” aveva detto
quello con la testa di due colori, con un sorriso eccentrico sul viso, “Sei
nuova?” aveva domandato solamente quello con gli occhi azzurri, “Si. Sono
Kagome Higurashi e mi sono trasferita da Osaka” aveva detto semplicemente la
ragazza allungando la mano, quello aveva contraccambiato la stretta, “Koga
Yoro. Sono onorato” aveva detto con un tono malizioso , “E’ sarei anche felice
di accompagnarvi” aveva aggiunto, così la ragazza aveva annuito leggermente in
imbarazzo, poi si era voltata verso il fratellino, “Andiamo Souta, il ragazzo
si è offerto di aiutarci” aveva detto con un sorriso dolce.
Kagome si era seduta sugli spalti, mentre il fratello era stato
costretto ad andare ad accomodarsi sulle sedie davanti in qualità di matricola.
“Quindi Sorella, sei al terzo anno?” aveva domandato quello con i capelli di
due colori, Ginta, “Seconda sezione del terzo anno” aveva risposto meccanica,
“Io e Koga siamo la terza sezione, peccato sorellina” aveva detto Hakkaku,
quello con la cresta, “Ma starai con me “ aveva ripreso l’altro, ma prima che
Kagome potesse commentare o dire qualcosa il preside aveva cominciato a
parlare, era un uomo vecchio dai capelli bianchi, che i ragazzi avevano
appellato con il nome di Signor Totosai.
“Quindi quali club ci sono in questa scuola?” aveva domandato Kagome a
Koga, che tra i tre le sembrava il più normale, “Tutto e di più. Kendo,
Schermo, calcio, pallavolo, tennis, tiro con l’arco, tutto e di più” aveva
risposto. Gli occhi della ragazza si erano accesi di una luce vispa, “Hai detto
arco?” disse immediatamente, finlamente dopo molto tempo una buona notizia,
amava da morire tirare d’arco, le dava un certo senso di pace e soddisfazione,
non capiva perché, “Certo, Hitomiko se ne occupa” aveva detto il ragazzo dai
capelli scuri, indicando con la mano una ragazza alla prime file, espressione
malinconica che di batteva con un’altra abbastanza infervorata. Kagome cercò di
appuntarsi bene il nome ed il volto corrispondente.
Il Preside continuò a parlare per un’altra lunga ora, fino a quando non
li aveva congedati per dirigersi nelle loro classi, allora aveva seguito Ginta
silenziosa e preoccupata. Seconda sezione del terzo anno, si ripeté nella sua
mente, ancora una volta per renderla una cosa concreta. “Benvenuti” li accolse
la professoressa con uno splendido sorriso, era una donna incantevole con una
bellezza ancora sfiorita, dai capelli d’ebano e gli occhi audaci, “Buongiorno” bofonchiò
lei, prima di sorpassarla. Una ragazza dai capelli rossicci era saltata in
braccio a Ginta stampandole un bacio famigliare sulla guancia, un ragazzo
affascinante dalla lunga treccia scura le aveva fatto l’occhiolino in modo
inappropriato, una giovinetta efebica dal trucco pesante le aveva lanciato uno
sguardo scettico, che lei aveva sentito a disaggio. In quell’aula tutti davano
l’aria di conoscersi, tranne lei, che pareva improvvisamente attirato da lei,
era come un animale in una gabbia in bella mostra allo zoo.
Una ragazza in prima fila aveva alzato lo sguardo verso di lei, ma non
pareva interessata a Kagome, quanto ciò che c’era alle sue spalle, due ragazzi
erano appena entrati, uno aveva lanciato uno sguardo magnetico alla ragazza
seduta al primo banco, che era divenuta esangue in viso, allora si era alzata
immediatamente, “Kikyo Miiko” aveva esclamato allungandole la mano, “Kagome
Higurashi” aveva risposto meccanicamente la ragazza stringendo la presa. “Se ti
va puoi sederti vicino a me” aveva gracchiato la ragazza, la nuova aveva
lanciato uno sguardo a Ginta che parlava fitto con una ragazza dalle code fulve
ed aveva annuito, “Volentieri” aveva commentato. Una ragazza gentile poteva
sempre diventare una buona amica, sperava almeno. Si accomodò al suo fianco, il
viso del ragazzo dai capelli scuri si fece una maschera di furore malcelato, ma
non emise commenti, superandole con uno sguardo di stizza, accomodandosi dietro
di loro, al fianco dell’altro ragazzo, “Buongiorno Kikyo ed anche alla tua
amica” aveva detto con molta cortesia quello con un sorriso sardonico, “Anche a
te, Byakuya” aveva sussurrato la ragazza con una voce addolcita.
“Bene, io sono la professoressa Midoriko NoTama” aveva detto quella
donna, “Insegnate di Matematica e Fisica” aveva aggiunto, prima di scrivere
alla lavagna gli ideogrammi del suo nome, con una compostezza degna di una
regina, “E mi sono appena trasferita” aveva precisato, “Qualcun altro di voi è
nuovo come me?” aveva inquisito, trovando solamente in Kagome un’altra povera
ed ingenua nuova arrivata, esponendola
così involontariamente alle attenzioni di tutta la classe. Si era mostrata una
donna abbastanza onesta di carattere, sebbene paresse a tratti severa. Al
cambio dell’ora la ragazza dal viso efebico venne verso di loro, ma solo allora
si accorse che non indossava l’abito alla marinaretta ma il blazer maschile. “Si
può essere più sfortunati di me? Su cinque classi che vengono rimescolate ogni
anno, io sia finito tre volte di fila con te?” aveva domandato incredulo
quello, con un sorriso rassegnato sul viso; Kagome era interdetta a fissarlo,
quello era un maschio? Non riusciva a crederci, pareva così femminile, “Si,
sono felice di vederti anche io Jackotsu” aveva detto semplicemente Kikyo
sollevandosi dalla sedia, “Posso mostrarti la scuola Kagome?” aveva domandato
con grazia, rivolgendosi all’altra ragazza, “Con piacere” aveva risposto quella
nuova. Almeno sapersi orientare un po’ sarebbe stato di una certa utilità.
Byakuya attirò l’attenzione di tutti con un fischio, “Ricordatevi che
prossimamente dovremo eleggere i due capo classe” aveva detto con un sorriso
sardonico, la ragazza dalle code rosse amica di Ginta annuì, “Chi sa perché
penso farai di tutto per farcelo ricordare” aveva detto poi con voce melliflua
ed il ragazzo le aveva fatto l’occhiolino. Kikyo e Kagome erano uscite
dall’aula, “Quest’anno non so se mi sento in vena di esserlo” aveva commentato
a mezza-voce l’altra ragazza, “Come?” aveva domandato quella nuova, “Rappresentante
di classe” aveva detto quella, prima di spiegare che nei primi due anni si era
candidata ed aveva sempre vinto quella carica, “No, se si candida Naraku,
quello è un bastardo affabulatore” aveva detto poi con un certo riferimento.
Kagome chiamò alla memoria i nomi dei suoi attuali compagni di classe,
ricordava uno che avesse tale appellativo ma non riusciva ad associarci un
volto ed alla fine non sapendo nulla di quel posto preferì tacere.
“Quella è l’aula di chimica. Di lì si prendono le scale per il terzo
piano. Questa è l’aula del club di cucina” stava illustrando Kikyo con
maestria, prima che scivolassero davanti ad una classe, la cui porta era
aperta, lasciando così la bellavista durante la ricreazione, ma sopra l’uscio
scintillava l’insegna quarta sezione del terzo anno. “Sembra che stia
avvenendo il finimondo” aveva commentato con titubanza Kagome, “E’ così” aveva
detto un ragazzo dall’aria semplice con grandi occhi azzurri, prima di indicare
tre ragazzi che stavano litigando pesantemente, uno di questi la ragazza
riconobbe come Koga Yoro, ma prima che potesse dire o fare qualcosa la sua
attenzione fu catturata da un altro. “Perché litigano, Jinenji?” domandò Kikyo
al ragazzone dagli occhi blu, “Vogliono essere rappresentate di classe tutti e
tre” aveva detto quello, all’ora una ragazza era venuta verso di loro, l’unica
cosa che Kagome aveva visto con orrore erano i capelli albini.
“Tzubaki hai tinto i capelli vedo” aveva detto Kikyo leggermente a
disaggio, “Inutile che fai la gentile. Ringrazia Budda che non siamo capitate
in classe assieme quest’anno” aveva sputato fuori l’altra, passandosi una mano
tra i capelli chiari, “Certo” aveva sussurrato quell’altra, prima di lanciare
uno sguardo preoccupato a Kagome, come ad invitarla a fare qualcosa, così la
ragazza finì per presentarsi. “Cosa ti fa credere mi interessi” disse scorbutica
Tzubaki, con un espressione di sufficienza e le mani arpionate sui fianchi;
“Hai intenzione di candidarti come rappresentate?” aveva domandato alla fine
Kikyo per spezzare la pessima aria che si era formata, “Senza te come
avversaria non ci sarebbe gusto” aveva detto la ragazza dai capelli tinti,
prima di rientrare con un espressione superba in viso, “Abi vuole farlo” aveva
detto Jinenji, “Tende ad essere più diplomatica” aveva commentato la ragazza,
indicando a Kagome nella classe una bella ragazza che leggeva un libro di
ornitologia, “Ma è un bel po’ competitiva, l’anno scorso lei e Gatnmaru hanno fatto carte false
per vincere tutte le competizioni del festival” aveva aggiunto poi, “Ricordo.
Quest’anno però sono finiti in due classi diverse, lui è nella terza sezione
del terzo anno” aveva commentato Jinenji. “Mi sento un po’ disorientata” si era
inserita Kagome, era fastidioso sentirli parlare di persone che lei non
conosceva, “Siamo stati ingiusti, hai ragione” si era scusata Kikyo, prima di
cominciarli ad elencare ed additare ogni ragazzo che conosceva, non che questo
aveva aiutato la ragazza, nella sua testa si era formato solamente una gran
confusioni di visi e nomi; aveva solo percepito che uno aveva dato dei problemi
alla sua guida. “Mi accompagnereste dai ragazzi di primo?” aveva domandato alla
fine, doveva assicurarsi che suo fratello stesse bene e si fosse almeno un po’
ambientato, “Certo” rispose l’altra con un sorriso amichevole.
Kagome trovò Sota durante l’intervallo che intavolava la conversazione
con un paio di compagni, che quasi non se la sentì di disturbarlo, “Vi
somigliate” aveva detto Jinenji, con un sorriso gentile, “Lo dicono in molti”
aveva commentato lei di rimando. “Ma prima dove vivevate?” aveva chiesto poi
Kikyo, “Osaka!” era stata la sua risposta, quanto le mancava, la sua famigliare
casa, la sua città ed i suoi amici. La campanella suonò così i tre furono
costretti a tornare ognuno nelle proprie classi. “Dei nostri compagni di classe
che mi dici?” aveva domandato la nuova venuta, mentre rientrava nella propria
aula seguita dell’altra, “Non è male, siamo capitati abbastanza bene, certo
Hiten non è molto affettuoso” aveva commentato, prima di avvertirla anche di
evitare Byakuya, lo chiamavano maestro delle illusione apposta. Kagome rimase
in silenzio, ricordava chi era il secondo ma non sapeva a chi si rivolgesse per
primo, del secondo non ricordava se era il ragazzo in ultima fila con lo
sguardo minaccioso o quello con la treccia che li aveva fatto l’occhiolino.
“Come Kikyo non le hai detto di mettersi in guardia da me?” aveva
domandato il ragazzo alle loro spalle, quello dei capelli neri, che nelle ore
precedenti non aveva detto niente se non guardare stizzito loro, “Naraku ti
lasciavo per ultimo” aveva commentato la ragazza con astio, Kagome si rese
conto che era la prima volta in tutta la mattina che percepiva dell’astio nella
voce, “Io trovo inconcepibile che tu l’abbia messa in guardia da
treccino-elettrico e non da me” si era lamentato Jackotsu sedendosi di
proposito sul suo banco. Kikyo li batté una mano sulla spalla, con un sorriso
di circostanza, “Ma tu non dai fastidio alle ragazze” aveva commentato quella;
il ragazzo con la treccia che occupava il banco in terza fila dal lato della
finestra si era avvicinato a lui, “Come mi hai chiamato zuccherino?” aveva
esclamato, “Guardandoti da qui, Hiten, sei proprio carino” aveva detto
malizioso Jackotsu leccandosi le labbra.
“Raigekijin siediti” aveva detto il professore appena entrato in
classe, era un uomo anziano ricoperto di rughe, “Certo professor Hakushin”
aveva detto con un certo restio Hiten, prima di tornare al suo posto, “Onigumo
…” aveva detto poi il professore, guardando nella loro direzione, Kagome aveva
voltato gli occhi verso Naraku e Byakuya, “Si?” aveva detto il secondo con un tono
lezioso, “Non tu, Byakuya, il tuo esimio cugino” aveva gracchiato quello, “Mi
dica” aveva detto l’altro con un tono da
incantatore. “Cambia di posto con la signorina …” aveva cominciato l’adulto
prima di indicare una ragazza dal lato del muro, che continuava a ticchettare
con le dita sul banco, “Yorozoku” aveva commentato Hakushin, così la ragazza
aveva alzato gli occhi verdi, “Perché?” aveva chiesto la ragazza, “Per evitare
il duo Miiko-Onigumo” era stata la risposta del professore, così la ragazza dai
capelli ramati si era alzata, afferrando i suoi libri e cambiando di posto con
Naraku, accomodandosi acanto a Byakuya.
L’uomo si era guardato ancora intorno, “Goryomaro scala di un posto
davanti. Pantera siediti accanto ad Hiten” aveva confermato alla fine, “Per il
resto state bene” aveva commentato, sedendosi dietro la cattedra, prima di
lanciare un eloquente sguardo a Jackotsu che era scivolato via dal banco di
Kikyo e ritrovandosi privo del suo posto accanto a Riagekijin, occupato da una
rossa dagli occhi grandi, Shunran, così si era diretto al posto accanto a Goryomaro,
un ragazzo dai capelli a caschetto neri.
Il professore la guardò, “Tu devi essere la signorina Higurashi” aveva
commentato quello, il tono della sua voce era ancora austero, ma pareva essersi addolcito molto, Kagome
aveva annuito, “Devi scusarmi se ti sono sembrato burbero, ma a rotazione questi
ragazzi mi sono capitati in diverse combinazioni” aveva spiegato, lanciando uno
sguardo d’ammonimento a Naraku, che aveva sorriso di circostanza, “Certo” disse
imbarazzata Kagome, “Perché Miiko non esponi alla nostra nuova compagna
brevemente il programma che hai svolto lo scorso anno di letteratura” aveva
invitato il professore, Kikyo si era alzata ed aveva cominciato ad esporre
l’argomento.
Souta aveva elogiata per un bel po’ di tempo un professore, a cui sua
sorella non aveva badato molto, “Ti ho detto che lo chiamano Maestro Strofinaccio”
aveva aggiunto quello, “Solo cento volte” aveva risposto Kagome, “Allora dimmi
hai fatto amicizia?” aveva inquisito divertita, “Si, con Shippo, con Rin e
credo di aver catturato le antipatie di Hakudoshi” aveva risposto il ragazzino
grattandosi la testa, “Tu?” aveva domandato poi, “Si, con la mia compagna di
banco” aveva espresso lei, un po’ anche con Ginenji e Jackotsu. Prima che
potesse fare un passo una moto li aveva quasi investiti, “Attento” aveva urlato
lei, il ragazzo si era tolto gli occhiali da sola, mostrando i più bei occhi
che lei avesse mai visto, luminoso miele, “Strega,fa attenzione” aveva detto
burbero il ragazzo, prima di accendere il motore e ripartire. Kagome rimase
interdetta, ritenendo quel comportamento alquanto sgarbato, “Stai bene?” aveva
domandato Souta, “Tranquillo” aveva commentato la ragazza, infilando un ciuffo
di capelli dietro l’orecchio, seguì con gli occhi la strada lasciata dal
motociclista, lungo il percorso aveva visto Kikyo, mantenere lo sguardo nella
sua medesima direzione. Pensò fosse sospetto.
[Nel prossimo capitolo se
ci sarà: Kagome II e a scanso di equivoci dovrebbe chiamarsi “Il
ragazzo aspro come una scorza di limone”]