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Autore: Lily Juvenile    25/03/2013    4 recensioni
Alexis Nelson si poteva considerare una ragazzina normale prima di essere quasi stata uccisa dal suo stesso arco. Non sa che da quell'episiodio la sua vita verrà completamente stravolta.
Segui Alexis e i suoi due amici in questo viaggio, dove l'ironia sarcastica della protagonista e il suo racconto coinvolgente potranno darti un nuovo sguardo verso i miti antichi.
Storia cancellata e modificata. Spero vi piaccia :)
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Geoff, Nuovo Personaggio, Sorpresa | Coppie: Alejandro/Heather, Bridgette/Geoff, Duncan/Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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                                                                                                                Capitolo 1
 
                                                             Scoprire che il tuo arco è posseduto non è bello

 
 
Volete davvero sapere il mio segreto? Bene. Promettetemi che non lo direte a nessuno. Mai.
Promesso? Mano sul cuore? Voglio fidarmi di voi.
Ok, cominciamo.
Innanzitutto mi chiamo Alexis Nelson e vengo da Toronto, Canada, e ho tredici anni. Ho assunto il cognome dai miei zii, ma questo l’avrei scoperto più avanti.
Iniziò tutto un giorno d’estate, mentre nel mio giardino mi allenavo a tirare con il mio arco…
 
-Centro!- gridai, entusiasta. –Beccati questo!-
Un’altra freccia tagliò l’aria ad una velocità sicuramente fuori dal normale per poi conficcarsi nel cerchio rosso del bersaglio.
Il ragazzo di fianco a me tese l’arco pronto a tirare, ma la freccia lo mancò del tutto.
-Peccato Duncan,- feci io. –forse un giorno riuscirai almeno a centrare l’ultimo cerchio.-
-Se sei qui per sfottere ne farei anche a meno, Alex.- rispose seccato, mentre io ridevo.
Tesi l’arco e con precisione millimetrica, conficcai l’ultima freccia.
-Rivincita?-
-Vai!-
Duncan si preparò: la cresta verde piena di gel risplendeva al sole, gli occhi azzurri fissi sul bersaglio, i piedi piantati in terra.
Ovviamente lo mancò. Anche se aveva due anni più di me, era un completo incapace.
Imprecò e io risi.
-Lascia stare.- e gli misi una mano sulla spalla. –Non hai speranze.- una finta consolazione che lo fece sorridere, furbo.
-Sappi che non mi arrendo.- proclamò.
-Faresti meglio ad arrenderti, cuginetto!-
Sapevo che detestava quell’appellativo, per questo lo chiamavo spesso così. Il suo viso si contrasse in una smorfia di irritazione.
-Solo perché sono tuo cugino, non sei costretta a chiamarmi così, capito?-
-Oh, andiamo…guarda e impara!- raccolsi una freccia da terra e mi preparai a tirare. Appena la scoccai, quella raggiunse metà della distanza fra me e il bersaglio e si fermò a mezz’aria. Attonita mi avvicinai alla freccia ancora sospesa. Fissai Duncan.
-Hai visto?- chiesi. Lui non rispose. Pensai che probabilmente era bloccato dalla paura e quindi era meglio lasciar stare. Lo ignorai.
Con un dito toccai la punta di metallo della freccia, che stranamente ripartì a tutta velocità, conficcandosi al centro.
-Ma che…? Duncan?-
Sembrava essersi ripreso completamente. Come se non fosse successo niente.
-Hai visto?- domandai ancora.
-Cosa?- chiese.
-La freccia! Si è fermata a mezz’aria!- ribattei. Ero ancora troppo stupita.
-Ma che dici? È l’effetto della troppa Coca Cola, secondo me…- commentò lui sarcastico.
-Ma sei scemo?! Tu…- non finii la frase perché qualcosa attirò la mia attenzione.
Il mio arco, quello che avevo fra le mani, si mise stranamente a tremare.
-Hey, Duncan, guarda. Il mio arco trema tutto!- gridai.
Ero spaventata. Ma andiamo: chi non lo sarebbe, almeno un pochino?
-Probabilmente è solo un po’ di vento.- disse lui.
Lo guardai come se avesse appena detto la più grande cazzata del mondo.
Mi trattenei dallo schiaffeggiarlo.
-Noti del vento? Nemmeno un soffio, Duncan!- mi battei una mano sulla fronte.
Intanto l’arco aveva cominciato a tremare ancora più violentemente, cosicché il mio braccio iniziò a vibrare insieme alla mano.
-Non riesco a capire!- balbettai, in preda alla tremarella.
Poi successe una cosa veramente strana: le frecce a terra e quelle impiantate nel bersaglio si staccarono e volteggiarono ad un metro da terra, avvolte da un alone blu.
In un attimo si raggrupparono e puntarono verso di noi ad una velocità inaudita.
Se non fosse stato per i miei riflessi ora ci saremmo ritrovati a terra, ancora agonizzanti e trafitti da sedici frecce per uno. Trascinai Duncan a terra. Rotolammo per qualche metro a lato.
Alcune frecce si erano conficcate in qualche albero, altre erano a terra.
L’alone di luce blu era sparito.
Non mi ero accorta di aver scagliato lontano l’arco tremante. L’erba intorno vibrava e lo strano oggetto sembrava sprigionare una strana energia.
Si sollevò a più di un metro d’altezza e una freccia volteggiò in aria, per poi finire in posizione con l’arco, che puntava verso di noi.
Era come se…qualcuno stesse impugnando l’oggetto.
-Via!- gridai terrorizzata, mentre io e Duncan ci levammo da lì, appena in tempo.
-Sei disposto a credere ora alla freccia sospesa?-sussurrai, con gli occhi verdi spalancati per la paura.
Il verde annuì.
-Bene allora credo che dovremmo fare qualche indagine sul nostro arco posseduto…-
 
 
Duncan percorreva il giardino disegnando una traiettoria ellittica con i piedi, mentre io sedevo più in là sull’erba. Non avevo assolutamente intenzione di toccare ancora quell’arco. Duncan l’aveva messo sopra una sedia nella veranda e da lì non si era più mosso.
-Potrebbe essere come hai detto tu: posseduto.- rifletté. Io scossi la testa, contrariata.
-No, è impossibile. Possiedo quell’arco da tantissimo tempo e non ho notato nulla di strano fino ad oggi.-
Lui non disse niente, ma continuava a camminare. Dopo un po’ mi rivolse di nuovo la parola.
-Avresti una spiegazione più logica, Alex?- domandò. Era chiaramente spaventato.
Non sapevo veramente cosa fare. Come vi sentireste realizzando che il vostro arco ha tentato di assassinarvi?
Ve lo dico io: pazzi.
-Non so…credi che dovremmo chiedere aiuto a tuo padre?-
-Patrigno.- precisò lui. –No, Josè è solo un’incompetente, pompato e arrogante. Spero proprio che tuo padre sia stato diverso da lui.-
Zio Josè era il patrigno di Duncan e il mio nuovo zio. Era il fratello di mio padre, che si era sposato con la madre di Duncan dopo che lei e il suo ex marito ebbero divorziato.
Già, mio padre…mi chiesi cosa avrebbe fatto in quel momento.
Sperai vivamente che zio Josè non centrasse con lui, altrimenti sarei sprofondata nella depressione più totale.
Ma d’altronde mio padre era morto. Ed io ero sola con Duncan, cosa che non andava affatto bene.
L’idea di dover stare con lui non mi piaceva per niente, soprattutto per la sua fama di scansafatiche. Avrei dovuto risolvere tutto da sola, me lo sentivo.
Ero troppo soprappensiero per notare la madre di Duncan che si avvicinava con aria serafica, come sempre.
-Che fate, ragazzi?- ci chiese allegra. A volte zia Margaret era terribilmente fastidiosa.
Duncan si girò. Anche lui sembrava piuttosto infastidito da quella comparsa.
-Niente.- rispondemmo in coro.
-Oh, d’accordo. Non stavate provando con l’arco?-
Io e lui ci guardammo. Avremmo dovuto dirgli la verità. Visto che Duncky se ne stava lì come uno stoccafisso, muto, presi la parola.
-Beh, sì,- balbettai. –ma abbiamo smesso, sai, con questo caldo…-
Zia Margaret annuì, strofinandosi la fronte con il polso sinistro.
-Senti zia…- mi avvicinai a lei. –tu credi nei fantasmi?-
Quella domanda la spiazzò. Esitò un secondo.
-No, tesoro, ovvio che no! Ma…- esitò di nuovo, come se fosse indecisa. Posò una mano vicino alla tasca, facendo finta di lisciarsi i jeans.
-…ma se pensi che qualcuno o qualcosa possa, ehm, essere posseduto, ti consiglio di andare qui.-
Dalla tasca fece uscire un bigliettino. Sembrava un biglietto da visita color violetto e, stampato a caratteri d’oro, c’era scritto:
 
Campo Dimidia, nullius ager.
 
E sotto scritto questo:
 
Madama Laurel, servus diva Scorpio
CN Tower

 
Sorrise nervosamente e se ne andò.
Il verde si avvicinò a me per leggere il biglietto.
-Cos’è?- domandò.
-Credo un biglietto da visita, ma è scritto in una lingua strana. Forse dovremmo andare alla CN Tower*, come dice qui.-
Premetti il dito sulla scritta dorata.
-Forse. Qui c’è scritto anche che dovremmo cercare Madama Laurel, ma non ho la più pallida idea di cosa vogliano dire “nullius ager” e “servus diva Scorpio”.-
-Neanche io.- concordai. –Meglio partire dalla CN Tower.-
 
 
 
 
*CN Tower - Wikipedia
 
 
 
Angolo Autrice
 
Ciao a tutti ^^ sì, ho cambiato nome ancora.
Ma sono sempre Lily :)
Una nuova fic su TD, come avrete capito dal titolo, parla dello Zodiaco.
Beh, non proprio, ma vedrete più avanti ;)
Lo so che ho alcune fic da finire su questo stesso fandom (Pigiama party, Il Bacio della Luna, Like a diamonds in the skye altre che non ricordo…credo), ma visto che ho cancellato molte storie (moltissime) ho pensato che una in più non guastava.
Che ne dite del prologo? Non mi convince molto ma ditemi voi.
Bene, ecco il mio OC, Alexis, protagonista della storia. E con lei fa la comparsa Duncan (XD), il suo adorato cuginetto. Lo so che sembra strano, ma li ho scelti per i capelli neri, la pelle chiara e gli occhi chiari, insomma ho pensato che potessero “assomigliarsi”.
Capirete più avanti. Comunque i prossimi capitoli saranno sicuramente più lunghi di questo, il doppio probabilmente, comunque spero vi piaccia!
Recensite :D
Lily <3 
 

P.S. segnalatemi gli errori e ditemi se i personaggi sono IC!
  
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