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Autore: taisa    12/10/2007    21 recensioni
Per Mirai Bulma è ormai giunta la fine, ha solo un ultimo desiderio…
Genere: Triste, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA SPERANZA E

LA SPERANZA E’ L’ULTIMA A MORIRE

*

“Allora? Come sta?!” chiese apprensivo l’uomo guardando il medico che socchiuse la porta alle sue spalle.

Il dottore scosse lievemente la testa con un sospiro “E’ grave purtroppo, non le resta molto” annunciò guardando il figlio della donna appena visitata, assumendo un’aria comprensiva.

L’uomo dai capelli lilla restò a fissarlo per alcuni secondi con sguardo attonito.

Deglutì sonoramente cercando di farsi coraggio “E…e non si può fare niente?” chiese con un filo di voce.

Ancora una volta il suo interlocutore sospirò condiscendente “Poco temo, ma faremo tutto il possibile per aiutarla in questi momenti” spiegò appoggiando una mano sulla spalla dell’alto “Intanto quello che può fare è portarla a casa, come desidera lei. Sua madre è una donna cocciuta sa…” cercò di scherzare l’uomo in camice bianco.

L’uomo rise “Sì lo so…lo so molto bene” confermò con un sorriso amaro.

Il medico sorrise a sua volta per fargli coraggio “Venga con me le darò tutte le istruzioni necessarie affinché abbia tutte le cure del caso” spiegò infine dando una leggerissima spinta all’uomo verso il bancone delle infermiere.

*

“Eccoci arrivati” annunciò facendo accomodare la madre nel letto di casa sua e ricoprendola delicatamente con le coperte.

L’uomo stava per allontanarsi, quando la flebile voce della madre attrasse la sua attenzione “Trunks” lo chiamò in un sussurro.

Trunks si voltò verso di lei, si avvicinò nuovamente al letto e le afferrò una mano “Dimmi, di cosa hai bisogno?” le chiede disponibile ad ascoltare ogni sua richiesta.

Bulma socchiuse gli occhi con aria triste “Sto morendo vero?” chiese diretta, mentre il figlio sgranò gli occhi.

Ci pensò alcuni secondi, infine, dopo l’ennesimo sospiro, le rispose “Ma no mamma…i medici dicono che ti riprenderai molto presto, nel giro di qualche mese sarai di nuovo in perfetta forma” rispose con la voce più gioiosa che potesse concedersi in un momento come quello.

La donna lo guardò e sorrise “Bugiardo” concluse dopo la pessima recita del figlio, il quale tornò ad assumere un’espressione pari al suo umore.

Pochi attimi di silenzio e Bulma tornò nuovamente a parlare “Sai Trunks, penso di non potermi lamentare troppo della mia vita, anche se…” disse lasciando cadere a metà la frase “Anche se?” la esortò a parlare l’uomo.

Un profondo respiro e un sorriso malinconico precedettero la frase della donna “Anche se mi sarebbe tanto piaciuto poterlo rivedere…almeno una volta” rispose enigmatica socchiudendo gli occhi.

Trunks non impiegò molto a capire “Ti riferisci a papà?”chiese per conferma, conferma che arrivò con un cenno lieve del capo.

*

Trunks stava osservando quei documenti da qualche minuto ormai.

Quei progetti sembravano infinitamente lontani dai suoi pensieri, pensieri sempre rivolti a sua madre e al desiderio che aveva espresso.

Fu dopo aver letto, per almeno la decima volta, lo stesso pezzo che decise di aver bisogno di una soluzione, un qualsiasi modo per poter accontentare la sua amata madre.

Roteò la sedia girevole in un gesto di stizza osservando l’intero laboratorio, ormai rimesso a nuovo.

I suoi occhi vagarono per alcuni istanti, fino a bloccarsi su un piccolo mobile.

Restò a fissarlo per diversi secondi prima di decidersi ad alzarsi.

Con lentezza si avvicinò al mobilio che aveva attirato la sua attenzione, osservando quella capsula che, al suo interno, era tenuta con la massima cura.

Sul cuscinetto che la teneva in bella mostra era ricamata la parola hope, ed era proprio la parola della quale aveva bisogno.

Trunks afferrò tra le dita la capsula, la osservò per alcuni secondi, infine decise…era quella la speranza che stava cercando.

*

“Trunks, vieni a darmi una mano” urlò la donna digitando sul suo portatile.

Il ragazzo apparve da dietro la porta del laboratorio, osservò per un secondo l’imponente mezzo che occupava il giardino.

Guardò poi la madre alzando l’indice di una mano “Solo un secondo mamma, prendo una cosa e arrivo” spiegò spartendo nuovamente dietro la porta.

Bulma smise di tamburellare sulla tastiera, fece un passo verso la porta appoggiandosi le mani ai fianchi “Smetti di giocare Trunks! Dovresti aiutarmi a fare questo collaudo anziché perdere tempo!” lo rimproverò severa attendendo per alcuni secondi una risposta.

Risposta che si fece attendere, spazientendo ulteriormente la donna “Quanto tempo hai intenzione di farmi aspettare, si può sapere?!” brontolò ancora accigliando maggiormente lo sguardo.

“Ciao” la salutò una voce alle sue spalle costringendola a voltarsi.

Lentamente la figura del nuovo venuto si delineo, Bulma sgranò gli occhi “Trunks” sussurrò con un filo di voce.

“Ho capito ho capito! Sto arrivan…” si lamentò il figlio uscendo dal laboratorio e bloccandosi appena vide la figura che era apparsa in giardino.

*

Trunks osservò la tazza di caffè che sua madre gli porse sotto il naso, mentre, a sua volta, si accomodò davanti a lui.

Poco più in là, un sospettoso, e più giovane Trunks, osservava la scena a braccia conserte.

“Allora…cosa ti porta da questa parti? Nulla di grave spero” chiese la donna sorseggiando la sua bevanda.

L’espressione di Trunks si fece triste e malinconica “Si tratta di mia madre” cominciò attirando gli sguardi delle due presone presenti nella stanza “Purtroppo…ci sta lasciando” spiegò rammaricato con un nodo in gola.

Il silenzio cadde nella stanza.

Fu Bulma ad interromperlo “Scusa se mi permetto, ma non dovresti lasciarla sola” cercò di dire nel modo più delicato che conosceva.

Trunks alzò lo sguardo, sorrise, sebbene fosse un sorriso malinconico, “Non è sola…c’è mia moglie con lei” la informò cercando di sembrare, parzialmente, sereno.

“Moglie?!” esclamò la donna stupefatta “Sei sposato Trunks?” esultò pensando almeno ad una buona notizia.

L’uomo annuì, e lei tornò a rivolgersi alla versione più giovane del figlio “Tu quando ti deciderai a trovarti una fidanzata invece?” chiese furbesca adagiandosi le mani ai fianchi.

Trunks s’irrigidì “M…mamma!!” balbettò visibilmente imbarazzato.

L’altro Trunks rise “Ahah…ha fatto così anche con me fino a quando mi sono sposato” disse sorseggiando il suo caffè.

Il giovane sbuffò “Lo fa già anche con me” confermò guardando altrove.

“Che c’è di male scusa?” rispose offesa la donna incrociando le braccia.

Mirai Trunks tossì leggermente per tornare ai discorsi seri “Ad ogni modo…” cominciò facendosi coraggio “Ha espresso un ultimo desiderio, prima di andarsene vorrebbe tanto…rivederlo” spiegò tornando ad abbassare il capo.

“Ah” fu l’unica cosa che disse la madre, mentre la sua giovane copia assunse un’espressione interrogativa.

Un attimo in cui regnò il silenzio, e Bulma tornò a parlare “Hai intenzione di chiedergli di venire con te nel futuro?” chiese solamente avendo perfettamente compreso la situazione.

Trunks scosse la testa “Purtroppo non è possibile. Non abbiamo più avuto bisogno della macchina del tempo, di conseguenza non abbiamo pensata a migliorarla, quindi…” fece un sospiro “E’ accessibile per una sola persona” concluse socchiudendo gli occhi.

Bulma contrasse il viso in una smorfia “Allora cosa intendi fare?” chiese infine aggrottando le sopracciglia.

Trunks alzò lo sguardo deciso.

*

Un colpo di tosse la costrinse a riaprire bruscamente gli occhi.

Pochi secondi dopo si accorse delle chiacchiere nella stanza accanto.

La voce di suo figlio fu la prima che riconobbe, l’altra era quella di sua nuora.

Restò in ascolto per alcuni istanti cercando di comprendere le parole, ma non ebbe abbastanza tempo per intuirne il discorso.

Trunks aprì la porta sbirciando al suo interno per constatare le condizioni della persona nella stanza.

Appena si accorse che la madre era sveglia entrò, richiudendosi la porta alle spalle.

“Ciao mamma” la salutò poi con un mezzo sorriso.

Bulma tossì ancora guardandolo da capo a piedi “Dove sei stato?” gli chiese avendo notato la sua assenza.

L’uomo sorrise, questa volta con aria soddisfatta, e si avvicinò a lei “Ho una sorpresa per te” annunciò aiutandola a sedersi.

Le sprimacciò il cuscino, adagiandola allo schienale del letto, affinché potesse star comoda.

Con fare misterioso si avvicinò alla televisione maneggiandola per alcuni secondi, assieme al sistema video più sofisticato e all’avanguardia.

Una volta sicuro di aver fatto tutto afferrò il telecomando ed andò a sedersi sul letto matrimoniale accanto alla madre, nel lato ormai vuoto da anni.

“Sei pronta?” le chiese ancora misterioso guardandola, mentre puntò il telecomando in direzione del piccolo schermo.

Bulma lo guardò frastornata, ed infine annuì, a quel segnale Trunks premette il tasto play ed attese.

Sullo schermo apparve l’immagine di una poltrona, mentre la telecamera, fissa, veniva ancora leggermente mossa per avere una perfetta inquadratura.

“Siamo pronti” annunciò la voce di suo figlio, poi silenzio.

“Che stai aspettando? Vai!” ordinò una voce fuoricampo, quella voce Bulma la riconobbe al volo, era la sua.

Alcuni brusii di fondo e nuovamente la voce di Bulma si fece sentire “Hai promesso che lo avresti fatto! Ora non fare storie!” si lamentò contro un interlocutore misterioso.

“Io non ho promesso un bel niente!” protestò ora la voce di un uomo, Bulma sgranò gli occhi appena la riconobbe.

Altri rumori, altri brusii, ed infine, spinto dalle mani di una donna, Vegeta fece la sua comparsa nell’inquadratura, facendo sussultare la spettatrice.

“Tru…Trunks…ma questo è…” mormorò al figlio che le prese una mano.

Il ragazzo le regalò un sorriso “Guarda” ordinò in tono gentile.

“Che diamine dovrei fare?” si lamentò l’uomo al centro dello schermo, uno sbuffo e la voce di Bulma tornò a farsi sentire da un angolo misterioso della stanza “Parla, dì qualcosa…” lo esortò con tono esasperato.

Vegeta guardò un secondo in camera, poi si rivolse all’esterno dell’inquadratura, evidentemente alla moglie “Bè, voleva vedermi, no? Mi ha visto! Non ho nient’altro da dire…io me ne vado” annunciò uscendo, dal lato opposto dalla quale era entrato dell’inquadratura.

Bulma non poté fare a meno di pensare, che quell’uomo non sarebbe mai cambiato, in un modo o nell’altro.

“Vegeta! Non fare l’idiota torna qui!” gli urlò Bulma entrando a sua volta nel campo della telecamera e puntando nervosamente un piede.

“Ho detto di NO!” protestò lui ormai distante dalla visuale della macchina da presa.

Bulma assunse un aria furbesca, gli diede le spalle con un gesto di stizza incrociando le braccia “Molto bene! Vorrà dire che parlerò IO!” annunciò sbirciandosi alle spalle, mentre un piccolo sorriso si delineò sul suo volto.

Dalla sua espressione era chiaro che lui fosse ancora lì da qualche parte.

Bulma si schiarì la voce con un leggero colpo di tosse girando in camera, fece un cenno di saluto con la mano e cominciò a parlare “Ciao Bulma! Innanzi tutto volevo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per noi” disse con un sorriso sinceramente grato, “Poi…” cominciò guardando dal lato dove Vegeta era sparito, “…sappi che con lui non ti sei persa nulla…è un vero disastro, e la notte russa in maniera spaventosa!” disse appoggiandosi una mano accanto alla bocca, più per non mostrare al diretto interessato un sorriso estremamente divertito.

Bulma rise.

“Cosa!?!” esclamò la voce del Saiyan fuori campo, ma la donna non sembrò voler cedere.

Annuì “Sì, ti assicuro che è un vero. L’altra notte ho dovuto prenderlo a calci per farlo smettere” continuò il suo racconto, e questo fece cadere il topo in trappola.

Vegeta riapparve nervoso nell’inquadratura agitando un pugno “Che cavolo stai dicendo?! Io NON russo!!” brontolò ringhiando.

Dopo pochi secondi anche lui assunse un’aria di sufficienza, incrociò le braccia con un immancabile ghigno “Al massimo sono io che dovrei prenderti a calci visto che occupi sempre tre quarti del letto” disse rispondendo con la stessa moneta.

“Che cosa?!? Come osi scimmione che non sei altro!!” si lamentò lei avendo constatato che la sua arma le si era ritorta contro.

Vegeta assunse un aria vittoriosa “Se dovessi elencare i modi scomposti nella quale dormi tu saremmo qui fino a domani” rincarò la dose notando l’espressione adirata che lei aveva assunto.

Anche questo suscitò le risate della donna, che vi riconobbe quasi una scena dal passato, dal suo passato.

“Scusate, posso intervenire io?” chiese una voce fuoricampo attirando l’attenzione di entrambi gli attori.

“Certo tesoro, vieni pure” la esortò la donna facendo cenno di sedersi sulla poltrona.

Una bimba, di poco più di dieci anni, dagli occhi e capelli azzurri, entrò nell’inquadratura accomodandosi dove le era stato indicato.

Bulma spalancò la bocca incredula, si voltò verso il figlio che, intuendo i suoi pensieri, le fece cenno di continuare a guardare, presto i suoi dubbi sarebbero stati chiariti.

La piccola si schiarì la voce e guardò in camera “Salve signora mamma del mio altro fratellone Trunks” esordì interrotta subito dopo dalla donna.

Bulma si chinò accanto alla poltrona afferrando una spalla della bambina avvicinandola a sé.

Si adagiò una mano accanto alla bocca sussurrandole qualcosa, la bimba fece altrettanto con lei qualche secondo dopo.

Appena la piccola conversazione si concluse Bulma annuì alzandosi, ed osservando il marito in piedi con la sua classica posa a braccia conserte e broncio in volto, gli sorrise.

La bimba tornò a guardare in camera, un altro colpo di tosse per schiarirsi la voce “Signora mamma, io sono Bra” si presentò facendo oscillare i piedi sulla sedia troppo grande per lei.

Una piccola lacrima si fermò sul bordo del suo occhi, una bambina…una bambina…aveva sempre desiderato avere una bambina!

“Volevo dirti una cosa” continuò la piccola Bra additando il padre alle sue spalle “Papà russa! A volte lo sento fino in camera mia” annunciò seria contribuendo a contorcere il viso del genitore in una smorfia “Cos…Bra!!” si lamentò questi tornando a guardare la donna.

Additò la figlia “Sei stata tu a dirle di farlo, vero?!” brontolò ringhiando.

Bulma incrociò vittoriosa le braccia “Non so di che parli” affermò lei “Era quello che voleva dire, e l’ha detto” concluse evidentemente soddisfatta.

Vegeta la guardò torvo con un piccolo ringhio, “Cos’è la verità fa male eh?!” insistette lei ormai dimenticatasi completamente del motivo che aveva visto nascere quell’assurda conversazione.

“Almeno io non parlo nel sonno” rispose infine lui ritornando al suo ghigno.

Bulma inarco un sopracciglio “Cosa vorresti insinuare?” chiese evidentemente seccata.

Lo sguardo di Vegeta cominciò a farsi divertito “Io non insinuo…io te lo dico chiaro e tondo. Non te ne stai zitta nemmeno quando dormi!” cercò di difendersi incrociando nuovamente le braccia.

“Sei il solito zotico!” lo accusò subito lei additandolo.

Bra osservò i genitori immersi in una delle loro solite liti inutili ed alzò le spalle, tornò a guardare in camera e si alzò dalla poltrona.

Appena fu abbastanza vicino all’obbiettivo si adagiò una mano alla bocca sussurrando all’immaginario spettatore “Signora mamma non preoccupati…mamma e papà fanno sempre così, però si vogliono taaaaanto bene, lo dice anche Trunks” affermò cercando di tranquillizzarla.

Una mano si materializzò sulla bocca della piccola prima che potesse aggiungere altro, Trunks trascinò via la sorella facendo qualche passo indietro “Adesso basta piccola, cerca di non esagerare eh” cercò disperatamente di giustificarsi e di salvare la pelle.

Rabbrividì visibilmente quando incrociò lo sguardo assassino del padre.

Il giovane Trunks si rivolse alla videocamera, o più precisamente al cameraman “Trunks, credo sia meglio tagliare qui” disse deglutendo e cominciando a far fatica a trattenere la sorellina che aveva iniziato ad agitarsi per liberarsi della sua presa.

Una risata giunse dal fondo “Ahah, sì forse è meglio” confermò la voce del Trunks venuto dal futuro mentre l’immagine si annerì.

Trunks si rivolse alla madre col sorriso sulle labbra “Allora? Che ne pensi?” chiese sperando che il video fosse di suo gradimento.

Silenzio.

“Mamma?” la richiamò preoccupato.

La donna aveva nel frattempo chiuso gli occhi, chiusi per non riaprirli mai più.

Sulle sue labbra, però, un sorriso.

*

FINE

*

*

  
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