Un tonfo e piccoli pezzi d’intonaco che cadono sul pavimento di nera pietra.
Un pugno per provare la sua forza, la sua tenacia e soprattutto la sua adeguatezza al ruolo assegnatole.
Una donna, era una donna e questo certo non lo aveva dimenticato ma ciò non le impediva di essere anche una combattente, una guerriera.
Non le importava dello smalto alle unghie o del trucco, non le importava piacere agli uomini, non le importava avere degli amici, non le importava proprio di niente e nessuno.
Un tonfo e piccoli pezzi d’intonaco che cadono sul pavimento di nera pietra.
Un calcio per sfogare la sua rabbia, il suo rancore e soprattutto il suo odio verso tutti quelli che la ritenevano buona solo per piegare le uniformi e non certo per indossarne una.
Una donna, una donna nel palazzo dove venivano addestrati i guerrieri del Regno delle Tenebre, una donna tra centinaia di uomini spietati e pronti a tutto pur di raggiungere il loro scopo.
Lo scopo già, perché tutti nella vita hanno uno scopo, un obiettivo da raggiungere, una meta prefissa, qualcosa per cui non arrendersi alle prime difficoltà ma cercare dentro di sé la forza per andare avanti.
Un tonfo e piccole gocce di sangue che cadono sul pavimento di nera pietra.
Sangue che cola dal suo viso candido. Tracci una scia dal suo sopracciglio ferito fino alle sue labbra. Le tinge di rosso e per un attimo il suo avversario rivede in lei l’ombra della donna che sarebbe stata se non si fosse trovata lì a combattere per la propria vita e per il suo stesso scopo, lo stesso scopo che infiammava i cuori di tutti gli uomini che si trovavano là dentro.
Lei sente il sangue sulle labbra, ne assapora il gusto metallico e amaro e con vezzo femminile fa scorrere la lingua a spalmare le gocce vermiglie.
Sputa.
Sputa per terra e il pavimento di nera pietra beve avidamente.
Lei lo guarda e sorride. Le sue labbra si incrinano verso l’alto scoprendo i denti bianchi in un sorriso decisamente non rassicurante.
Un colpo e le ossa si spezzano.
Un colpo e il capo dell’uomo, fino a poco tempo prima spavaldo, ricadde inerme sulle spalle prima che anche le ginocchia, rendendosi conto che nessuna forza vitale comandava loro di reggersi in piedi, si piegassero abbandonando il corpo senza vita sul pavimento di nera pietra.
Lei si voltò e sotto lo sguardo di tutti tornò nella sua stanza.
Nevius e Jadeite osservarono ammirati quella che presto sarebbe diventata loro compagna.