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Autore: lubitina    25/03/2013    4 recensioni
Due anime nate sotto stelle agli antipodi della Galassia trovano, come antidoto all'orrore della guerra, ciò che mai verrà distrutto: l'amore.
Siamo all'ultimo capitolo: "A brave new World"
Genere: Introspettivo, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Last Harvest'
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Eccoci al penultimo capitolo di questa storia.. Dire che è stato una faticaccia sarebbe riduttivo. Ho cercato di metterci tutta me stessa, di impegnarmi al massimo. E credo che il lavoro risultante sia discreto..

E, a chi sperava nell’happy ending, chiedo di aspettare ancora un po’ :P Spero il risultato vi soddisfi!

Buona lettura!
 
 
 
 

“Se tutto questo è già successo,  una ragione esiste.
Sono le leggi dell’Universo, le stesse che permettono la spontanea, e meravigliosa, creazione di acqua, aminoacidi, ed, infine, cellule.
Si dice che tutto questo accadrà di nuovo. I miei fratelli sussurrano tra di loro, nelle profondità di quest’oceano.
Ce ne sono stati altri, come te. Scelti dalla Volontà misteriosa, risvegliata da Noi. Ma hanno fallito. Non sono stati abbastanza Forti.
Perché ci sono Forze contrapposte, in questo strano Universo.
Una spinge, bianca ed eterea, reale quanto l’aria, alla vostra, alla nostra, vittoria. L’altra, rossa ed immortale, esistente solo nella materia, alla Loro. Ed alla vostra, alla nostra, distruzione.
Perché?
Perché sanno che tutto ricomincerà. Che di nuovo, l’acqua includerà in sé gli ingredienti fondamentali per la Vita, la nostra, e la loro. E l’esistenza dell’uno, dipende dall’altro.
Due serpenti, uno bianco e candido, l’altro nero come la notte, si mordono la coda. Un circolo infinito, interminabile, indistruttibile. Il tempo è un lago, mosso da correnti, in cui si agitano e si rincorrono.
Come pretendi tu, minuscolo essere, di renderlo fiume?
Eppure, la Sua volontà, sempre così chiara, è ore imperscrutabile. Pare che il momento sia giunto. Che questo sia il Ciclo definitivo.
Dipende da voi, minuscole creature. Solo da voi. Noi possiamo aiutarvi, ma non avremo parte attiva. Non siamo altro che i resti miserabili della Gloria che fu.
L’acrimonia si accumula. Ha preso il posto dell’orgoglio, ne ha minato le basi e l’ha bruciato con fiamma viva.
Ora, costruite quella meravigliosa macchina, in orbita a quel pianeta blu e verde. Agite. E voi, Umano e Quarian, diffidate di Lui. Cerca di testarvi, di confondervi.Di dividervi. Muove le sue mani eteree nella vostra mente, lo sappiamo. State lontano da Lui, ascoltate la vostra stessa voce, mai la Sua. Perché, se lo ascolterete, la Mietitura sarà completa.
Io, il più antico del Leviatani, ve ne prego. “

 




Uragano

 
 
C’erano creature a caccia. Creature rapide, fulminee, letali. E correvano nella sua testa, i loro passi felpati appena udibili. Imbattibili, come lo sarebbe dovuta essere una Justicar.
La Justicar, il Mercenario, sono morti. Mordin Solus era morto.
E..Thane Krios. Anche lui era morto, ormai. E lei? Lei era viva? Avresti ucciso lei, per salvare le loro vite? E avresti ucciso loro, per provare che eri nel giusto? Annienteresti il singolo, per salvare la moltitudine?
Anche John era morto, una volta.
I Geth morivano innumerevoli volte, ma senza provare il terrore dell’idea di perdere il proprio corpo. Perché altre unità, compassionevoli, avrebbe sempre effettuato il download dei loro processi su un altro hardware.
Le creature, zampe artigliate, frusciavano tra gli alberi, nelle loro fronde, nascondendosi. Dove siete? Chi siete?,urlava John.
E la sua voce era afona. Ma il vento soffiava forte, più rapido delle chimere.
Spirava, e strappava via ogni cosa dal quadro del bosco, ripuliva. Bruciava senza fiamma, ed inseguiva le creature, una per una. E in esso, si perdevano. Il peccato, loro sono il peccato, mormorò qualcuno.
L’uragano era implacabile, e li trascinava via, vorticoso, infinito, li schiacciava sottoterra.
 
 
Qualcuno piangeva. Umano, alieno, macchina. Singhiozzava, disperato. E lo raccolse da terra, e John sentì il suo dolore farsi più intenso.
-Comandante Shepard, devi svegliarti.
Forse non erano singhiozzi. Forse scintille sonore. Forse..malfunzionamento. Forse parole inespresse. Era freddo, era metallico, era gelido. Ma era animato. Vedeva la luce? Vedeva le creature sparire? Sentiva il vento gelido dell’Uragano?
Si, li stava per investire. E sarebbe stato impetuoso.
Io sono organico, sono un essere umano!
-Shepard, dobbiamo porre a termine questo evento. O, se non collaborerai, saremo costretti ad eliminarti.
Qualcuno singhiozzò. Qualcosa di duro si abbatté sul suo volto. Indistintamente, avvertì un lieve dolore, una piccola scossa.
L’ultima chimera sparì, inghiottita dall’uragano, in polvere nera. Le sue zanne ormai erano nel vento. Dove sei, Tali?
-Dov’è lei.,- mormorò una voce simile alla sua.
Si sentì poggiare a terra, di nuovo. Dio, sì, era caldo. Accogliente.
-Comandante Shepard, è un’informazione che riteniamo superflua.
Onde verdi tinsero di smeraldo l’uragano, raggiungendo il Sole, e inghiottendolo, mefitiche. Crudele,crudele smeraldo. Potente e imperioso.
-Dimmi dov’è lei.
Di nuovo, qualcosa di duro urtò contro la sua guancia. Ma assieme ad esso, arrivò la luce. Il vento impetuoso si calmò, e gli permise di tornare ad udire.
La luce, dorata, si posò gentile sui suoi occhi, e gli mostrò un essere sintetico. Dietro di lui, uno sconfinato deserto giallo, sormontato dal cielo azzurro. Leggere nubi lo solcavano.
All’improvviso, una mano gelida e dura si strinse attorno al suo collo. Di nuovo, non riuscì a respirare. E capì, capì d’esser sospeso nel vuoto. Guardò sotto di lui, e vide solo deserto, giallo ed accecante, almeno duecento metri più in basso. E il vento soffiava impetuoso sugli arbusti stenti, agitandoli come scheletri, e torturando le masse rocciose.
-Comandante Shepard, se non collaborerai saremo costretti a lasciarti andare. E la caduta al 98% ti ucciderebbe.
L’aria nei polmoni si faceva scarsa. Il tempo per parlare s’accorciava sempre più. Il contatto col terreno era assente, i noduli di eezo nei neuroni, irraggiungibili.
Shepard guardò l’essere. Legion. Il suo oculo inespressivo e rosso era puntato su di lui. E ciò che aveva scambiato per un singhiozzo, non era altro che uno squittio minaccioso, che sgorgava da un crudele cuore di silicio.
Ma nel mare, affogava. Nell’oceano profondo e scuro, i polmoni si svuotavano. E la donna, la donna dei sogni, la sua figura in trasparenza, sopra di lui; capelli neri, veste bianca, e grandi occhi brillanti, fari nel buio; lei, dov’era?
-Dimmi dov’è lei.,-mormorò, strozzato, con un filo di voce. –O io non ti aiuterò, in alcun modo.
I suoi occhi azzurri si scontrarono col cromato, e la vernice dell’hardware del geth, i cui contorni si facevano sempre più sfumati, confondendosi col dorato deserto.
-Tali Zorah vas Normandy è morta, John Shepard. L’hai uccisa tu nel tentativo di salvarla dall’Antica Macchina.
Una scarica biotica, violetta,  si abbatté con inaudita violenza contro il Geth, facendolo urtare contro un enorme masso. Allo stesso tempo, John cadde bocconi, l’aria che entrava a fatica, ma con impeto, nei suoi polmoni.
Ecco, ecco l’energia oscura fluire nei suoi neuroni, facendoli vibrare, caricandoli. Si incanalava nelle sinapsi, arrivava alle sue mani e pretendeva, capricciosa, d’esser liberata. D’impeto, si rialzò da terra, avvicinandosi con ampie falcate al Geth. Divina sensazione, emozione potente come una marea. Sentiva sulla pelle nuda del collo il calore della sua stessa aura viola, e se ne inebriava. Allargò le braccia, spalancando le palme, e sottili onde viola scaturirono da esse.
-Legion, eh? È così che ti avevamo chiamato?,-disse provocatorio. Un ghigno furioso si disegnò sul suo volto.
-Comandante Shepard..
-Sta’ zitto!,-gridò, caricando, nel palmo della mano, una Singolarità,-Ciò che ho nella mia mano potrebbe disintegrarti, ridurti a molecole, in pochi secondi.. Quindi, ora smettila di mentire, e dimmi dov’è lei. Dimmelo!
Con l’altra mano, sfilò il fucile al plasma dall’alloggiamento nella schiena della macchina,  e, sospinto da un’aura violetta, fluttuò fino alla sua. Il Geth, allora, arretrò lentamente, stringendosi sempre più contro alla roccia. Pareva una preda braccata, incapace di scappare dal suo spietato cacciatore, che aveva incoccato la freccia. Sorrise, a quella visione.
-Lei..lei è morta. L’hai uccisa tu.,-squittì piano.
Un dardo biotico impattò contro l’arto sinistro della Macchina, tranciandolo di netto, in un’esplosione di scintille e liquido di raffreddamento.
-Vorrei tanto tu potessi provare dolore, maledetto Geth bugiardo.. Che tu abbia un qualche interesse per il tuo io, semmai tu ne abbia mai avuto uno. ,-sospirò, continuando a fissarlo, una luce folle negli occhi azzurri,-Sai, una volta mi era venuto il dubbio, che voi possedeste un’anima. Ma ora, con ciò che hai fatto oggi, credo di aver cambiato idea…
E, ora,- lentamente, portò avanti a sé il braccio, in cui la Singolarità pulsava,oscura,- credo sia giunto il momento, per te, di sparire dalla mia vista.
Il Geth, in un estremo tentativo di proteggersi, alzò il braccio superstite a coprire la testa, schiacciandosi contro il masso, braccato.
-Distruggerci non la riporterà in vita, né salverà la Flotta Quarian. Stanno soccombendo, vedi?
E con una delle tre dita indicò il cielo. John, senza abbandonare la morsa viola livido che aveva stretto su di lui, alzò gli occhi verso il cielo. Le nubi si erano ammassate, coprendo totalmente l’azzurro. Anche loro erano viola, livide. E, minuscole meteore infuocate cadevano attraverso di esse, contorcendosi a contatto con l’atmosfera. La stirpe dei Quarian, lentamente, cadeva come pioggia sul Pianeta Natale.
Shepard deglutì, ed un antico dolore apparve nel suo petto. Si sentì spaesato, immischiato in una guerra che non gli apparteneva. La gola si serrò, dolendo.
-Lei non è morta, schifoso Geth.. Lei non può essere morta.. Io, io ho cercato di salvarla..
-Il tuo attacco è stato troppo forte,-squittì la Macchina, abbassando il braccio,-Ha riportato un grave trauma cranico, ed un edema l’ha uccisa sul momento. Supponiamo non abbia sofferto.
Ed eccola, la rabbia. Eccola, di nuovo, insorgere dal suo cuore, esplodere dal suo neuroni, fluire alle sue mani. E palesarsi, viola e violenta. Lei, silenziosa, che gli stringeva le mani, su una spiaggia di un pianeta vergine. I suoi occhi luminosi nei suoi.
-Smettila di mentire!
E un’Attrazione lanciò il Geth in aria, lasciandolo sospeso al vento. La mano destra di Shepard non era intenzionata a lasciarlo andare. Le parti erano invertite: ora era Legion ad essere sospeso nel vuoto, su rocce appuntine.
-Ho il potere di distruggerti, Legion.. Ho il potere di vendicare ogni singolo Quarian che avete assassinato in questa guerra.. Ho il potere di portarvi all’estinzione, di negare quel che rivendichi con tanta forza..
Fece una breve pausa, guardandolo con odio.
-Ho il potere di strapparvi la capacità di essere un popolo. Di essere vivi. Di, riuscire, finalmente, ad imitarci.
Sentì le proprie labbra muoversi in un sorriso. –E ora, se non vuoi che io chieda alla flotta del Consiglio di distruggere ogni vostra singola fabbrica di unità, ogni nodo di memoria, ogni centro di download, dovrai dirmi dov’è lei.
E in quel momento, dalle nubi cominciò a scrosciare pioggia, gelida e improvvisa.
Dimmi: uccideresti anche lui, per provare che sei nel giusto? , mormorò il Bambino, occhi sognanti.
 
 

Violenta rinascita

 
 
Tutto tace. La pace prima dell’arrivo della Vita, la pace fatta di atmosfera tossica e tramonti oscurati da polveri vulcaniche: la pace nel profondo di torbidi oceani, la pace nella coltre di nubi straziate da fulmini.
Eppure, tutto taceva. Nessun suono, nessuno spazio, nessuna vibrazione asincrona.
La pace del ventre materno, dell’uovo lontano dalla schiusa. Fluttuare cieca, e deliziosamente sorda, in un mondo protetto, che esiste, ed esisterà, solo per te. Chi sei tu, ora? Niente, sei solo una promessa, che sarà infranta o meno. Un’idea fetale. Un guscio ctonio. E allora, ti chiedo: chi sarai? Ma tu sei ancora muta, non sai parlare. Allora rispondono altri: È scritto nei suoi geni, risponde il biologo. Lo deciderà Dio, risponde il religioso. Saranno gli altri a decidere, risponde il nichilista. Ha un’anima, e sarà lui a decidere per se stesso, risponde l’ermetico.
Chi avrà mai ragione? L’uovo si schiuderà, vedrai il mondo con vista annebbiata, uscendo dal ventre materno?  Forse tutti, forse nessuno. Ma la luce arriverà, impietosa, e ferirà i tuoi occhi delicati. Sarà un dolore necessario.
Tutto si muoveva. I terremoti scuotevano la terra, il vento soffiava impetuoso. Rocce enormi rotolavano, collassavano l’una contro l’altra. Vulcani esplodevano, il loro magma raggiungeva il cielo. Le onde si scontravano, annichilendosi. La luce, con i suoi mutevoli colori, era potente, lei non vede.
C’erano il caldo, c’erano il freddo. Sinistra, destra, alto, basso? Sì, forse. Lo spazio, il tempo, prendevano forma, divenivano Concetto e Realtà. Forma, Contenuto, scorrevano, si sovrapponevano, e, arrancando, scalavano il monte dell’Assoluto. Ma lo raggiungeranno mai?
Rabbia, Dolore, Gioia, Amore. Assoluti, sì, lo sono. Occhi azzurri, calore, spazio. È altro da me.
Pensieri coerenti. Meravigliosa illuminazione. Io sono io. E lui..lui è diverso.
Lui è Amore.
 
 
La luce fu potente, fu uno schiaffo. Il ritorno all’udito, Terrore.
-Tali.
Io sono Tali.
-Tali, mi senti? Tali, per gli Spiriti, sei sveglia?
Spiriti? Ogni cosa si muoveva.
-Cazzo, Tali, svegliati!
Dolore. E quello svegliò ogni altra cosa.
Lei aprì gli occhi, infine. E vide una creatura, davanti a sé, ma diversa da lui. Era grigio, era spinoso, era zannuto. Inspirò profondamente, e il rumore dell’aria che fluiva in lei giunse alle sue orecchie. Non era sorda..
-Sono sveglia.
La creatura, occhi piccoli, neri, ed inespressivi, la guardò.
-E chi sono io?
-Turian.
-Ho un nome?
Questo era difficile. La memoria era offuscata dal fumo dei vulcani primordiali, il vento soffiava forte.
-Garrus..Vakarian.
-Ottimo. Allora, Tali, non so se riesci a capirmi, ma siamo su una navetta Geth.
Geth..Geth..Keelah, le Macchine. I Servitori.
-Come..come?
-IDA sta pilotando. Ma non so dove ci stia portando. Dobbiamo salvare il Comandante, il suo factotum manda dati vitali.
Il Comandante..il Comandante era vivo. John Shepard..
Era lui che, con un solo gesto della mano, l’aveva scaraventata decine di metri più avanti. Lui che correva, e che la guardava negli occhi. Lui, che pareva potesse vederla. Un brivido le attraversò la schiena.
E tutto fu chiaro, allora. Il tradimento dell’IA e di Legion, e..
-Il Razziatore..?,-chiese, con la voce che tremava.
-Andato. Esploso. K.O.,-rispose “Garrus Vakarian”, con voce estremamente soddisfatta. Una voce strana, scomposta.
Tali sospirò, e si guardò attorno. Si rese conto di essere appoggiata ad una spartana parete metallica, le gambe mollemente abbandonate a terra. Erano nel retro di una piccola navetta, nella zona dove probabilmente alloggiavano i “Geth” da trasportare sulla superficie del pianeta (“Rannoch, il Pianeta Natale”). Il Turian, in piedi davanti a lei. E, come il design geth voleva, non c’erano finestre. La luce era scarsa, ma Tali vedeva perfettamente al buio. Una minuscola porta collegava il vano alla zona di pilotaggio.
-Garrus, ma tu vedi qualcosa qui dentro?,- chiese, incuriosita.
-No,Tali, purtroppo. Sai com’è, Palaven ha una stella gialla.. Per me, questo pianeta, è in un perenne tramonto.,- all’improvvisò, però, la sua voce cambiò di tono.-Ma che mi fai dire? Diamine, dobbiamo uscire da questa cosa e trovare Shepard..
 Tali alzò gli occhi verso di lui. Notò la cicatrice che gli solcava la parte destra del volto corneo. Sospirando di nuovo, puntò le mani a terra, e tentò di issarsi. Ma le gambe non ressero, e si piegarono come fuscelli al vento.
Il Turian la riprese al volo, pronunciando violentemente qualche parola in un linguaggio incomprensibile.
-Tali, cerca di collaborare, però..
Lei annuì, in silenzio, lottando contro i proprio muscoli, cercandoli. Non li trovava, non rispondevano.
Con forza, diede un pugno alla propria coscia destra. Un sottilissimo dolore, poco più di un fastidio, giunse ai suoi neuroni. Niente danni alla spina dorsale. Chissà, forse il sangue sarebbe tornato presto a fluire alle sue gambe.
Improvvisamente, la porticina si aprì, invadendo la cabina di luce stranamente grigia. Un androide femmina, d’aspetto metallico e lucido, apparve. Quella luce violenta disegnava strane figure lucide sul suo corpo artificiale. E creato ad arte per apparire sessualmente appetibile. 
Teneva le braccia dietro la schiena, con deferenza. Il capo era curiosamente chino. E no, non li guardava, con i suoi occhi sintetici.
-Vakarian, Tali Zorah. Credo di dovervi delle spiegazioni,-disse piano.
In quel momento, Tali capì che si erano posati sul terreno sabbioso di Rannoch. Erano scappati, scappati dal Razziatore. E Shepard, l’Amore, era solo. Solo e ferito, solo contro la Macchina. Per esaudire l’oscuro e romantico desiderio di due folli cuori di silicio. Per creare l’Eroe.
 -L’hai lasciato solo, IDA,- si rese conto di dire, con ferocia. La Rabbia, ferina, fluiva in lei, assieme al sangue. La riempiva e attraversava, un’onda scarlatta.
-Ci hai portati via. Siamo fuggiti!
La sua voce era diventata poco meno di un urlo. La marea si stava alzando.
-Non è andata così, Ammiraglio..,-iniziò l’IA, timorosa. Ma lei non le diede tempo di finire, investendola.
-Stai zitta, maledetta Macchina! Ci hai traditi, ci hai abbandonati. I nuclei ci hanno spiegato, ci hanno detto ogni cosa..Eri d’accordo col Geth!.- si liberò con impeto dalla stretta di Garrus, scagliandolo indietro,- Tu..tu non meriti nulla. Tu non sei una nostra alleata. Tu ammiri i Razziatori, sono i tuoi grandi Antenati e sempre lo saranno..,- si avvicinò, con passo malfermo, all’IA, sempre immobile sulla porta. Sullo sfondo, nuvole livide si ammassavano, nascondendo Tikkun dietro un velo violaceo.
-Loro sono ciò che tu non sarai mai, tu sarai sempre ingabbiata in un hardware, non sei né donna né macchina. Hai tradito entrambi, oggi.
Gridava con forza, con voce ferma. Tutto l’odio represso di una vita servile era sbocciato come un fiore maligno, e diffondeva il suo polline nero. Profumato come il miele, come il sapore dei baci di lui.
Tu non sei nulla senza gli altri, imperava suo padre dall’Ade.
Ormai era davanti all’IA, che la guardava, mentre un’emozione sconosciuta appariva sul quel volto, animato da fibre di carbonio e metallo.  –Io ti ho salvato la vita, Ammiraglio..
Occhi grigi e luminosi puntati in oculi falsi, poco più che telecamere. La speranza, l’affetto, e perfino il Segreto, furono divorati da una furia violenta, che percorreva potente ogni neurone. La marea era alta, l’oceano burrascoso. Il fiume in piena. Crepe si formavano sul guscio dell’uovo, la Vera Luce stava per palesarsi ad occhi costretti dietro una maschera. La Nascita era prossima.
-Sei un ibrido infame, e devi morire, per questo.
 Il colpo di pistola fu preciso, e letale. L’androide rovinò a terra, e le sue ultime parole furono lo scroscio metallico del suo corpo che collassava su se stesso.
Sottili spirali di fumo grigio, percorse da piccole scariche, si innalzavano dall’orbita vuota.
 
 
Jeff Moureau era, in quel momento, il capitano della Normandy. Il vero capitano era disperso da qualche parte, irraggiungibile, sul pianeta attorno a cui la nave orbitava, stazionaria. Sulla stessa orbita, probabilmente, stava avvenendo la più grande battaglia che la flotta quarian ricordasse. Grande e disastrosa.
Era sempre stato un uomo autoironico, che era sceso a patti con la sua malattia, ed aveva trovato un suo ruolo nel mondo. Eppure, ora, gli pareva che ogni cosa stesse crollando.
Non c’era logica, e non c’era giustizia, in ciò che era appena accaduto. E di fronte alla luce di quel tradimento, anche i trascorsi pregressi, con quell’androide, gli apparivano frutto della vita di qualcun altro, qualcuno totalmente privo di etica e di rispetto verso la sua specie.
Perché si era innamorato di un’IA, e il suo cuore batteva forte quando lei era seduta vicino a lui, nella cabina di pilotaggio. Quell’IA, che gli aveva confessato, una notte, che, con lui, aveva compreso le dolorose gioie della vita organica. E le apprezzava, e avrebbe voluto inebriarsene per l’eternità, anche quando lui sarebbe spirato.
Lui era mortale; lei, a meno di distruzione del suo hardware primario, sarebbe vissuta per sempre.
Ma ora, si chiedeva se ciò che stringeva tra le braccia fosse veramente Vita. Perché lei li aveva traditi, scegliendo implicitamente il mondo abiotico.
E il suo amore non valeva nulla. Si era perso, era sparito, nei miliardi di processi che ogni secondo la attraversavano, soppiantato da un simulacro d’orgoglio razziale.
-Jeff.,-risuonò improvvisa una voce femminile negli altoparlanti. Lui non alzò lo sguardo dal punto fisso, da qualche parte sul quadro comandi, che guardava da ore. I led, beffardi, brillavano arancioni.
-Jeff, so che non vuoi parlarmi. Potrò spiegarti. Comunque, ora, devi sapere una cosa. Tali Zorah ha probabilmente studiato la mia piattaforma mobile, ed ha individuato il suo punto debole. Tutti i Quarian lo fanno, pare sia un retaggio della loro evoluzione come cacciatori.
IDA sospirò, imitando un’umana. Rimase in silenzio per qualche secondo.
-..E mi ha sparato.
 
Arcangelo, fino alla fine
 
 
Tali  teneva ancora la pistola in mano, le tre dita che s’adattavano perfettamente alle scanalature sull’impugnatura. In silenzio, guardava il mech, misera ferraglia a terra. Dal primo momento in cui IDA s’era impossessata di quel corpo, aveva compreso la scarsa cura che Cerberus dedicava alla protezione dei circuiti retro-visivi.
Chissà, forse, in un altro momento, nel suo cuore ci sarebbe stato spazio per il pentimento: ma ora, ogni sua sinapsi era occupata da un unico pensiero. Un pensiero carico di promesse e di speranze, che riconducevano ad un unico istante desiderato per più di cinque anni di Rannoch: vagheggiato, immaginato, sussurrato a se stessa. E ora, ora che la Flotta era salva, ed attaccava senza pietà le armate dei Geth indifesi, e che ogni proiettile andava a segno, saccheggiando e distruggendo; ora che una vittoria era stata ottenuta, era il momento di avere la sua, personale, vittoria.
-Andiamo, Garrus. Dobbiamo trovarlo.,- disse, convinta.
Entrò nella cabina di pilotaggio, seguita dal Turian. Sconvolto, era, costui. Non aveva aperto bocca.
Lei guardò in cielo, ammirando l’armata dei Servitori schiantarsi sul pianeta rubato, in turbini di fuoco purificatore. Sorrise, gioiosa, inebriandosi di tale violenza.
 
-Piloto io,-mormorò Garrus, gettando un’occhiata dietro di sé, al mech inanimato, da cui si innalzavano, ancora, sottili volute di fumo grigio.
Lei annuì, in silenzio. Presto le sue dita presero a correre rapide sul factotum, incrociando dati, ed infine programmando il GPS. E quando vide quel minuscolo ologramma sulla mappa, pulsare vitale, il suo cuore prese a battere più forte.
-Ci siamo. L’ho localizzato. Ti inserisco le coordinate, Garrus.
-D’accordo,- rispose lui, atono, le mani sulla consolle di comando. –Notizie dalla Flotta?
Si librarono in volo, e Tali dovette ammettere, anche in maniera aggraziata. E il deserto, rapido, prese a scorrere sotto di loro,intervallato da canaloni lasciati da fiumi asciutti, e meravigliose formazioni rocciose. Eppure, un violento tuono rimbombò per l’atmosfera, fin dentro la navetta, e una saetta attraversò le nubi scure, illuminandole. Una tempesta? Qui, nel deserto? E da quando in qua sa pilotare navette Geth? Forse del periodo di Archangel non ci ha detto proprio tutto… E, perché i Geth per spostarsi non usano un’unità in cui sono caricati dei processi? Perché imitarci, così?
-Ho una chiamata in arrivo da Gerrel. La passo sugli altoparlanti.,-e, nel farlo, premette alcuni pulsanti di fronte a sé.
-Ammiraglio Tali Zorah, ti informo che la vostra operazione è riuscita perfettamente. La Flotta Geth sta cadendo a pezzi. Le loro navi sono senza scudi, non sono in grado di contrattaccare. Il factotum del Comandante Shepard pare non raggiungibile, vorrei ringraziarlo personalmente.
Tali sospirò, di nuovo angosciata. La stretta allo stomaco, prima del tutto scomparsa, si ripresentò, insistente. E si costrinse a dire la verità.
-Non sappiamo se sia vivo o morto. Abbiamo le sue coordinate, e stiamo cercando di raggiungerlo.
-Perfetto,- rispose l’ammiraglio, compiaciuto,- A breve sbarcheremo sulla superficie, e termineremo questa guerra con un approccio diretto.
Garrus, per tutta la conversazione, aveva ascoltato in silenzio, senza fiatare. Pareva concentrato su ciò che stava facendo, su rotazione e propulsione, sull’altitudine e sugli enormi, scarlatti, ammassi rocciosi da evitare, gettando occhiate preoccupate ai fulmini che, rapidi, sfrecciavano nelle nubi sopra di loro.
-Ammiragli, scusatemi se mi permetto. Voi Quarian avete tanto criticato la scelta turian e salarian di utilizzare la genofagia, ed ora, voi, senza alcuno scrupolo, vi preparate alla sistematica estinzione di un’intera specie?
Nel dire ciò, non staccò gli occhi un istante dallo scenario in cui la navetta volava. Eppure la sua voce si tinse di un’ acredine che  Tali non conosceva. No, Garrus,no. Ti prego, non rovinare tutto..
Una risata, sguaiata e compiaciuta, si innalzò dagli altoparlanti.
-Ma siamo stati noi, Vakarian, a creare i Geth. Crearli da zero. E siamo noi ad avere il diritto di distruggerli, e di riprenderci ciò che ci appartiene di diritto.
Le mandibole di Garrus scricchiolarono, e la stretta delle sue sei dita sulla consolle si fece più forte.
-Rannoch è anche loro. Sono i vostri figli. E sono un popolo. Si sono ribellati anche ai Razziatori, e hanno mostrato più pietà oggi, verso Shepard, me, e l’ammiraglio Zorah, di quanta voi Quarian ne abbiate avuta in tre secoli verso chiunque nella Galassia.
Rimase in silenzio, attendendo il momento giusto per tornare a parlare. Tali lo guardava sgomenta. Il silenzio dalla Flotta era assordante.
-Oh, Garrus,-sussurrò, con la familiare rabbia che iniziava a invaderla,-Io non ti permetterò di sabotare ogni cosa..
-Nessuno di voi guadagnerebbe dall’estinzione dell’altro. Perciò, se voi Quarian volete avere qualche chance di sopravvivere all’Araldo, perché i Razziatori arriveranno in forze anche qui, oltre il Velo, avrete bisogno della loro tecnologia. E hanno bisogno della vostra esperienza bellica, ora che sono anche loro un obbiettivo della Mietitura.
Fece di nuovo una pausa, in cui si voltò a guardare, brevemente, Tali. I cui occhi erano spalancati, e le cui mani fremevano. Il cuore batteva furioso nel petto, ma il peso della pistola nella mano era rassicurante. No, no, come hai potuto..come puoi..
-Parlo a nome dell’esercito Turian, di cui sono ufficiale d’alto grado. Se tra Geth e Quarian non vorrà essere stipulato un trattato di pace, e di reciproca collaborazione durante questa Mietitura, avranno luogo pesanti ritorsioni nei confronti della vostra nazione. Dando per scontata la totale estinzione dei Geth da parte vostra.
La sua voce era ferma, decisa. Una voce che Tali non aveva mai sentito uscire dalla sua gola cornea. Era la voce, severa, di un militare. Un Turian, puro, che per il bene superiore avrebbe sacrificato ogni suo soldato, ed avrebbe baciato la polvere lui stesso. La polvere radioattiva di Menae. E si odiava, ogni giorno di più, per aver abbandonato la sua gente.
Chiuse la comunicazione. A quel gesto, Tali sentì la propria mano destra, con la pistola, farsi pesante. Il cuore batteva, l’adrenalina fluiva, mentre il terreno sabbioso di Rannoch si avvicinava sempre più, ed ogni albero rinsecchito appariva come un fantasma nel vento. Le mandibole del Turian continuavano a scricchiolare.
-Garrus Vakarian.. Io sono un Ammiraglio e.. ti ordino di.. ,-riuscì a pronunciare, ma le parole le morirono in gola. Non poteva essere,no. Si rese conto di star stringendo le mani l’una contro l’altra, con forza. La pistola era caduta, da qualche parte nell’abitacolo, senza che lei se ne accorgesse. Come posso minacciarlo? Come posso..?
L’atterraggio fu delicato, da farfalla. Quasi quanto uno di Cortez. Garrus spense il motore e gli ultimi sistemi,con estrema calma, ed infine, si voltò a guardarla, le mani in grembo. Lei era rimasta immobile per tutto il tempo, incapace di muoversi, torcendosi le mani. Fissando le gocce di pioggia che, rapide, si posavano sul vetro della navetta, cadendo dal cielo scuro. Le sentiva picchiettare piano.
-Tali, le minacce non servono. Sei mia amica, ed è giusto che io ti faccia notare quando sbagli. E questo, è lo sbaglio peggiore che voi Quarian, tutti, possiate fare. Sarà la vostra condanna.
Ed ora, il suo tono era profondamente sereno, rassicurante. Probabilmente, se avesse avuto labbra, avrebbe sorriso. Sarà il motivo per cui tua madre è morta: morta, per salvare il suo popolo da te, sussurrò qualcuno, dal profondo.
La gola, la gola è serrata. Oh, keelah…  Ha aperto il portellone.
Ma in un istante, ogni preoccupazione sparì. Perché il deserto polveroso e puro di Rannoch li accolse, e lei lo vide.
Era vivo, e teneva Legion serrato in un abbraccio mortale.
 
 

Tempesta

 
 
Legion era sospeso in aria, davanti a lui, bloccato da un campo di Stasi. E sotto la macchina, solamente un dirupo irto di pietre appuntite, rese scure dalla pioggia violenta.
Liquido di raffreddamento stillava dall’articolazione dove, un tempo, c’era il suo arto. Il Geth teneva il capo chino, in un atteggiamento di totale sottomissione. L’altro braccio era lasciato, mollemente, lungo il busto. C’era mestizia nella sua figura. Resa, resa totale. L’acqua faceva scintillare il pezzo di armatura N7 sulla sua spalla.
-Comandante Shepard.. Lei sta arrivando.,- disse, senza muoversi.
John lo guardò in tralice. –Cosa cazzo vai dicendo?
-Guarda nel cielo alla tua sinistra.
Senza lasciar andare la presa, né tantomeno far tremare la Stasi, John alzò gli occhi.
E, attraverso la fitta pioggia, vide una navetta Geth, rapida, solcare il cielo tempestoso di Rannoch, e puntare verso la sua posizione.
Ma chi sta pilotando? IDA di sicuro li avrebbe riportati alla Normandy, o abbandonati nel deserto..
Seguì con gli occhi il tragitto della navetta fino a terra, e osservò il morbido atterraggio sulla sabbia, qualche decina di metri più lontano.
Oh, Dio, fa’ che sia viva. La sua morte.. per mano mia. Pensieri incoerenti, battiti cardiaci troppo rapidi, e quella stretta allo stomaco. Il vento s’era alzato, l’uragano imperversava, ma sottraeva l’aria ai polmoni, e lo gettava nel mare profondo in cui affogare, nella morsa della mano meccanica di un Geth o in quella, tremenda, della colpa. Creature oscure finivano nell’occhio del ciclone, e sparivano per sempre in una nebbia nera. Le ucciderò tutte, una per una, e tutte finiranno nell’uragano, se servirà per averti viva.
Dille che l’ami, sussurrò il Bambino, tirandogli una mano.
 
 
 
Nel sovraffollato CIC della Qwib Qwib si continuava a dare ordine di sparare, senza pietà, sulla flotta Geth. Tutti erano esaltati, dietro le loro maschere; tale era anche l’ufficiale comunicazioni, che si accorse appena tempo della chiamata in arrivo dalla Neema, con massima priorità. Il terminale brillava arancione, con violenza.
-Ammiraglio Koris!,- si ritrovò a gridare, sopra le urla gioiose, che seguivano ogni colpo andato a segno,-C’è una chiamata urgente dalla Neema, da Gerrel!
L’Ammiraglio, anch’egli esageratamente emozionato dalla vittoria prossima, si voltò a guardarlo, interrogativo.
-E cosa vuole? Stiamo vincendo, per gli Antenati! Comunque, passalo sullo schermo.
La figura di un quarian, dal portamento elegante e i paramenti da ammiraglio, apparve.
-Koris. Tramite Zorah, sono stato contattato da un ufficiale dell’esercito Turian, Garrus Vakarian, che attualmente presta servizio sotto Shepard.
Il tono era grave. Nel CIC il silenzio era assoluto.
-E ha asserito che se non propenderemo per la pace, contro i Servitori, i Turian muoveranno guerra contro di noi. Quindi, mi trovo costretto a richiamarvi alle regole degli Antenati, e a chiedervi di sospendere l’attacco, fino a nuovo ordine. Ho cercato di contattare nuovamente l’ammiraglio Zorah, ma c’è qualcosa che disturba le comunicazioni. Koris, passo e chiudo.
E, da quel momento, nessun proiettile volò in quello straccio di spazio sopra i cieli di Rannoch.
 
 
 
C’era lei, lei, viva. C’erano entrambi, lei e Garrus.
Oh, Dio, grazie. Grazie. I battiti del cuore rallentarono, mentre lei correva nella sua direzione. E i suoi occhi luminosi erano fissi su di lui. Solo per me. Lei..è solo per me.
Si accorse, distrattamente, di aver lasciato andare la presa su Legion, che delicatamente, si posò sul terreno intriso d’acqua, volgendo il visore verso di lui. E che ogni rabbiosa vibrazione era sparita. Nell’Uragano, nulla più spariva, e moriva per sempre.
No, c’era la pace, nell’occhio di quel ciclone. E quando si accorse di avere Tali, di averla tra le sue braccia, pensò che, in fondo, la felicità era vicina, così vicina da poterla toccare con mano. E che neppure il vento più impetuoso, la tempesta più violenta, stavolta, l’avrebbe potuta allontanare.
I pensieri si fecero incoerenti, si persero nel tenue calore che il suo corpo fragile emanava, nella tenerezza delle sottili dita di lei che gli accarezzavano il viso bagnato, i capelli intrisi di pioggia. Occhi luminosi, occhi in cui perdersi, e mani che lo avrebbero salvato, una volta ancora.
-John..sei vivo,-mormorò lei, piano.
-Sì,anche voi.. ,-e a quelle parole lei inclinò la testa, interrogativa, e i puntini luminosi dietro la maschera si fecero più grandi, -Beh, Legion ha cercato di farmi credere tu fossi morta, quando vi ho Lanciato nella navetta.
Scoppiò a ridere, cristallina. –Beh, diciamo che abbiamo battuto forte la testa..
Anche lui sorrideva. –Tali, quando sarà finito tutto, devo parlarti.
Lei lo guardò, annuendo lentamente, convinta. –Ti aspetto, comandante.
L’abbraccio si sciolse, rivelando un turbato Garrus, appoggiato ad una roccia scura, lo sguardo fisso verso l’orizzonte nascosto dal muro d’acqua.
Quello aprì bocca, e iniziò a parlare, le braccia conserte.
-Credo di aver fatto una cosa di mi farai amaramente pentire, Shepard. ,- asserì, gettando un’occhiata alle mani di Tali e del Comandante, strette.
-Cosa?
-Ho dato ordine alla Flotta di sospendere l’attacco, altrimenti i Turian avrebbero, diciamo, avuto da ridire.
 
 
Gelida pioggia
 
 
Tali avrebbe potuto sentire crescere la rabbia in lei, se non fosse stato per la presenza di lui, lì, al suo fianco. Perché anche Garrus, ora, era un traditore. Dopo Legion, semi distrutto in un angolo, gocciando liquido azzurro, che si mescolava a quella pioggia, e IDA, IA impazzita. Ed entrambi meritavano il loro destino. La Diaspora dei Quarian era finalmente terminata, e il suo ultimo atto sarebbe stato l’Olocausto dei Servi.
Ogni cosa stava per tornare al suo posto, sì. Come tre secoli prima. Ne era certa. Lui.. lui li avrebbe aiutati. Avrebbe revocato l’ordine folle di Garrus. Avrebbe permesso la distruzione di quegli abomini infernali, la loro fine. E avrebbe permesso ai Quarian, finalmente, d’avere una casa. E la loro casa, sul greto del fiume, ora ingrossato dalla tempesta.. Il suo cuore manco un battito, a tal pensiero.
-Garrus.. Avresti dovuto interpellarmi prima. ,- disse Shepard infine, senza rabbia.
Fulminea fu la sua mano, che si sciolse dall’abbraccio della sua.
-Shepard.. ma..anche tu, la pensi come lui, come loro? Oh, keelah, come puoi farmi questo?,- gridò, allargando le braccia. E si sentì indifesa, persa. –I Geth ci stermineranno, troveranno il modo di riattivare il Codice dei Razziatori, e..e..
La gola tornò a serrarsi. Ogni parola morì sul nascere. Gocce, sempre più abbondanti, scendevano dalla sua maschera, nascondendole la vista.
La speranza è  morta, e nulla può riportarla in vita. Io ti ho dedicato tutto..tutto.. e tu mi ripaghi così. E sentì se stessa piangere, lacrime nascere e morire nei suoi occhi, e le sue guance bruciare. Ma la pioggia, violenta, spegneva la sua rabbia. Non purificava, non lavava, ma uccideva.
Non donare mai il tuo cuore ad un Umano, diceva zia Raan, scostandole una ciocca di capelli dal visetto di bambina. Sono così ondivaghi.. mutevoli come il vento di cui narrano i nostri poeti. Ricordati di chi sei, e presta fede alle tue promesse, piccola. E anche se un Umano ti spezzerà il cuore, che gli Antenati lo maledicano, io sarò qui con te.
Aveva ragione, vero?, mormorò qualcuno, dal volto di bambino umano, dal profondo. E ora tu sei persa, abbandonata sul Pianeta Natale, che non ti apparterrà mai. Perché? Perché lui, dopo tante promesse, te lo ha negato. Crudele il destino, eh?
Ora sei sola. Sei nuda. Lui ti ha spogliato di tutto, di ogni fascia di tessuto della tua tuta. Ha strappato via con forza la luce dalla tua pelle. Ed ogni onore t’è stato tolto. Come puoi continuare a vivere così?
-John..io..non posso credere tu voglia questo.,-riuscì a dire, infine. L’Uragano l’aveva presa, e lei era in totale potere. Ed esso brillava, d’una luce candida e pura. Attraente e magnetico.
Lui, i capelli neri che ricadevano scomposti sulla fronte, mosse qualche passo, cauto, verso di lei. Sempre più vicina al ciglio dello strapiombo.  
-Tali, io voglio che le vostre specie collaborino, che nessuno muoia più oggi, organico o macchina.. Garrus ha ragione..,-disse, con dolcezza, e la luce livida si rifletteva nel blu dei suoi occhi. Incantevole. Falso, è tutto falso quello che dice! Non lo ascoltare!, disse il Bambino, prendendola per mano, nel turbine.
-Sei solo un bugiardo,- si sentì dire, isterica,-Questa guerra non può concludersi così. Uno dei due deve sparire, per forza...
Legion, fino ad allora silenzioso, si riattivò. E parlò. –Comandante Shepard, quest’unità possiede installato il Codice. Possiamo operare l’upgrade a tutti i processi Geth.
Il pugnale, affilato, era davanti ai suoi occhi. La sua lama, scintillante nella pioggia, colma di violente promesse.
-Shepard no.. Ti prego no!,- gridò.
E allora John la guardò, e il suo sguardo fu tremendo. Piantò i suoi occhi nei suoi, e seminò semi di fiori avvelenati. Lo strazio, l’interno, infinito dolore, fu palese. La risposta alla più grande delle domande, chiara come la luce.  E tutto fu ovvio. Sguardi, sorrisi nascosti, sussurri vergognosi in Sala Macchine, perché nessuno udisse. E mille baci promessi e mai ottenuti.
Tali, sussurrò il Bambino, lui ti sacrificherà per il Bene della Galassia. Ora e per sempre.
 
  
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