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Autore: Midnight_whisper    25/03/2013    2 recensioni
"Solo pochi minuti. Quasi pochi istanti, oserei dire. Sono solo pochi minuti quelli che incorniciano gli eventi più importanti della nostra vita." Trovandomi spesso a pensare questo, ci ho scritto una storia. E ci ho messo un po' della mia sensibilità dentro, sperando che possa colpirvi e possa fare passare il messaggio di questi pochi istanti, secondi, minuti...
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Solo pochi minuti. Quasi pochi istanti, oserei dire. Sono solo pochi minuti quelli che incorniciano gli eventi più importanti della nostra vita. Bisogna aspettare nove mesi, ma poi si nasce in pochi minuti. Bisogna studiare nove mesi, per poi leggere “promosso” in pochi attimi. Bisogna impiegare mesi di tempo per girare un film o scrivere un libro, che poi possono essere visti o letti in relativamente poco tempo.
Ciò che credo è che, in fondo, siano solo pochi i minuti determinanti della nostra vita, in confronti a quelli che viviamo in senso assoluto. Io, per esempio, vivo nell’attesa di questi pochi minuti. Sono un normale ragazzo liceale che passa ogni secondo libero della sua giornata scolastica in attesa. Se mi cercate, mi troverete sempre nei paraggi dell’aula 42. Io aspetto. Dopotutto, bastano pochi minuti per conoscere una persona, anche se, magari, bisogna aspettare tanto tempo per riuscirci. Io aspetto da un anno, quattro mesi, sei giorni e qualche ora.
Ciò che mi dà fastidio in fondo è questo. Per quale ragione io devo aspettare un anno, quattro mesi, sei giorni e qualche ora e invece c’è chi è riuscito a conoscerla senza nemmeno aspettarla, per caso. Eccolo, quell’orrore del suo ragazzo. Io ero qui, davanti a quest’aula e lui passava di qui per caso. In quel momento è uscita dalla porta.
Forse è una questione di destino. Forse è una questione di culo. Se lo è, sono uno sfigato col fato avverso. Fra circa dieci minuti suonerà di nuovo la campanella e io dovrò, ancora una volta, allontanarmi insoddisfatto. Lo so già. Neanche in questi dieci minuti accadrà niente. Mi passa davanti tre volte al giorno e non mi vede nemmeno. Non le rivolgo la parola. Ma so come si chiama, come si veste, come si atteggia, che profumo usa. Forse, potrei scoprire anche qual è il suo dentifricio...
Impressionante. Se dovessi definirlo lo definirei così. Questi quindici minuti, trascorsi oggi solo per metà, andranno a influire su quello che sarà il mio umore per le prossime ventiquattro ore. Ormai mi sono ridotto a questo stato. Se passando, le capita di urtarmi mi guarda e mi fa un cenno di scusa. Ecco, questi sono gli attimi veramente importanti. Quei pochi attimi. Capaci di metterti di buon umore. Il resto è la norma. È la monotonia. Il nulla.
Tante volte sono arrivato a tanto così dal buttarmi tutto alle spalle ma poi mi dico: basterebbero solo pochi minuti. E potrebbe accadere di tutto. Sì, solo pochi minuti. Cosa darei per i miei pochi minuti.
La campanella sta suonando. Devo lentamente rientrare nella mia aula. Pare che anche questa volta non sia accaduto nulla. I pochi minuti non sono arrivati e le prossime ventiquattro ore saranno come le ultime che ho appena passato. A immaginarla. A pensare che basterebbe davvero così poco. Un gesto, un saluto, un sorriso. Basterebbero pochi attimi.
 
Esco da scuola. Non faccio altro che pensare ai quindici minuti andati in fumo anche oggi, come ieri pensavo a quelli di ieri. Poi, lentamente, mi dirigo verso la fermata dell’autobus. Mi fermo ad aspettare. Oggi l’autobus sembra non arrivare. Lo chiedo a un tizio sulla sessantina, se il 146 è già passato. Lui mi dice di sì. Da pochi minuti. Pochi minuti. Che ironia.
 
Aspetto da tre quarti d’ora, nell’attesa dell’autobus successivo che mi farà fare un viaggio di indovinate un po’...? Esatto... di appena pochi minuti. Visto? Ho ragione. Tutti gli eventi sono caratterizzati da una lunga attesa che poi si esaurisce in pochi minuti. Come quando da piccolo facevo il compleanno. Facevo il conto alla rovescia già un mese prima e poi il giorno fatidico andava via così, in un nulla. Così come se ne va lei, quando mi passa accanto e io resto fermo come un palo. A fingere di parlare con gli altri.
Proprio di fianco a me si siede una ragazza della mia età. Non è lei, naturalmente. Credo sia della mia stessa scuola. Che ore sono, mi chiede. Ansima quasi, sarà uscita di corsa.
“Le due e un quarto.”
“E l’autobus delle due e dieci è già passato?”
La trovo strana. Così di fretta. Io le cose le prendo con calma. Sono sicuro che se le dicessi che è passato comincerebbe a urlare.
“Io ho perso la corsa dell’una e mezza e ancora sto aspettando la successiva...”
“Quindi non è passato...”
“No, decisamente no.”
“Oh, meno male! Probabilmente mi bastava arrivare appena pochi minuti dopo e l’avrei perso...”
“Come?”
Ora che mi sono voltato e la guardo per bene mi rendo conto che ha gli occhi azzurri, i capelli di un castano tendente al rossiccio, il viso chiaro, contraddistinto da un naso aquilino e dalle guance appena più colorite. Non è particolarmente magra, ma nonostante ciò sta bene. Molto bene.
“Dico che l’avrei perso...”
“No... prima, scusa. Cos’hai detto prima.”
“Se fossi arrivata pochi minuti dopo...”
“Pochi minuti... non lo trovi strano?”
La sua impressione interrogativa mi spinge a continuare.
“Tutto quello che facciamo, pensaci un momento: tutto quello che facciamo nella nostra vita è lungo e faticoso e poi si conclude, si risolve in pochi minuti...” Mi rendo conto ora di quanto sia inutile quello che sto dicendo. A una persona che non ho mai visto cosa dovrebbe interessare della mia “filosofia”. Mi faccio sempre trascinare. “...Certo, non mi aspetto che tu capisca, forse sto solo parlando a vanv...”
“Sì, lo dico sempre anche io.” I suoi occhi si sono illuminati, come se stesse aspettando da tutta la vita di sentire le mie parole e di rispondere. Come se fossero arrivati quei pochi minuti, per cui si è sempre preparata. “Io recito, voglio fare l’attrice. E ogni volta mi rendo conto come tanti mesi di lavoro si risolvano in un’opera che dura appena un’ora e mezza. Non che sia un male, però... Lascia un senso di vuoto.”
“Già. Un senso di vuoto.”
Silenzio.
“Hai mai l’impressione di stare aspettando i tuoi pochi minuti e che questi non arrivino mai...”
Non risponde subito.
“A volte... ma altre volte capita che non aspetto nulla e poi arrivano comunque i pochi minuti.”
“Per esempio, quando?”
“Per esempio adesso...”
Sorride, mi guarda dritto negli occhi. Mi sento penetrare dal suo sguardo. Forse ho raggiunto anche io i miei pochi istanti. Questi sono i miei pochi istanti.
Si alza in piedi e si dirige verso il bordo del marciapiede.
“Non ho dovuto aspettare nulla, ma l’autobus è già qua.”
Il suo annuncio sorridente porta drasticamente alla fine di quei pochi secondi.
Salgo anche io sull’autobus. Avevo ragione, no? Bastano pochi minuti. Anche se non sono quelli che ti aspetti, ma bastano pochi minuti. Anche per innamorarsi. A me è successo così.
  
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