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Autore: Stardust Revolution    26/03/2013    5 recensioni
John viene scaricato dall'ennesima ragazza. Torna a casa arrabbiato. Trova Sherlock immerso nel disordine totale che si lamenta che non trova più il suo telefono. John si innervosisce e si chiude in camera.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Dannazione, Sherlock! Stavo per ammazzarmi! Ordina questa stanza, per l'amor del cielo!". John Watson imprecò riuscendo per miracolo a non cadere. Era inciampato in una pila di libri e la spesa che portava nelle buste gli era caduta dalle mani. Risultato: il pavimento pieno di frutta e verdura che rotolava qua e là.
Sherlock Holmes alzò la testa: era seduto sulla poltrona, in vestaglia, e fissava il vuoto.Fu il gridò di John a svegliarlo da quello stato di coma apparente.
"Bentornato. Passami il mio cellulare." , gli disse soltanto indicando un punto qualsiasi della stanza. 
John sbuffò e si passò una mano sulla testa, ignorò la sua richiesta e si chinò per raccogliere la spesa che ornava il pavimento.
"Passami il cellulare.", disse ancora una volta Sherlock, stesso tono, stessa voce.
"Alzati e prenditelo da solo, ok?", gli disse di scatto.
Sherlock voltò finalmente la testa verso di lui.
"Ti ha scaricato.", disse.
"Come?", John lo guardò di traverso.
"La tua nuova fidanzata. Ti ha scaricato.", insistette Sherlock.
John sbuffò, alzò gli occhi al cielo aprendo appena le labbra e cercò di non istigarlo a continuare in alcun modo. Inutile. Sherlock si voltò del tutto e cominciò.
"Hai il collo del maglione sporco di salsa. Siete andati a mangiare gli spaghetti giù in quel ristorante italiano dove siamo passati l'altro giorno. Mentre mangiavate probabilmente lei ti ha detto qualcosa che ti ha sorpreso e non ti sei accorto di esserti macchiato. Hai un vago odore di profumo, un profumo femminile, di quelli costosi e orribilmente forti, ma solo sulla mano destra e sul maglione, nota il piccolo alone che si è creato sulla manica, quindi quando lei si è alzata per andarsene tu l'hai presa per il cappotto o per la giacca e ti è rimasto addosso il suo odore. Che, lasciami dire, ti sarebbe rimasto addosso anche se non l'avessi toccata, visto quanto è forte.", storse il naso "Lei ti ha mollato un ceffone, hai la guancia rossa e ancora i segni delle sue belle unghie affilate e curate. Allora lei ti ha chiesto scusa, ti ha detto che aveva esagerato con lo schiaffo e ti ha dato un bacio sulla guancia dove ti ha colpito. Anche se ti sei pulito dopo, e con foga direi, ti è rimasto il segno sia sul viso, che sul lato della mano sinistra.". Respirò a fondo, rilassandosi e zittendosi per qualche istante. Poi concluse:
"Quello che non riesco a dedurre è perchè mai ti abbia mollato, John. Il come l'ho capito bene, ma non il perchè."
John , che fino a quel momento l'aveva guardato con un silenzio esasperato, socchiuse gli occhi nel cercare di trattenere la rabbia accumulata mentre l'altro gli aveva ricordavo come era stato mollato.
"Oh, un'ultima cosa, John. Doveva piacerti davvero molto questa donna. Sei andato a fare la spesa subito dopo che lei ti ha lasciato e tu, nella confusione, hai dimenticato di comprare le uova.", disse guardando a terra e indicando la roba sparsa ancora qua e là.
"Ora: me lo prendi il cellulare?", concluse.
John prese aria, lentamente, lentamente, fino a che non decise di buttarla fuori. Poi riprese quello che stava facendo, rimise tutto nelle buste e si diresse in cucina, calciando con un piede l'ennesima pila di libri che trovò come ostacolo. 
Sherlock rimase sulla poltrona a guardare la figura di John sparire in cucina. 
Poi lo vide uscire e chiudersi in bagno. Sentì subito l'acqua scorrere e capì che stava togliendo via dal viso e dalla maglia ogni segno visibile. Quando uscì dal bagno John era ancora di cattivo umore.
"Il cellulare.", ribadì Sherlock.
John si fermò e chiuse gli occhi.
"Dov'è? Dov'é?!", disse a denti stretti.
"Dovrebbe essere da qualche parte in questa stanza.", disse indicando di nuovo un punto qualunque.
"Se mettessi in ordine sapresti dov'è.", sibilò John.
" Se metessi in ordine non avrei tempo.",rispose Sherlock.
"Tempo per cosa?".
"Per riflettere.".
"Stai riflettendo ora?".
"Certo.".
"Bene, e allora rifletti e ricorda dove diavolo è il tuo cellulare!", John si sedette sul divano e accese la tv.
Sherlock alzò gli occhi al cielo.
"Spegnila.", disse.
"Perchè?", John lo guardò male.
"A quest'ora danno solo spazzatura.".
"In questa stanza c'è spazzatura.".
"Metti a posto allora.".
Il telecomando fece un mezzo volo, quando John scattò all'improvviso spalancando gli occhi.
"Non ho la minima intenzione di ripulire il tuo caos!", disse al alta voce, l'ultima parola che stonò rispetto alle altre.
"Non ho intenzione di ascoltare la tv.", rispose Sherlock.
"Non ascoltarla allora!".
"Spegnila."
John si alzò e spense la tv, borbottò qualcosa, si diresse nella sua camera, ma prima di chiudere la porta si voltò e indicò Sherlock.
"Trovatelo da solo il cellulare!", gli disse sbattendo poi la porta dietro di se.
 
John non si fece vivo per il resto della giornata. Si era chiuso nella sua stanza da quel momento e non ne voleva sapere di uscire fuori.
Sherlock aveva alla fine messo a soqquadro lo stanzone nel vano tentativo di ritrovare il cellulare. Tra libri, fogli e quanto altro, alla fine si arrese, alzò la testa riccioluta, sbuffando. Prese il violino e cominciò a suonare. Suonò per parecchio, poi smise. Si stava annoiando a morte. E John non usciva dalla sua stanza. In quel momento, finalmente, si chiese se forse il coinquilino non si fosse davvero arrabbiato. Forse ci teneva davvero a quella ragazza e ci era rimasto male quando lei l'aveva lasciato dopo un mesetto di frequentazione. 
Si avvicinò alla porta della sua stanza. Ascoltò in silenzio.
"John. Non trovo il mio cellulare.", disse infine.
"Cosa vuoi che me ne importi, Sherlock?", fu la risposta.
Sherlock guardò in basso e restò un attimo in silenzio. 
"Mi annoio John.".
"Per l'amor del cielo, vuoi andare via?! Non mi importa del tuo cellulare, trovatelo da solo! Rimetti in ordine, spara al muro, fai qualunque cosa, ma lasciami stare, va bene?".
Sherlock fece mezzo passo indietro. John era davvero di cattivo umore.
 
Aspettò e aspettò,ma passò il tempo e arrivò la sera. John non era nemmeno uscito dalla sua stanza per mangiare qualcosa. Sherlock, che se ne stava sulla poltrona con addosso la vestaglia blu, lanciò un'occhiata in cucina. Si alzò e andò a preparare del tè. Lo poggiò su uno dei vassoi che la signora Hudson gli aveva regalato e si avvicinò alla porta di John.
"John?", disse "John ... ecco ... non hai cenato stasera... ed ora è tardi ... quindi ... pensavo che ti andrebbe un pò di thè. Vieni a berlo con me?".
Nessuna risposta.
"Jawn?...", sussurrò alla fine, come se all'improvviso il silenzio si fosse impadronito dell'appartamento. Nemeno in strada passavano le auto. Abbassò la maniglia della porta e sbirciò dentro, entrando piano piano. 
"Sei arrabbiato con ...", chiuse la bocca quando vide che John dormiva: era steso sul letto, un braccio sotto il cuscino. Aveva nella mano sinistra il suo cellulare. Sherlock si guardò attorno, poi entrò, poggiò il vassoio sul comodino e prese il suo telefono in mano. 
Ultimi messaggi inviati:
-Se ho fatto qualcosa che non va dimmelo. Non capisco.-
 
Ultimi messaggi ricevuti:
-Mi spiace non avertelo detto prima. Ho già un uomo.-
 
Sherlock alzò le sopracciglia. Ora capiva perchè lei aveva lasciato John. Era già impegnata. 
"Che diavolo...che diavolo stai facendo?!", la voce di John lo fece sobbalzare.
"Eh?! Ah! Volevo solo invitarti a bere del thè, ma non rispondervi, così sono entrato e...".
"Che ci fai col mio telefono? Adesso ti fai anche gli affari miei? Non posso nemmeno addormentarmi? Devo chiudere sempre a chiave la porta!", John si alzò e gli strappò di mano il cellulare e uscì dalla stanza grattandosi la testa. 
Sherlock rimase lì, perplesso, con la sua vestaglia blu addosso. Prese il vassoio dal comodino, tornò nel salotto. John era steso sul divano.
"Thè?", gli chiese Sherlock. John gli lanciò una rapida occhiata.
"Si raffredda.",aggiunse Sherlock.
John cambiò direzione dello sguardo.
"Non hai mangiato,", continuò Sherlock. Infine si sedette sulla poltrona e bevve da solo.
"Ha già un altro uomo.", sussurrò dopo qualche minuto.
John si portò le mani sul viso.
"Santo cielo, hai letto davvero i messaggi allora!", si lamentò.
"Solo un paio.", ammise Sherlock "Non volevo."
"Se non volevi perchè l'hai fatto?".
"Per curiosità.".
"Oh, si, curiosità! Sei troppo curioso tu! Dovresti smetterla di essere curioso! Te ne sarebbero grati in molti!", agitò le braccia.
"Bevi un pò di thè.", insistette Sherlock.
John lo guardò per qualche istante, qualche istante di silenzio, poi sospirò e si tirò su andando a sedersi davanti al coinquilino e prendendo finalmente una tazza di thè che ancora fumava, bollente.
"Mi spiace.", sussurrò Sherlock sorseggiando la bevanda calda. Il fumo gli offuscava il colore degli occhi.
"Di cosa?", chiese John.
"Che ti abbia lasciato.".
"Sono abituato ormai.".
"Però ti ha innervosito.".
"No, Sherlock, sei tu che mi hai innervosito!", disse John guardandolo negli occhi e indicandolo.
"Non ti chiederò più di cercarmi il cellulare, allora.", sorrise Sherlock.
John si portò una mano sul viso,ma sorrise anche lui.
"L'hai più ritrovato, poi?", chiese. Sembrava più rilassato ora.
"No. Ho cercato ovunque,ma non l'ho trovato da nessuna parte.".
"Si vede che hai cercato ovunque: c'è più caos di prima." , disse guardandosi attorno "Sherlock.", John lo chiamò.
"Mh?".
"Grazie. Per il thè.".
"Oh, figurati.".
I due guardarono in direzioni diverse mentre dalla strada salivano i suoni e i rumori. Il tempo aveva ripreso a scorrere.
"Sherlock.", John ruppe il silenzio all'improvviso.
"Si, John?".
"Hai guardato nelle tasche della vestaglia che porti?".
"Eh? Perchè?", Sherlock infilò una mano in tasca. Tirò fuori il suo cellulare.
John sorrise avvicinando la tazza di thè alle labbra, ma era un gesto per nascondere il riso più che altro.
"Come hai fatto a capire che era finito qui?", gli chiese Sherlock guardando prima il suo telefono e poi lui.
"Sei stato in vestaglia tutto il giorno. Se avevi cercato in ogni angolo di casa e non l'avevi trovato poteva essere solo lì. L'hai messo in tasca e te ne sei dimenticato.", sorrise John.
"Oh. Sono stato distratto. Non è da me.".
"La prossima volta, prima di cercare di capire come una donna mi ha lasciato, cerca di ricordare dove metti le cose.", lo rimproverò scherzosametne John.
Sherlock bevve un sorso di thè e annuì.
"Mh. Se la prossima volta tornerai a casa con la spesa mezza mancante saprò subito che ti hanno scaricato di nuovo.".
"La prossima volta, e spero davvero che non ci sia, potrei prendere la pistola e fare a te quello che tu fai spesso al povero muro.", disse John indicandolo.
"Oh. La prossima volta allora ti preparerò il thè ancora prima che rientri.", sorrise Sherlock.
  
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