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Autore: Ceci Princessofbooks    13/10/2007    10 recensioni
–Allora è così, Ceci? Me lo puoi confermare? Non…non devo davvero preoccuparmi?-. -Sì, cugino, te lo giuro. -. - Garantito?- . -Garantito.- . -Davvero?- . -Davvero… -. -Sul serio?- . -Sul serio…- -Ma sul serio sul…- . -Giò, tu ci tieni alla tue corde vocali vero?-. Ecco un altro demenziale scritto prodotto dalla mia mente decelebrata...dedicato a Giò, critico e logorroico quasi quanto sua cugina!
Genere: Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Certe volte si ha la sensazione che tutto sarebbe andato meglio se non si fosse mai nati

MIO CUGINO CREDE CHE CI SIA L’ACQUA NEL CERVELLO

-Dissertazioni deliranti su un tema altrettanto delirante-

 

Certe volte si ha la sensazione che tutto sarebbe andato meglio se non si fosse mai nati. A me capita quando suono il flauto o qualsivoglia strumento musicale, quando resto lontana da un libro per più di quattro ore e quando vengo costretta a partecipare al gioco della bottiglia durante le feste. E ovviamente quando,come in quel caso, in Giò esplode una delle sue manie.

La situazione era identica ai soliti stardand, ma con mio grande rammarico avevo l’impressione che si sarebbe protratta all’infinito,  fino alla fine dei tempi e anche nella prossima era.

-Ma davvero è così? Non si può proprio fare niente?Davvero è tutto perduto? -si lamentò per la trecentesima volta mio cugino, scrutandomi con occhi stralunati dall’altro capo del tavolo –oh,e pensare che se non ci fossi stata tu non ci avrei mai pensato…-.

Già. Se mi trovavo davanti a quel fiume di melodrammatiche ed assillanti domande, era solo per colpa mia. Repressi la tentazione di strozzarmi, sia per la mia condotta sia per porre fine ai miei dolori, e mi sforzai di dargli ancora, dopo innumerevoli tentativi falliti, la mia versione della storia.

-Giò,stavo scherzando, non crederai davvero sia così?-.

-Non cercare di tranquillizzarmi, cugina, tanto ormai lo so- ribatté lui, puntando i suoi occhi nocciola nei miei e inspirando profondamente, ormai sull’orlo dell’iperventilazione – gli esseri umani hanno l’acqua nel cervello.- .

Ecco. Tutta colpa di uno stupido scherzo. Una baggianata che avevo inventato nell’esatto istante in cui le mie labbra ne parlavano a Giò e che doveva essere solo una ripicca nei suoi confronti dopo che aveva brutalmente trucidato il mio ultimo scritto. Ma invece no, era diventata una questione paragonabile per pericolosità e tensione allo sgancio di una bomba atomica.

D’altronde, dovevo immaginarlo.

Capita ormai abbastanza raramente, ma, come un’eruzione vulcanica o uno tsunami, pochi minuti passati con mio cugino assillato da qualche terribile dubbio rappresentano una delle esperienze più devastanti ed estenuanti che l’universo conosca. Per un tempo purtroppo incalcolabile, in cui i minuti scorrono lenti e vischiosi dilatandosi maligni nello spazio, il povero malcapitato di turno si trova martellato da una serie incessante di domande inconcludenti, estratte di volta in volta da filoni così disparati che, nonostante ci abbia provato più volte, è impossibile tracciarne un elenco, nella vana speranza di  poter evitare le cause scatenati delle suddette calamità.

In questi casi mio cugino acquisisce la mistica capacità di parlare senza riprendere fiato anche per svariati minuti, tartassando chiunque gli passi davanti con dubbi la cui atrocità è visibile a lui solo e preclusa agli altri comuni mortali.

L’unico modo per arginare i pericoli di questi cataclismi verbali è forse il più antico tra i modus operandi: la fuga.

Ognuno di noi della famiglia, proprio come nel miglior esempio darwiniano di adattamento alle avversità, ha sviluppato un diverso sistema per sfuggire alle ansiose grinfie di Giò; mio zio scompare nella sua stanza, in modo così fulmineo che si potrebbe pensare evapori piuttosto che camminare; mia mamma gli lancia contro epiteti non proprio all’altezza della sua preparazione umanistica, zittendolo per pochi secondi utili per un allontanamento rapido; suo padre, pieno di buoni propositi , cerca di spiegargli razionalmente perché le sue ansie siano infondate:grosso errore. In quel momento la razionalità di mio cugino è a dir poco sconfortante.

Io, invece, tento un approccio pericoloso e non sempre infallibile, ma che mi permette di studiare da vicino il fenomeno alla ricerca di un antidoto universale: sprofondo in un libro, nascondendo gran parte del viso e della mia capigliatura ribelle dietro le pagine, nella posa tipica di chi non vuol essere disturbato.

Ovviamente Giò non sembra conoscere i linguaggi non verbali universali, visto che puntualmente richiama la mia attenzione a metà della prima pagina.

Io, ingenuamente, alzò lo sguardo verso di lui, e appena nel mio campo visivo entra il suo viso con quell’espressione inconfondibile di ansia mista a testardaggine, capisco di essere ormai in trappola. Mezzo secondo dopo, infatti, mio cugino inizia a sciorinarmi i dubbi della giornata, premurandosi di decorare il tutto con aneddoti e controprove parascentifiche; a metà discorso, preferirei già fare ara kiri con il mestolo della nonna piuttosto che ascoltare un’altra parola.

Ancora un altro minuto,  e le mie sinapsi gridano vendetta.

Dopo una decina  di minuti della sua personalissima tortura psicologica,Giò può mostrarmi come inerte trofeo nella sua ipotetica collezione privata.

-Ti prego, cugino, non puoi davvero crederci!-ribattei, con una punta di disperazione nella voce –Nessuno ha l’acqua nel cervello, è un’idiozia di mia invenzione!-.

-E come fai ad esserne così sicura?-.

-Forse tu non lo sai, Giò, ma gli esseri umani dispongono ormai da un tempo considerevole di un certo ritrovato tecnologico chiamato “dissezione”. Pensi che se Leonardo da Vinci avesse trovato dell’acqua nel cervello non si sarebbe posto nessuna domanda?-.

-Bè, magari è proprio dentro dentro, e a nessuno è mai venuto in mente di andare a controllare-.

-Ovvio,perché le lastre ai raggi X servono solo a fare i check-in.- .

-Ah, bè, io…uffa, forse gli scienziati non vogliono dircelo per non scatenare il panico mondiale!- provò a controbattere mio cugino,in uno dei suoi tipici accessi di autolesionismo psicologico.

-Certamente, e allora mi spieghi come potrei saperlo io, una studentessa intellettuale che ha visto un cervello solo in Frankestein Junior?-.

Sul viso di mio cugino si disegno l’espressione che avrebbe probabilmente avuto davanti alla rivelazione del significato della vita: spalancò gli occhi, socchiuse la bocca, e un attimo dopo schizzò in piedi a velocità folle –Hai ragione, non ci avevo pensato! Visto che disegni il cervello come un grosso cavolfiore bitorzoluto, come potresti scoprire che dentro c’è dell’acqua?!?-.

-Ehi,piano con le parole…-.

Ma Giò, come quasi sempre in questi casi, ignorò completamente il mio stizzito ammonimento: tornò di colpo serio, avvicinandosi a me fin quando fra i nostri nasi non ci furono  che una decina di centimetri; puntò gli occhi nelle mie pupille verde foresta, inspirando profondamente come se stesse per cercare di stabilire il nuovo record di apnea –Allora è così, Ceci? Me lo puoi confermare? Non…non devo davvero preoccuparmi?-.

-Sì, cugino, te lo giuro. -.

- Garantito?- .

-Garantito.- .

-Davvero?- .

-Davvero… -.

-Sul serio?- .

-Sul serio…-

-Ma sul serio sul…- .

-Giò, tu ci tieni alla tue corde vocali vero?-.

- Ehm, va bene va bene Ceci, ho capito il concetto…- borbottò mio cugino, abbassando lo sguardo; un attimo dopo, prima che potessi rendermene conto, rialzò di scatto la testa, con un sorriso a cinquantadue denti e una luce euforica negli occhi che mi fece venire la tentazione di controllare se qualcuno avesse acceso un interruttore nel cranio di Giò -Oh, non sai come mi hai reso felice con questa notizia cugina! Ora ho capito, ho capito come stanno le cose! Ma come ho fatto a credere davvero a una tale scemenza? Finalmente posso tornare a vivere, finalmente non devo più consumare la mia mente con terribili sospetti,finalme…-.

-Giò, è da manco mezza giornata che ti sei convinto di questa idiozia. Non riesci materialmente a fare tutte queste cose in meno di tre mesi. -.

- Tst, sei sempre così proggramatica cugina- sbuffò mio cugino, incrociando le braccia e assumendo l’espressione sconsolata del genio incompreso, sapendo peraltro quanto avrei voluto prenderlo a schiaffi già in quel momento e non facendo altro che acuire volontariamente i miei istinti omicidi.

-Al massimo pragmatica, Giò- ribattei asciutta, stringendo così tanto i denti che le mie parole risultarono più simili a un ringhio irato e sibilante.

-Oh, sì, è uguale- borbottò lui, inarcando le sopracciglia con uno dei suoi repentini cambi d’espressione.

Ecco, di nuovo. Ancora una volta avevo sfiorato la catastrofe, rappresentata da un nuovo e dilaniante dibattito con quella forza distruttrice che è mio cugino. Se se la fosse presa, avrebbe cominciato a lagnarsi sulla sua proprietà di linguaggio, arrivando a credere di star lentamente regredendo fino a diventare un Australopiteco.

Penso che , se così fosse successo, nella migliore delle ipotesi avrei chiuso Giò nell’armadio della nonna con un mestolo ficcato giù per l’esofago.

-Bene, cugino, se ora riesci ad abbandonare i tuoi crucci per un po’ e a startene più zitto e bravo del poggiapiedi, gradirei molto finire almeno questa pagina di libro- gli intimai, e dal mio sguardo Giò probabilmente intuì che un suo eventuale rifiuto avrebbe messo in serio pericolo la sua incolumità.

-Certamente cugina, certo-bofonchiò rapido, andando prontamente a ripescare da un angolo remoto dell’atrio il suo fido Topolino e sistemandosi su una sedia appoggiata alla parete accanto a me sotto il mio sguardo placidamente feroce.

Perché nella vita possono capitare molte cose orribili, come la distruzione totale della tua città, l’essere coinvolti in qualche crimine sanguinoso, o il trovare la propria libreria preferita rimpiazzata da un’insulsa parafarmacia. E incontrare mio cugino in piena crisi occupa sicuramente uno dei primi tre posti.

Ma incontrare me in uno di quei casi merita certamente il quarto posto.

-Ah Ceci- mi richiamò improvvisamente mio cugino, mentre io mi crogiolavo compiaciuta nel ricordo della mia vittoriosa uscita.

-Che c’è Giò? –chiesi di rimando, scoccandogli un’occhiata in tralice da sopra le pagine e stringendo impercettibilmente le dita sul libro, come se frapporre il mio romanzo tra me e mio cugino potesse salvarmi dal nuovo cataclisma che, lo sentivo, stava per abbattersi senza pietà su di me.

- Non inclinare troppo la testa mentre leggi, altrimenti l’acqua bagna il pavimento!-.

 

 

Eccomi qui,con una nuova one-shot,ovviamente priva di alcun senso logico e scritta a pezzi e bocconi per puro piacere personale…Lo so,forse avrei fatto meglio a mantenerla tale,ma cosa posso farci se non riesco a privarvi della luminosa sapienza dei miei scritti? (lo so,devo cambiare pusher…) In ogni caso,pero almeno di avervi fatto divertire,visto che per quello che ne sapete potrei essere morta e sepolta (o trasferita in Azerbaigian con un nome impronunciabile  a vendere tappi di sughero…ma questo a chi verrebbe in mente?)! Vi informo comunque, a discapito di chi può supporre che io abbia perso del tutto le mie facoltà mentali, che ho in cantiere una storia originale mooolto triste e drammatica…Ovviamente,per il mio proverbiale sadismo letterario non vi dico niente,tranne che avrà a che fare con una strega,un’epoca parecchio tormentata e un giovane finito nel posto sbagliato… questa si chiama S.P.O. (Spudorata Pubblicità Occulta), ma spero di avervi comunque incuriosito! Se volete fare un favore a questa povera scrittrice, o semplicemente lanciarmi una maledizione tramite computer (no, ora che ci penso se riuscite evitate...)  lasciate una recensioncina a questo demenziale parto della mia mente contorta! Grazie per la lettura,e Ciaociao da Ceci! 

                                                                                                                                                    

   
 
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