MIO CUGINO
CREDE CHE CI SIA L’ACQUA NEL CERVELLO
-Dissertazioni deliranti su
un tema altrettanto delirante-
Certe volte si ha la
sensazione che tutto sarebbe andato meglio se non si
fosse mai nati. A me capita quando suono il flauto o
qualsivoglia strumento musicale, quando resto lontana da un libro per
più di quattro ore e quando vengo costretta a partecipare al gioco della
bottiglia durante le feste. E ovviamente quando,come
in quel caso, in Giò esplode una delle sue manie.
La situazione era identica ai
soliti stardand, ma con mio grande rammarico avevo l’impressione che si
sarebbe protratta all’infinito, fino alla fine dei tempi e anche
nella prossima era.
-Ma davvero è
così? Non si può proprio fare niente?Davvero è tutto
perduto? -si lamentò per la trecentesima volta mio cugino, scrutandomi
con occhi stralunati dall’altro capo del tavolo –oh,e pensare che se non ci fossi stata tu non ci avrei mai
pensato…-.
Già. Se mi trovavo
davanti a quel fiume di melodrammatiche ed assillanti domande, era solo per
colpa mia. Repressi la tentazione di strozzarmi, sia per la mia condotta sia
per porre fine ai miei dolori, e mi sforzai di dargli ancora, dopo innumerevoli
tentativi falliti, la mia versione della storia.
-Giò,stavo
scherzando, non crederai davvero sia così?-.
-Non cercare di
tranquillizzarmi, cugina, tanto ormai lo so- ribatté lui, puntando i
suoi occhi nocciola nei miei e inspirando profondamente, ormai sull’orlo
dell’iperventilazione – gli esseri umani hanno l’acqua nel
cervello.- .
Ecco. Tutta colpa di uno
stupido scherzo. Una baggianata che avevo inventato
nell’esatto istante in cui le mie labbra ne parlavano a Giò e che
doveva essere solo una ripicca nei suoi confronti dopo che aveva brutalmente
trucidato il mio ultimo scritto. Ma invece no, era diventata una questione
paragonabile per pericolosità e tensione allo sgancio di una bomba
atomica.
D’altronde, dovevo
immaginarlo.
Capita ormai abbastanza
raramente, ma, come un’eruzione vulcanica o uno
tsunami, pochi minuti passati con mio cugino assillato da qualche terribile
dubbio rappresentano una delle esperienze più devastanti ed estenuanti
che l’universo conosca. Per un tempo purtroppo incalcolabile, in cui i
minuti scorrono lenti e vischiosi dilatandosi maligni nello spazio, il povero
malcapitato di turno si trova martellato da una serie incessante di domande
inconcludenti, estratte di volta in volta da filoni così disparati che,
nonostante ci abbia provato più volte, è impossibile tracciarne
un elenco, nella vana speranza di poter evitare le cause scatenati
delle suddette calamità.
In questi casi mio cugino
acquisisce la mistica capacità di parlare senza riprendere fiato anche
per svariati minuti, tartassando chiunque gli passi davanti con dubbi la cui
atrocità è visibile a lui solo e preclusa agli altri comuni
mortali.
L’unico modo per
arginare i pericoli di questi cataclismi verbali è forse il più
antico tra i modus operandi: la fuga.
Ognuno di noi della famiglia,
proprio come nel miglior esempio darwiniano di adattamento alle
avversità, ha sviluppato un diverso sistema per sfuggire alle ansiose
grinfie di Giò; mio zio scompare nella sua stanza, in modo così
fulmineo che si potrebbe pensare evapori piuttosto che camminare; mia mamma gli lancia contro epiteti non proprio all’altezza
della sua preparazione umanistica, zittendolo per pochi secondi utili per un
allontanamento rapido; suo padre, pieno di buoni propositi , cerca di
spiegargli razionalmente perché le sue ansie siano infondate:grosso
errore. In quel momento la razionalità di mio cugino è a dir poco
sconfortante.
Io, invece, tento un
approccio pericoloso e non sempre infallibile, ma che mi permette di studiare
da vicino il fenomeno alla ricerca di un antidoto universale: sprofondo in un
libro, nascondendo gran parte del viso e della mia capigliatura ribelle dietro
le pagine, nella posa tipica di chi non vuol essere disturbato.
Ovviamente Giò non
sembra conoscere i linguaggi non verbali universali, visto che puntualmente
richiama la mia attenzione a metà della prima pagina.
Io, ingenuamente, alzò
lo sguardo verso di lui, e appena nel mio campo visivo entra il suo viso con
quell’espressione inconfondibile di ansia mista a testardaggine, capisco
di essere ormai in trappola. Mezzo secondo dopo, infatti, mio cugino inizia a
sciorinarmi i dubbi della giornata, premurandosi di decorare il tutto con
aneddoti e controprove parascentifiche; a metà
discorso, preferirei già fare ara kiri con il mestolo della nonna
piuttosto che ascoltare un’altra parola.
Ancora un altro minuto, e le mie
sinapsi gridano vendetta.
Dopo una decina di minuti della
sua personalissima tortura psicologica,Giò può mostrarmi come
inerte trofeo nella sua ipotetica collezione privata.
-Ti prego, cugino, non puoi
davvero crederci!-ribattei, con una punta di disperazione nella voce
–Nessuno ha l’acqua nel cervello, è un’idiozia di mia
invenzione!-.
-E come fai ad esserne
così sicura?-.
-Forse tu non lo sai, Giò,
ma gli esseri umani dispongono ormai da un tempo considerevole di un certo
ritrovato tecnologico chiamato “dissezione”. Pensi che se Leonardo
da Vinci avesse trovato dell’acqua nel cervello non si sarebbe posto
nessuna domanda?-.
-Bè, magari è
proprio dentro dentro, e a nessuno è mai venuto
in mente di andare a controllare-.
-Ovvio,perché
le lastre ai raggi X servono solo a fare i check-in.- .
-Ah, bè, io…uffa,
forse gli scienziati non vogliono dircelo per non scatenare il panico
mondiale!- provò a controbattere mio cugino,in
uno dei suoi tipici accessi di autolesionismo psicologico.
-Certamente, e allora mi
spieghi come potrei saperlo io, una studentessa
intellettuale che ha visto un cervello solo in Frankestein Junior?-.
Sul viso di mio cugino si
disegno l’espressione che avrebbe probabilmente avuto
davanti alla rivelazione del significato della vita: spalancò gli occhi,
socchiuse la bocca, e un attimo dopo schizzò in piedi a velocità
folle –Hai ragione, non ci avevo pensato! Visto che disegni il cervello
come un grosso cavolfiore bitorzoluto, come potresti scoprire che dentro
c’è dell’acqua?!?-.
-Ehi,piano
con le parole…-.
Ma Giò, come quasi
sempre in questi casi, ignorò completamente il mio stizzito ammonimento:
tornò di colpo serio, avvicinandosi a me fin quando
fra i nostri nasi non ci furono che
una decina di centimetri; puntò gli occhi nelle mie pupille verde
foresta, inspirando profondamente come se stesse per cercare di stabilire il
nuovo record di apnea –Allora è così, Ceci? Me lo puoi
confermare? Non…non devo davvero preoccuparmi?-.
-Sì, cugino, te lo
giuro. -.
- Garantito?- .
-Garantito.- .
-Davvero?- .
-Davvero… -.
-Sul serio?- .
-Sul serio…-
-Ma sul serio sul…- .
-Giò, tu ci tieni alla tue corde vocali vero?-.
- Ehm, va bene va bene Ceci, ho
capito il concetto…- borbottò mio cugino, abbassando lo sguardo;
un attimo dopo, prima che potessi rendermene conto, rialzò di scatto la
testa, con un sorriso a cinquantadue denti e una luce euforica negli occhi che
mi fece venire la tentazione di controllare se qualcuno avesse acceso un
interruttore nel cranio di Giò -Oh, non sai come mi hai reso felice con
questa notizia cugina! Ora ho capito, ho capito come stanno le cose! Ma come ho
fatto a credere davvero a una tale scemenza? Finalmente posso tornare a vivere,
finalmente non devo più consumare la mia mente con terribili sospetti,finalme…-.
-Giò, è da manco mezza giornata che ti sei convinto di questa
idiozia. Non riesci materialmente a fare tutte queste cose in meno di tre mesi.
-.
- Tst, sei sempre così
proggramatica cugina- sbuffò
mio cugino, incrociando le braccia e assumendo l’espressione sconsolata
del genio incompreso, sapendo peraltro quanto avrei voluto prenderlo a schiaffi
già in quel momento e non facendo altro che acuire volontariamente i
miei istinti omicidi.
-Al massimo
pragmatica, Giò- ribattei asciutta, stringendo
così tanto i denti che le mie parole risultarono più simili a un
ringhio irato e sibilante.
-Oh, sì, è
uguale- borbottò lui, inarcando le sopracciglia con uno dei suoi
repentini cambi d’espressione.
Ecco, di nuovo. Ancora una
volta avevo sfiorato la catastrofe, rappresentata da un nuovo e dilaniante
dibattito con quella forza distruttrice che è mio cugino. Se se la fosse presa, avrebbe cominciato a lagnarsi sulla sua
proprietà di linguaggio, arrivando a credere di star lentamente
regredendo fino a diventare un Australopiteco.
Penso che ,
se così fosse successo, nella migliore delle ipotesi avrei chiuso
Giò nell’armadio della nonna con un mestolo ficcato giù per
l’esofago.
-Bene, cugino, se ora riesci
ad abbandonare i tuoi crucci per un po’ e a startene più zitto e
bravo del poggiapiedi, gradirei molto finire almeno questa pagina di libro- gli
intimai, e dal mio sguardo Giò probabilmente intuì che un suo
eventuale rifiuto avrebbe messo in serio pericolo la sua incolumità.
-Certamente cugina, certo-bofonchiò
rapido, andando prontamente a ripescare da un angolo remoto dell’atrio il
suo fido Topolino e sistemandosi su una sedia appoggiata alla parete accanto a
me sotto il mio sguardo placidamente feroce.
Perché nella vita
possono capitare molte cose orribili, come la distruzione totale della tua
città, l’essere coinvolti in qualche crimine sanguinoso, o il
trovare la propria libreria preferita rimpiazzata da un’insulsa
parafarmacia. E incontrare mio cugino in piena crisi occupa sicuramente uno dei
primi tre posti.
Ma incontrare me in uno di
quei casi merita certamente il quarto posto.
-Ah Ceci- mi richiamò
improvvisamente mio cugino, mentre io mi crogiolavo compiaciuta nel ricordo
della mia vittoriosa uscita.
-Che c’è
Giò? –chiesi di rimando, scoccandogli un’occhiata in tralice
da sopra le pagine e stringendo impercettibilmente le dita sul libro, come se
frapporre il mio romanzo tra me e mio cugino potesse salvarmi dal nuovo
cataclisma che, lo sentivo, stava per abbattersi senza pietà su di me.
- Non inclinare troppo la
testa mentre leggi, altrimenti l’acqua bagna il pavimento!-.
Eccomi qui,con una nuova
one-shot,ovviamente priva di alcun senso logico e scritta a pezzi e bocconi per
puro piacere personale…Lo so,forse avrei fatto meglio a mantenerla
tale,ma cosa posso farci se non riesco a privarvi della luminosa sapienza dei
miei scritti? (lo so,devo cambiare pusher…) In ogni caso,pero almeno di
avervi fatto divertire,visto che per quello che ne sapete potrei essere morta e
sepolta (o trasferita in Azerbaigian con un nome impronunciabile a vendere tappi di sughero…ma
questo a chi verrebbe in mente?)! Vi informo comunque, a discapito di chi può
supporre che io abbia perso del tutto le mie facoltà mentali, che ho in
cantiere una storia originale mooolto triste e drammatica…Ovviamente,per il mio proverbiale sadismo letterario non vi dico
niente,tranne che avrà a che fare con una strega,un’epoca
parecchio tormentata e un giovane finito nel posto sbagliato… questa si
chiama S.P.O. (Spudorata Pubblicità Occulta), ma spero di avervi
comunque incuriosito! Se volete fare un favore a questa povera scrittrice, o
semplicemente lanciarmi una maledizione tramite computer (no, ora che ci penso se
riuscite evitate...) lasciate una recensioncina a
questo demenziale parto della mia mente contorta! Grazie per la lettura,e Ciaociao da Ceci!