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Autore: Maharet    26/03/2013    8 recensioni
< Alec. Non era ancora del tutto abituato a rientrare in casa e trovarlo sempre lì, accoccolato sul divano con Chairman Meow sulle ginocchia, o chinato accanto allo sportello aperto del frigorifero, il volto concentrato nel vano tentativo di trovarci qualcosa di vagamente commestibile dentro. >
I pensieri di Magnus che vagano mentre rientra a casa a tarda notte, lungo le vie buie e fredde di New York.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Crumbs of Malec'
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Min, questa è la mia sorpresa per te. Spero che non rimarrai troppo delusa... una malec tenera e senza pretese, per regalarti un pò di dolcezza in una brutta giornata. Ti voglio bene piccola <3
 


Era notte fonda quando Magnus rientrò finalmente a casa, il passo lento ed il mascara sbavato intorno agli occhi stanchi.

Per stare con Alec aveva trascurato parecchio il lavoro, nell’ultimo periodo, e alcuni clienti erano davvero troppo importanti per accettare un simile trattamento, persino da parte del Sommo Stregone di Brooklyn.

Si strofinò con una mano il viso, incurante del disastro che tale gesto avrebbe provocato sul trucco pesante che lo ricopriva.

Voleva soltanto trascinarsi fino al letto ed infilarsi sotto le coperte, stringendosi al corpo caldo del suo compagno.

Alec. Non era ancora del tutto abituato a rientrare in casa e trovarlo sempre lì, accoccolato sul divano con Chairman Meow sulle ginocchia, o chinato accanto allo sportello aperto del frigorifero, il volto concentrato nel vano tentativo di trovarci qualcosa di vagamente commestibile dentro.

Forse avrebbe dovuto infastidirlo, quella presenza costante in un luogo che per molti anni era stato soltanto suo. Ma non era così.

Sorprendentemente il nephlim era diventato la vera ragione per cui ci tornava, in quella casa. Al termine di un lavoro non sentiva più l’impulso di rifugiarsi nella confusione dell’ennesima festa, ma agognava solo la pace delle sue braccia.

Era strano, per uno come lui, aver permesso al giovane di entrargli dentro a tal punto. Prima di conoscerlo aveva fatto una promessa a sé stesso, quella di non permettere mai più ad un umano di spezzargli il cuore. Promessa che aveva tradito nell’esatto istante in cui aveva incontrato per la prima volta quegli occhi blu.

Gli aveva permesso di farlo soffrire troppe volte, nascondendolo al resto del mondo e vivendo il loro amore come un segreto, qualcosa di cui vergognarsi. Ma l’aveva anche stupito come poche persone erano riuscite a fare nella sua lunga vita, quando aveva finalmente deciso di mostrare al mondo quello che provava per lui.

Non l’aveva biasimato, per la sua paura. Era solo un ragazzino, confuso e spaventato da sensazioni a cui non sapeva ancora dare un nome. Non insegnano ad amare, negli Istituti degli Shadowhunter. Ma l’aveva ammirato per il suo coraggio, quel giorno nella Sala degli Accordi, quando aveva scelto di uscire allo scoperto nel modo più eclatante che potesse venirgli in mente.

Perso in quei pensieri, lo stregone non si era neppure reso conto di aver raggiunto l’ingresso di casa. Sollevò il volto per scorgere una luce attraverso le imposte accostate, ma l’appartamento sembrava immerso nell’oscurità.

Alec probabilmente stava dormendo, vista l’ora, si disse con una punta di delusione. Avrebbe voluto abbracciarlo e baciare le sue labbra soffici e calde, prima di addormentarsi, ma ci sarebbe stato tempo la mattina dopo, al risveglio. Avevano tutta la vita per stare insieme. Poche ore di attesa non sarebbero state un grande problema.

Salì i gradini lentamente, la stanchezza che iniziava a farsi strada in ogni fibra del suo corpo. Aveva consumato molta energia, quella sera, anche più del previsto. Si chiese confusamente se sarebbe stato in grado di arrivare al letto o sarebbe crollato a metà strada, addormentandosi sul pavimento dell’ingresso, come gli era successo centinaia di volte.

Aprì la porta dopo qualche tentativo, la vista sempre più annebbiata, e fece un paio di passi all’interno, richiudendola con un calcio. Il pavimento non sembrava una così deprecabile alternativa, in fondo. Chiuse gli occhi e si lasciò cadere.

Ma non arrivò mai a toccare il suolo. Due braccia forti si strinsero intorno al suo corpo, sostenendolo. Avvertì sul volto la stoffa ruvida di una maglietta, impregnata di un odore che non avrebbe mai potuto dimenticare. Circondò con le braccia i fianchi di Alec, lasciando che fosse il suo corpo caldo ad accoglierlo mentre scivolava nell’incoscienza.

Quando riaprì gli occhi il volto preoccupato del suo compagno fu la prima cosa che vide. Magnus era adagiato sul divano, la testa sulle ginocchia di Alec, che gli accarezzava il volto con la mano. Il suo tocco era sorprendentemente delicato, per mani così forti e ruvide, avvezze a combattere più che ad accarezzare. Ed il suo sguardo dolce e velato di preoccupazione, che si illuminò quando lo vide aprire gli occhi, gli scaldò il cuore.

-        Stupido stregone… - Esordì Alec, un sorriso leggero a smentire il velato rimprovero nella sua voce – avresti dovuto permettermi di venire con te, ieri sera…

Magnus sollevò la mano ad intrecciare le dita con quelle di lui, portandosele alle labbra.

-        Sono stato in grado di cavarmela da solo per ottocento anni, amore mio… cosa ti fa pensare che ora non possa più farlo?

Alec chinò il volto e premette le labbra sulla sua fronte gelida, senza più sorridere.

-        Io ho vissuto senza di te per diciotto anni, e sono sopravvissuto benissimo, ma ciò non significa che tornerei indietro…

Lo stregone sorrise, affondando le dita nei capelli neri di lui ed attirandolo a sé.

-        Lo spero bene…

Sussurrò, posando le labbra sulle sue. Dopotutto, in un modo o nell’altro, aveva avuto il suo bacio della buonanotte. Fu un pensiero ozioso, che sfiorò la sua mente leggero come l’ala di una farfalla, mentre scivolava nuovamente nell’oblio, cullato dal ragazzo che amava.
   
 
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