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Autore: Nicklaus96    26/03/2013    0 recensioni
Ma cosa succede quando la tua fine, magicamente si trasforma in un nuovo inizio? Quando ad un tratto ti accorci di essere al mondo, e vivi intesamente quella felicità come se fosse davvero l'ultima occasione per respirare? Cosa ti succede quando una parte di te vorrebbe farla finita, e l'altra parte urla quanto invece vuole rimanere in vita?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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"La vita  difficile, la morte è più semplice."
 
Avevo combattuto, non mi ero arresa tanto facilmente, come molti crederebbero.
Avevo passato gli anni più devastanti, ma volevo ancora avere una ragione per vivere.
Anche se non c'e l'avevo, il mio "Io" interiore la desiderava.  
Volevo dormire per tutta la mia eternità, essere in quella bara ancora bella e seducente. 
Quel giorno mi ero svegliata con una determinazione che ancora non sapevo di conoscere, senza tanti richiami mi ero vestita  e lavata. Il sole cominciava a splendere sopra alla mia testa, erano i primi di Agosto.
La città era vuota, i pochi abitanti erano in vacanza e io mi sentivo sola, il silenzio regnava tra quelle viuzze di poco conto.
Ero determinata ad andare oltre.
Quella mattina avevo rifatto il letto con una cura che non sapevo di avere, avevo riposto la mia tazza preferita nel lavandino e avevo salutato tutti, come quando si parte per un lungo viaggio.
Avevo fatto gradini per gradini contandoli un ultima volta, come se volessi salutare anche loro.
Avevo salutato tutte le porte che incontravo sulla mia discesa, come se quelle avevano contribuito alla mia vita.
In qualche modo mi avevano visto nascere, venire alla luce con il primo pianto. E ora me ne stavo andando per davvero.
Mi stavo lasciando una vita intera di successi e insuccessi, una vita di litigi, di ricatti.
Stavo andando, e le mie osse lo percepivano. Poche parole non mi bastavano per dire a tutti quello che volevo dire e non avrebbero fatto giustizia al gesto che stavo per compiere.
Non avevo voce per chiedere perdono a tutti quelli che avevo fatto male, e provare a dare una seconda possibilità a chi non aveva meritato nemmeno la prima.
Ero stanca delle continue giustificazioni che la gente voleva, stanca di sentirmi dire sempre le stesse cose, le stesse parole.
Ero completamente stufa di sentirmi dire che il meglio, anche per me, sarebbe arrivato.
Erano tutte balle, come quando da bambine ti dicono che un giorno un principe azzurro su un cavallo bianco arriverà a prenderti. Stanca di sentirmi sempre giudicata e alle volte non capita, proprio dalle persone amiche, quelle che dovrebbero sempre capirti o in qualche modo fare qualche sacrifico.  
Perchè io ne avevo fatti tanti, o a meno ci avevo provato ma poi capì che nella vita certe persone, come me, ero nate per essere sole. E odiarsi per questo era un buon modo per far finta di nulla, per credere che nessuno al mondo sarebbe mai rimasto solo. E io, stranamente, ci credevo e mi illudevo di star bene. Invece mi odiavo.
Odiavo tutto di me, tutto quello che nei altri non c'era, tutto quello di mio che non avevo. Odiavo ogni singolo angolo del mio viso, ogni singola carezza che lui non mi dava e ogni suo singolo sorriso alla mattina presto, quanto tu invece volevi solo sprofondare. Odiavo ogni singolo abigliamento che a me non stava bene, ogni cosa che ben presto avrei dimenticato. Cosa più importante odiavo la falsità, l'essere sempre dimenticata proprio da chi non avrei dimenticato mai.
Vivevo di ragioni ma in qualche modo nessuno di quella mi avrebbe fatto cambiare idea. 
Avevo già preso una decisione, e la mia corsa era solo appena iniziata. 
Il cuore mi tremava, e lo senti quasi in gola. 
Avevo il cuore a pezzi, eppure nessuno ancora l'aveva amato. Nessuno per il momento l'aveva trattato con cura e gentilezza. 
E ora era giunto il momento.
Avrei preso quella strada, una volta per tutte. Sarei stata felice, sorridendo alla morte.
Sentivo la primavera chiudersi davanti, ogni fiore e colore appassiva vedendomi arrivare. Solo che per me era la fine. 
Scelsi il ponte giusto, quello da cui ancora nessuno ci aveva provato.
L'acqua era bassa, sporca e alquanto irrequieta, cosi da andarmene in fretta. Sarei stata la prima ad andarmene da lì.
Passai alcune ore a lamentarmi del freddo che ancora si sentiva,  delle ingiustizie della vita. 
Poi mi sedetti su quel lungo corrimano bianco e rimasi ad ammirare la bellezza di tutto quello che avevo attorno, di tutto quello che avrei abbandonato qui, e di tutto quello che forse avrei goduto da lontano.
Sorrisi al sole che si stava alzando e che ben presto avrebbe scaldato tutto. E forse anche me.
Rimanendo ferma mi accorgevo sempre di più di quel grande errore che stavo per commettere, di quel silenzio e di quei pianti che avrei lasciato indietro e di tutto ciò che ancora potevo conquistare. Volevo ritornar sui miei passi, ripendere quel sentierino che mi aveva portato lì, ritornare a casa e cadere nelle braccia del prima che passava.
Rifare quei gradini che per interni anni della mia vita mi avevano portato a caso, porte invece che mi erano sempre state aperte. Sussurai parole-parole, pur sapendo che nessuno le avrebbe ricordate. Erano fredde, distaccate.
Mi aggrappai ancora più forte a quella cornice della mia morte, come ad aspettare un segno per andar via.
Era ora di farla finita, avevo pensato fin troppo. 
Mi alzai in piedi, aggrappandomi all'aria che mi circondava.
Aspettai il colpo, l'acqua che mi avrebbe bagnato ma sopratutto il mio sangue d'appertutto.
"Addio" dissi alla mia anima, e a lui.

Ti amo e sempre ti amerò, anche nell'aldilà.
   
 
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